n 3

È indispensabile sviluppare una corretta microflora intestinale, sia con i giusti prebiotici contenuti in frutta, verdura, cereali integrali e legumi capaci di fornire il substrato corretto per i microrganismi, sia introducendo nell’intestino batteri “amici” con la regolare assunzione di yogurt, kefir e crauti. Un’alterazione di essa contribuisce allo sviluppo e alla comparsa di diverse patologie. Il corpo umano è abitato da una complessa varietà microbica tanto che si parla del microbiota e microbioma dell’intestino. Il primo termine identifica la popolazione microbica: i batteri, virus o miceti che vivono all’interno del sistema digerente. Il secondo è l’insieme di tutti i geni presenti nel microbiota e delle interazioni che avvengono tra le varie specie di microrganismi che lo compongono. L’ “organo” microbiota ha un terzo della flora in comune con la maggior parte delle persone, mentre i suoi due terzi sono specifici e individuali per ciascuno di noi. Aiuta la digestione e l’assorbimento di alimenti che stomaco e intestino tenue non sono stati in grado di degradare e assimilare, determina la produzione di alcune vitamine (B e K), ha un ruolo importante nel combattere aggressioni da parte di altri microrganismi (mantenendo l’integrità della mucosa intestinale) e nel sostenere lo sviluppo del sistema immunitario. Una flora intestinale sana ed equilibrata è fondamentale per garantire il corretto funzionamento dell’apparato digerente. Il microbiota umano è estremamente sensibile alle variazioni di alimentazione (addirittura nell’arco di pochi giorni). Un regime prevalentemente a base di proteine animali (carni, uova e formaggi) comporta un aumento dei microrganismi biliari-tolleranti e una diminuzione dei livelli di quelli che metabolizzano i polisaccaridi dei vegetali (cereali integrali, legumi, frutta e verdura). Il microbioma intestinale può rispondere rapidamente al cambiamento di cibi agevolando potenzialmente la diversità di stili di vita alimentari umani. Esiste un legame tra microbiota e la sua facoltà di determinare quei fattori che sono alla base della Sindrome Metabolica, una malattia caratterizzata da molti sintomi: dalla dislipidemia (con elevati valori di trigliceridi plasmatici e bassi livelli di colesterolo HDL) all’ ipertensione, all’adiposità centrale, al diabete e all’insulino-resistenza. I batteri infatti possono influenzare le vie metaboliche modulando l’estrazione di energia, l’infiammazione e la sazietà e portando inevitabilmente allo sviluppo di obesità. In tali casi troveremo una popolazione di microrganismi atti a ridurre l’ossidazione degli acidi grassi, aumentare la flogosi, favorire la formazione di acidi grassi saturi, ma anche a diminuire la produzione di butirrato, determinando una crescita della refrattarietà insulinica (questo non avverrà nel soggetto che ha un assetto microbico in grado di evitarlo). Un’altra funzione del microbiota è la detossificazione, se pensiamo all’incredibile quantità di inquinanti (metalli pesanti, additivi e conservanti, veleni chimici, pesticidi agricoli) che inavvertitamente ingeriamo ogni giorno. I batteri intestinali hanno una gran parte del merito: una numerosa varietà di microrganismi garantisce la presenza di specie o di ceppi capaci di usarli per il proprio nutrimento e di coniugare e rendere innocuo il maggior numero delle sostanze aggressive immesse. In pratica essi assorbono la tossina, la impiegano per i propri scopi e poi la rimuovono attraverso la sua morte o uscita per via fecale oppure, dopo averla resa innocua, le permettono di essere assimilata dal corpo senza più rischi. In entrambe le situazioni l’organismo viene disintossicato grazie ai microbi. Va detto però che esistono dei gruppi di batteri idonei a eliminare ogni tossina, esistenti in misura minima (ma indispensabili, perché devono detossificare quell’unica volta in