n 4

L’alimentazione attuale è spesso sbilanciata verso il metabolismo di carboidrati e/o proteine e ciò si traduce in due alterazioni che incidono sull’omeostasi osteoarticolare: sovraccarico di sostanze cristalloidi e acidosi organica. Nel primo caso si ha in particolare l’accumulo di due prodotti: l’acido urico e l’acido ossalico. Uno è derivante in prevalenza da carni rosse e proteine animali, tendente a depositarsi sotto forma di urato monopodico sulla superficie di cartilagini e sinovie e nelle strutture periarticolari, con il conseguente scatenarsi di dolorosi disturbi flogistici (come l’artrite gottosa). L’altro è originato in genere dalla fermentazione dello zucchero che si converte in cristalli di ossalato di calcio i quali, non solo scatenano il rilascio di mediatori infiammatori, ma sottraggono calcio prezioso per le ossa. Nell’altra condizione si arriva alla demineralizzazione che si innesca quando il corpo cerca di correggere lo stato di acidosi in cui si trova sfruttando i minerali dei vari distretti organici e in primis quelli delle ossa (come sistema tampone): vanno quindi evitate diete troppo ricche di proteine e zuccheri e gli alimenti acidificanti (sale, caffè, alcool, bevande gassate), cibi troppo elaborati e carichi di condimenti e non bisogna neppure eccedere nel consumo di cereali raffinati, albume d’uovo e formaggi.
Bisogna fare attenzione a non privarsi di alcuni aminoacidi (alanina, arginina, acido glutammico, leucina, lisina e prolina) la cui assunzione è stata associata a una maggiore densità ossea. Specialmente nella seconda fase della giornata, quando il pH interno tende ad abbassarsi, è meglio prediligere l’immissione di alimenti alcalini (come frutta e verdura cruda, tuorlo d’uovo, ricotta e yogurt, fagioli e derivati della soia come tofu e tempeh, tuberi, germogli, alghe e olio extravergine di oliva spremuto a freddo): alcalinizzare la matrice extra-cellulare contribuisce a mantenere integro il tessuto connettivo di sostegno delle strutture osteoarticolari, neutralizzando sostanze di scarto provenienti dai processi organici e dalle tossine.
Con il passare del tempo il cibo influisce anche sulla comparsa di patologie degenerative di grande impatto sociale, quali artrite e artrosi (o meglio osteoartrosi perché interessa anche i capi articolari delle ossa): le cartilagini sono infatti estremamente suscettibili all’accumulo di sostanze pro-infiammatorie e tossine (come i coloranti e i conservanti alimentari) e fortemente condizionate da un adeguato regime alimentare. Flogosi, gonfiore e tumefazione sono manifestazioni classiche di artrosi e artrite (in particolare quella reumatoide, altamente deformante e invalidante). Inoltre da indagini cliniche si evidenzia una maggiore complessità etiologica dell’osteoporosi da inquadrare, non solo come una conseguenza della carenza e/o progressiva perdita di calcio, ma anche come una patologia infiammatoria scatenata da fattori ormonali (carenze estrogeniche, alterazioni degli ormoni tiroidei, quali cortisolo e paratormone), oltre che da neuropeptidi e mediatori pro-infiammatori liberati dal Sistema Nervoso Simpatico. Nel nostro regime alimentare non possono mancare quindi alcuni minerali ad azione rigenerante su ossa e articolazioni: il ferro entra in gioco in cofattori enzimatici per la sintesi del collagene che si può ottenere attraverso fonti eme, dove è presente in forma organica più facilmente assorbibile (ostriche, vongole e molluschi), e fonti non eme in cui si trova sotto forma di sali ionici Fe+2 e Fe+3 (cioccolato fondente, semi di zucca, broccoli, barbabietole, frutti essiccati, quali pesche, albicocche e fichi, e legumi, tipo lenticchie e fagioli); il rame, catalizzatore dei legami crosslinking di lisina e idrossiprolina per la sintesi di collagene (che è concentrato in mandorle, nocciole, uvetta, avocado, germe di grano, funghi secchi e cacao amaro); lo zinco, elemento richiesto per l’attivazione di enzimi come la fosfatasi alcalina, indispensabile per la mineralizzazione ossea o per la collagenasi la quale presiede all’organizzazione della struttura collagenasica osteoarticolare (contenuto in ostriche, vongole, arachidi, pinoli e nei semi di sesamo e zucca); il silicio (rintracciabile in forma organica in cipolle, bietole, fagiolini, segale, avena e miglio). Durante l’invecchiamento si osserva un progressivo danneggiamento delle strutture di sostegno del derma, in particolare delle fibre collagene ed elastiche, che determinano un peggioramento costante della tonicità della pelle la quale appare più sottile e lassa. Gli alimenti tonificanti aumentano l’elasticità dell’epidermide e riducono il numero e la profondità delle rughe. Tali sostanze possono agire per via diretta, stimolando l’attività metabolica dei fibroblasti e promuovendo la biosintesi delle fibre collagene e di quelle elastiche, oppure per via indiretta, riducendo l’attività degli enzimi responsabili della degradazione di esse. Un ruolo sostanziale è ricoperto dalle vitamine A e C: la prima concorre in modo significativo alla rigenerazione dei tessuti (riscontrabile in albicocche, carote, zucca e pomodori); la seconda stimola la formazione di collagene, supportando la parte fibrosa di ossa e cartilagini (presente in kiwi, agrumi, fragole, lattuga, radicchio, prezzemolo e peperoncino).

