n 8

L’assunzione di sale e di zucchero (e in parte anche quella di grassi o di alcool e di altri nutrienti energetici concentrati) scatena nel nostro cervello una reazione di piacere del tutto paragonabile a quella prodotta da una droga o da un orgasmo, con compulsione naturale a ripeterla fino a che vi sia disponibilità di quel cibo, in relativa indipendenza dai reali fabbisogni. Una volta compresa questa dinamica è molto più chiaro capire perché gli alimenti con zucchero aggiunto (bibite gassate, gelati, cioccolato, caramelle, biscotti, brioche, marmellate, creme e dolciumi in genere) o pieni di sale (salumi, formaggi, cracker, pizze, focacce, patatine e salatini) risultino molto più graditi al palato rispetto a quelli il cui sapore è naturale. L’aumento del glucosio ematico è il principale problema degli abitanti del mondo occidentale che assumono molto spesso troppi prodotti raffinati (pane bianco, pasta, dolci, patate e bevande zuccherate), tutti ad alto indice glicemico, i quali provocano una risposta immediata dell’insulina che induce ipoglicemia, per cui avvertono un nuovo bisogno di zuccheri, originando il cosiddetto “circolo vizioso dello zucchero”. Questa sovrabbondanza di insulina, sconosciuta in quella quantità al nostro pancreas preistorico, causerà diversi danni: indirizzerà il surplus zuccherino verso la costruzione di grassi, blinderà le cellule adipose impedendo loro di mobilizzare il proprio contenuto, genererà uno stato infiammatorio ed esaurirà gradualmente il pancreas fino a determinare il diabete. Quando l’insulina governa il metabolismo esso si imposta in modalità di accumulo, predisponendosi al sovrappeso e alla conseguente obesità poiché favorisce il deposito di grasso bianco e quindi produce in modo diretto o indiretto stati infiammatori che sono alla base dell’insulino-resistenza (strategia metabolica comune a tutti gli animali) che ha lo scopo di proteggere le cellule dall’eccesso di stimolazione insulinica. Tutto ciò porta a un blocco da parte delle cellule nell’uso del glucosio che così si ammassa nel sistema circolatorio. Inoltre l’esagerato e costante apporto di carboidrati raffinati e monosaccaridi alla lunga può mandare in crisi le cellule del pancreas deputate alla produzione dei due enzimi chiave per il controllo glicemico: l’insulina e il glucagone. Così l’organismo si trova in difficoltà e il tasso glicemico tende a salire: siamo nella fase del prediabete che, se non adeguatamente controllato, può sfociare nel diabete di tipo 2 (cioè quello alimentare). La scelta del tipo di carboidrato assunto determinerà il valore della glicemia postprandiale (e le relative insulinemia e lipidemia) e rappresenterà un valido predittore nell’eziologia di malattie metaboliche croniche (come il diabete mellito di tipo 2) e di quelle cardiovascolari, effetto che può essere mediato attraverso lo stress ossidativo e l’infiammazione. Da un esame attento risulta presente negli adulti sani una relazione diretta tra l’indice glicemico dietetico, gli indicatori di stress ossidativo e l’infiammazione. Un’alimentazione a basso impatto glicemico con elevati quantitativi di cereali integrali può avere un effetto protettivo contro la flogosi sistemica. Si deve allora preferire il consumo di vari tipi di riso integrale, grano saraceno, teff, grani antichi, quinoa, amaranto o orzo, sempre associato ad abbondanti dosi di vegetali e legumi e seguire le regole generali di una corretta dieta (senza dimenticare di assumere 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura) povera di grassi animali e cereali raffinati. Bisogna sostituire al mattino o negli spuntini biscotti e pasticcini con fiocchi d’avena, muesli integrale o pane di farina non raffinata, spalmato di composta di frutta senza zuccheri aggiunti e inserire in ogni pasto quotidiano un cereale integrale. È consigliato scegliere quindi piatti a base di chicchi non raffinati di grano, farro, orzo, avena, che hanno un impatto più basso rispetto alle farine ricavate da essi, o sostituire ingredienti ad alto impatto glicemico con alimenti con un indice glicemico più contenuto. Si deve optare per il pane a base di farine il meno lavorate possibile e a lievitazione naturale (pasta acida) e abbinare i cibi con un elevato effetto sulla glicemia (riso e pane bianco) con tanti ortaggi o legumi per ridurlo (porzioni normali degli ortaggi più zuccherini, come la zucca, non sono in grado di produrre rilevanti influssi sull’indice glicemico). È necessario diminuire in parte l’impatto sulla glicemia di pizze o focacce, facendo precedere la loro assunzione da un abbondante piatto di verdure crude condite con olio e tanto limone e quello delle patate cuocendole intere e con la buccia (le patatine fritte hanno un indice glicemico altissimo, mentre le patate novelle lo hanno inferiore rispetto a tutte le altre loro tipologie). È indispensabile tenere presente che condire le pietanze con olio o con semi oleosi fa abbassare l’effetto che essi hanno sulla glicemia. Tutti i grassi però, anche se sconsigliati, allungano i tempi di digestione degli zuccheri, modulandone così l’assorbimento. Per quanto concerne l’introduzione dei frutti, quelli aciduli hanno un impatto glicemico inferiore agli altri: la mela con la buccia inoltre è un’ottima fonte di fibre insolubili che modulano beneficamente l’assorbimento degli zuccheri. Riguardo all’attività fisica, l’approccio è abbastanza cambiato negli ultimi anni: muoversi durante l’intero arco della giornata si è rivelato più efficace di un intenso esercizio sportivo per quanto riguarda il miglioramento del metabolismo lipidico e glucidico. Ciò infatti comporta dei benefici a livello cellulare che sono diversi rispetto a quelli apportati dalle attività che richiedono sforzo. Le cellule muscolari attivate durante l’esercizio leggero sono più riccamente dotate delle proteine chiave per il metabolismo di grassi, colesterolo e zuccheri nel sangue. Inoltre, va ricordato che un movimento fisico regolare consente di aumentare il dispendio energetico e quindi di ottenere un effetto positivo sul peso corporeo. Infine l’attività fisica porta a una riduzione dell’insulino-resistenza, con conseguente ottimizzazione dell’uso periferico del glucosio, e a una diminuzione degli acidi grassi liberi circolanti nell’organismo.

