Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
Le malattie cardiovascolari costituiscono nel mondo occidentale la principale causa di morbilità, mortalità e disabilità, e sono tra le principali patologie che hanno una rilevante incidenza sulla spesa sanitaria. Sono favorite da una serie di fattori di rischio cardiovascolare, quali l’obesità, il diabete, il fumo di sigaretta, le dislipidemie e la sindrome metabolica. Si può affermare che una patologia ha una genesi multifattoriale, quando riconosce un substrato genetico sul quale si inscrivono dei fattori ambientali, che la possono far sviluppare. L’individuo può avere una sua predisposizione genetica, più o meno pesante, che dipende dal patrimonio genetico ereditato dai propri genitori. È evidente che se la predisposizione genetica è particolarmente importante, basta una ridotta presenza di fattori ambientali per far sviluppare la patologia, ma è anche vero il contrario, cioè che la patologia può svilupparsi anche in chi ha una tenue predisposizione genetica, quando il peso ambientale è considerevole. La prima e più efficace misura preventiva/curativa è rappresentata da uno stile di vita corretto, che implica una dieta equilibrata, una regolare attività fisica e l’abolizione dell’abitudine al fumo. Le Erbe medicinali selezionate hanno effetti su più fattori di rischio cardiovascolare grazie ad un’attività ipocolesterolemizzante, un’importante azione antiaritmica mediante una stabilizzazione delle membrana dei miociti cardiaci, ha effetti positivi sia sulla pressione arteriosa sia sull’aggregazione piastrinica e sulla riduzione della insulino-resistenza. |
apparato emuntorio apparato cardiovascolare |
ipertensione , distretto arterioso, malattia cardiovascolare, Coronarie, Cardiopatia, ischemica, Angina pectoris, Infarto del miocardio, Scompenso cardiaco, Arterie cerebrali, Malattia cerebrovascolare, Attacco ischemico transitorio, Stroke ischemico, Arterie arto inferiore, Malattia vascolare periferica, Claudicatio intermittens, ischemia critica degli arti inferiori, ictus, cardiopatie ischemiche, pressione arteriosa (PA), pressione sistolica, pressione diastolica, l’ipertensione arteriosa, disordine emodinamico aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica e retinopatia, patologie coronariche, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, insufficienza renale, ipoperfusione degli organi vitali |
tè verde
L’EGCG è una catechina, cioè un componente polifenolico, abbondantemente presente nel tè verde. che svolgerebbe, oltre a una azione sul peso corporeo, anche attività antiossidante, riduzione della insulino-resistenza, capacità ipolipemizzante e addirittura anche proprietà antineoplastiche. L’EGCG è anche in grado di aumentare la termogenesi e di indurre sazietà. Sono poi stati documentati effetti sulla insulinoresistenza, una protezione contro l’ossidazione, soprattutto delle LDL, e un maggiore rilascio di monossido d’azoto (NO) da parte dell’endotelio. In altri termini, l’EGCG avrebbe azioni positive un po’ su tutta la sindrome metabolica, a cominciare dalla riduzione del peso corporeo. |
aglio
Secondo l’OMS può essere utile nel trattamento dell’ipertensione di tipo lieve e, unitamente alle misure dietetiche, nel trattamento dell’ipercolesterolemia, nell’ipertrigliceridemia e nella prevenzione delle patologie vascolari associate all’invecchiamento (aterosclerosi). Viene riportato anche un blando effetto ipoglicemizzante. Sono segnalate modiche proprietà antiaggreganti piastriniche e fibrinolitiche. La principale indicazione terapeutica riguarda il trattamento coadiuvante dell’ipertensione di grado lieve e dell’ipercolesterolemia. Commissione E del BfArM, ESCOP e OMS riconoscono l’uso dell’aglio, unitamente alle misure dietetiche, nel trattamento dell’ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia e nella prevenzione delle patologie vascolari (aterosclerosi) associate all’invecchiamento. L’American Heart Association ha incluso l’aglio nella lista degli alimenti che hanno un effetto cardioprotettore |
melissa
