Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
Tutti sono a conoscenza che alimentarsi in modo scorretto, dormire poche ore, vivere in stato di stress e in ambienti inquinati può stimolare il sistema immunitario in maniera eccessiva tale da creare una reazione di ipersensibilità, dove la risposta immunitaria adattiva è esagerata e ne consegue uno stato infiammatorio persistente. Il primo passo verso la prevenzione deve riguardare il miglioramento dell’alimentazione allontanando, almeno all’inizio, tutte quelle sostante sensibilizzanti e quei cibi che per loro natura sono ricchi di istamina o ne facilitano la produzione; si procederà così a una depurazione dell’organismo: gli organi emuntori (il fegato in particolare) hanno il compito di eliminare le varie tossine prodotte dal nostro catabolismo o introdotte tramite cibo, aria, acqua e inquinanti vari. Inoltre bisogna fare molta attenzione alla funzionalità intestinale, inserendo periodicamente fermenti lattici e oli polinsaturi. Molti squilibri dovuti a una scorretta alimentazione (disbiosi, uso di antibiotici, evacuazioni non regolari) vanno ad alterare una mucosa dove è presente un’elevata quantità di fattori immunitari favorendo allergie e intolleranze. Reazioni “cellulomediate” o mediate da anticorpi diversi (spesso le IgG) sono ormai definite allergie alimentari ritardate o sensitivities o fenomeni di infiammazione da cibo. La risposta allergica infatti non si verifica in corrispondenza dell’assunzione di un certo alimento, ma quando quella sostanza viene assunta per più giorni di fila e provoca perciò uno stato infiammatorio. A tal proposito è importante prevenire almeno un mese prima dello scatenarsi delle allergie stagionali attraverso: la rotazione degli alimenti incriminati, una dieta antinfiammatoria, il riequilibrio del microbiota intestinale e la giusta attenzione agli aspetti psicologici che le sostengono. Oltre all’assunzione di alimenti e integratori per il mantenimento dei nostri meccanismi di difesa (piante antiossidanti e immunostimolanti) è consigliabile, durante il cambio stagione, depurare l’organismo per “potenziare” (o mantenere o ripristinare) l’efficienza del sistema immunitario. Se a tavola si segue una dieta corretta e completa il sistema immunitario avrà le sostanze che gli occorrono per aumentare gli apporti di una vitamina o un minerale (evitando gli eccessi che possono risultare dannosi). Ogni componente dell’organismo reagisce meglio agli attacchi dall’esterno se non viene stressato e mantenuto in equilibrio grazie a semplici regole: non fumare, seguire una dieta corretta normocalorica (ricca di frutta, verdure, cereali integrali, povera di grassi saturi e con un basso apporto di zuccheri semplici), praticare esercizio fisico regolarmente, tenere la pressione sanguigna sotto controllo, bere bevande alcoliche con molta moderazione, dormire a sufficienza, seguire regole di prevenzione dalle malattie infettive (lavare spesso le mani), eseguire gli abituali controlli medici previsti, assumere vitamine e minerali. La mancanza di questi ultimi ha delle ripercussioni sul sistema immunitario: quelli più conosciuti riguardano le vitamine antiossidanti A, C, E, e alcune del gruppo B, specialmente la B6, la cui carenza impedisce ai linfociti di maturare e differenziarsi (d’altronde dosi eccessive di B6 e A sono da evitare perché possono accelerare la crescita tumorale). La carenza di vitamina A è legata a elevata morbilità e mortalità da malattie infettive poiché il numero dei linfociti potrebbe subire una riduzione e il loro funzionamento diventare anomalo. Grazie alle radiazioni solari l’organismo produce la vitamina A in grado di innescare una risposta contro i batteri (Mycobacterium tuberculosis) responsabili della tubercolosi polmonare, e la D (le cui fonti alimentari sono poche). La vitamina C ha effetto sul sistema immunitario grazie alle sue proprietà antiossidanti: può proteggere le cellule immunitarie dal danno ossidativo, oltre a modulare la funzione dei fagociti e la proliferazione dei linfociti T. Tra gli oligoelementi c’è lo zinco: una sua carenza altera il corretto funzionamento di alcuni anticorpi, ma eventuali integrazioni troppo alte