n 9

Certi alimenti devono garantire un adeguato apporto di nutrienti funzionali in grado di prevenire e/o contrastare i disturbi legati alla menopausa, diminuirne le complicanze (dislipidemia, ipertensione, obesità, sarcopenia, osteoporosi, ecc.), ridurre le fluttuazioni emotive, rendere gradevole il passaggio dall’età fertile a quella infeconda. Un’alimentazione varia e bilanciata è caratterizzata da un adeguato apporto di frutta e verdura (almeno 5-6 porzioni al giorno), da un consumo regolare di pesce (2-3 volte a settimana, tra cui alici, acciughe, sardine, sgombri, tonno, palamita, pesce spada, aguglia, aringa, calamari, polpi, crostacei o molluschi), di legumi, cereali integrali (come fonte alternativa di proteine) e di frutta secca, da un apporto quotidiano adeguato di acqua e dall’assunzione limitata di dolci (zuccheri integrali e farine non raffinate per abbassare l’indice glicemico). È importante introdurre regolarmente soia, legumi, semi di lino, finocchio, sedano, prezzemolo, avena, anguria, frutta secca scegliendo fonti di fitoestrogeni: lignani (vegetali, frutta, noci, cereali, spezie, semi, semi di lino), isoflavoni (spinaci, trifoglio, piselli, fagioli, soia), flavoni (fagioli, vegetali verdi, noci, frutti), calconi (radice di liquirizia), diterpenoidi (caffè), triterpenoidi (luppolo, radice liquirizia) cumarine (cavolo, piselli, spinaci, liquirizia, trifoglio), ciclici (luppolo). Bisogna prediligere le fonti vegetali di calcio tra cui gli agretti, le verdure a foglia verde (cicoria catalogna, cime di rapa, rucola, lattuga, spinaci, salvia, cavolo), i legumi (tra cui fagioli bianchi e lenticchie, che andrebbero consumati anche per via del loro apporto di proteine e di ferro), i broccoli (contenenti anche vitamina A, C, K e fibre vegetali benefiche per l’intestino), il sedano da costa, il finocchio, i porri, la quinoa, i semi di lino (aventi anche un alto contenuto di acidi grassi essenziali omega-3) e la frutta secca o essiccata (mandorle e fichi secchi).

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apparato mioarticolare
sistema nervoso (SNC)
Postmenopausa, pre-menopausale, Menopausa precoce e amenorrea, menopausa iatrogena, sudorazione notturna, vampate di calore, variazioni del tono dell’umore, insonnia, secchezza vaginale, sbalzi di pressione, variazioni di peso

cimicifuga racemosa

La cimicifuga è conosciuta come “la pianta
della menopausa”, in quanto la sua assunzione
contribuisce ad attenuare le vampate
di calore, la sudorazione eccessiva, le turbe
dell’umore, l’insonnia ecc. I componenti principali
sono i glicosidi triterpenici (acteina e
suoi derivat). è utilizzata per ridurre le vampate
di calore e questo effetto pare non essere dovuto alla
sua componente estrogenica quanto a un’azione a livello
centrale che coinvolge tra l’altro i recettori della serotonina,
neurotrasmettitore con un importante ruolo in
questo fenomeno.
Si suppone che l’acteina in particolare agisca sui recettori
dopaminergici ipotalamici. La cimicifuga è in grado di
ridurre i livello di LH ma non quelli dell’FSH e dell’ormone
prolattina (PRL), inoltre pare possa rappresentare un
buon rimedio contro la perdita di densità minerale ossea.
Diversi studi clinici hanno mostrato la sua efficacia nel
ridurre le vampate di calore, la sudorazione eccessiva,
la cefalea (che spesso accompagna i primi due sintomi),
nel migliorare l’irritabilità, la qualità del sonno e sembra
ridurre le palpitazioni che spesso accompagnano le
vampate di calore.
Importante tener infine presente che la cimicifuga contiene
salicilati e può quindi causare irritazione gastrica
ed è pertanto controindicata nei casi di allergia all’acido
acetilsalicilico. L’acido isoferulico, uno dei componenti del
fitocomplesso della pianta, sembra inoltre possedere proprietà
antinfiammatorie ed ha dimostrato inoltre di possedere
una discreta attività anche nel trattamento della
cefalea e soprattutto di quella di tipo “muscolotensiva”.
Come avviene per la maggior parte dei rimedi fitoterapici,
anche gli effetti terapeutici della Cimicifuga si
manifestano dopo terapie di lunga durata ed è quindi
necessaria un’assunzione costante nel tempo.
La Commissione E della Sanità
tedesca indica A. racemosa come supporto
alla terapia anche in caso di dismenorrea e
turbe premestruali. I suoi preparati esercitano
un effetto calmante a livello del sistema
nervoso neurovegetativo e contribuiscono a
migliorare il tono dell’umore.

