Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
Certi alimenti devono garantire un adeguato apporto di nutrienti funzionali in grado di prevenire e/o contrastare i disturbi legati alla menopausa, diminuirne le complicanze (dislipidemia, ipertensione, obesità, sarcopenia, osteoporosi, ecc.), ridurre le fluttuazioni emotive, rendere gradevole il passaggio dall’età fertile a quella infeconda. Un’alimentazione varia e bilanciata è caratterizzata da un adeguato apporto di frutta e verdura (almeno 5-6 porzioni al giorno), da un consumo regolare di pesce (2-3 volte a settimana, tra cui alici, acciughe, sardine, sgombri, tonno, palamita, pesce spada, aguglia, aringa, calamari, polpi, crostacei o molluschi), di legumi, cereali integrali (come fonte alternativa di proteine) e di frutta secca, da un apporto quotidiano adeguato di acqua e dall’assunzione limitata di dolci (zuccheri integrali e farine non raffinate per abbassare l’indice glicemico). È importante introdurre regolarmente soia, legumi, semi di lino, finocchio, sedano, prezzemolo, avena, anguria, frutta secca scegliendo fonti di fitoestrogeni: lignani (vegetali, frutta, noci, cereali, spezie, semi, semi di lino), isoflavoni (spinaci, trifoglio, piselli, fagioli, soia), flavoni (fagioli, vegetali verdi, noci, frutti), calconi (radice di liquirizia), diterpenoidi (caffè), triterpenoidi (luppolo, radice liquirizia) cumarine (cavolo, piselli, spinaci, liquirizia, trifoglio), ciclici (luppolo). Bisogna prediligere le fonti vegetali di calcio tra cui gli agretti, le verdure a foglia verde (cicoria catalogna, cime di rapa, rucola, lattuga, spinaci, salvia, cavolo), i legumi (tra cui fagioli bianchi e lenticchie, che andrebbero consumati anche per via del loro apporto di proteine e di ferro), i broccoli (contenenti anche vitamina A, C, K e fibre vegetali benefiche per l’intestino), il sedano da costa, il finocchio, i porri, la quinoa, i semi di lino (aventi anche un alto contenuto di acidi grassi essenziali omega-3) e la frutta secca o essiccata (mandorle e fichi secchi). |
apparato mioarticolare sistema nervoso (SNC) |
Postmenopausa, pre-menopausale, Menopausa precoce e amenorrea, menopausa iatrogena, sudorazione notturna, vampate di calore, variazioni del tono dell’umore, insonnia, secchezza vaginale, sbalzi di pressione, variazioni di peso |
cimicifuga racemosa
La cimicifuga è conosciuta come “la pianta della menopausa”, in quanto la sua assunzione contribuisce ad attenuare le vampate di calore, la sudorazione eccessiva, le turbe dell’umore, l’insonnia ecc. I componenti principali sono i glicosidi triterpenici (acteina e suoi derivat). è utilizzata per ridurre le vampate di calore e questo effetto pare non essere dovuto alla sua componente estrogenica quanto a un’azione a livello centrale che coinvolge tra l’altro i recettori della serotonina, neurotrasmettitore con un importante ruolo in questo fenomeno. Si suppone che l’acteina in particolare agisca sui recettori dopaminergici ipotalamici. La cimicifuga è in grado di ridurre i livello di LH ma non quelli dell’FSH e dell’ormone prolattina (PRL), inoltre pare possa rappresentare un buon rimedio contro la perdita di densità minerale ossea. Diversi studi clinici hanno mostrato la sua efficacia nel ridurre le vampate di calore, la sudorazione eccessiva, la cefalea (che spesso accompagna i primi due sintomi), nel migliorare l’irritabilità, la qualità del sonno e sembra ridurre le palpitazioni che spesso accompagnano le vampate di calore. Importante tener infine presente che la cimicifuga contiene salicilati e può quindi causare irritazione gastrica ed è pertanto controindicata nei casi di allergia all’acido acetilsalicilico. L’acido isoferulico, uno dei componenti del fitocomplesso della pianta, sembra inoltre possedere proprietà antinfiammatorie ed ha dimostrato inoltre di possedere una discreta attività anche nel trattamento della cefalea e soprattutto di quella di tipo “muscolotensiva”. Come avviene per la maggior parte dei rimedi fitoterapici, anche gli effetti terapeutici della Cimicifuga si manifestano dopo terapie di lunga durata ed è quindi necessaria un’assunzione costante nel tempo. La Commissione E della Sanità tedesca indica A. racemosa come supporto alla terapia anche in caso di dismenorrea e turbe premestruali. I suoi preparati esercitano un effetto calmante a livello del sistema nervoso neurovegetativo e contribuiscono a migliorare il tono dell’umore. |