considerata una terapia efficace per le palpitazioni cardiache (cardiopalmo), l’anomala percezione del battito cardiaco, un disturbo comune e spesso benigno ma che risulta associato a un marcato disagio. Tale indicazione è presente anche nella tradizione erboristica italiana ed è supportata da una serie di evidenze sperimentali. Questo studio clinico (randomizzato, in doppio cieco e controllato verso placebo) della durata di 14 giorni è stato realizzato con lo scopo di valutare l’efficacia e la sicurezza dell’estratto s in adulti affetti da palpitazioni benigne. I volontari ammissibili allo studio sono stati assegnati random al trattamento (due volte al giorno) di estratto o placebo. Quali principali misure di risultato sono state adottate la frequenza settimanale degli episodi di palpitazioni (ricavate dai diari dei pazienti) e l’intensità delle stesse palpitazioni come stimato dai pazienti su scala visuale analogica (VAS). Come misure secondarie di risultato sono state adottate le variazioni di una serie di sintomi psichiatrici (somatizzazione, ansia e insonnia, disfunzione sociale e depressione grave) valutate attraverso questionario sulla salute generale GHQ-28 (General Health Questionnaire-28). Nello studio sono state reclutate 61 persone, 55 delle quali hanno completato lo studio. Dalla sperimentazione è emerso che 14 giorni di trattamento con estratto hanno ridotto significativamente (verso placebo) la frequenza degli episodi di palpitazioni (P = 0,0001) e il numero di pazienti ansiosi (P = 0.004). |
maitake
millenni veniva usato per curare svariate patologie come prevenzione del cancro, dell’inipertensione, dismetabolie, e come rivitalizzante. Oltre ai polisaccaridi contiene vitamine del gruppo B, acidi grassi polinsaturi, provitamina D2, magnesio, potassio, calcio, fosfolipidi e molte fibre. Attualmente gli studi scientifici si sono orientati sugli effetti del Maitake riguardo alle malattie degenerative, metaboliche e sul Sistema Immunitario. Le proprietà ipoglicemizzanti sono da attribuire all’azione inibente l’enzima á–glicosidasi, che influenza il metabolismo del glucosio, dunque da assumere prima o durante il pasto; questo fungo esercita anche un’azione regolatrice sulla pressione, ma anche sulle classiche dismetabolie correlate, aumento di colesterolo, trigliceridi su cui viene attuata una vera e propria inibizione. Viene utilizzato con ottimi risultati nell’assetto lipidico e dunque nel controllo del peso. Gli studi sui principi attivi contenuti nel fungo hanno concluso che, grazie alla struttura dei polisaccaridi, è un aiuto per combattere la sindrome metabolica, regolando il peso corporeo e la pressione sanguigna e abbassando glicemia e colesterolo. Inoltre, grazie all’ergosterina contenuta al suo interno, costituisce un aiuto nella composizione del calcio, rivelandosi quindi utile anche per la cura dell’osteoporosi. Il fungo inoltre influisce sul rafforzamento del sistema immunitario e sulla prevenzione del diabete. oltre alle proprietà immunostimolanti e antiossidanti, agisce stimolando l’adiponectina, ormone che consente all’organismo di bruciare i grassi. può esercitare un’importante azione di modulazione sul sistema immunitario tramite il corretto equilibrio della risposta immunitaria a Th1, Th2 e Th17. Ha dimostrato di ridurre la pressione sistolica agendo sul sistema renina-angiotensina, risultando un antipertensivo naturale molto efficace; uno studio giapponese ha dimostrato che la somministrazione è in grado di ridurre l’accumulo di grassi e mantenere costante il livello della HDL, migliorare il profilo lipidico, prevenendo il rischio cardiovascolare |
omega 3
Come è ben noto, nella cascata metabolica degli acidi grassi polinsaturi (poly-unsatured fatty acids: PUFA), a partire dall’acido alfa-linolenico i tre più importanti acidi grassi omega-3 che si formano sono l’acido eicosapentaenoico (EPA), l’acido docosapentaenoico (DPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). Essi sono presenti principalmente nel pesce. È importante però ricordare che vi sono anche PUFA omega-6, prevalentemente di origine animale e vegetale, che derivano dalla cascata metabolica dell’acido linoleico e che hanno come metabolita più importante l’acido arachidonico. Si ritiene che in una dieta bilanciata il rapporto ottimale tra PUFA omega-6 e PUFA omega-3 debba essere più o meno di 5:1. Invece si deve