maitake

Ha un tropismo specifico per il sistema immunitario.
In alcuni tumori sembra esplicare
un’azione sinergica alle terapie tradizionali
riducendo per altro gli effetti negativi della
chemioterapia. Stimola i macrofagi e le cellule
NK, i linfociti T e aumenta i livelli di
interleuchina 1 e 2 e delle linfochine. A livello
metabolico diminuisce i livelli totali di
colesterolo nel plasma e aiuta a controllare
la pressione arteriosa, diminuendo il rischio
cardiovascolare soprattutto negli obesi. Sul
controllo del peso ha mostrato un aumento
dell’attività metabolica e la diminuzione della
sintesi degli acidi grassi a partire dal glucosio,
così come l’inibizione della maturazione
degli adipociti bruni. Altresì produce riduzione
dei trigliceridi. Il Memorial Sloan Kettering
Cancer Centre di New York che studia
le varie terapie per contrastare il cancro ha
sperimentato gli effetti dei betaglucani del
fungo Maitake per potenziare il trattamento
del rituximab aumentando l’efficacia di un
anticorpo monoclonale, il 3F8, per pazienti
affetti da neuroblastoma non responder. Lo
stesso Istituto sta portando avanti sperimentazioni
sempre con il Maitake per il cancro
della mammella.

valeriana

Alla valeriana viene riconosciuta un’azione
sedativa di tipo benzodiazepino-simile
e un’importante azione spasmolitica, che
la rende particolarmente utile nel trattamento
degli stati ansiosi e in caso di spasmi
e contratture. Uno studio clinico controllato
randomizzato che ha coinvolto
100 studentesse alle quali è stata somministrata
valeriana o un placebo tre volte
al dì per tre giorni, a partire dall’inizio delle
mestruazioni e per due cicli mestruali
consecutivi, ha evidenziato che V. officinalis
«sembra essere un trattamento efficace
per la dismenorrea probabilmente a causa
dei suoi effetti antispasmodici» (Mirabi et
al., 2011).

trifoglio rosso

ricca di proprietà
curative e in particolare
contiene diversi flavonoidi
ad attività similestrogenica,
che sono la genisteina (che è anche un potente antiossidante, fino a 10 volte la vitamina C), la
daidzeina e la formononetina. Il valore
dei fitoestrogeni sta nel loro potere riequilibrante. Se vi è carenza, aggiungono una componente estrogenica
esogena. Se vi è sovrabbondanza, invece,
vanno a occupare gli stessi recettori degli estrogeni
naturali ma con minore efficacia. Ciò significa che
il trifoglio non fa crescere o calare il valore in assoluto
degli estrogeni; piuttosto modula la funzione
estrogenica riavvicinandola a valori più normali. Si può utilizzare in associazione alla soia come fonte di fitoestrogeni per rendere più completo il trattamento.
Il trifoglio è utile nella riduzione dell’hot flashes.
I principali estrogeni vegetali degli isoflavoni che hanno dimostrato un’azione efficace come fitoestrogeni sono quattro: genisteina, biochanina A, daidzeina, formononetina. La soia apporta solo due isoflavoni, la genisteina e la daidzeina. Il trifoglio rosso invece li contiene tutti e quattro. La biochanina A ha effetti protettivi sui vasi sanguigni e sul sistema cardiovascolare; la formononetina favorisce la proliferazione degli osteoblasti (cellule deputate alla sintesi di tessuto osseo). Gli isoflavoni del trifoglio rosso sono presenti in forma non glicosilata, per questo motivo entrano direttamente in circolo dopo soli 15 minuti dall’assunzione.