possono invece inibire le difese immunitarie. Effetti delle carenze di micronutrienti sulla risposta immunitaria e loro fonti alimentari: vitamina A – perdita della funzione di barriera della mucosa epiteliale, funzione diminuita di neutrofili e macrofagi, diminuzione del numero di anticorpi natural killer e attività litica, ridotta risposta anticorpale. Principali fonti alimentari: pesce (salmone), uova, latte, frutta (agrumi, albicocche, anguria, melone, cachi, nespole, melone), verdure (broccoli, carote, cavolo, indivia, lattuga, peperoni, pomodori, spinaci, zucca). Vitamina D – diminuzione della produzione di peptidi antibatterici. Principali fonti alimentari: pesce (anguilla, salmone, sardine, sgombri), uova, formaggio (Emmental), funghi. Vitamina E – deterioramento immunità cellulo-mediata, aumento del danno ossidativo nelle membrane delle cellule immunitarie. Principali fonti alimentari: oli vegetali (girasole, mais, oliva), frutta (avocado), semi (mandorle, noci, nocciole, pistacchi), in misura minore verdura e ortaggi freschi. Vitamina B6 – calo della risposta linfocitaria, alterazione della produzione di anticorpi. Principali fonti alimentari: pesce (salmone, gamberi, tonno), frutta (avocado, banane), semi (nocciole, semi di girasole), verdure (spinaci, carote, patate), cereali (riso, farine integrali, crusca), legumi (piselli, fagioli, lenticchie, soia). Vitamina C – minore resistenza alle infezioni, alterazione o proliferazione di anticorpi T. Principali fonti alimentari: frutta (agrumi, fragole, kiwi, lamponi, ribes nero, mango, papaia), verdura (peperoni, pomodori, broccoli, cavoli, spinaci). Zinco – diminuzione sviluppo anticorpi T, compromissione della capacità di risposta dei linfociti, diminuzione della resistenza alle infezioni. Principali fonti alimentari: pesce (acciughe, aringa, polipo, seppie, ostriche), cereali (cereali integrali, crusca, sciroppo d’acero, melassa), frutta oleosa (semi di girasole, di sesamo), verdure (carote, cavolo verde, sedano, spinaci), legumi (soia), integratori naturali (germe di grano, lievito). Selenio – aumento danno ossidativo nelle membrane delle cellule immunitarie, diminuzione della produzione di citochine, della resistenza ai virus, della produzione di anticorpi. Principali fonti alimentari: formaggi stagionati, pesce (crostacei, frutti di mare, sardine, tonno), tuorlo d’uovo, fonti vegetali (aglio, broccoli, cavolo, cetrioli, cipolle, funghi, sedano), cereali integrali. Carotenoidi – diminuzione attività anticorpi natural killer e della produzione di citochine, alterazione della funzione dei fagociti. Principali fonti alimentari (vedi vitamina A). Flavonoidi – effetto immunomodulante. Principali fonti alimentari: frutta (agrumi, fragole, frutti di bosco, prugne, uva), ortaggi (cavolo rosso, cipolle, radicchio rosso), altro (tè verde, cioccolato, prezzemolo, salvia). I semi oleaginosi sono tra le fonti più ricche di vitamina E (che trattandosi di una vitamina liposolubile risulta ben biodisponibile, in particolar modo nei pinoli, nei pistacchi e nelle mandorle) e forniscono anche una protezione contro l’ossidazione (hanno valori elevati di tocoferoli e fenoli, nonché flavonoidi e antocianidine e valori più ridotti di carotenoidi, stilbeni e acidi fenolici). I pistacchi contengono quantità di carotenoidi (betacarotene, luteina e zeaxantina) interessanti per l’azione svolta a livello oculare, di isoflavoni (circa 3,5 mg/100 g, dieci volte più dell’altra frutta in guscio), oltre ad avere i più elevati livelli di lignani (0,2 mg/100 g). Sono stati identificati molti polifenoli (100 mg assumendo 6 grammi di noci) tra cui antocianine, proantocianidine (500 mg/100 g di mandorle, nocciole, noci pecan e pistacchi, non tostati), flavonoidi (35 mg/100 g di frutta in guscio ad esclusione delle noci del Brasile, 15 e 18 mg/100g di mandorle e pistacchi), stilbeni, lignani, tannini idrolizzabili. |
apparato emuntorio apparato respiratorio |
allergie dermatologiche (orticaria, pruriti), allergie alimentari, allergie respiratorie, riniti allergiche, coriza spasmodica, asma, rinite allergica, risentimento congiuntivale |
ribes