scopri i rimedi naturali su naturocare.it

apparato emuntorio

Diabete, diabete mellito, obesità, , sindrome metabolica, diabete di tipo 2, pre-diabete, iperglicemia, disglicemia, sindrome metabolica

cannella

Le parti della pianta utilizzate
in fitoterapia sono le
parti legnose
(corteccia). I
principi attivi
caratterizzanti
sono: fenilpropanoidi,
acido
cinnamico, alcol
2-feniletilico,
eugenolo, terpeni,
tannini,
l’aldeide cinnamica,
l’alcool
cinnamilico, le
catechine, polifenoli
(MHCP) e fenoli.
Ha proprietà antibatteriche, sia
per uso interno che esterno, e
la si usa per trattare i sintomi
dell’influenza (febbre, tosse,
raffreddore, mal di gola), ma
anche antimicotiche contro la
Candidiasi. Qualcuno ne usa la
polvere anche per disinfettare
le ferite.
Da un punto di vista digestivo
aumenta la salivazione e
stimola la secrezione di tripsina
(un enzima digestivo),
accelerando la digestione, con
tuttavia un lieve effetto astringente.
È anche in grado però di
ridurre colesterolo LDL e trigliceridi:
ne studiamo qui i
principi attivi per valutarne
l’attività ipoglicemizzante, dipendente
sia dall’azione di un
polifenolo specifico (MHCP)
che per la sua capacità di ridurre
gli eccessi alimentari,
attraverso una maggior efficacia
del processo digestivo.
Pare vi sia addirittura un’azione
preventiva sull’Alzheimer
(lavoro del 2013 sul Journal
of Alzheimer Disease): epicatechina
e cinnamaldeide
ostacolano la degenerazione
delle cellule nervose tipica
della malattia.
In questa malattia la proteina
tau non si lega come dovrebbe ai microtubuli presenti nei
neuroni, iniziando a formare
aggregati insolubili. Composti
della cannella si legano ai residui
di cisteina della proteina
tau, riducendo la loro tendenza
ad aggregarsi.
Considerando che l’Alzheimer
viene chiamato anche “terzo
diabete” siamo sulla strada giusta.
Ma veniamo alla sua specifica
azione ipoglicemizzante.
L’interesse verso la cannella
per controllare la glicemia è
nato in Occidente per la casuale
constatazione del fatto
che la Cinnamon pie (torta di
mele alla cannella) alzava la glicemia
molto meno rispetto alla
medesima torta senza spezia.
In realtà in oriente la cannella
era conosciuta e utilizzata da
millenni.
È stato isolato nella cannella
l’ingrediente attivo MHCP
(methylhydroxy-chalcone
polymer) un polifenolo che
attiva la sensibilità dei recettori
dell’insulina nelle cellule
muscolari, riducendo così
la glicemia. Rallenta quindi,
indirettamente, anche la
formazione di colesterolo e trigliceridi.
L’azione della cannella è quindi
quella di un ipoglicemizzante
diretto, che deve la sua efficacia
ad una maggiore sensibilità
dei recettori dell’insulina, di
cui mima in parte la struttura
chimica.