maitake
Ha un tropismo specifico per il sistema immunitario. In alcuni tumori sembra esplicare un’azione sinergica alle terapie tradizionali riducendo per altro gli effetti negativi della chemioterapia. Stimola i macrofagi e le cellule NK, i linfociti T e aumenta i livelli di interleuchina 1 e 2 e delle linfochine. A livello metabolico diminuisce i livelli totali di colesterolo nel plasma e aiuta a controllare la pressione arteriosa, diminuendo il rischio cardiovascolare soprattutto negli obesi. Sul controllo del peso ha mostrato un aumento dell’attività metabolica e la diminuzione della sintesi degli acidi grassi a partire dal glucosio, così come l’inibizione della maturazione degli adipociti bruni. Altresì produce riduzione dei trigliceridi. Il Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York che studia le varie terapie per contrastare il cancro ha sperimentato gli effetti dei betaglucani del fungo Maitake per potenziare il trattamento del rituximab aumentando l’efficacia di un anticorpo monoclonale, il 3F8, per pazienti affetti da neuroblastoma non responder. Lo stesso Istituto sta portando avanti sperimentazioni sempre con il Maitake per il cancro della mammella. |
valeriana
Alla valeriana viene riconosciuta un’azione sedativa di tipo benzodiazepino-simile e un’importante azione spasmolitica, che la rende particolarmente utile nel trattamento degli stati ansiosi e in caso di spasmi e contratture. Uno studio clinico controllato randomizzato che ha coinvolto 100 studentesse alle quali è stata somministrata valeriana o un placebo tre volte al dì per tre giorni, a partire dall’inizio delle mestruazioni e per due cicli mestruali consecutivi, ha evidenziato che V. officinalis «sembra essere un trattamento efficace per la dismenorrea probabilmente a causa dei suoi effetti antispasmodici» (Mirabi et al., 2011). |
trifoglio rosso
ricca di proprietà curative e in particolare contiene diversi flavonoidi ad attività similestrogenica, che sono la genisteina (che è anche un potente antiossidante, fino a 10 volte la vitamina C), la daidzeina e la formononetina. Il valore dei fitoestrogeni sta nel loro potere riequilibrante. Se vi è carenza, aggiungono una componente estrogenica esogena. Se vi è sovrabbondanza, invece, vanno a occupare gli stessi recettori degli estrogeni naturali ma con minore efficacia. Ciò significa che il trifoglio non fa crescere o calare il valore in assoluto degli estrogeni; piuttosto modula la funzione estrogenica riavvicinandola a valori più normali. Si può utilizzare in associazione alla soia come fonte di fitoestrogeni per rendere più completo il trattamento. Il trifoglio è utile nella riduzione dell’hot flashes. I principali estrogeni vegetali degli isoflavoni che hanno dimostrato un’azione efficace come fitoestrogeni sono quattro: genisteina, biochanina A, daidzeina, formononetina. La soia apporta solo due isoflavoni, la genisteina e la daidzeina. Il trifoglio rosso invece li contiene tutti e quattro. La biochanina A ha effetti protettivi sui vasi sanguigni e sul sistema cardiovascolare; la formononetina favorisce la proliferazione degli osteoblasti (cellule deputate alla sintesi di tessuto osseo). Gli isoflavoni del trifoglio rosso sono presenti in forma non glicosilata, per questo motivo entrano direttamente in circolo dopo soli 15 minuti dall’assunzione. |
biancospino
si impiega con successo come estratto secco in quei soggetti ansiosi e/o nervosi (simpaticotonici) che vedono peggiorare il loro umore in seguito a stress fisici e psichici come l’avvento della menopausa. Indicato per le sue proprietà rilassanti e ipotensive, è indicato per contrastare l’ansia e l’agitazione anticipatoria e successiva alle vampate di calore. |
achillea
