Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
La Medicina cinese e la Macrobiotica giapponese affrontano i vari problemi di salute dal punto di vista energetico, valutano la situazione dello Yin e dello Yang e dei vari organi spesso molto distanti dall’area del corpo in cui compare il sintomo. È il caso della cefalea che per il sistema medico cinese è frutto di uno squilibrio nel Fegato e nella Vescicola biliare, corrispondenti a Yin e Yang: occorre ridare equilibrio.Esse sono due energie contrapposte e interdipendenti le quali, trasformandosi costantemente l’una nell’altra, permettono la vita. Le malattie sono la conseguenza dello sbilanciamento fra loro: per la macrobiotica la prima rappresenta tutto ciò che è freddo, espansivo e che si trova in alto e in superficie, mentre la seconda, al contrario, è maggiormente presente in tutto ciò che è caldo, contraente e che si trova in basso e in profondità.È opportuno perciò analizzare le sintomatologie nella loro localizzazione, l’ora e il modo in cui si presentano:esaminando questi fattori abbiamo la possibilità di capire se lo squilibrio è più Yin o più Yang. Dopo aver compreso la qualità di energia da armonizzare, potremo correggere alimentazione e stile di vita, procurando al nostro corpo un miglior stato di benessere e quindi di salute. Quando si parla di dieta e mal di testa in genere si devono considerare due diversi punti di vista: uno consiste nell’eliminare o limitare al massimo cibi e bevande sospettati di scatenare gli accessi dolorosi, l’altro contempla l’aumento del consumo di quelli ritenuti preventivi, coadiuvando eventualmente la dieta con integratori. Ciascuno di noi con il passare degli anni individua le proprie reazioni avverse ai cibi assunti e di conseguenza può essere molto utile la compilazione di un diario dove annotare i pasti fatti prima dell’attacco di emicrania. Inoltre risultano utili consigli alimentari generali al fine di ridurre la frequenza e l’intensità della cefalea: sono da evitare i cali glicemici che possono causare il dolore. Per riuscirci è sufficiente evitare digiuni superiori alle quattro ore e fare uno spuntino leggero a metà mattina e uno a metà pomeriggio. Anche una corretta idratazione è importante: si consiglia di assumere 1-1,5 litri di liquidi al giorno (meglio se attraverso tisane). La testa è adibita all’elaborazione di pensieri, nozioni, immagini ed emozioni che vengono acquisite e trasformate per poi essere trasmesse e ricevute da altri distretti corporei, quindi bisogna lavorare anche sulle paure. Un’importante chiave di lettura del sintomo mal di testa (e del suo significato intrinseco) è il modo verbale, del tutto personale, in cui viene descritto:spesso usiamo le parole per tradurre un blocco emotivo. Adoperiamo espressioni come “mi scoppia la testa”, “ho un cerchio alla testa” oppure “non riesco a girare la testa”. Tali frasi rimandano a un sovraccarico mentale, a un evento che non si riesce a metabolizzare e che genera il cosiddetto “pensiero circolare”. Con il tempo sapremo dare un senso a quello che ci capita, cosicché il sintomo possa essere “codificato” dalla nostra parte conscia. In quel momento saremo in grado di affrontare la problematica, sciogliere il nodo e liberarci dalla spia del dolore. Nella maggior parte dei casi l’emicrania è rinviabile a una condizione costante di paura verso quello che non siamo capaci di spiegarci e/o controllare, un ingorgo di pensieri e preoccupazioni. Un consiglio pratico per poter allentare le tensioni, stemperare il pensiero circolare e la mania del controllo è di slegarsi dall’eccessiva razionalità nell’affrontare la vita, regalando più spazio alla parte emotiva e permettendo alla nostra creatività di esprimersi liberamente. Mentre ci si “allena” a questa nuova visione è necessario aiutarsi quando il dolore diventa fastidioso, perciò, dopo aver escluso problematiche più serie, possiamo affidarci ai rimedi naturali e a una