fagiolo

I semi di Phaseolus vulgaris (fagiolo) contengono dai 2 ai 4 g/kg di composti “non fibra” capaci di rallentare l’assorbimento di glucosio nel piccolo intestino mediante inibizione dell’α-amilasi. Infatti, è stato riportato che la somministrazione di estratto di P. vulgaris (PVe) a ratti obesi ha comportato la riduzione dell’assunzione di cibo, con conseguente decremento in peso e miglioramento della glicemia post-prandiale. L’attività bloccante l’amido è stata attribuita a tipiche lectine α-amilasi inibenti dei fagioli, fitoemoagglutinina e arceline. Da sottolineare che la fitoemoagglutinina si lega all’epitelio ciliato dell’intestino, stimolando il rilascio di colecistochinina e del peptide glucagone-simile, due ormoni con effetto anoressico che rivestono un ruolo rilevante nel controllo della sazietà. L’estratto di fagiolo è quindi indicato per il controllo del peso, nelle diete dimagranti e per aumentare la tolleranza ai carboidrati. 

cacao

Effetti sull’insulina
Sono stati osservati miglioramenti nella sensibilità
all’insulina a seguito di interventi dietetici clinici con
cibi e bevande contenenti flavanoli (Heiss, Kelm 2010).
Una revisione sistematica e una meta-analisi di 24 studi
randomizzati e controllati hanno valutato l’effetto
del cacao ricco di flavonoidi sui fattori di rischio CVD
e hanno riscontrato una diminuzione della resistenza
all’insulina (Shrime et al. 2011). Riduzioni dei
livelli sierici di insulina a digiuno e resistenza
all’insulina sono state riportate anche in
una meta-analisi di 42 studi, 4 dei quali includevano
persone con ridotta tolleranza
al glucosio o diabete. (Hooper et al. 2012).