Ad azione emmenagoga, l’Achillea viene indicata nelle mestruazioni dolorose e negli spasmi a carico del tratto gastrointestinale. Tradizionalmente era impiegata come tonico, stomachico e antispasmodico per os e come vulnerario per uso topico. grazie alla sua ricchezza di principi attivi analoghi alla camomilla (apigenina e azuleni) evidenzia una spiccata attività antinfi ammatoria e spasmolitica, che le permette di favorire il rilassamento della muscolatura liscia dell’utero e dell’apparato digerente limitando la sintomatologia dolorosa tipica della sindrome premestruale. Sebbene il meccanismo d’azione specifi co non sia ancora stato chiarito, la pianta favorirebbe inoltre la regolarizzazione del ciclo mestruale. L’uso ne viene suggerito già qualche giorno prima dell’arrivo del ciclo, sia sotto forma di infuso che di tintura madre. Anche la Camomilla possiede attività antinfi ammatoria e anche spiccatamente antispasmodica, ad azione elettiva sulla muscolatura liscia dell’utero e dello stomaco. Inoltre, grazie alle sue sostanze amare, agisce contemporaneamente come tonico generale. Nella terapeutica moderna è utilizzata per il contenuto in olio volatile ricco in azulene: i medicamenti ottenuti da questa pianta presentano, infatti, azione antiflogistica e proprietà spasmolitiche. I flavonoidi, che si caratterizzano per le proprietà antiflogistiche, antispasmodiche e vasculoprotettive, vanno a rinforzare, in una sinergia d’azione con gli azuleni, tali proprietà. È stata evidenziata anche una blanda azione ipotensivante. |
salvia
In uno studio randomizzato in doppio cieco su 48 pazienti con dismenorrea primaria, e stata testata una miscela di OE contenente lavanda (Lavandula officinalis), sclarea (Salvia sclarea) e maggiorana (Origanum majorana) Alle donne e stato chiesto di massaggiarsi quotidianamente il basso addome con la crema, dalla fine dell’ultimo ciclo mestruale all’inizio del successivo. Le valutazioni soggettive delle pazienti hanno indicato che entrambi gli interventi hanno ridotto l’intensita del dolore, e che l’intervento con OE ha ridotto la durata del dolore da 2,4 a 1,8 giorni. Gli autori concludono che la presenza di molecole dall’attività analgesica come acetato di linalile, linalolo, 1,8-cineolo e â-cariofillene (che in totale arrivavano a piu del 79% della miscela) potrebbero essere responsabili della riduzione della durata del dolore. Questa conclusione e pero apparentemente poco supportata dai dati di farmacocinetica, E invece possibile che l’inalazione di oli essenziali ricchi in linalolo, molecola dall’attività rilassante e ansiolitica, possa spiegare meglio i risultati dello studio (Ou et al. 2012). In uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, 67 studentesse universitarie con dismenorrea autovalutata come superiore al grado 6 su una scala da 0 a 10, senza patologie sistemiche o riproduttive e che non utilizzavano contraccettivi, sono state divise in tre gruppi. I dolori mestruali si sono ridotti in maniera significativa nel gruppo OE rispetto ai gruppi placebo e controllo. Vista la bassissima concentrazione degli oli essenziali e molto improbabile pensare a un’azione farmacologica, e la tesi dell’influenza tramite stimolo olfattivo e la più credibile. Purtroppo non e possibile separare l’effetto dell’OE di Salvia sclarea da quello degli altri OE e in generale da un effetto generico di stimolazione olfattiva. Qualsiasi conclusione specifica e quindi impossibile (Han et al. 2006). |
resveratrolo
In uno studio pilota su donne in post-menopausa l’assunzione di una bassa dose di resveratrolo, una sostanza naturalmente prodotta da varie piante quali la vite, more e cacao, per 14 settimane ha determinato un miglioramento delle funzioni cerebrovascolari e cognitive. A partire da questo dato è stato intrapreso lo studio clinico RESHAW (Resveratrol Supporting Healthy Aging in Women), più ampio e a lungo termine, per confermare questi benefici. Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università del Sud Australia, ha riguardato 129 donne in post-menopausa di età compresa tra 45 e 85 anni. Queste sono state randomizzate in due gruppi (gruppo sperimentale e gruppo placebo). Sono stati valutati gli effetti della supplementazione su diversi parametri quali aspetti cognitivi, flusso sanguigno cerebrale, reattività cerebrovascolare (CVR) e marker cardio-metabolici (pressione arteriosa, marker del diabete e lipidi a digiuno). I risultati dello studio clinico hanno mostrato che rispetto al placebo il resveratrolo ha migliorato le prestazioni cognitive generali (P <0,001), attenuando il declino della reattività cerebrovascolare (CVR) agli stimoli cognitivi (P = 0,038). Quest’ultimo effetto è stato associato alla riduzione della glicemia a digiuno. Le prove di questo studio confermano precedenti osservazioni sia su uomini sia su donne che l’assunzione regolare di resveratrolo a basso dosaggio può sostenere la funzione cerebrovascolare, contribuisce a preservare la funzione cognitiva, in particolare nelle donne di età più avanzata. Ancora più importante, il trial ha mostrato che questi benefici non sono di breve durata, ma possono essere sostenuti con la supplementazione regolare per almeno 12 mesi. Questo studio conferma, dunque, che il consumo regolare di resveratrolo potrebbe migliorare le funzioni cognitive e cerebrovascolari nelle donne in post-menopausa, con il potenziale di rallentare il declino cognitivo correlato all’invecchiamento. |