cui verrà assunto del cadmio, piuttosto che i vapori di un solvente). Se un ciclo di antibiotici cancella la maggior parte di quelli presenti, è probabile che se ne formino di nuovi costituiti da poche specie, spesso le più violente. Se i batteri in grado di rimuovere un certo tipo di veleno erano pochi, possiamo stare certi che, a seguito di una sola cura mirata, il nostro intestino sarà scoperto nei confronti di quella specifica sostanza tossica perché quei preziosi microrganismi non ci saranno più. I legami tra microbiota e sistema nervoso sono diversi: la deprivazione del sonno ha effetti sulla sua composizione e il cambiamento della flora può portare alla trasformazione dei neurotrasmettitori prodotti e quindi del tono neurologico. Il contatto con degli stressori causa il rilascio di corticosteroidi i quali, agendo sulle cellule del sistema immunitario enterico, modificano la permeabilità della parete dell’intestino e facilitano fenomeni di passaggio di batteri o elementi dal lume intestinale. D’altro canto il microbiota può far mutare il comportamento dell’ospite. Esistono anche evidenze preliminari dell’associazione con la depressione e l’ansia. I meccanismi d’azione ipotizzati tra microbiota e SNC (Sistema Nervoso Centrale) sono di tipo immunitario, endocrino e neurologico: è possibile che i batteri interagiscano con il sistema nervoso enterico e causino il rilascio di citochine, le quali possono funzionare da neutotrasmettitori e modificare la funzione cerebrale. Si può verificare anche che stimolino direttamente le cellule della parete intestinale e provochino nel sistema enteroendocrino (cellule enteroendocrine ed enterocromaffiniche) un rilascio di peptidi, i quali attivano le terminazioni nervose intestinali e influenzano l’apparato neurologico centrale (infatti il 90% della serotonina prodotta nel corpo umano è originata dall’intestino). Infine è possibile che sia il batterio stesso a emettere dei neurotrasmettirori o dei loro precursori i quali agiranno direttamene sul sistema nervoso. Il microbiota può condizionare il metabolismo, l’appetito, la tendenza all’accumulo o al consumo: usa le proteine che introduciamo con il cibo per produrre peptidi in grado di azionare neurotrasmettitori capaci di orientare il nostro cervello a ricercare esattamente quei nutrimenti che giovino alla propria specie batterica. I mezzi utilizzati sono di due tipi: da un lato vengono prodotti peptidi che inducono la voglia di alimenti con le caratteristiche più appropriate (salati, zuccherati, amilacei, proteici), dall’altro vengono generati quelli idonei a interagire con i centri del piacere, stimolando così un desiderio specifico di quel determinato cibo (è il caso delle cosiddette caseomorfine derivate dalla caseina di latte e formaggi o delle gluteomorfine dal frumento). Recenti ricerche hanno anche evidenziato alcuni ceppi batterici atti a indurre indirettamente ingrassamento o, al contrario, a favorire il mantenimento del pesoforma ideale. I meccanismi possono essere diversi: un’abbondanza di Firmicutes (batteri specializzati in una efficiente demolizione degli amidi) agevola un’estrazione enorme di zuccheri da alimenti non particolarmente digeribili. Una grande quantità di queste specie (o un rapporto sfavorevole tra Firmicutes e Bacteroides) può dare origine a uno sgradito accumulo di calorie. Altre tipologie invece possono sollecitare un iperconsumo di alcuni nutrimenti ingrassanti e altri ancora dare vita a peptidi che suscitano appagamento e dipendenza nei confronti di pizza, cioccolata, pastasciutta, salumi e così via. C’è la necessità di tenere sotto controllo queste categorie con altre (come Bacteroides, Prevotella, Lactobacillus, Bifidobacterium) in grado sia di frenare quelle meno favorevoli sia di creare peptidi (o acidi grassi a catena corta) che ci spingano verso comportamenti alimentari più sani.

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apparato emuntorio
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funzionalità intestinale, flora batterica intestinale, mucosa gastrointestinale, parassitosi intestinali, vermifugo, vermi intestinali, ascaridi

pompelmo seme

I Semi di pompelmo sono caretterizzati da Azione antibatterica, antivirale, antiossidante e decongestionante, rappresentano un potente effetto barriera del sistema immunitario. I semi di pompelmo sono ricchi di bio-flavonoidi come l’esperidina, il canferolo e, soprattutto, la naringina. Quest’ultima viene
trasformata dalla microflora a livello intestinale in naringenina e successivamente assorbita.

aglio

Il meccanismo con il quale l’Aglio possa contribuire al miglioramento dell’efficacia della terapia anti-Helicobacter non è ancora
chiarito, la cosa interessante è tuttavia la sua conferma.
Probabilmente giocano un ruolo importante sia l’effetto antinfiammatorio (l’allicina ad esempio inibisce l’attivazione di NF-Kβ, e la produzione di TNF-α) e antiossidante, sia l’effetto sul microcircolo con aumento
dell’ossido nitrico e protezione dell’endotelio. Risultato finale: aumento di eradicazioni e delle guarigioni di ulcere. Le proprietà antimicrobiche dell’allicina sono note sia per l’uso empirico che ne è sempre stato fatto, sia per conferme di carattere scientifico più recenti. E, contrariamente al comune buonsenso (come quello ad esempio di evitare aglio e oli essenziali in presenza di ulcere peptiche), studi clinici recenti condotti, dopo prove in vitro, su soggetti con infezione da H. pylori, hanno consentito di provare
come l’allicina possa essere somministrata in sinergia
con la terapia convenzionale. Oltre agli studi clinici sono state pubblicate revisioni della letteratura con metanalisi, che hanno consentito di esaminare studi
omogenei nei metodi e trarne conclusioni di efficacia quali e quantitative. Recenti revisioni della letteratura
hanno consentito di analizzare gli studi che includevano l’allicina come trattamento aggiuntivo per l’infezione da H. pylori. I gruppi trattati con allicina
hanno mostrato un tasso di eradicazione superiore al
90%, e anche un tasso più elevato di guarigioni e di remissioni totali delle ulcere peptiche.

probiotici

Relazione tra flora intestinale e sistema immunitario
L’intestino non svolge unicamente la funzione di assorbimento
degli alimenti, ma costituisce il principale organo immunitario, in quanto ospita oltre il 60% delle cellule immunocompetenti. Tale concentrazione è la conseguenza della necessità di presidiare la grande superficie
intestinale, potenziale porta di accesso di sostanze
nocive provenienti dal mondo esterno. La flora intestinale svolge un ruolo fondamentale nella modulazione della risposta immunitaria difensiva sia a livello intestinale che generale. Quando una sostanza estranea
o antigene supera la mucosa intestinale si trova di fronte alla cellula M che a sua volta la presenta alle cellule immunitarie o linfociti T helper che si trovano in una condizione quiescente (Th0). I linfociti T passano in tal modo da uno stato di quiescenza a una condizione di risposta immunitaria che può esprimersi secondo tre diverse modalità:
• Risposta Th1
I linfociti T helper 1 una volta attivati stimolano la produzione
di immunoglobuline A (IgA) che ricoprono la sostanza estranea e la distruggono. Questo tipo di risposta
difensiva viene attivata in caso di infezione microbica,
virale o parassitaria.
• Risposta Th2
L’attivazione dei linfociti T helper 2 sviluppa una reazione
nfiammatoria con liberazione di immunoglobuline E (IgE), le quali possono indurre fenomeni allergici
quando sono prodotte in eccesso o se perdurano a lungo.
• Risposta Th3
I linfociti T helper 3 attivati favoriscono una risposta di
regolazione. I probiotici condizionano la direzione della risposta immunitaria
orientando le cellule TH0 in una delle tre direzioni,
favorendo soprattutto la risposta di regolazione. Le funzioni del microbiota: difesa e tolleranza immunitaria La prima linea di difesa contro i patogeni intestinali è costituita dalla risposta immunitaria innata, che si basa sulla presenza, a livello mucosale, di cellule sentinella presentanti l’antigene (Antigen Presenting Cells – APC), principalmente le cellule dendritiche (DC), ma anche macrofagi e cellule epiteliali mucosali. Queste importantissime cellule hanno un sistema di recettori chiamati PRR (Pathogen related receptors, tra cui i recettori Toll-like (TLR) e tipo NOD), nati per riconoscere molecole specifiche associate ai microrganismi (MAMPs). Si tratta di una sorta di lettori di codice a barre, situati sia sulle membrane che nel citoplasma, che, dopo aver rilevato i MAMPs microbici (i frammenti di acidi nucleici sono le molecole paradigmatiche), avviano le risposte infiammatorie indirizzate a eliminare gli invasori patogeni.
La scoperta del fenomeno che oltre ai microbi patogeni anche i commensali del microbiota possano interagire con il sistema immunitario ospite attraverso ligandi simili ai MAMPs, è stata dirompente e ha suscitato la domanda su come faccia il sistema immunitario dell’ospite a differenziare patogeni da commensali all’interfaccia della mucosa intestinale, evitando quindi l’innesco di reazioni infiammatorie inappropriate verso la flora intestinale o i nutrienti alimentari.
Per aggirare questo problema, l’ospite implementa una serie di meccanismi per il mantenimento dell’omeostasi d’organismo, il principale dei quali è la capacità delle cellule sentinella, primo punto di contatto tra commensali intestinali e sistema immunitario, di presentare antigeni innocui sia self che non-self in modo da promuovere la tolleranza immunitaria, piuttosto che la reazione immune infiammatoria. In breve, le DC sono in grado di innescare 2 stati apparentemente opposti, quelli di tolleranza e di immunità a seconda delle diverse condizioni del microambiente che, a livello intestinale, è pesantemente condizionato dalla presenza del microbiota. Nel primo caso, DNA derivato dal microbiota, infatti, agirebbe come un adiuvante naturale, riconosciuto da specifici TLR, per l’avvio di risposte immunitarie protettive mediante la modulazione del rapporto tra cellule T-regolatrici (T-reg) e T-effettrici nei siti di interfaccia con l’ambiente esterno, dove il sistema immune di mucosa (MALT) è enormemente rappresentato. Inoltre, la capacità immunomodulatoria del DNA di una determinata specie batterica sembra correlato con la frequenza dei motivi ad attività immunosoppressiva. Per esempio, oligonucleotidi di DNA delle specie Lactobacillus, insieme a quelli di vari probiotici, sono ricchi in motivi soppressivi in grado di inibire l’attivazione delle DC all’interno della lamina propria dell’intestino, limitando quindi l’infiammazione e la colite attivate da agenti patogeni. Certe specie di Clostridi posseggono la capacità di indurre il TGF-ß nelle cellule epiteliali intestinali per intensificare il successivo accumulo di cellule producenti IL-10 (iTreg). Anche i batteri filamentosi segmentati (SFB) possiedono effetti immunostimolatori, inclusa l’induzione di sIgA (immoglobulina A di superficie), la maturazione postnatale del tessuto linfoide associato all’intestino e la stimolazione del compartimento delle cellule T, mentre Bacteroides thetaiotaomicron sarebbe in grado di stimolare l’angiogenesi.
I meccanismi predominanti con i quali le DC immature (iDC), presenti in tutti i tessuti periferici, inducono e mantengono la tolleranza periferica comportano quindi la generazione di T-reg da cellule T naïve, l’espansione di T-reg preesistenti, la produzione di IL-10 e altre citochine immunomodulatorie e la promozione di anergia o deplezione delle cellule T. Le cellule T regolatorie (Tregs) sono cellule T specializzate con attività immunosoppressive, nei 2 sensi, a monte verso le cellule dendritiche (DC) e a valle verso le cellule effettrici. Grazie a questi meccanismi si viene quindi a creare uno stato di iporesponsività nei confronti dei commensali e degli antigeni alimentari che viene comunemente chiamato tolleranza immunitaria e tolleranza orale.
Al contrario, in presenza di patogeni, le stesse DC immature (iDC), sono in grado di riconoscere antigeni specifici, quali i frammenti di DNA batterico di microrganismi patogeni, come segnali microbici di attivazione, innescando la loro conversione in DC mature negli organi linfatici secondari, che, a loro volta promuoverebbero una cascata di segnali che porta alla produzione di citochine proinfiammatorie e interferone tipo 1, fattori solubili che coordinano le risposte immuni di tipo precoce innato e sequenziale adattivo, indirizzando la cellula T verso la risposta immune difensiva. Prese insieme, tutte queste evidenze sottolineano l’importanza della diversità nella composizione del microbiota commensale nell’intestino umano al fine di modulare l’immunità dell’intestino ospite. Inoltre, molte evidenze dimostrano che il microbiota intestinale possa indurre effetti modulanti anche mediante alcuni metaboliti prodotti, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), acetato, propionato e butirrato, o altre sostanze, che servono come molecole di segnale per la comunicazione inter-batterica. Si è recentemente dimostrato che il butirrato possiede effetti immunomodulatori sui macrofagi intestinali attraverso la soppressione di NF-κB, è in grado di indurre la chemotassi dei neutrofili e alterare la composizione dello strato di muco inducendo la sintesi della mucina, attenuare la traslocazione epiteliale batterica, migliorare la barriera intestinale aumentando l’assemblaggio delle tight junction e, infine, esercitare attività anti-carcinogenetica, sottolineando l’importanza dei segnali chimici tra microbi e ospite.

tanaceto

Tanacetum parthenium (L.) Sch.Bip (Asteraceae), Partenio è tradizionalmente usato per
emicranie e dolori artritici, per il suo effetto antinfiammatorio e antiemicranico, effetto
legato alla presenza di lattoni sesquiterpenici, tra i quali i partenolidi.I meccanismi d’azione dell’estratto potrebbero comprendere: inibizione della contrazione della muscolatura liscia; interruzione della catena di eventi che porta all’emicrania: inibizione dell’aggregazione piastrinica, rilascio di istamina e di 5-HT dalle piastrine, inibizione della COX-2, riduzione della sintesi di TNF-alfa, IL-1, leucotrieni e prostaglandine; interferenza con la fosfotomatico e con la 5-LOX. Il crisantenil acetato inibisce la sintasi prostaglandinica in vitro e sembra possedere proprietà analgesiche

probiotici

I PROBIOTICI POSSONO RIDURRE IL DOLORE ADDOMINALE
AGENDO SUI RECETTORI MU-OPPIOIDI
In uno studio clinico realizzato recentemente la combinazione di probiotici ha ridotto il sintomo del gonfiore in pazienti con disturbi funzionali intestinali; un effetto più evidente è stato registrato in coloro che soffrivano di dolore addominale. Nello studio (in doppio-cieco e a due braccia) sono state coinvolte 20 donne (età compresa fra 17 e 80 anni) con dolore addominale di grado compreso fra lieve e moderato. Prima e dopo il consumo dei probiotici sono state fatte biopsie del colon con valutazioni
mRNA e di immunostaining (tecniche per colorare specifiche proteine). Le pazienti hanno inoltre tenuto diari dei sintomi per i 7 giorni prima di iniziare la terapia probiotica
e per gli ultimi 7 giorni di terapia. Dalla sperimentazione è emerso nel colon l’espressione di mRNA e proteine MOR, così come la segnalazione a valle. In contrasto, l’espressione di CB2 è risultata diminuita. Entrambi i gruppi di trattamento
presentavano un trend verso il miglioramento dei sintomi, Questo studio individua un possibile meccanismo d’azione con cui i probiotici modulano la sensazione di dolore negli esseri umani.
I probiotici possono aiutare a eliminare lo stafilococco aureo I batteri ‘buoni’, come quelli presenti nei probiotici (del genere Bacillus),
aiutano a eliminare lo Stafilococco aureo, che può causare gravi infezioni per la resistenza agli antibiotici, evitando che quelli cattivi possano crescere
nell’intestino e nel naso. È questa la scoperta a cui sono giunti i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), grazie
alla collaborazione delle tailandesi Mahidol University e Rajamangala
University of Technology. Una delle strategie per prevenire le infezioni da stafilococco è eliminarne le colonizzazioni. È proprio su questo che i Bacillus agiscono. “I probiotici spesso sono raccomandati come integratori alimentari per migliorare la salute dell’apparato digerente”, ha detto Anthony S. Fauci,
direttore del Niaid. “È uno dei primi studi che descrive il modo in cui
possono lavorare per dare benefici alla salute. La possibilità che i Bacillus potrebbero essere un’efficace alternativa al trattamento antibiotico per
alcune condizioni è scientificamente intrigante e sicuramente degna di
ulteriori studi”
PRINCIPALI INDICAZIONI
PER L’USO DEI PROBIOTICI
• Dopo le terapie antibiotiche
• Durante i viaggi quando cambiano le condizioni igieniche e alimentari
• Per riequilibrare l’organismo dopo disordini alimentari
• Per ripristinare la regolarità intestinale
• Per sostenere le difese immunitarie
• Nella stanchezza cronica
• In presenza di disturbi dovuti a intolleranze alimentari
• In caso di afte recidivanti
• Quando la produzione di muco è eccessiva e nelle manifestazioni catarrali
• Nei cambi stagionali e in particolare all’inizio della primavera e dell’autunno
• In presenza di sintomi che esprimono una condizione di disbiosi (alitosi,
meteorismo, tensione dolorosa addominale, alterazione del transito
intestinale)
• Durante e dopo un’influenza con complicazioni gastrointestinali
• Nei casi di cistite e vaginite secondarie a contaminazione intestinale

uncaria

Alla corteccia del fusto e delle radici di piante adulte di Uncaria tomentosa sono attribuite proprietà immunomodulanti, antivirali, antiossidanti39 e adattogene40 Alla pianta sono riconosciute anche proprietà antiflogistiche e antalgiche utili per trattare dolori di origine infiammatoria: tale azione sarebbe da attribuire alle proprietà antiossidanti in grado di inibire la “cascata” infiammatoria. La sua somministrazione come preventivo nei riguardi delle patologie invernali potrebbe essere particolarmente indicata in soggetti sofferenti di artrite reumatoide e artriti in genere. Alcuni studi effettuati hanno dimostrato che gli alcaloidi presenti nel fitocomplesso sono in grado di determinare attività immunostimolante e immunomodulante che si traduce in un aumento della fagocitosi da parte dei macrofagi. I principi attivi dell’Uncaria tomentosa sembrano risultare efficaci nel contrastare l’azione della DNA-polimerasi e della transcriptasi inversa implicati nella replicazione dei virus.

probiotici

PSICOBIOTICI: PROBIOTICI E SALUTE MENTALE
La relazione fra microbiota e alterazioni/malattie della sfera psicologica e psichiatrica è
stata osservata da tempo ma, in passato, è stata poco considerata e studiata. Negli ultimi anni è mersa invece un’attenzione crescente in questo campo. Dinan e colleghi hanno definito psicobiotico “un organismo vivo che, quando ingerito in adeguate quantità, produce un beneficio per la salute in pazienti affetti da malattia psichiatrica.” Queste classi di
probiotici sono in grado di produrre e di fornire sostanze neuroattive come l’acido gammaamminobutirrico
e la serotonina che agiscono sull’asse cervello-intestino. Sul piano preclinico, una serie di valutazioni fatte nei roditori suggeriscono che alcuni psicobiotici possiedono attività antidepressiva e ansiolitica. Gli effetti possono essere mediati attraverso il nervo vago, il midollo spinale o sistemi neuroendocrini. L’ambito di studio più vicino all’area
psichiatrica ha riguardato pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, in cui sono stati riportati effetti positivi per un certo numero di organismi come Bifidobacterium infantis.
Dalla letteratura finora pubblicata si può ricavare che ci sono prove emergenti che questi batteri possono alleviare i sintomi della depressione e la sindrome da affaticamento cronico.
Questi effetti possono essere correlati alle azioni anti-infiammatorie di alcune psicobiotici e alla loro capacità di ridurre l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. (Dinan 2013). Wall e colleghi dopo aver riferito per i psicobiotici una serie di vie d’azione (a quelle sopra richiamate
aggiungono catecolamina e acetilcolina) coinvolte nell’”alterazione della mente” osservano che questi batteri probiotici possono rappresentare una potenziale strategia terapeutica nella prevenzione e/o trattamento di alcune condizioni neurologiche e neurofisiologiche (Wall R. 2014). Tang e colleghi osservano che recenti evidenze hanno documentato le forti influenze che il microbiota ha sull’attività cerebrale; si soffermano poi sul ruolo che i probiotici hanno nello sviluppo neurologico del bambino e delle conseguenze potenzialmente deleterie dell’abuso di antibiotici che, alterando il microbiota, possono compromettere il neuro-sviluppo del bimbo e, conseguentemente, essere causa o concausa dell’emergere di futuri problemi di salute mentale (Tang F. 2014). Infine la disfunzione dell’asse microbioma-intestino-cervello è risultata implicata nei disturbi legati allo stress come la depressione, l’ansia e la sindrome
dell’intestino irritabile (Borre e al 2014). Questo insieme di evidenze e il quadro complessivo
di conoscenze che stanno delineando potrebbe portare a individuare nuove risorse a
beneficio della salute mentale.
i Probiotici, microrganismi in grado
di potenziare i meccanismi di difesa
immunitari, possano risultare utili
nella prevenzione dei processi infettivi acuti del tratto respiratorio suli periore, riducendo la frequenza e la durata media degli episodi, l’uso di antibiotici e l’assenza scolastica dovuta alla malattia.
Probiotici, microrganismi in grado di potenziare i meccanismi di difesa immunitari, possano risultare utili nella prevenzione dei processi infettivi acuti del tratto respiratorio superiore, riducendo la frequenza e la durata media degli episodi, l’uso di antibiotici e l’assenza scolastica dovuta alla malattia. Lo Zinco, presente in carne, cereali, latte e loro derivati esercita una forte influenza sul sistema immunitario. Il minerale mantiene l’efficienza immunitaria cellulo-mediata e umorale e contrasta lo stress ossidativo influenzando l’attività di enzimi tra cui superossido-dismutasi. Malgrado alcune differenze nei risultati, supplementazioni orali di zinco sarebbero in grado di ridurre nei bambini l’incidenza di infezioni alle vie respiratorie, nonchè morbilità e mortalità dovute a infezioni acute. Negli adulti, le suddette integrazioni migliorano la risposta immunitaria alle infezioni e proteggono dai danni indotti dallo stress ossidativo limitando, attraverso la modulazione dei fattori di trascrizione coinvolti nell’espressione genica, la produzione di citochine infiammatorie e molecole di adesione.

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Costruiamo qualcosa insieme.


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