cumino nero

Due metanalisi hanno mostrato risultati promettenti
sull’efficacia dei cumino nero sull’omeostasi del glucosio (calo
significativo di glicemia a digiuno, emoglobina glicosilata
e acido reattivo, acido tiobarbiturico e aumento
di capacità antiossidante totale, superossido dismutasi
e glutatione) e sui lipidi ematici. I risultati suggeriscono
che l’integrazione sia una scelta adatta nella gestione
delle complicanze del diabete di tipo 2, anche
se il numero di studi clinici è ancora limitato (Daryabeygi-
Khotbehsara et al. 2017; Heshmati, Namazi 2015).
I meccanismi proposti per queste attività sono l’effetto
antiossidante, sulla secrezione di insulina, su assorbimento
di glucosio, gluconeogenesi ed espressione
genica (Heshmati, Namazi 2015; Kaatabi et al. 2015). Uno studio clinico non randomizzato, in singolo cieco
su pazienti con diabete tipo 2 trattati con agenti ipoglicemizzanti,
ha mostrato che l’olio di SNS migliora il colesterolo
totale, la pressione arteriosa e il ritmo cardiaco.
I risultati sono solo preliminari (Badar et al. 2017).
Uno studio randomizzato controllato con placebo su
pazienti con nefropatia diabetica ha mostrato che la
supplementazione di olio di semi di nigella  insieme al trattamento conservativo
per 12 settimane ha portato a una riduzione del glucosio
ematico, della creatina ematica, dell’urea ematica e
dei livelli di proteine totali urinarie nelle 24 ore, e un
aumento nella velocità di filtrazione glomerulare, del
volume urinario nelle 24 ore e dei livelli di emoglobina
rispetto al gruppo di controllo (solo trattamento conservativo)
(Ansari et al. 2017).

gymnema

Usata tradizionalmente come agente antidiabetico,
ipoglicemizzante, ipolipemizzante utile anche nella
riduzione del peso. La Gymnema è potenzialmente utile
nella PCOS per la sua attività modulante l’insulina, con
ulteriori benefici nella riduzione dei trigliceridi elevati. I
componenti chiave sopprimono la percezione del gusto
dolce sulle papille gustative, quindi se presi prima del cibo,
mascherano il rilevamento dolce e riducono il desiderio
di cibi dolci. La pianta ha dimostrato attività ipoglicemizzante
in modelli sperimentali di diabete, NIDDM e
intolleranza glucidica. Il suo meccanismo d’azione include
l’inibizione dell’assorbimento di glucosio nell’intestino
da parte della frazione delle saponine.

berberis

La  berberina è una sostanza naturale che viene estratta da radici,
corteccia, rizomi di piante appartenenti alla famiglia delle
Berberidaceae, in particolare da Berberis aristata.
Originariamente la berberina veniva impiegata per le sue
proprietà antinfettive, rivolte contro la proliferazione di
batteri, miceti e protozoi, soprattutto in caso di diarrea
e infezioni intestinali. la berberina è in grado di modificare positivamente l’assetto lipidico,
agendo non solo sulle LDL, ma anche su lipidi associati
alla sindrome metabolica, come i trigliceridi. Il classico
lavoro di Kong aveva infatti dimostrato che la berberina
riduce il colesterolo LDL e i trigliceridi plasmatici del 25 e
35% rispettivamente .
La berberina è un alcaloide
isochinolonico presente in diverse
piante della famiglia delle
Berberidaceae (tra cui Berberis
vulgaris, il crespino comune).
A seconda della pianta, la
berberina può localizzarsi prevalentemente
nelle radici, nella
corteccia o nei piccioli.
L’impiego terapeutico della
berberina proviene dalla medicina
cinese, come rimedio
per la diarrea e la dissenteria.
L’effetto antidiarroico della
berberina dipende essenzialmente
dall’inibizione della
secrezione intestinale, dalla
modulazione della motilità inte-
stinale e dall’effetto
riparativo sulla
barriera intestinale,
oltre che da un’azione
antimicrobica.
Successivamente si è
scoperto che la berberina
aveva anche un effetto ipolipemizzante
ed ipoglicemizzante
come confermato nel 2004 da
uno studio scientifico pubblicato
su Nature.
Tuttavia, l’azione ipolipemizzante
della berberina
(anti-colesterolo e anti-trigliceridi)
è prodotta con un
meccanismo totalmente diverso
da quello delle statine
(che inibiscono l’enzima HMGCoA-
reduttasi). La berberina
aumenta l’espressione epatica
del recettore delle LDL in
modo simile ai nuovi farmaci
PCSK9-inibitori.
L’azione ipoglicemizzante invece
ricalca in qualche misura
l’azione della metformina,
inibendo la gluconeogenesi
epatica. Grazie ad essa, quindi,
il fegato non riesce con facilità
a liberare glucosio nel sangue,
ottenendo come risultato una
glicemia più stabile e controllata.
Purtroppo la berberina
ha un grosso limite: ha
una scarsa biodisponibilità
orale (ovvero uno scarso assorbimento).
Esistono, infatti, dei meccanismi
di estrusione cellulari
(Multi Drug Resistance, MDR)
che nel caso in questione sono
in grado di espellere grandi
quantità di berberina dalle cellule
intestinali.
Si stima che circa fino al 90%
della berberina somministrata
per via orale viene poi riespulsa
dal sistema MDR.
Successivamente si è compreso
che il meccanismo d’azione attraverso cui agisce la berberina
riguarda il recettore per le LDL, di cui ne aumenta
l’espressione, mediante un meccanismo post-recettoriale
di stabilizzazione dell’mRNA. L’aumentata espressione dei
recettori delle LDL di fatto aumenta la captazione delle
LDL circolanti, che così, una volta captate, possono essere
rimosse dal circolo. Inoltre di recente è stato evidenziato
come la berberina possa essere in grado di inibire una
proteina, detta PCSK9, che fisiologicamente svolge un ruolo
nella degradazione dei recettori epatici delle LDL.