olio enotera
Questo studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, condotto in Iran e pubblicato sulla rivista Menopause, ha determinato l’efficacia e la sicurezza dell’olio di enotera sui sintomi psicologici di donne in fase menopausale. Le donne rispondenti ai criteri di elezione sono state divise in due gruppi e hanno ricevuto in modo casuale capsule di olio di enotera al giorno (gruppo sperimentale) oppure un placebo corrispondente (gruppo di controllo) per 8 settimane. Le principali misure di esito erano i sintomi psicologici con riferimento alla sottoscala psicologica della Menopause Rating Scale. Centottantanove donne hanno completato il trattamento di 8 settimane; alla baseline il punteggio medio sulla scala psicologica non era diverso tra i due gruppi. Alla fine delle 26 settimane è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa (P <0,01) nel punteggio psicologico tra i due gruppi. Per distinguere l’effetto dell’olio di enotera, i ricercatori hanno confrontato la riduzione del punteggio psicologico in ciascun gruppo, rilevando una notevole attenuazione nella differenza media del gruppo di intervento (P <0,01). Nel gruppo di intervento non sono stati riscontrati effetti avversi, tranne 1 caso di lievi disturbi gastrici. Secondo gli autori, questo trial clinico fornisce le prove di efficacia dei potenziali benefici dell’olio di enotera sui sintomi della sfera psicologica di donne in post-menopausa; si giustificano studi di più lunga durata per confermare questi risultati. |
passiflora
presenta proprietà sedative, ansiolitiche antispasmodiche (attività spasmolitica simile a quella della papaverina) e blandamente antalgiche che ne indicano l’impiego in caso di nervosismo, agitazione e irritabilità e nei disturbi del sonno causati da eccitazione cerebrale. È indicata nella dismenorrea in virtù delle sue proprietà neurosedative: risulta particolarmente adatta ai soggetti ipereccitabili. |
agnocasto
Se dovessimo scegliere una pianta singola con effetti positivi sulla sintomatologia della Sindrome premestruale (PMS) in generale, la scelta dovrebbe cadere sull’agnocasto, sia perché al momento è la pianta più studiata dal punto di vista clinico per il trattamento della PMS, sia perché è quella che sembra avere un effetto più generale sull’intero spettro di sintomi fisici e psicologici, come dolorabilità mammaria, edema, cefalea, ritenzione idrica, variazioni dell’umore. L’efficacia di questa pianta sembra legata alla sua capacità di agire in maniera “ormono-simile”: dimostrerebbe infatti una spiccata organospecificità per il lobo anteriore dell’ipofisi, a livello del quale inibisce la produzione di FSH (ormone follicolostimolante) e stimola la secrezione di ormoni gonadotropi (LH, LTH o prolattina, e ICSH). Questi ormoni agiscono, secondo un meccanismo di feedback, sulla stessa ipofisi: stimolando la produzione di LH, ormone responsabile della produzione ovarica di progesterone, sembrerebbe in grado di interrompere tale feedback, inducendo un aumento della concentrazione di progestinici e spostando di conseguenza l’equilibrio estroprogestinico a favore di questi ultimi. Viene quindi attenuato lo squilibrio ormonale tipico della sindrome premestruale e grazie alla componente flavonoidica, si ottiene anche un leggero effetto sedativo a livello centrale. Alcuni autori suggeriscono l’uso dell’Agnocasto anche per normalizzare l’ovulazione e le mestruazioni dopo le interruzioni causate dall’uso della pillola anticoncezionale. Da ricordare inoltre che la Commissione E ne approva l’uso per la PMS. Tre recenti review sistematiche hanno analizzato l’efficacia di questa pianta e hanno riscontrato che appare sicura ed efficace per PMS e disturbo disforico premestruale PMDD, con effetto importante dal punto