dieta adeguata al nostro caso. L’approccio con le piante medicinali dovrà concentrarsi sulla loro funzione eliminativa e disintossicante in grado di aiutare l’organismo a espellere o neutralizzare le tossine il più speditamente possibile, specialmente in caso di stipsi. Quando il mal di testa è associato all’assunzione di determinati cibi o alla loro digestione, è consigliabile usare piante amare ed epatiche, visto anche il legame tradizionale tra cefalea e Fegato. Quest’ultimo, insieme alla Vescicola biliare, raggiunge il massimo della sua attività durante la primavera: proprio per tale ragione può capitare che le emicranie, sostenute da uno sbilanciamento di questi organi, si manifestino o addirittura peggiorino nel corso di quel periodo. Anche le sofferenze che riguardano gli occhi sono correlate al Fegato, mentre le altre che coinvolgono le tempie e la parte laterale della testa, così come quelle cervicali, ci comunicano uno squilibrio energetico della Vescicola biliare. Quando il mal di testa insorge all’improvviso o se non riusciamo a liberarcene (cefalea cronica) parliamone col medico di fiducia. Un’alta percentuale di soggetti affetti da emicrania soffre di depressione o di ansia e stress. Spesso gli attacchi colpiscono subito dopo fasi di forte tensione, durante la fase discendente. La profilassi è tentare di ridurre la secrezione di sostanze vasoattive e infiammatorie a livello sintomatico per alleviare il dolore e come sostegno alla funzione epatica. Le cefalee sono spesso originate da problemi di digestione o da allergie alimentari che possono causare il rilascio da parte delle piastrine di eccessive quantità di serotonina. Esistono dei cibi che contengono sostanze vasoattive (come la tiamina) capaci da sole di provocare mal di testa. A questi stimoli vanno aggiunti anche gli innumerevoli trigger ambientali: il cielo coperto, l’umidità elevata, gli sbalzi di temperatura, i temporali, ecc. Le variazioni della pressione atmosferica, responsabili dei mutamenti climatici, possono innescare cambiamenti chimici ed elettrici nel cervello che, irritando i nervi, determinano la comparsa della cefalea. Per contrastare l’emicrania, oltre a seguire le regole di una sana alimentazione, conviene aggiungere determinati nutraceutici o cibi ricchi di sostanze nutritive come i folati, la vitamina B2, il magnesio, il coenzima Q10 o l’acido alfa-lipoico. Altre regole importanti contro il mal di testa fanno parte di uno stile di vita corretto che produca messaggi ipotalamici coerenti: evitare di fumare, seguire un regime alimentare ricco di frutta, verdure, cereali integrali e povera di grassi saturi, praticare esercizio fisico regolarmente, tenere la pressione sanguigna sotto controllo, assumere bevande alcoliche con molta moderazione, dormire a sufficienza, scegliere cibi prebiotici pieni di fibra (legumi, cereali integrali, verdure, frutta e noci), usare come condimento gli oli vegetali (di oliva, lino, borragine, perilla, enotera) e i semi oleosi, masticare a lungo e prendersi il tempo necessario per mangiare. Va poi perseguito un buon equilibrio psicologico che richiede, non solo l’ingerire il cibo lentamente, ma anche un buon sonno e la capacità di evitare stati ansiosi o di eccessivo stress. La via più semplice per avere segnali positivi in caso di cefalea sta nel seguire il oro tre generatori più potenti: l’abbondanza di calorie sane e pulite, l’adeguata quantità di proteine vegetali ad ogni pasto e la costante abitudine al movimento fisico. |
apparato emuntorio sistema nervoso (SNC) |
emicrania di origine nervosa, prevenzione della cefalea (profilassi), cefalea muscolo tensiva, acufeni e sindromi vertiginose di origine vascolare, cefalee primarie, emicrania, cefalea a grappolo, cefalea muscolo-tensiva, disturbi neurologici, cefalea primaria, cefalea secondaria, cefalea muscolo-tensiva, cefalea premestruale, cefalea associata a sinusite |
ginkgo biloba
Le foglie di Ginkgo biloba L. sono indicate nelle turbe vascolari della microcircolazione periferica e in particolare nell’insufficienza circolatoria cerebrale. Alla pianta, infatti, sono riconosciute proprietà vasoattive, reologiche e neurali. Ginkgo biloba è un vasoregolatore, vasodilatatore arteriolare, vasocostrittore venoso, rinforzatore della resistenza capillare, inibitore dell’aggregazione piastrinica ed eritrocitaria; diminuisce l’iperpermeabilità capillare, migliora l’irrorazione tissutale, attiva il metabolismo cellulare in particolare a livello corticale aumentando la captazione di glucosio e ossigeno”. I terpeni, in particolare il ginkgolide B, e i flavonoidi agirebbero come fattori neuroprotettivi, antiossidanti, scavenger dei radicali liberi, stabilizzatori di membrana e inibitori del fattore attivante le piastrine (PAF), mediatore pro-flogogeno e neurotossico, inibizione della deposizione di placche di beta-amiloide a livello vascolare ecc. Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), European Scientific Cooperative on Phytotherapy (ESCOP) e Commissione E della Sanità tedesca riconoscono l’impiego dell’estratto titolato delle foglie di Ginkgo biloba nel trattamento adiuvante delle forme di demenza di origine vascolare o degenerativa (demenza- malattia del Alzheimer) caratterizzate da turbe psicocomportamentali, quali perdita della memoria, disturbi dell’attenzione, umore depresso, ecc.. Nel 2014 EMA ha pubblicato una monografia nella quale suggerisce come una terapia a base di Gingko biloba “potrebbe essere usata per il miglioramento del decadimento cognitivo (legato all’età) e della qualità della vita nelle forme iniziali di demenza. Attualmente numerosi studi sostengono l’efficacia degli estratti standardizzati di Ginkgo biloba nel trattamento dei disordini vascolari periferici, quali claudicatio intermittens e sindrome del Raynaud. Le preparazioni a base di Ginkgo biloba sono utilizzate anche nelle sindromi vertiginose, nella cefalea e nelle sequele da ictus. La pianta viene indicata anche per il trattamento del tinnito ma i dati che emergono dal vaglio della letteratura in questo ambito sono però ancora contrastanti. Il Ginkgo biloba è segnalato inoltre come medicamento ad azione venolinfatica e proctologica. Avvertenze: la contemporanea assunzione di Gingko biloba e farmaci anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici potenzierebbe l’effetto di questi farmaci: prestare quindi la massima attenzione. |
tanaceto
La sua azione è data principalmente dai lattoni sesquiterpenici e da un pool di principi attivi presenti nel fitocomplesso che riducono l’eccitabilità delle cellule muscolari lisce, inducono una vasocostrizione, inibiscono la sintesi delle prostagliandine, riducono l’esocitosi più efficacemente dei Fans, presentano un effetto analgesico e interagiscono con i recettori serotoninergici e con la sintesi della serotonina. Gli studi riportano una diminuzione dell’intensità del dolore e della frequenza degli attacchi acuti emicranici: come affermato da una datata review pubblicata sul Lancet, il tanaceto non fa guarire dall’emicrania, ma ne migliora decisamente la sintomatologia, effetto che scompare con una sospensione prematura del fitoterapico (Murphy, 1988). La conferma della sua efficacia giunge anche dalla Cochrane Review, che nella sua ultima versione del 2015 riporta una diminuzione del numero degli attacchi di emicrania nei pazienti che assumono il partenio superiore a quella osservata nei pazienti che ricevono il placebo (Wider, 2015). La ricerca propone sempre più frequentemente l’associazione del partenio all’integrazione dell’oligoelemento magnesio e a molecole antiossidanti come il coenzima Q10 al fine di migliorarne l’efficacia. Uno studio randomizzato pubblicato nel 2012 su Acupuncture in Medicine sostiene che l’associazione dell’agopuntura con il tanaceto consenta di ottenere un risultato migliore rispetto alle singole terapie separate nella qualità della vita di un gruppo di donne con cefalea (Ferro, 2012). Sono diverse a tal proposito le evidenze sulla maggiore efficacia delle terapie integrate, che includono i vari aspetti della manifestazione patologica soggettiva, rispetto alle singole terapie, che rischiano di essere riduzioniste e meno funzionali. |
melissa
La Melissa possiede un’azione tranquillizzante, antispasmodica e risulta efficace negli stati di ansia accompagnati da irrequietezza e irritabilità e nei disturbi gastrici di origine psicosomatica, nella cosiddetta “nevrosi gastrica”, o quando sia presente un quadro di irritabilità generale, difficoltà all’addormentamento e tachicardia su base funzionale e nelle forme depressive. Nell’uso tradizionale viene spesso associata alla Valeriana per trattare forme lievi di insonnia: alcuni recenti studi hanno confermato tale indicazione. Interessante a risulta essere anche l’uso esterno della pianta che sottoforma di preparati a base di olio essenziale mostra di possedere azione sedativa e calmante in soggetti affetti da demenza (sindrome di Alzheimer , deficit cognitivi e agitazione psicomotoria dell’anziano, ecc.) e comunque di possedere effetti benefici in caso di insonnia. La pianta risulta utile inoltre nelle manifestazioni dolorose di origine nervosa quali cefalea, spasmi gastrointestinali, vomito ecc. Con la sua prescrizione si assiste ad un miglioramento di quadri dispeptici accompagnati da aerofagia, flatulenza e “piccola insufficienza epatica”.Risulta utile anche in caso di stati di tensione nervosa premestruale. Viene inserita dalla Food and Drug Administration americana nella lista GRAS (Generally Recognized as Safe). |
griffonia
Griffonia simplicifolia, è nota per il suo alto contenuto di 5-idrossitriptofano precursore della 5-idrossitriptamina o serotonina che è coinvolta in molti processi psicofisiologici, a partire dall’umore e sua stabilità, la qualità del riposo e del sonno, la scelta istintiva degli alimenti zuccherini. Nel climaterio a causa della deprivazione estrogenica e le relative ripercussioni sul corpo e sulla psiche, le donne tendono ad avere disturbi dell’umore. La griffonia, contenendo il precursore della serotonina già pronto (5HTP), che non deve quindi essere idrossilato per passare la barriera ematoencefalica (BEE), è da considerare una pianta da usare nei momenti più difficili e per periodi non troppo duraturi, per non far assuefare l’organismo al precursore della serotonina. L’aminoacido triptofano che si trova negli alimenti, viene infatti convertito in 5-idrossitriptofano da un enzima idrolasi specifico ed è consigliabile e opportuno che tali reazioni previste dalla natura vengano comunque favorite nell’ottica di una terapia di supporto ma non sostitutiva. |
boswellia
La gommoresina, conosciuta anche come olibano o incenso d’India, estratta dal tronco della Boswellia serrata Roxb. (Boswellia) fa parte della Farmacopea indiana e cinese e viene consigliata per curare processi infiammatori a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, delle vie respiratorie (azione antiasmatica), affezioni cutanee (psoriasi). Gli acidi boswellici, presenti nel fitocomplesso, agirebbero su citochine e leucotrieni manifestando in tal modo proprietà antiflogistiche utili per trattare non solo i dolori artrosici ma anche patologie auto-immuni come l’artrite reumatoide, la malattia de Crohn e la colite ulcerosa. È stato pubblicato uno studio condotto in doppio cieco controllato riguardante soggetti sofferenti di artrosi al ginocchio: l’estratto di boswellia si è dimostrato significativamente più efficace del placebo nel ridurre il dolore, migliorare la mobilità del ginocchio e nell’aumentare la distanza di marcia. L’effetto antiflogistico della gommoresina potrebbe sommarsi a quello di farmaci inibitori della sintesi dei leucotrieni eventualmente assunti da soggetti asmatici. |
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