ginkgo

Ginkgo migliora i parametri cardiometabolici, può avere
un effetto benefico sui parametri
cardiometabolici in soggetti con
diabete mellito di tipo 2, è stata quindi condotta una revisione
sistematica con metanalisi degli studi
clinici pubblicati in letteratura.
Sette studi comprendenti in
totale 768 soggetti sono stati inclusi
nella metanalisi che ha determinato
un effetto significativo del ginkgo
sull’emoglobina glicata (p = 0,034)
e sui livelli di colesterolo HDL (p
= 0,030); non sono emersi bias di
pubblicazione significativi.
La conclusione di questa metanalisi è
che il ginkgo può modulare in modo
significativo i livelli di emoglobina
glicata e di colesterolo HDL.

Cordyceps

ro del Tibet
In Cina è utilizzato da millenni per disfunzioni
sessuali, stanchezza cronica,
depressione, nelle malattie respiratorie
e renali, e come immunostimolante e antitumorale.
Contiene tutti gli aminoacidi essenziali,
mono, oligosaccaridi e polisaccaridi, steroli
(ergosterolo) vitamine E, B1, B2, B12, K
e macro e microelementi. La Cordicepina è
un importante nucleotide a forte capacità
bioattivante, unico in natura.
Nella sindrome metabolica, nel
diabete di tipo 2, regolarizza la glicemia e
favorisce l’aumento dell’insulina.
La somministrazione del fungo o del mi-celio viene fatta per os da 3 a 5 g/die. A
cascata viene evidenziato anche un miglioramento
dell’assetto lipidico, della situazione
cardiaca, un effetto epatoprotettivo
su danni da tossine, e miglioramento
degli stati cirrotici e steatosi epatica.

banaba

Il principio attivo ipoglicemizzante
è stato identificato (studi di Yamasaki)
nell’acido corosolico, ma anche in alcuni derivati
dell’acido ellagico. In particolare, l’acido corosolico
è in grado di promuovere e stimolare il trasporto
del glucosio all’interno delle cellule degli adipociti.
Da uno studio condotto su ratti, sembra che
anche altri tannini presenti nel fitocomplesso, in
particolar modo quelli derivati dall’acido ellagico
(lagerstroemina, flosina e reginina) possano funzionare
da attivatori del trasporto del glucosio
all’interno degli adipociti. L’acido corosolico (un
triterpenoide) contenuto nel Banaba ha dimostrato
di essere il composto più attivo con attività insulinosimile
(tanto da meritarsi il nome di “fito-insulina”).
Più recentemente sono stati scoperti nuovi principi
attivi come il penta-O-galloyl-glucopyranose (PGG) identificato come il più potente gallotannino con
attività di inibizione della genesi di nuove cellule
adipose (studi di Liu, Kim, et al.).
Qui sta la particolarità dell’acido corosolico e dei
suoi fito-compagni: mentre l’insulina abbassa la glicemia
stimolando contestualmente la produzione di
nuovi adipociti, le foglie di Banaba, nell’abbassare
la glicemia, inibiscono contestualmente (grazie al
PGG) la genesi di nuovi adipociti. Un effetto che
può essere ottenuto, a nostro giudizio, solo grazie
alla sinergia dei diversi principi attivi appena citati.
Negli studi sull’uomo si è anche visto – forse sempre
a causa dell’effetto paradosso sugli adipociti – che
anche dopo avere smesso l’assunzione dell’estratto
di foglie, l’effetto ipoglicemizzante permaneva ancora
per un periodo di circa un mese.