di vista clinico. I possibili meccanismi d’azione non sono ancora ben chiari, ma sembra che ci siano almeno tre possibilità non escludenti: 1. il legame con i recettori dopaminergici. Dato che il rilascio di prolattina dalla pituitaria è sotto inibizione tonica ipotalamica da dopamina, l’agnocasto potrebbe agire trattando una iperprolattinemia latente. Un estratto standardizzato per i costituenti dopaminergici è risultato infatti efficace in uno studio clinico in doppio cieco su donne in PMS. Il legame ridurrebbe inoltre i livelli di ormone di rilascio della tireotropina (TRH), anch’esso legato alla sintomatologia; 2. il legame, seppure molto debole, con recettori estrogenici con effetto di modulazione ormonale, con effetto finale su livelli di estrogeno e progestinici; 3. il legame, ancora dubbio, con i recettori oppioidi. L’estratto di agnocasto va usato durante tutto il ciclo per lungo tempo, assunto alla mattina appena alzate. La droga è costituita dai frutti maturi ed essiccati. Contiene glicosidi iridoidi, flavonoidi, terpeni, alcaloidi e una minima percentuale di oli essenziali. Tra gli iridoidi si segnala l’agnuside, che rappresenta la sostanza di riferimento per valutare la qualità della droga. L’agnocasto viene impiegato per armonizzare il bilancio ormonale della donna, in presenza di amenorrea e dismenorrea, e migliorando i disturbi neurovegetativi (vampate di calore) in menopausa. L’azione fitoterapica dell’agnocasto si esplica a livello dell’ipofisi, dove rallenta il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore grazie al suo effetto dopaminergico (la dopamina è un neuromediatore che inibisce la secrezione di prolattina). L’agnocasto, sembra inoltre agire positivamente sul riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone a favore di quest’ultimo (il calo di tale rapporto a favore degli estrogeni, comune nella pre-menopausa, può provocare gonfiore mammario o dell’addome). |
vitamina D
Sono stati valutati i risultati soprattutto per il cancro della mammella e colorettale. In Corea, su 310 pazienti, età media 48,7 anni, 75 hanno mostrato livelli deficitari di vitamina D (< 20 ng/ml), 95 livelli insufficienti (20-29 ng/ml) e 140 livelli sufficienti (30-150 ng/ml). Le donne deficitarie di vitamina D si esponevano a un aumentato rischio di ricaduta rispetto alle donne con livelli sufficienti (P=0,002). Le concentrazioni di tale vitamina erano inoltre inversamente associate con la prognosi in pazienti con cancro luminale, anche dopo aggiustamenti statistici per altri fattori confondenti. Uno studio belga su 1800 pazienti con cancro al seno in fase iniziale correla significativamente bassi livelli di vitamina D con la larghezza del tumore alla diagnosi (P=0,0063). Valori maggiori di 30 ng/ml sono indicatori di maggiore sopravvivenza globale (P=0,0101) e malattia-specifica (P=0,0192). Una recente meta-analisi basata sui rapporti tra livelli di vitamina D e cancro al seno mostra come le pazienti nel quartile più alto (concentrazioni plasmatiche di vitamina D) hanno la metà dei casi di mortalità rispetto alle pazienti del quartile più basso. I livelli consigliati di 25(OH)D si situano tra i 30 e gli 80 ng/ml. Una particolare difficoltà nello stabilire un nesso certo tra questi due fattori sta nel polimorfismo del recettore per la vitamina D. |
luppolo
Il luppolo è impiegato come sedativo contro stati di agitazione, ipereccitabilità, insonnia e stati di tensione anche associati a stress. Ha proprietà amaro-tonico-digestive e sedative. Inoltre è induttore del sonno, è batteriostatico ed estrogenico, utile negli stati di ipereccitabilità. È considerato un rimedio valido per la malinconia, per l’insonnia di origine nervosa, gli stati di tensione e la dispepsia. Ha proprietà lassative e depurative. Alcuni raccoglitori hanno presentato un esantema allergico da luppolo, ma tranne questa casistica non si conoscono altri effetti tossici della pianta. Per la presenza di estrogeni, non va somministrato alle donne con cancro alla mammella estrogeno-dipendente e mastectomizzate, e non deve essere somministrato agli epilettici. Alti dosaggi inducono nausea, cefalea e vertigini. Un’altra avvertenza è quella di evitare la contemporanea somministrazione di alcool e farmaci ad azione sedativa, come gli psicofarmaci. |
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