Le varie parti della pianta, dalle foglie ai frutti, sono particolarmente ricche di principi attivi di natura diversa, ma a scopo antiallergico trovano indicazione le foglie e i germogli, ricchi di antocianosidi, flavonoidi, acidi organici, vitamina C e numerosi sali minerali, oltre agli oli essenziali. Le foglie di Ribes sono tradizionalmente impiegate, per le proprietà depurative e l’attività blandamente antinfiammatoria, nella formulazione di tisane e composti galenici atti a trattare le forme dolorose a carico dell’apparato muscolo-scheletricoIl suo ampio utilizzo clinico come gemmoterapico antinfiammatorio lascia aperta la porta alla sperimentazione. La ricerca scientifica in fitoterapia dei suoi principi attivi contenuti nelle foglie (polifenoli) e nei semi (acidi grassi polinsaturi) ha portato invece differenti riscontri di efficacia per la loro azione antinfiammatoria, antiallergica e antiossidante. Dal punto di vista antiallergico un impiego razionale del Ribes nigrum ne prevede l’utilizzo dell’olio estratto a freddo dai semi, ricco in acido gamma linoleico che trova impiego nella cura delle allergie delle vie respiratorie. Questo insieme di sostanze attive vegetali (fitocomplesso) assicura alla pianta un’efficace attività antinfiammatoria, antiallergica, antidolorifica e immunostimolante. Ecco perché funziona Questi principi attivi del Ribes svolgono un’attività antinfiammatoria e antiallergica simile a quella tipica del cortisone presente nei farmaci sintetici: viene infatti stimolata la corteccia della ghiandola surrenalica, promuovendo una maggiore produzione, da parte dell’organismo, di cortisolo che, comportandosi in modo analogo al cortisone (noto farmaco antinfiammatorio), può svolgere un ruolo prezioso nelle allergie e nei fenomeni infiammatori generali e localizzati (anche cutanei), che possono colpire l’apparato respiratorio, cutaneo e osteoarticolare. I flavonoidi, inoltre, limitano la liberazione delle sostanze responsabili del processo infiammatorio e, al tempo stesso, migliorano il microcircolo e la vascolarizzazione dei tessuti (azione attribuita agli antocianosidi). Infine, la ricchezza di vitamina C contribuisce a migliorare l’efficienza del sistema immunitario. Poi, dai semi del Ribes si ottiene un olio ricco di acidi grassi polinsaturi (PUFA), che modulano i processi infiammatori. Due studi condotti su cavia rispettivamente nel 1989 e nel 1993 hanno indagato le azioni antinfiammatoria e analgesica dei principi attivi realmente presenti nel gemmoterapico che sono i picnogenoli (procianidine e prodelfinidine), i terpeni (gibberillina e auxina), flavonoidi, vitamina C e amminoacidi. |
boswelia
è una pianta che produce una gommoresina, l’incenso, dalle molteplici proprietà sia secondo la medicina ayurvedica che per le moderne ricerche in fitoterapia clinica. I sui principi attivi, gli acidi boswelici, che presentano struttura simile agli steroidi, hanno dimostrato varie proprietà antinfiammatorie quali l’inibizione della lipossigenasi, beta glicuronidasi e di altri enzimi coinvolti nel processo di flogosi cronica e alcune proprietà specifiche antiallergiche conseguenti quali l’inibizione dei leucotrieni e l’attività anti complemento. Fa parte della Farmacopea indiana e cinese e viene consigliata per curare processi infiammatori a carico dell’apparato muscoloscheletrico, delle vie respiratorie, affezioni cutanee ecc.. Manifesta, infatti, azione antiflogistica a carico dell’apparato muscolo-scheletrico e delle vie respiratorie (proprietà broncodilatatrici). Sembra che le proprietà antiflogistiche della pianta (gli acidi boswellici, presenti nel fitocomplesso, agirebbero su citochine e leucotrieni) siano utili per trattare non solo i dolori artrosici ma anche patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. l’estratto di boswellia si è dimostrato significativamente più efficace del placebo nel ridurre il dolore, migliorare la mobilità del ginocchio e nell’aumentare la distanza di marcia. Recenti studi hanno segnalato che nella resina di Boswellia serrata sono presenti monoterpeni, diterpeni, triterpeni, acidi triterpenici tetraciclici e quattro principali acidi triterpenici pentaciclici, che manifestano maggiore potere inibitorio nei confronti della 5-lipossigenasi, un enzima responsabile dell’infiammazione. Viene segnalata, oltre alle proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie, un’azione epatoprotettivaQueste proprietà sono tali da spiegare l’efficacia della pianta nella cura dei sintomi della colite ulcerosa e dell’asma bronchiale, come riportato da differenti trial clinici. Uno di questi, citato anche da Firenzuoli, nella sua “Guida all’uso clinico delle piante medicinali” riporta un miglioramento rispetto a placebo di FEV, FVC e PEFR con diminuzione degli eosinofili. Una ricerca più recente, del 2010, ne conferma l’efficacia clinica nella gestione sintomatologica dell’asma anche in associazione con piante sinergiche come Curcuma longa e Glycirriza glabra con riportata diminuzione dei livelli sierici dei leucotrieni, NO e malondialdeide dopo quattro settimane di trattamento. Altri campi di utilizzo della pianta sono le malattie reumatiche e l’oncologia. |
agrimonia
Manifesta proprietà antinfiammatorie, decongestionanti, antisettiche alle quali affianca un’interessante azione come sedativo nervoso e depurativo in senso lato. La pianta presenterebbe, inoltre, attività antiallergica. Azione decongestionante, antisettica e antiflogistica. Per questa pianta medicinale è stata segnalata un’interessante attività antiallergica a cui affianca proprietà sedative a carico del sistema nervoso e depurative in senso lato. Manifesta proprietà coleretiche, colagoghe e depurative in senso lato. La pianta può essere utilizzata anche per applicazioni topiche come decongestionante, risolvente e sedativo in svariate dermopatie ove manifesta anche azione antipruriginosa. Azione decongestionante, antisettica e antiflogistica. Indicata per le forme di natura allergica, nei soggetti che usano molto la voce (insegnanti ecc.) e nei fumatori. Riguardo alle ferite, uno studio ha precisato che tannini e polifenoli dell’agrimonia inibiscono la crescita e l’adesione microbica, i flavonoidi invece sono probabilmente i responsabili nel favorire la cicatrizzazione delle ferite, delle piaghe, delle ulcere esterne. L’attività antibatterica e sostenuta anche dall’attività antibiofilm rinvenuta nell’estratto acetonico contro Pseudomonas Aeruginosa e P. mirabilis. A contribuire alle proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti e antisettiche, oltre ai triterpeni vi sono tannini, flavonoidi e oli essenziali. Cio consolida l’uso dell’antico e perpetrato decotto per gargarismi nel trattamento di faringiti, faringotonsilliti, stomatiti, ove all’azione antisettica, dovuta all’olio essenziale, si affianca quella antalgica. Anche la monografia dell’EMA ne suggerisce l’uso . Sono state trovate infatti strette relazioni tra steroidi e triterpeni: questi ultimi sono precursori in grado di trasformarsi nell’organismo in ormoni steroidei ad azione corticosurrenalica e sono probabilmente coinvolti, insieme ai tannini, nell’effetto sull’incontinenza urinaria. L’azione sul fegato e approfondita in un recentissimo trial, che ha rivelato una riduzione significativa di ALT e TG dopo l’assunzione di un estratto; lo studio conclude positivamente sulla tolleranza e la sicurezza d’uso della pianta . Un altro recente studio rivela che l’infuso della parte aerea e la frazione polifenolica hanno mostrato una significativa attivita antiradicalica e antinfiammatoria con la riduzione dei livelli di NO in vitro. Le attivita antinfiammatorie e analgesiche sono state provate con successo in vivo per entrambi i campioni a concentrazioni prive di tossicita. A proposito dei polifenoli, un interessante studio spezza una lancia a favore del misconosciuto utilizzo che ne faceva Ildegarda di Bingen, che sembra trovare una spiegazione nell’effetto anticolinesterasico della componente polifenolica . Peraltro, nell’estratto metanolico di A. eupatoria sono stati trovati flavonoidi con effetto neuroprotettivo. In un recente studio notevole attività inibitoria hanno mostrato gli eluati contenenti agrimonina contro l’á- glucosidasi. Un altro studio ha messo in evidenza la significativa riduzione del livello di glucosio a digiuno, del livello di emoglobina glicata e l’aumento del livello di insulina nel sangue in ratti diabetici; e auspicabile dunque un apnina profondimento sull’agrimonina e sull’attivita antidiabetica. Utile e stato un preparato a base di agrimonia per trattare pazienti con gastroduodenite cronica; a tal proposito, l’agrimonina sembra utile a contrastare la gastrite cronica connessa con l’infezione da H. pylori, contro il quale mostra un effetto inibente . I composti bioattivi hanno anche un effetto antinfiammatorio sulla mucosa gastrointestinale. Il consumo dell’infuso ha un impatto positivo sui marcatori del metabolismo dei lipidi, sullo stato ossidativo e infiammatorio. I tannini agiscono invece come agenti astringenti e antidiarroici, mentre i flavoni partecipano all’effetto colagogico . |
perilla
Alto contenuto di acidi grassi omega 3 e utilizzata per la gestione delle allergie, i cui principi attivi oleosi hanno dimostrato proprietà antinfiammatorie, antileucotrieniche (tramite meccanismo di inibizione della 5 lipossigenasi), anti IgE (inibizione della produzione), anti TNF alfa e antiossidante. Altri studi in vivo e in vitro, dove sono stati utilizzati gli estratti della pianta, hanno poi dimostrato altre proprietà. In particolare, una review del 2019 riporta: inibizione della degranulazione mastocitaria; diminuzione degli eosinofili a livello bronchiale con inibizione di IL-4, IL-5, e IgG1 allergene specifiche a livello polmonare; diminuzione delle IgG1 spedifiche per l’ovoalbumina e i livelli sierici di IgA. Tali effetti motivano gli autori a ipotizzarne un potenziale utilizzo funzionale anche nei pazienti affetti da asma allergica. Nell’uomo uno studio riporta efficacia nella gestione della rinocongiuntivite stagionale tramite inibizione dell’infiltrazione dei leucociti plimorfonucleati. |
liquirizia
azione antiallergica e antinfiammatoria, l’azione del suo principio attivo, l’acido glicirrizico, è quella di inibizione della degradazione dei corticosteroidi a livello epatico, stimolo surrenalico della produzione delle molecole antinfiammatorie e interazione recettoriale per i gluco e i mineral corticoidi. È utile impiegarla in pazienti allergici al fine di evitare la somministrazione dei corticosteroidi oppure in integrazione a essi per consentire una diminuzione dei cortisonici di sintesi mantenendone l’efficacia terapeutica. Interessante è l’efficacia dimostrata simile alla boswelia in uno studio comparativo effettuato su 54 soggetti affetti da asma cronica che fa propendere a immaginare una buona sinergia tra le piante quando prescritte in associazione. È da sottolineare che per la liquirizia si necessita di una supervisione medica nella prescrizione dati gli effetti collaterali da azione mineral corticoide che inducono, in alcuni casi, una controindicazione all’assunzione, e date le interazioni che la glycirriza ha con i cortisonici, la digitale, i diuretici e gli ipoglicemizzanti orali. Tra le altre piante utilizzate nella gestione delle allergie segnaliamo il Ginkgo biloba, usato nell’asma per l’azione su PAF, IgE e IgG; l’Edera helix, che riduce le resistenze delle vie respiratorie, e Allium cepa, che diminuisce l’iperreattività bronchiale. Il bagaglio del fitoterapeuta per la cura della sintomatologia allergica come si può osservare è dunque ricco di piante in continuo cambiamento. In questo capitolo è consigliata la prescrizione medica dei rimedi in estratti titolati e standardizzati secondo posologia terapeutica tenendo in considerazione gli effetti sinergici della pianta per la condizione clinica del paziente e le eventuali controindicazioni. Il fine è il raggiungimento del miglior risultato terapeutico e la garanzia di poter integrare, con dovuta competenza e confronto, la fitoterapia con le altre terapie specialistiche in un’unica direzione che è quella seguita dalla medicina integrata nella cura del paziente allergico. |
piantaggine
fra le piante medicinali indicate per l’attività antistaminica e cortisonosimile, si segnala la Piantaggine maggiore le cui foglie manifestano un’azione antiallergica di tipo antistaminico (aucubina): sono consigliate nel trattamento coadiuvante del prurito, della rinite e dell’asma allergico. Manifesta attività bechica, espettorante, antinfiammatoria, antiallergica e viene tradizionalmente impiegata nel trattamento sintomatico delle patologie infiammatorie ORL e broncopolmonari. È indicata, pertanto, anche nelle tossi spasmodiche |
cumino nero
Studi clinici preliminari indicano il possibile uso terapeutico di Nigella sativa (cumino nero) in alcune condizioni di tosse e asma bronchiale (Pruthi, 2001). In uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo è stato testato un integratore a base di olio di SNS su 40 pazienti asmatici, contro 40 pazienti nel gruppo placebo. Il gruppo verum ha mostrato un miglioramento significativo del punteggio medio del test di controllo dell’asma, una riduzione significativa degli eosinofili nel sangue e un miglioramento del volume espiratorio forzato in 1 secondo. Questi dati sembrano indicare che la supplementazione migliora il controllo dell’asma con una tendenza al miglioramento della funzione polmonare (Koshak et al. 2017). Un altro studio controllato con placebo ha riferito che il trattamento di pazienti asmatici con un estratto di questa pianta insieme a una terapia di mantenimento inalatoria per 3 mesi ha migliorato i sintomi e i test di funzionalità polmonare (Salem et al. 2017). In uno studio clinico randomizzato incrociato su 42 pazienti geriatrici con secchezza della mucosa nasale, metà dei soggetti è stata trattata per due settimane con una soluzione isotonica di cloruro di sodio seguita, dopo un periodo di washout di tre settimane, da due settimane di trattamento con olio di SNS, la seconda metà ha seguito il percorso inverso. I risultati indicano che l’olio di SNS è una alternativa migliore rispetto alla soluzione salina per i sintomi della mucosa nasale (Oysu et al. 2014). In uno studio precedente su 66 pazienti con rinite allergica, l’olio di SNS ha ridotto congestione delle mucose nasali, prurito, perdite nasali, starnuti e ipertrofia dei turbinati nelle prime 2 settimane di trattamento (Nikakhlagh et al. 2011). |
1. Takano, H.; Osakabe, N.; Sanbongi, C.; Yanagisawa, R.; Inoue, K.I.; Yasuda, A.; Yoshikawa, T. Extract of Perilla frutescens enriched for rosmarinic acid, a polyphenolic phytochemical, inhibits seasonal allergic rhinoconjunctivitis in humans. Exp. Biol. Med. 2004, 229, 247–254.
2. Chang, H.H.; Chen, C.S.; Lin, J.Y. Dietary perilla oil lowers serum lipids and ovalbumin-specific
IgG1, but increases total IgE levels in ovalbumin-challenged mice. Food Chem. Toxi-col. 2009, 47, 848–854.
3. Diener, H., Freitag, F., & Danesch, U. (2018). Safety profile of a special butterbur extract from Petasites hybridus in migraine prevention with emphasis on the liver. Cephalalgia Re-ports. https://doi.
org/10.1177/2515816318759304
4. Guo R, PIttler MH, Ernst E., Herbal medicine for the treatment of allergic rhinitis: a systematic review, Annals of Allergy, Asthma and Immunology, 99(6): 483-495, 2007
5. Schapowal et al, Treating intermittent allergic rhinitis: a prospective, randomized, placebo and antihistame-controlled study of Butterbur extract Ze399, Phytotherapy research, 2005, 19,(6) 530-537
6. Gupta I et al., Effects of Boswellia serrata gum resin in patient with bronchial asthma: results of a
double-blind, placebo-controlled, 6 week clinical study. Eur J Med Res, 1998; 3 (11): 511-514
7. Boyce JA, Assa’ad A, Burks AW et al., Guidelines for the diagnosis and management of food allergy in the United States: summary of the NIAID-sponsored expert panel report, Nutr Res., 31(1):61-75, 2011.
8. Bersaglieri T, Sabeti PC, Patterson N, Vanderploeg T, et al, Genetic Signatures of Strong Recent Positive Selection at the Lactase Gene, The American Journal of Human Genetics, 74 (6),
2004.
9. Hussin J, Nadeau P, Lefebvre JF, Labuda D, Haplotype allelic classes for detecting ongoing positive selection, BMC Bioinformatics, 11(1), 2010.
10. Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG, The origins of lactase persistence in Europe, in Mark M. Tanaka (a cura di), PLoS Comput. Biol., 5(8), August 2009.
11. Burger J, Kirchner M, Bramanti B et al, Absence of the lactase-persistence-associated allele in early Neolithic Europeans, Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 104, 2007.
12. Swallow DM, Genetics of lactase persistence and lactose intolerance,
Annual Review of Genetics, vol. 37, 2003.