biancospino

si impiega con successo come
estratto secco in quei soggetti ansiosi e/o
nervosi (simpaticotonici) che vedono peggiorare il loro
umore in seguito a stress fisici e psichici come l’avvento
della menopausa. Indicato per le sue proprietà rilassanti
e ipotensive, è indicato per contrastare l’ansia e l’agitazione
anticipatoria e successiva alle vampate di calore.

achillea

Ad azione emmenagoga, l’Achillea viene indicata
nelle mestruazioni dolorose e negli
spasmi a carico del tratto gastrointestinale.
Tradizionalmente era impiegata come tonico,
stomachico e antispasmodico per os
e come vulnerario per uso topico. grazie alla sua
ricchezza di principi attivi analoghi alla camomilla
(apigenina e azuleni) evidenzia una spiccata attività
antinfi ammatoria e spasmolitica, che le permette di
favorire il rilassamento della muscolatura liscia dell’utero
e dell’apparato digerente limitando la sintomatologia
dolorosa tipica della sindrome premestruale. Sebbene il meccanismo d’azione specifi co non sia
ancora stato chiarito, la pianta favorirebbe inoltre la
regolarizzazione del ciclo mestruale. L’uso ne viene
suggerito già qualche giorno prima dell’arrivo del
ciclo, sia sotto forma di infuso che di tintura madre.
Anche la Camomilla possiede attività antinfi ammatoria
e anche spiccatamente antispasmodica, ad azione
elettiva sulla muscolatura liscia dell’utero e dello
stomaco. Inoltre, grazie alle sue sostanze amare,
agisce contemporaneamente come tonico generale. Nella terapeutica
moderna è utilizzata per il contenuto
in olio volatile ricco in azulene: i
medicamenti ottenuti da questa pianta presentano,
infatti, azione antiflogistica e proprietà
spasmolitiche. I flavonoidi, che si caratterizzano
per le proprietà antiflogistiche,
antispasmodiche e vasculoprotettive, vanno
a rinforzare, in una sinergia d’azione con
gli azuleni, tali proprietà. È stata evidenziata
anche una blanda azione ipotensivante.

salvia

In uno studio randomizzato in doppio cieco su 48 pazienti
con dismenorrea primaria, e stata testata una
miscela di OE contenente lavanda (Lavandula officinalis),
sclarea (Salvia sclarea) e maggiorana (Origanum
majorana) Alle donne e stato chiesto di massaggiarsi quotidianamente
il basso addome con la crema, dalla fine dell’ultimo
ciclo mestruale all’inizio del successivo.
Le valutazioni soggettive delle pazienti hanno indicato
che entrambi gli interventi hanno ridotto l’intensita
del dolore, e che l’intervento con OE ha ridotto la
durata del dolore da 2,4 a 1,8 giorni. Gli autori concludono
che la presenza di molecole dall’attività analgesica
come acetato di linalile, linalolo, 1,8-cineolo e
â-cariofillene (che in totale arrivavano a piu del 79%
della miscela) potrebbero essere responsabili della riduzione
della durata del dolore.
Questa conclusione e pero apparentemente poco supportata
dai dati di farmacocinetica, E invece possibile che
l’inalazione di oli essenziali ricchi in linalolo, molecola
dall’attività rilassante e ansiolitica, possa spiegare
meglio i risultati dello studio (Ou et al. 2012). In uno
studio randomizzato in doppio cieco controllato con
placebo, 67 studentesse universitarie con dismenorrea
autovalutata come superiore al grado 6 su una scala
da 0 a 10, senza patologie sistemiche o riproduttive e
che non utilizzavano contraccettivi, sono state divise
in tre gruppi. I dolori mestruali si sono ridotti in maniera significativa
nel gruppo OE rispetto ai gruppi placebo e controllo.
Vista la bassissima concentrazione degli oli
essenziali e molto improbabile pensare a un’azione farmacologica, e la tesi dell’influenza tramite stimolo
olfattivo e la più credibile. Purtroppo non e possibile
separare l’effetto dell’OE di Salvia sclarea da quello
degli altri OE e in generale da un effetto generico di
stimolazione olfattiva. Qualsiasi conclusione specifica
e quindi impossibile (Han et al. 2006).

resveratrolo

In uno studio pilota su donne in post-menopausa l’assunzione
di una bassa dose di resveratrolo, una sostanza naturalmente
prodotta da varie piante quali la vite, more e cacao, per 14
settimane ha determinato un miglioramento delle funzioni
cerebrovascolari e cognitive.
A partire da questo dato è stato intrapreso lo studio clinico
RESHAW (Resveratrol Supporting Healthy Aging in Women), più
ampio e a lungo termine, per confermare questi benefici.
Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università del Sud
Australia, ha riguardato 129 donne in post-menopausa di età
compresa tra 45 e 85 anni. Queste sono state randomizzate in
due gruppi (gruppo sperimentale e gruppo placebo).
Sono stati valutati gli effetti della supplementazione su diversi
parametri quali aspetti cognitivi, flusso sanguigno cerebrale,
reattività cerebrovascolare (CVR) e marker cardio-metabolici
(pressione arteriosa, marker del diabete e lipidi a digiuno).
I risultati dello studio clinico hanno mostrato che rispetto al
placebo il resveratrolo ha migliorato le prestazioni cognitive
generali (P <0,001), attenuando il declino della reattività
cerebrovascolare (CVR) agli stimoli cognitivi (P = 0,038).
Quest’ultimo effetto è stato associato alla riduzione della glicemia
a digiuno. Le prove di questo studio confermano precedenti
osservazioni sia su uomini sia su donne che l’assunzione regolare
di resveratrolo a basso dosaggio può sostenere la funzione
cerebrovascolare, contribuisce a preservare la funzione cognitiva,
in particolare nelle donne di età più avanzata.
Ancora più importante, il trial ha mostrato che questi benefici
non sono di breve durata, ma possono essere sostenuti con la
supplementazione regolare per almeno 12 mesi.
Questo studio conferma, dunque, che il consumo regolare
di resveratrolo potrebbe migliorare le funzioni cognitive e
cerebrovascolari nelle donne in post-menopausa, con il potenziale
di rallentare il declino cognitivo correlato all’invecchiamento.

olio enotera

Questo studio randomizzato in doppio cieco controllato
con placebo, condotto in Iran e pubblicato sulla rivista Menopause, ha
determinato l’efficacia e la
sicurezza dell’olio di enotera
sui sintomi psicologici
di donne in fase
menopausale.
Le donne rispondenti
ai criteri di elezione
sono state divise in due
gruppi e hanno ricevuto
in modo casuale capsule di olio di enotera al
giorno (gruppo sperimentale) oppure
un placebo corrispondente (gruppo
di controllo) per 8 settimane. Le
principali misure di esito erano i sintomi psicologici con
riferimento alla sottoscala psicologica della Menopause
Rating Scale. Centottantanove donne hanno
completato il trattamento di 8 settimane; alla baseline il
punteggio medio sulla scala psicologica non era diverso
tra i due gruppi. Alla fine delle 26 settimane è stata
riscontrata una differenza statisticamente significativa
(P <0,01) nel punteggio psicologico tra i due gruppi.
Per distinguere l’effetto dell’olio di enotera, i ricercatori
hanno confrontato la riduzione del punteggio
psicologico in ciascun gruppo, rilevando una notevole
attenuazione nella differenza media del gruppo di
intervento (P <0,01). Nel gruppo di intervento non sono
stati riscontrati effetti avversi, tranne 1 caso di lievi
disturbi gastrici. Secondo gli autori, questo trial clinico
fornisce le prove di efficacia dei potenziali benefici
dell’olio di enotera sui sintomi della sfera psicologica
di donne in post-menopausa; si giustificano studi di più
lunga durata per confermare questi risultati.

passiflora

presenta proprietà sedative,
ansiolitiche antispasmodiche (attività spasmolitica
simile a quella della papaverina)
e blandamente antalgiche che ne indicano
l’impiego in caso di nervosismo, agitazione
e irritabilità e nei disturbi del sonno causati
da eccitazione cerebrale. È indicata nella
dismenorrea in virtù delle sue proprietà
neurosedative: risulta particolarmente
adatta ai soggetti ipereccitabili.

agnocasto

Se dovessimo scegliere una
pianta singola con effetti positivi sulla sintomatologia della Sindrome premestruale (PMS)
in generale, la scelta dovrebbe cadere sull’agnocasto, sia perché al momento è la pianta più studiata dal punto di vista clinico per il trattamento
della PMS, sia perché è quella che sembra avere un
effetto più generale sull’intero spettro di sintomi fisici e psicologici, come dolorabilità mammaria, edema, cefalea, ritenzione idrica, variazioni dell’umore. L’efficacia di questa pianta sembra legata alla sua capacità di agire in maniera “ormono-simile”: dimostrerebbe infatti una spiccata organospecificità per il lobo anteriore dell’ipofisi, a livello del quale inibisce la produzione di FSH (ormone follicolostimolante) e stimola la secrezione di ormoni gonadotropi (LH,
LTH o prolattina, e ICSH).
Questi ormoni agiscono, secondo un meccanismo di
feedback, sulla stessa ipofisi: stimolando la produzione di LH, ormone responsabile della produzione ovarica di progesterone, sembrerebbe
in grado di interrompere tale feedback, inducendo un aumento della concentrazione di progestinici e spostando di conseguenza l’equilibrio estroprogestinico a favore di questi ultimi. Viene quindi attenuato lo squilibrio ormonale tipico della sindrome premestruale e grazie alla componente flavonoidica, si ottiene anche un leggero effetto sedativo a livello centrale. Alcuni autori suggeriscono l’uso dell’Agnocasto
anche per normalizzare l’ovulazione e le mestruazioni dopo le interruzioni causate dall’uso
della pillola anticoncezionale. Da ricordare inoltre che la Commissione E ne approva
l’uso per la PMS. Tre recenti review sistematiche hanno
analizzato l’efficacia di questa pianta e hanno riscontrato che appare sicura ed efficace per PMS e disturbo disforico premestruale PMDD,
con effetto importante dal punto di vista
clinico. I possibili meccanismi d’azione non
sono ancora ben chiari, ma sembra che ci siano almeno tre possibilità non escludenti: 1. il legame con i recettori dopaminergici.
Dato che il rilascio di
prolattina dalla pituitaria è sotto inibizione tonica ipotalamica da dopamina, l’agnocasto potrebbe
agire trattando una iperprolattinemia latente. Un estratto standardizzato per i costituenti dopaminergici è risultato infatti efficace in uno studio clinico in doppio cieco su donne in PMS. Il legame ridurrebbe inoltre i livelli di ormone di rilascio della tireotropina (TRH), anch’esso legato alla sintomatologia;
2. il legame, seppure molto debole, con recettori estrogenici con effetto
di modulazione ormonale, con effetto finale su livelli di estrogeno e progestinici;
3. il legame, ancora dubbio, con i recettori oppioidi.
L’estratto di agnocasto va usato durante tutto il ciclo per lungo tempo, assunto alla mattina appena alzate. La droga è costituita dai frutti maturi ed essiccati. Contiene glicosidi iridoidi, flavonoidi, terpeni, alcaloidi e una minima percentuale di oli essenziali. Tra gli iridoidi si segnala l’agnuside, che rappresenta la sostanza di riferimento per valutare la qualità della droga.
L’agnocasto viene impiegato per armonizzare il bilancio
ormonale della donna, in presenza di amenorrea e
dismenorrea, e migliorando i disturbi neurovegetativi
(vampate di calore) in menopausa. L’azione fitoterapica dell’agnocasto si esplica a livello dell’ipofisi, dove rallenta
il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore
grazie al suo effetto dopaminergico (la dopamina è un neuromediatore che inibisce la secrezione di prolattina).
L’agnocasto, sembra inoltre agire positivamente sul riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone a favore di quest’ultimo (il calo di tale rapporto a favore degli estrogeni, comune nella pre-menopausa, può provocare
gonfiore mammario o dell’addome).

vitamina D

Sono stati valutati i risultati soprattutto per il cancro
della mammella e colorettale. In Corea, su 310 pazienti,
età media 48,7 anni, 75 hanno mostrato livelli deficitari di vitamina D (< 20 ng/ml), 95 livelli insufficienti
(20-29 ng/ml) e 140 livelli sufficienti (30-150 ng/ml). Le donne deficitarie di vitamina D
si esponevano a un aumentato
rischio di ricaduta rispetto alle
donne con livelli sufficienti
(P=0,002). Le concentrazioni
di tale vitamina erano inoltre
inversamente associate con la
prognosi in pazienti con cancro
luminale, anche dopo aggiustamenti
statistici per altri
fattori confondenti. Uno
studio belga su 1800 pazienti
con cancro al seno in fase
iniziale correla significativamente
bassi livelli di vitamina
D con la larghezza del tumore
alla diagnosi (P=0,0063). Valori
maggiori di 30 ng/ml sono
indicatori di maggiore sopravvivenza
globale (P=0,0101) e malattia-specifica
(P=0,0192). Una recente meta-analisi
basata sui rapporti tra livelli di vitamina D e cancro al
seno mostra come le pazienti nel quartile più alto (concentrazioni
plasmatiche di vitamina D) hanno la metà
dei casi di mortalità rispetto alle pazienti del quartile
più basso. I livelli consigliati di 25(OH)D si situano tra
i 30 e gli 80 ng/ml. Una particolare difficoltà nello
stabilire un nesso certo tra questi due fattori sta nel polimorfismo
del recettore per la vitamina D.

luppolo

Il luppolo è impiegato come sedativo contro stati di agitazione,
ipereccitabilità, insonnia e stati di tensione anche
associati a stress.
Ha proprietà amaro-tonico-digestive e sedative. Inoltre
è induttore del sonno, è batteriostatico ed estrogenico,
utile negli stati di ipereccitabilità. È considerato un rimedio
valido per la malinconia, per l’insonnia di origine
nervosa, gli stati di tensione e la dispepsia. Ha proprietà
lassative e depurative. Alcuni raccoglitori hanno presentato
un esantema allergico da luppolo, ma tranne questa
casistica non si conoscono altri effetti tossici della pianta.
Per la presenza di estrogeni, non va somministrato alle
donne con cancro alla mammella estrogeno-dipendente
e mastectomizzate, e non deve essere somministrato
agli epilettici. Alti dosaggi inducono nausea, cefalea e
vertigini.
Un’altra avvertenza è quella di evitare la contemporanea
somministrazione di alcool e farmaci ad azione sedativa,
come gli psicofarmaci.

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Costruiamo qualcosa insieme.


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