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cute
apparato emuntorio
apparato mioarticolare
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centella

Trova utile indicazione nelle patologie di natura circolatoria in quanto si è dimostrata in
grado di migliorare il trofismo vascolo-connettivale, ripristinando col tempo l’equilibrio
emodinamico a livello del sistema micro-vasculo-tissutale.Nel suo fitocomplesso sono
presenti derivati triterpenici dotati di peculiari proprietà modulatrici sullo sviluppo del
tessuto connettivo

MSM

Il metilsulfonilmetano è un
supplemento dietetico usato singolarmente
o in combinazione con
altri nutraceutici nel trattamento
delle artriti. Assunzioni di questa sostanza per 3 mesi in pazienti con OA al ginocchio, hanno prodotto leggeri miglioramenti
nel dolore e nella funzione articolare.
Debbi EM. et al. Efficacy of
methylsulfonylmethane supplementation
on osteoarthritis of the knee: a randomized
controlled study. BMC Complement Altern
Med. 2011 Jun 27;11:50.

condroitina e glucosamina

Glucosamina e condroitin
solfato sono componenti
costitutivi essenziali della cartilagine
articolare. I diversi studi tuttavia
sulla loro efficacia nel trattamento
di OA, tendono a evidenziare
miglioramenti nei confronti
del placebo.

Boswellia

La gommoresina della Boswellia, estratta dal tronco di questo
grande albero originario dell’India, fa parte della farmacopea ufficiale
di India e Cina. La medicina tradizionale ayurvedica (India) le
attribuisce proprietà antinfiammatorie utili per il trattamento del
dolore artrosico, dell’infiammazione del tratto digestivo e del tratto
respiratorio (azione antiasmatica: proprietà broncodilatatrici) e di
varie dermatiti. Nella medicina tradizionale cinese è usata per trattare
il dolore reumatico e mestruale. Gli acidi boswellici presenti
nel fitocomplesso agirebbero su citochine e leucotrieni manifestando
in tal modo proprietà antiflogistiche utili per trattare non solo i
dolori artrosici, ma anche patologie autoimmuni
come l’artrite reumatoide,
la malattia di Crohn e la colite ulcerosa.
Sono in corso studi clinici
che confermino la validità di
tali indicazioni.

curcuma

La curcumina modula i processi infiammatori con azione multi-target graduale, senza irritare le pareti gastriche e intestinali e senza provocare in alcun modo effetti indesiderati. La gradualità dell’azione antinfiammatoria e antidolorifica rende la curcuma particolarmente indicata a trattare il dolore cronico e in particolare le condizioni caratterizzate da forte flogosi e stress ossidativo. Visto che il picco di attività si esprime intorno al 15° giorno dall’inizio dell’assunzione non è adatta al trattamento del dolore acuto. Interessante anche il potenziale utilizzo nello sportivo, che troppo spesso abusa di fans e antidolorifici. La curcuma sembra in grado di ridurre il DOMS senza interferire con i normali processi di riparazione tissutale. La curcumina è controindicata in gravidanza e deve essere utilizzata con supervisione medica nei pazienti in trattamento con anticoagulanti orali.
La ricerca scientifica ha messo in evidenza una possibile azione sinergica della curcuma con altre sostanze bioattive vegetali con proprietà antiossidanti. Allo stesso modo le Vitamine C e E possono supportare l’azione della curcumina sostenendo la salute delle articolazioni, delle cartilagini e dei legamenti.
Botanicamente la Curcuma, appartiene alla famiglia
delle Zingiberacee, cui fanno parte anche lo zenzero
e il cardamomo. La droga, che è di un bel colore dorato,
si ricava dal rizoma (parte del fusto sotterraneo
della pianta Curcuma longa che viene schiacciato e polverizzato).
La curcumina è il principale componente
biologicamente attivo del turmerico, ma la pianta
contiene centinaia di componenti, cui sono state attribuite
oltre 300 attività biologiche diverse, per es.
almeno 20 componenti possiedono una provata azione
antibatterica. La curcumina ha inoltre mostrato di
possedere altre attività di estremo interesse, tra cui
quelle anticoagulanti, antitrombotiche, antipertensive,
antinfiammatorie, antidiabetogene, ipocolesterolemizzanti,
antiossidanti, antivirali ed epatoprotettive.
La proprietà antiossidante è 300 volte superiore a
quella della vitamina E ed è molto più efficace della
vitamina C, protegge il DNA dalla perossidazione lipidica
con una percentuale dell’85%, rispetto al beta
carotene 50%, e la vitamina E 57%.

equiseto

Pianta ricca in silicio, oligoelemento che contribuisce ad assicurare la solidità scheletrica
e la plasticità della cartilagine. Oltre all’azione rimineralizzante, esercita anche un’azione
drenante (contrasta la ritenzione idrica). La pianta è segnalata, oltre che per l’attività diuretica che si esplica senza modificazioni
nell’equilibrio degli elettroliti, per la capacità nello stimolare il metabolismo in generale,
una proprietà che risulta preziosa. Si ricorda, inoltre, che la
pianta è particolarmente ricca in silicio, ad azione rimineralizzante

collagene

In uno
studio su modello animale di OA indotta,
assunzioni orali di Lactobacillus
casei, associate con collagene
di tipo II e glucosamina, hanno
ridotto il dolore, le risposte infiammatorie
e la degradazione della cartilagine
articolare. La supplementazione
sarebbe in grado di attenuare
l’espressione genica di alcune cito- antinchine
pro-infiammatorie tra cui IL-1􀁇,
IL-2, IL-6, IL-12, IL-17, facendo inoltre
diminuire la produzione di altre sostanze
infiammatorie quali TNF-􀁆, interferone e MMP-1, MMP-3 e MMP-
13 con aumento invece di interleuchine
antinfiammatorie come IL-4 e IL-
10. (20)20. So JS. et al. Lactobacillus casei enhances
type II collagen/glucosamine-mediated
suppression of inflammatory responses in
experimental osteoarthritis.

omega 3

Supplementazioni
di grassi polinsaturi , presenti
nel pesce azzurro, semi oleaginosi
(noci) e semi di lino generalmente
si associano ad attività protettive
nei confronti di malattie degenerative
tra cui quelle OA. Uno studio clinico multicentrico coreano ipotizza
comunque che assunzioni di 􀁜-3
(2,090 g di EPA e 1,165 g di DHA),
per 4 mesi, possano avere effetti protettivi
nell’artrite reumatoide solo in
pazienti con peso corporeo superiore
ai 55 kg.

artiglio del diavolo

Le radici secondarie di Artiglio del diavolo sono tradizionalmente
utilizzate nel trattamento sintomatico delle manifestazioni articolari
dolorose e della lombalgia in quanto mostrano azione antiflogistica
e manifestano un’influenza significativa sulla rigidità
muscolare, in particolare a livello lombare. I preparati a base
di Artiglio del diavolo sono considerati “come utile sostegno
alla terapia medica” in quanto attenuano il dolore e
migliorano la mobilità articolare. Tali proprietà sono
state confermate dalla Commissione E della Sanità
tedesca e dall’ESCOP. Sono numerosi gli studi clinici
e le review pubblicate che ne confermano l’efficacia
e che sostengono che può rappresentare
un’opzione seria per il trattamento delle forme
lievi o moderate di artrosi.

ribes nero

Le foglie di Ribes sono tradizionalmente impiegate, per le proprietà depurative e l’attività
blandamente antinfiammatoria, nella formulazione di tisane e composti galenici atti a
trattare le forme dolorose a carico dell’apparato muscolo-scheletrico

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Costruiamo qualcosa insieme.


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