13. M. E. Houssen, A. Ragab, A. Mesbah et al., “Natural antiinflammatory products and leu-kotriene inhibitors as complementary therapy for bronchial asthma,” Clinical Biochemistry, vol. 43, no. 10-11, pp. 887–890, 2010.
14. Declume C. Anti-inflammatory Evaluation of a Hydroalcoholic Extract of Black Currant Leaves
(Ribes nigrum). J Ethnopharmacol, 27, 91-98, 1989
15. Misselwitz B, Pohl D, Frühauf H et al, Lactose malabsorption and intolerance: pathogenesis, diagnosis and treatment, United European Gastroenterol J, 2013.
16. Mehta A, Mason PJ, Vulliamy TJ Glucose-6-phosphate dehydrogenase deficiency, Baillieres Best Pract. Res. Clin. Haematol., 13(1), 2000.
17. Skypala IJ, Williams M, Reeves L et al, Sensitivity to food additives, vaso-active amines and salicylates: a review of the evidence, Clin Transl Allergy, 2015.
18. Aziz I et al, BMJ, 2012 Nov 30; 345:e7907. doi: 10.1136/bmj.e7907.
19. Miho Igarashi and Yoshifumi Miyazaki, A Review on Bioactivities of Perilla: Progress in Research on the Functions of Perilla as Medicine and Food , Hindawi Publishing Corporation Evidence-Based
Complementary and Alternative Medicine Volume 2013, Article ID 925342, 7 pages http://dx.doi.
org/10.1155/2013/925342
20. “Duodenal Bacteria From Patients With Celiac Disease and Healthy Subjects Distinctly Affect Gluten Breakdown and Immunogenicity”. http://dx.doi.org/10.1053/j.gastro.2016.06.041.
21. Hiwa M. Ahmed, Ethnomedicinal, Phytochemical and Pharmacological Investigations of Perilla fru tescens (L.) Britt. Molecules 2019, 24(1), 102; https: // doi.org /10.3390/molecules24010102
22. Sanbongi, C.; Takano, H.; Osakabe, N.; Sasa, N.; Natsume, M.; Yanagisawa, R.; Yoshikawa, T. Rosmarinic acid in perilla extract inhibits allergic inflammation induced by mite allergen, in a mouse model. Clin. Exp. Allergy 2004, 34, 971–977.
23. Zuo et al, Clin Exp Allergy, 2007.
24. Semizzi M, Senna G, Crivellaro M et al, A double-blind, placebo-controlled study on the diagnostic accuracy of an electrodermal test in allergic subjects, Clin Exp Allergy, 2002.
25. Fast food fever: reviewing the impacts of the Western diet on immunity, Myles Nutrition Journal, 2014, 13:61doi:10.1186/1475-2891-13-61.
26. EPIC (Vergnaud AC 2013 Am j Clin Nutr 97:1107)
27. Crous-Bou M et al, Mediterranean diet and telomere length in Nurses’ Health Study: population based cohort study, BMJ 2014;349: g6674.
28. Casellas F et al., Perception of lactose intolerance impairs health-related quality of life, European Journal of Clinical Nutrition 70, 1068-1072.
29. Suchy FJ, Brannon PM, Carpenter TO, et al., National Institutes of Health Consensus Development Conference: lactose intolerance and health, Annals of Internal Medicine. 2010; 152(12):792–796.
30. Grace J. Lee et al., Consumption of non–cow’s milk beverages and serum vitamin D levels in early childhood, Canadian Medical Association Journal, October 2014.
31. Franzè A, Bertelè A, Intolleranza al lattosio nella pratica clinica, Rivista della Società Italiana di Medicina Generale, n. 3, giugno 2010.” “Verdu E.F., Armstrong D., Murray J.A., Between celiac disease and irritable bowel syndrome: the “no man’s land” of gluten sensitivity, Am J Gastroenterol. 2010 Jan; 105(1):222-3.
32. Volta U. et al, An Italian prospective multicenter survey on patients suspected of having non-celiac gluten sensitivity, BMC Medicine, 2014, 12:85.
33. Fasano A. e Catassi C., Celiac Disease, New England Journal of Medicine, 2012;367:2419-2426.
34. Diagnosis of Non Celiac Gluten Sensitivity: The Salerno Experts’ Criteria, Nutrients, 2015 Jun; 7(6): 4966-4977.
35. Volta U. et al., Non-celiac gluten sensitivity: an emerging syndrome with many unsettled issues, Italian Journal of Medicine 2014; 8:225-231.