frassino

Il frassino viene da secoli adoperato anche per il suo
potenziale dimagrante. Uno studio in crossover longitudinale,
randomizzato in doppio cieco e controllato mostra che la somministrazione di un estratto di
semi e frutti di Fraxinus excelsior in combinazione
con una dieta ipocalorica moderata può essere utile
nei disturbi metabolici associati a ridotta tolleranza
al glucosio, obesità, resistenza all’insulina e stato infiammatorio,
in particolare negli anziani.18
In due studi la somministrazione orale di estratti di
F. ornus e F. angustifolia a topi con diabete indotto
da nicotinamide e streptozotocina hanno mostrato
una potente attività ipoglicemica.
frassino

maitake

da millenni veniva usato per curare svariate patologie come prevenzione del cancro, dell’inipertensione,
dismetabolie, e come rivitalizzante. Oltre ai polisaccaridi il Maitake contiene vitamine del gruppo B, acidi grassi polinsaturi, provitamina
D2, magnesio, potassio, calcio, fosfolipidi e
molte fibre. Attualmente gli studi scientifici si sono orientati sugli effetti del Maitake riguardo alle malattie degenerative, metaboliche e sul Sistema Immunitario. Le proprietà ipoglicemizzanti della Grifola frondosa sono da attribuire all’azione inibente
l’enzima á–glicosidasi, che influenza il metabolismo del glucosio, dunque da
assumere prima o durante il pasto; questo fungo esercita anche un’azione regolatrice sulla pressione, ma anche sulle classiche
dismetabolie correlate, aumento di colesterolo,
trigliceridi su cui viene attuata una vera e propria inibizione. Viene utilizzato
con ottimi risultati nell’assetto lipidico e
dunque nel controllo del peso. Gli studi sui principi attivi contenuti nel fungo maitake hanno concluso che, grazie alla struttura dei polisaccaridi, è un aiuto per combattere la sindrome metabolica, regolando il peso corporeo e la pressione sanguigna e abbassando glicemia e
colesterolo. Inoltre, grazie all’ergosterina contenuta al suo interno, il Maitake costituisce un aiuto nella composizione del calcio, rivelandosi quindi utile anche per la cura
dell’osteoporosi. Il fungo inoltre influisce sul rafforzamento del sistema immunitario e sulla prevenzione del diabete. oltre alle proprietà immunostimolanti e antiossidanti, agisce stimolando l’adiponectina, ormone che consente all’organismo di bruciare i grassi. può esercitare un’importante azione di modulazione sul sistema immunitario tramite il corretto equilibrio della risposta immunitaria a Th1, Th2 e Th17. Ha dimostrato di ridurre la pressione
sistolica agendo sul sistema renina-angiotensina, risultando
un antipertensivo naturale molto efficace; uno studio
giapponese ha dimostrato che la somministrazione della polvere di Maitake è in grado di ridurre l’accumulo di grassi e mantenere costante il livello della HDL,
migliorare il profilo lipidico, prevenendo il rischio
cardiovascolare