constatare che nelle moderne diete si registra un importante sbilanciamento a favore degli PUFA omega-6 da 20:1 fino a 50:1. Il mantenimento di un rapporto ottimale tra i due tipi di PUFA pare essere di fondamentale importanza per la prevenzione di malattie croniche cardiache, vascolari, immunitarie e infiammatorio-degenerative. Volendo sintetizzare e approssimare, si può affermare che dall’intergioco tra la produzione di acido arachidonico e EPA si ha la sintesi prevalente di alcuni tipi di prostaglandine, trombossani e leucotrieni, rispetto ad altri tipi che consentono la giusta modulazione di effetti biologici. In particolare, uno sbilanciamento verso l’acido arachidonico potrebbe favorire la vasocostrizione, la broncocostrizione, l’infiammazione, una maggiore aggregazione piastrinica e l’aterosclerosi. A parte queste favorevoli azioni, ai PUFA omega-3 è stato riconosciuto un’importante azione antiaritmica, mediante una stabilizzazione delle membrana dei miociti cardiaci, che potrebbe rendere conto della ridotta mortalità in pazienti con recente infarto del miocardio, come documentato dallo studio GISSI-P . Si ricorda che i PUFA omega-3 sembrerebbero avere un positivo effetto anche sulla pressione arteriosa e un effetto anti-ossidante. |
berberina
proprietà antinfettive, rivolte contro la proliferazione di batteri, miceti e protozoi, soprattutto in caso di diarrea e infezioni intestinali. Ricerche specifiche hanno mostrato che la berberina è in grado di modificare positivamente l’assetto lipidico, agendo non solo sulle LDL, ma anche su lipidi associati alla sindrome metabolica, come i trigliceridi. Il lavoro di Kong aveva infatti dimostrato che la berberina riduce il colesterolo LDL e i trigliceridi plasmatici del 25 e 35% rispettivamente. Successivamente si è compreso che il meccanismo d’azione attraverso cui agisce la berberina riguarda il recettore per le LDL, di cui ne aumenta l’espressione, mediante un meccanismo post-recettoriale di stabilizzazione dell’mRNA. L’aumentata espressione dei recettori delle LDL di fatto aumenta la captazione delle LDL circolanti, che così, una volta captate, possono essere rimosse dal circolo. Inoltre di recente è stato evidenziato come la berberina possa essere in grado di inibire una proteina, detta PCSK9, che fisiologicamente svolge un ruolo nella degradazione dei recettori epatici. Questo potrebbe essere un meccanismo estremamente importante nella pratica clinica, dal momento che la maggior parte dei farmaci utilizzati per ridurre i lipidi (statine, fenofibrato, ezetimibe) tendono invece a far aumentare l’espressione di PCSK9, spiegando forse il loro solo parziale beneficio sulle LDL. Si ricordi che, per ridurre il colesterolo LDL, le statine agiscono inibendo l’enzima HMG-CoA reduttasi, che interviene proprio nella sintesi del colesterolo. Pertanto statina e berberina riducono le LDL con meccanismi completamente differenti e inoltre la berberina sembra in grado di contrastare la degradazione dei recettori per le LDL, che invece sembrerebbero indurre le statine. Per tali ragioni, la berberina può essere utilizzata in combinazione alle statine per ottimizzarne l’efficacia. D’altra parte, studi di utilizzo combinato statina/ berberina hanno confermato la bontà di tale associazione. Interessanti poi sono gli effetti della berberina sul metabolismo glucidico e sull’insulino-resistenza, ma anche sulla funzione endoteliale. Infatti alcuni studi hanno documentato un effetto ipoglicemizzante in grado di determinare un calo dell’emoglobina glicata addirittura sovrapponibile a quello della metformina, in quanto riuscirebbe a controllare sia la glicemia basale che quella postprandiale. Sono ovviamente stati indagati i meccanismi attraverso cui la berberina possa riuscire a svolgere tali azioni. Il meccanismo principale viene ritenuto essere la stimolazione dell’AMPK (adenosine mono phosphate protein kinase), che è un enzima che gioca un ruolo estremamente importante sull’omeostasi energetica cellulare e che si pensa sia il bersaglio più importante dell’azione della metformina. In ultima analisi, tutte queste azioni comportano una ridotta glicemia e un aumento della sensibilità insulinica. La berberina poi si è dimostrata in grado di ridurre l’assorbimento del glucosio e di aumentare l’espressione del recettore dell’insulina. Pertanto sulla base di questi studi, sia in vivo che in vitro, la berberina potrebbe avere un interessante impiego sia nella sindrome metabolica che nel trattamento di elevati livelli di colesterolo LDL. |
biancospino
manifestano benefiche proprietà a livello cardio-vascolare: ESCOP, OMS e Commissione E riconoscono l’impiego delle preparazioni tradizionali per sostenere le funzioni cardiovascolari. “ A livello cardiaco incrementa l’apporto ematico a miocardio e coronarie, determinando una migliorata tolleranza all’anossia. La pianta agisce sul sistema cardiovascolare da una parte dilatando la muscolatura dei vasi, in particolare quelli coronarici, per cui diminuendo la resistenza periferica determina un’azione ipotensiva, dall’altra agendo direttamente sul miocardio con un’azione inotropa positiva”. Il Biancospino manifesta infine anche azione sedativa e miorilassante e il suo impiego può contribuire ad eliminare la componente emotiva di certi stati ipertensivi. Principale responsabile di tale attività sarebbe la frazione flavonoidica (in particolare le procianidine). L’azione della droga non è immediata ma si instaura progressivamente in seguito ad un uso prolungato nel tempo. |
cacao
i recenti studi clinici randomizzati e controllati che suggeriscono come il cacao, e in particolare i suoi flavanoli, possiedano varie attività cardioprotettive, i meccanismi biochimici responsabili per queste attività non sono ancora stati completamente identificati. Le ipotesi sono che il cacao: • agisca come antiossidante inibendo l’ossidazione del colesterolo LDL e l’attività della lipossigenasi (LOX). • Abbassi il tasso di colesterolo LDL e aumenti quello del colesterolo HDL. • Abbassi la pressione arteriosa sistolica e diastolica, forse tramite il miglioramento dell’elasticità aortica e la stimolazione della sintesi del monossido di azoto endoteliale (eNOS). • Prevenga la coagulazione del sangue inibendo l’aggregazione piastrinica, forse modulando l’espressione genica e i segnali cellulari (NFêB e AP1). • Inibisca l’infiammazione, le proteine di adesione cellulare, i fattori di chemiotassi e le metalloproteinasi mediante NFêB e AP1. • Agisca come vasodilatatore. Una corposa letteratura epidemiologica suggerisce che il consumo regolare di alimenti ricchi di flavonoidi sia associato a un ridotto rischio di malattie croniche, coronariche, ictus, infarto del miocardio e alcuni tipi di cancro, nella popolazione generale, in uomini e donne, e in donne in post-menopausa Recenti studi clinici randomizzati e controllati hanno suggerito che il cacao ha varie attività cardioprotettive, sebbene i meccanismi biochimici alla base di questo effetto non siano stati identificati in modo definitivo (Crozier et al. 2011). Nello specifico, effetti e meccanismi del cacao ricco di polifenoli (PRC) possono essere: • abbassamento della pressione sanguigna sistolica e diastolica, forse tramite il miglioramento dell’elasticità arteriosa e la stimolazione della sintasi endoteliale dell’ossido nitrico (eNOS) (Grassi, et al. 2012); • azione antinfiammatoria, riducendo le molecole di adesione cellulare come VLA-4, CD40, CD36, i fattori chemiotattici, le metalloproteinasi mediate da NFκB e AP1, la fosfolipasi A2, e l’espressione della COX-2 (Gu Yet al. 2014; Monagas, et al. 2009); • miglioramento della sensibilità all’insulina e diminuzione della resistenza all’insulina, tramite modifica dell’espressione dei marcatori di segnale, dei fattori di trascrizione e dei mediatori metabolici, come ERK, Akt, PPARγ e CEBPα e tAMPKα, GLUT4 e UCP nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo (Min et al. 2013; Yamashita et al. 2012). Inoltre: • agisce come antiossidante tramite inibizione dell’ossidazione del C-LDL e dell’attività LOX • abbassa il colesterolo LDL e trigliceridi e aumenta il colesterolo HDL • previene la coagulazione del sangue inibendo l’aggregazione piastrinica, forse tramite modulazione della segnalazione cellulare (NFκB e AP1) e l’espressione genica • agisce come un vasodilatatore • migliora la funzione cognitiva e l’umore. |
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