36. Di Sabatino A., Volta U. et al. Small Amounts of Gluten in Subjects With Suspected Nonceliac Gluten Sensitivity: A Randomized, Double-Blind, Placebo-Controlled, Cross-Over Trial, Clin Gastroenterol Hepatol 2015 Sep; 13(9): 1604-12.
37. Zanini B. et al., Noncoeliac gluten sensitivity the controversy rages on, APT 2015 Nov; 42(10): 1235.
38. Elli L. et al., Evidence for the Presence of Non-Celiac Gluten Sensitivity in Patients with Functional Gastrointestinal Symptoms: Results from a Multicenter Randomized Double-Blind Placebo-Controlled Gluten Challenge, Nutrients 2016, 8(2): 84.
39. Acta Phytothorapeutica 1,8 (1995).
40. Anna Nowak-We, grzyn, MD, and Hugh A. Sampson, MD. Future therapies for food allergies, Allergy and clinical immunology. 2011; 127 (3): 558 – 573.
41. R. Dahla, P.S. Andrese, T. Chivato et al. National prevalence of respiratory allergic disorders, Respiratory medicine 2004, 98:398-403. 10
42. D’Amato G, Liccardi G, D’Amato M., Cazzola M., Outdoor air pollution, climatic changes and allergic bronchial asthma, Eur Respir J 2002 20:763-776.
43. Mongold JJ; Susplugas P; Taillade C; Serrano JJ. Anti-inflammatory Activity of Ribes nigrum Leaf
Extract in Rats. Plant Med Phytother, 26, 109-116, 1993
44. Church MK et al., Risk of first – generation H1 antihistamines: a Galen position paper allergy 2012; 65: 459 – 66.
45. Di Pierro F., Rapacioli G., Ferrara T., Togni S., Use of standardized extract from Echinacea angustifolia for the prevention of respiratory tract infection. A. M. R. 2012 Mar; 17 (1): 36 -41.
46. Giannini A., Guerriero G. Difendersi dalle allergie.,Milano: Urra, 2012: 4.
47. Giunti C., Decotti e tisane,Milano, Tecniche Nuove, 2006: 12.
48. Leontien B. van der Aa, Hugo S. A. Heymans, Wim M. C. van Aalderen and Aline B. Sprikkelman, Probiotics and prebiotics in atopic dermatitis: review of the theoretical background and clinical evidence, Pediatr Allergy Immunol, 2010: 21: 355 – 367.
49. M. S. Dykewicz, MD, St Louis, Mo Rhinitis and sinusitis, Elsevier, 2010 Feb; 125 (2 Suppl 2):S103-15.
50. Macrì F., Di asma in asma, di bambino in bambino, Milano,Tecniche Nuove, 2002: 76 -84.
51. Monografie Escop Eucalipto, Piastrino di Cisterna (Pg), Planta Medica. 2006: 182.
52. Muller-Burzler H., Manuale per allergici, Cesena, Macro Edizioni, 2006: 32.
53. Simeoni M., Pirovano D. M., Medicina Analogica, Milano, Tecniche Nuove, 2010: 126-129.
54. Yun Ho Choi, Guang Yu Jin, Hui Shu Guo, Hong Mei Piao, Liang chang Li, Guang Zhao Li Zhen Hua Lin, Guang Hai Yan. Silibinin attenuates allergic air way inflammation in mice. Biochem Biophys Res Commun. 2012 Oct 26;427(3):450-5. 55. Burbank AJ, Sood AK, Kesic MJ, Peden DB, Hernandez ML. Environmental determinants of allergy and asthma in early life. J Allergy Clin Immunol. 2017 Jul;140(1):1-12
56. Siroux V, et al. The exposome concept: a challenge and a potential driver for environmental health research.Eur Respir Rev. 2016;25:124-9.
57. H. Okada, H. Okada, C. Kuhn, H. Feillet J.-F. Bach The ‘hygiene hypothesis’ for autoimmune and allergic diseases: an update, The Journal of allergy and clinical immunology 2010, 160: 1–9
58. S.L. Russell, M.J. Gold, M. Hartmann et al, Early life antibiotic-driven changes in microbiota enhance susceptibility to allergic asthma EMBO reports advance online publication 16 March 2012; doi:10.1038/embor.2012.32