ulivo

L’oleuropeina è attiva contro il diabete di tipo2 in
quanto impedisce l’aggregazione amiloide dell’amilina,
una molecola secreta dal pancreas che aiuta
l’insulina a svolgere il proprio lavoro ipoglicemizzante.
Questo ormone è in grado di agire con diversi meccanismi:
• Rallenta lo svuotamento gastro-duodenale
• Manda all’ipotalamo segnali di sazietà (recettori
specifici)
• Sopprime la secrezione di glucagone, impedendo
l’immissione di nuovo glucosio nel sangue
Risulta qui chiaro come l’amilina, pur con funzioni
molto diverse, rappresenti lo scudiero ideale dell’insulina.
All’insulina infatti è deputato il compito di
svuotare di zuccheri il sangue. All’amilina invece
resta il prezioso compito di supporto di “difendere”
l’azione dell’insulina sopprimendo la secrezione del
glucagone. L’oleuropeina esalta le funzioni dell’amilina
consentendo (come documentato ormai
da molti lavori: si vedano ad esempio Weinstein
2012 e De Bock 2013) una riduzione dei valori di
emoglobina glicata (cura e prevenzione diabete)
con ricadute positive su pressione, regolazione dei
grassi, propensione all’infarto ecc.

scopri i rimedi naturali su naturocare.it

1. Matti Uusitupa et al. Prevention of Type 2 Diabetes by Lifestyle Changes: A Systematic Review and Meta-Analysis. Nutrients. 2019 Nov 1;11(11):2611. doi: 10.3390/nu11112611.

2. Josiemer Mattei et al. The Mediterranean Diet and 2-Year Change in Cognitive Function by Status of Type 2 Diabetes and Glycemic Control. Diabetes Care. 2019 Aug;42(8):1372-1379. doi: 10.2337/dc19-0130. Epub 2019 May 23.

3. Amy Locke et al. Diets for Health: Goals and Guidelines. Am Fam Physician.
2018 Jun 1;97(11):721-728.

4. A.C. Vergnaud, Macronutrient composition of the diet and prospective weight change in participants
of the EPIC-PANACEA study, Plos One, 2013;8(3):e57300.

5. Abouzid S. F., Ahmed O. M., Ahmed R. R., Mahmoud A., Abdella E., Ashour M. B. Antihyperglycemic effect of crude extracts of some Egyptian plants and algae. Journal of
Medicinal Food. 2014;17(3):400–406.

6. Medjahed Z , Atmani-Kilani D , Fauconnier ML , Richard G , Atmani D. Hepatoprotective and anti-diabetic activities of Fraxinus angustifolia Vahl extracts in animal models: characterization by HPLC analysi . Turk J Med Sci 2016. 46 : 910 – 920 .

7. N.M. McKeowen, Whole- and refined-grain intakes are differentially associated with abdominal
visceral and subcutaneous adiposity in healthy adults: the Framingham Heart Study,
Am J Clin Nutr, 2010 Nov;92(5):1165-7192.

8. JAMA Intern Med. 2015 Nov;175(11):1752-60. doi: 10.1001/jamainternmed.2015.4838.

9. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.cmet.2015.05.012

10. Role of Low Energy Expenditure and Sitting in Obesity, Metabolic Syndrome, Type 2 Diabetes, and Cardiovascular Disease”, Diabetes November 2007 vol. 56 no. 11 2655-2667.

11. Costanzo PL et al, The Obesity Paradox in Type 2 Diabetes Mellitus: Relationship of Body Mass Index to Prognosis: A Cohort Study, Ann Intern Med. 2015; 162(9):610-618.

12. Esposito K et al, A journey into a Mediterranean diet and type 2 diabetes: a systematic review with meta-analyses, BMJ Open 2015;5:e008222.

13. Smith J et al, Changes in intake of protein foods, carbohydrate amount and quality, and long-term weight change: results from 3 prospective cohorts, The American Journal of Clinical Nutrition, April 8, 2015, doi:10.3945/ ajcn).

14. Yunsheng Ma et al, Single-Component Versus Multicomponent Dietary Goals for the Metabolic Syndrome: A Randomized Trial, Ann Intern Med. 2015;162(4):248-257.

15. Sanz X, Moreno PR. Fuster V. The year in atherothrombrosis. J Am Coll Cardiol 2013; 63:1131-1143.

15. John Flanagan, Marjolaine Meyer, María Angeles Pasamar, Alvin Ibarra, Marc Roller, Nuria Alvarez i Genoher, Sandra Leiva, Francisco Gomez-García, Miguel Alcaraz, Alberto
Martínez-Carrasco, Vicente Vicente, Safety evaluation and nutritional composition of a Fraxinus excelsior seed extract, FraxiPure™, Food and Chemical Toxicology. Volume 53,
2013, Pages 10-17. Diabete.

16. American Diabetes Association. Standards of Medical Care in Diabetes-2020 Abriged for Primary Care Providers. Clin Diabetes. 2020 Jan;38(1):10-38.

17. Andrew N Reynolds A. et al. Dietary Fibre and Whole Grains in Diabetes Management: Systematic Review and Meta-Analyses. PloS Med. 2020 Mar; 17(3):e1003053. doi: 10.1371/journal.pmed.1003053. eCollection 2020 Mar.

18. Biasucci LM, Liuzzo G, Crea F. “Aterosclerosi” pagg. 89-101 in Rugarli: Medicina Interna Sistematica VI edizione 2010.

19. Perk J, De Backer G, Gohlke H et al. European guidelines on cardiovascular disease prevention

in clinical practice (version 2012). The fifth joint task force of the European Society of Cardiology and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention in Clinical Practice. Eur Heart J 2012; 33:1635-1701.

20. Peeters A, Mamun AA, Willekens F, Bonneux L. A cardiovascular life history. A life course analysis of the original Framingham Heart Study cohort. Eur Heart J. 2002 Mar;23(6):458-66.

21. Trends in cause-specific mortality among adults with and without diagnosed diabetes in the USA: an epidemiological analysis of linked national survey and vital statistics data. Gregg EW et Al. Lancet 2018 Jun 16;391(10138):2430-2440.

22. Knowler WC, Barrett-Connor E, Fowler SE, et al. Diabetes Prevention Program Research Group. Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin. N Engl J Med 2002; 346: 393-403.

23. Grundy SM, Cleeman JI, Daniels SR et al. Diagnosis and management of the metabolic syndrome: an American Heart Association /National Heart, Lung, and Blood Institute /American Diabetes Association Statement. Circulation 2005; 112: 2735-2752.

24. Gazzaruso C, Solerte SB, De Amici E, et al Association of the metabolic syndrome and insulin-resistance with silent myocardial ischemia in patients with type 2 diabetes mellitus. Am J Cardiol 2006; 97: 236-239.

25. Haffner SM, Lehto S, Ronnemaa T. Mortality from coronary heart disease in subjects with type 2 diabetes and in nondiabetic subjects with and without prior myocardial infarction. N Engl J Med 1998;339:229-234.

26. Rexrode KM, Carey VJ, Hennekens CH, et al; Abdominal adiposity and coronary heart disease in women.JAMA. 1998 Dec 2;280(21):1843-8.

27. Baigent C, Keech A, Kearney PM, et al. Cholesterol Treatment Trialists’ (CTT) Collaborators. Efficacy and safety of cholesterol-lowering treatment: prospective meta-analysis of data from 90,056 participants in 14 randomised trials of statins. Lancet. 2005 Oct 8;366(9493):1267-78.

28. Sae-tan S, Grove KA, Lambert JD. Weight control and prevention of metabolic syndrome by green tea. Pharmacol Res. 2011 Aug;64(2):146-54.

29. Zulet MA, Navas-Carretero S, Lara y Sánchez D, et al., Fraxinus excelsior L. seeds/fruits extract benefits glucose homeostasis and adiposity related markers in elderly overweight/obese subjects: a longitudinal, randomized, crossover, double-blind, placebo-controlled nutritional intervention study, Phytomedicine. 2014 Sep 15; 21(10):1162-9.

30. “L’attività fisica aerobica e anaerobica nel paziente obeso con diabete”, R. D’Arco, M.R. Pizzo, Il Giornale di AMD 2015; 18:95-149, 116-120.

Costruiamo qualcosa insieme.


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: