Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
l’ipertensione riguarda uno yang che prende il sopravvento per la presenza di eccessiva umidità all’interno del corpo per cause legate ad un’alimentazione troppo ricca di cibi raffinati, grassi e sedentarietà. La scelta di un corretto stile di vita può contribuire alla prevenzione o al differimento del trattamento farmacologico in pazienti ipertesi (coloro che in almeno due misurazioni ambulatoriali distanziate presentino livelli di pressione arteriosa – PA – superiori o uguali a 140 mmHg per la sistolica e/o a 90 mmHg per la diastolica) di grado 1 e alla riduzione dei valori pressori nei soggetti con ipertensione più grave, consentendo loro un minore uso di medicinali. La PA è la forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie. Quando il cuore si contrae spingendo il sangue in queste ultime, si registra la pressione arteriosa sistolica o “massima”, quando invece tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue, si rileva la pressione diastolica o “minima”. Tra le indicazioni capaci di abbassarla e di diminuire alcuni fattori di rischio CV (Cardio-Vascolare) le Linee Guida europee raccomandano:• Un elevato consumo di frutta e verdura (300/400 grammi al giorno) • Una maggiore assunzione di pesce e prodotti integrali e minore di carne e zuccheri raffinati • Una ridotta immissione di lipidi (grassi saturi e colesterolo) • Una limitazione nel consumo di sale (secondo l’Oms dovrebbe essere di 2 grammi al giorno) dagli attuali 9-12 g/die a 5-6 g/ die (una diminuzione di 5 g/die di sale fa scendere in soggetti ipertesi la PA sistolica di 4-5 mmHg) e quindi di salumi e formaggi stagionati. Un eccesso di sodio comporta che 1,65 milioni di individui ogni anno nel mondo muoiano per cause cardiovascolari come l’infarto e può provocare anche una serie di malattie renali e il cancro allo stomaco • Una ristretta introduzione di sostanze stimolanti (contenenti caffeina e guaranà) e di alcool. Gli uomini non dovrebbero superare i 20-30 grammi giornalieri di quest’ultimo e le donne i 10-20 grammi (12 g sono presenti in un bicchiere piccolo da 125 ml di vino e in una lattina di birra da 330 ml, entrambi di media gradazione, e in una dose da bar di 40 ml di superalcolico) • Il controllo o, se in sovrappeso, il dimagrimento e la riduzione della circonferenza addominale (<88 cm nella donna e <102 cm nell’uomo). Esiste infatti una correlazione diretta tra aumento di peso e pressione: una perdita di 5 kg si associa a un abbassamento medio di PA massima e minima pari a circa 4 mmHg con diminuzione di obesità, diabete e rischio di cancro • Una regolare attività motoria aerobica moderata (camminata a passo veloce, jogging, nuoto, bicicletta o cyclette, danza, vogatore) di almeno 30 minuti per 5-7 giorni alla settimana. L’esercizio aerobico metodico oltre a produrre benefici a livello cardiovascolare e respiratorio è in grado di far scendere negli ipertesi i valori pressori a riposo di circa 6 mmHg • L’astenersi dal fumare, un fattore di rischio per ipertensione e malattie CV aterosclerotiche. È da evitare la liquirizia (solo in particolari occasioni in piccole quantità) perché tende ad alzare la pressione, il cui aumento dipende da molti elementi tra cui quelli emodinamici (causa di aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica e retinopatia), genetici, neurologici, ambientali, endocrini e metabolici. Negli individui tra i 45 e i 69 anni, l’innalzamento della pressione è a sua volta responsabile del 54% circa degli ictus e del 47% delle cardiopatie ischemiche. Per meglio valutare il pericolo cardiovascolare, le Linee Guida ESH (Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa)/ESC (Società Europea di Cardiologia) considerano alcune componenti capaci di influenzare la prognosi dell’iperteso, diverse dalla PA clinica: come il rischio CV globale (basso, moderato, alto e molto alto) in relazione ai valori di pressione arteriosa massima e minima e alla prevalenza di eventualità patologiche, di danno d’organo asintomatico, di diabete, di nefropatia cronica o di malattia CV sintomatica; se è basso-moderato, si contempla l’eventuale avvio della terapia farmacologica quando, nonostante le modifiche dello stile di vita, i livelli pressori rimangono costanti. Coerentemente infine con i principi di una strategia ottimale, in linea con una corretta condotta salutare, tutte le Linee Guida sottolineano l’importanza della cura dell’ipertensione senza l’uso di medicinali. Nello specifico, le indicazioni europee prevedono di prolungare per diversi mesi il controllo, solo dopo previa modifica dello stile di vita, della PA negli ipertesi di grado 1 con rischio CV lieve-moderato (se l’apparato CV funziona male si può avere più facilmente un indebolimento della memoria e dell’apprendimento). La troppa sedentarietà è stata collegata alle calcificazioni delle coronarie: per ogni ora che si è seduti, a prescindere da quanto movimento si pratichi, i depositi nelle arterie aumentano del 14%, incrementando la possibilità di sviluppare malattie cardiache. L’aterotrombosi ha due ben distinti meccanismi: l’aterosclerosi e la trombosi. La prima si caratterizza per la presenza di una placca (in gran parte composta da materiale lipidico) che, ingrandendosi molto lentamente (di solito nel corso di decenni) nel lume di un’arteria, ne determina un restringimento (stenosi). Quando quest’ultimo inizia a essere clinicamente significativo (ostruzione di almeno il 50%) genera, a livello delle cellule dell’organo irrorato dall’arteria stenotica, una riduzione dell’afflusso del sangue e quindi dell’ossigeno e delle sostanze nutritive. Tale deficit dovuto all’aterosclerosi viene definito ischemia, che dà segnali soprattutto sotto sforzo cioè quando è necessaria una maggiore irrorazione del sangue (che non può esserci proprio a causa della stenosi) per sopperire alle accresciute esigenze. Le arterie più spesso colpite da essa sono le coronarie (arterie del cuore), quelle del cervello e degli arti inferiori. La seconda si verifica quando in una placca aterosclerotica, sebbene modesta (con stenosi inferiore al 50%), si crea una piccola fissurazione capace di portare a una rapida e massiva aggregazione di piastrine con formazione di un coagulo (trombo), che spesso può ostruire (talora completamente) il vaso e determinare un processo ischemico acuto (trombosi). Pertanto aterosclerosi e trombosi sono due eventi ben distinti, che si differenziano soprattutto per la velocità con cui si manifestano: l’una in modo molto lento e l’altra rapido. Gli antipertensivi non devono essere trascurati dagli anziani: i cosiddetti “beta-bloccanti” frenano i recettori beta-adrenergici usati dal nostro sistema nervoso simpatico per attivare l’intero metabolismo: se sono bloccati la pressione si abbassa, ma anche tutto il tono fisico generale. Altri antipertensivi (ace-inibitori, sartanici, calcio antagonisti) sono forse meno dannosi a livello metabolico, tuttavia impediscono sempre la contrazione dei vasi che porta sangue ai distretti corporei più lontani. Numerosi studi dimostrano che la limitazione del consumo di cibi di provenienza animale (carni conservate e rosse e latticini), insieme a una maggiore assunzione di legumi (anche soia preferibilmente biologica), permette di controllare il colesterolo “cattivo” LDL, la glicemia e i trigliceridi, ecc. Nei paesi industrializzati la Sindrome Metabolica è presente con un’oscillazione che va dal 27% al 35% della popolazione adulta ed è correlata direttamente a diabete, obesità, infarto, ictus cerebrale, cancro e a una serie di patologie oculari o degenerative come Parkinson, Alzheimer e iperplasia prostatica: attualmente rappresenta una delle principali cause di malattia e di morte precoce. Essa si diagnostica in presenza di tre o più dei seguenti fattori: • Adiposità addominale • Pressione arteriosa > di 130/85 mm Hg • Glicemia > di 100 mg/100 ml • Colesterolo HDL < di 50 mg/100 ml nella donna e <40 mg/100 ml nell’uomo • Trigliceridi > 150 mg/100 ml L’insulino-resistenza svolge un ruolo chiave nel determinare sia la dislipidemia tipica della sindrome metabolica (elevati livelli di trigliceridi e basse concentrazioni plasmatiche di colesterolo HDL) sia l’ipertensione mediante dinamiche ampiamente studiate. |
apparato emuntorio apparato cardiovascolare |
ipertensione , distretto arterioso, malattia cardiovascolare, coronarie, cardiopatia, ischemica, angina pectoris, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, arterie cerebrali, malattia cerebrovascolare, attacco ischemico transitorio, stroke ischemico, arterie arto inferiore, malattia vascolare periferica, claudicatio intermittens, ischemia critica degli arti inferiori, ictus, cardiopatie ischemiche, pressione arteriosa (pa), pressione sistolica, pressione diastolica, l’ipertensione arteriosa, disordine emodinamico aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica e retinopatia, patologie coronariche, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, insufficienza renale, ipoperfusione degli organi vitali . |
carcadè
Segnalate proprietà antiossidanti, ipotensivanti e ipocolesterolemizzanti. Un consumo regolare di carcade potrebbe rappresentare un efficace ausilio in pazienti a rischio di sviluppare ipertensione. Da non sottovalutare inoltre l’azione epatoprotettrice e blandamente lassativa. Studi in vitro hanno evidenziato che i fiori di il carcade presentano proprietà antiossidanti mentre sono state dimostrate proprieta ipotensivanti e ipocolesterolemizzanti in modelli animali. Uno studio che ha coinvolto 65 volontari di età compresa tra 30 e 65 anni con ipertensione lieve o moderata ha dimostrato un effetto benefico sulla pressione sanguigna in adulti pre- e leggermente ipertesi. Un consumo regolare di carcade potrebbe rappresentare un’efficace ausilio in pazienti a rischio di sviluppare ipertensione (McKay DL et all., 2008). Dal punto di vista clinico le foglie di olivo possono essere impiegate nelle forme di ipertensione arteriosa di grado modesto, ove determinano ipotensione tramite un meccanismo di vasodilatazione periferica: i preparati presentano una buona tollerabilita e non provocano azione depressoria a livello cardiaco. L’effetto ipotensore compare dopo 20-30 minuti dalla somministrazione e aumenta gradatamente sino a determinare un certo miglioramento dei disturbi dovuti allo stato ipertensivo. La terapia deve essere seguita per periodo prolungato. Prove in vitro hanno segnalato, inoltre, che uno dei principi attivi, oleuropeina (glicoside secoiridoide), possiede proprieta antiossidanti (Baycin D. et all., 2004). |
biancospino
Preparati a base di Biancospino manifestano benefiche proprieta a livello cardio-vascolare. ESCOP, OMS e Commissione E della Sanita tedesca riconoscono l’impiego delle preparazioni per sostenere le funzioni cardiovascolari. A livello cardiaco tali preparati incrementano l’apporto ematico a miocardio e coronarie, determinando una migliorata tolleranza all’anossia. La pianta agisce sul sistema cardiovascolare da una parte dilatando la muscolatura dei vasi, in particolare quelli coronarici, per cui diminuendo la resistenza periferica determina un’azione ipotensiva, dall’altra agendo direttamente sul miocardio con un’azione inotropa positiva. Il Biancospino manifesta, inoltre, anche azione sedativa e miorilassante e il suo impiego può contribuire a eliminare la componente emotiva presente in alcuni stati ipertensivi. Principale responsabile di tale attività sarebbe la frazione flavonoidica, in particolare le procianidine. L’azione della droga non e immediata ma si instaura progressivamente in seguito a un uso prolungato nel tempo. |
maitake
A livello metabolico diminuisce i livelli totali di colesterolo nel plasma e aiuta a controllare la pressione arteriosa, diminuendo il rischio cardiovascolare soprattutto negli obesi. Sul controllo del peso ha mostrato un aumento dell’attività metabolica e la diminuzione della sintesi degli acidi grassi a partire dal glucosio, così come l’inibizione della maturazione degli adipociti bruni. |
angelica
Le ricerche attuali hanno mostrato che sia efficace nella riduzione della pressione arteriosa sia nella protezione degli organi bersaglio. Una recente metanalisi basata su 49 trial clinici randomizzati ha mostrato che l’efficacia clinica per entrambi i problemi nel gruppo che ha assunto l’angelica e risultata significativamente più alta rispetto al gruppo di controllo. Un recente trial fornisce nuovi dati nel trattamento della spondilosi cervicale. Nonostante il campione sia limitato, l’applicazione di altre terapie combinate con l’uso dell’Angelica può migliorare il trattamento e i risultati. Una recente revisione sistematica con metanalisi suggerisce che l’integrazione con formule a base di angelica, in sinergia con il trattamento di routine, può essere un intervento valido in pazienti con sepsi. |
olivo
proprietà diuretiche e ipotensivanti, oltre a quelle blandamente ipoglicemizzanti. Dal punto di vista clinico le foglie di olivo possono essere impiegate nelle forme di ipertensione arteriosa di grado modesto, ove determinano ipotensione tramite un meccanismo di vasodilatazione periferica: i preparati presentano una buona tollerabilita e non provocano azione depressoria a livello cardiaco. Tra i suoi componenti più attivi abbiamo l’oleuropeina, dei triterpeni e dei flavonoidi. Le foglie fresche della pianta hanno dimostrato di agire in modo favorevole su colesterolo, glicemia e pressione arteriosa (effetto diuretico e vasodilatatore). Le foglie di ulivo essiccate utilizzate in decotto vengono poi sfruttate contro gotta e reumatismi. L’oleuropeina è un polifenolo che non ha solo potere antiossidante, ma che è anche responsabile (sia libero che in forma di glucoside) delle proprietà curative dell’ulivo, oltre che del caratteristico sapore amaro e pungente delle olive e dell’olio di oliva. In modo simile all’oleuropeina l’oleocantale rallenta la formazione di beta-amiloide nel cervello, proteggendo così dalla degenerazione senile dell’Alzheimer. Un’azione più decisa sugli aspetti ipertensivi è invece svolta dall’oleacina e dal beta-sitosterolo. L’oleacina (un altro polifenolo) inibisce la 5-lipossigenasi, un enzima chiave per la produzione di leucotrieni proinfiammatori, svolgendo quindi azione antinfiammatoria naturale. L’effetto antipertensivo è però ottenuto grazie al duplice effetto di aumento della diuresi e di vasodilatazione periferica. La pressione non cala quindi – come per esempio con i betabloccanti – per un rallentamento dell’attività cardiaca, ma grazie al positivo effetto naturale sui vasi che garantisce un adeguato flusso di sangue in periferia. Ancora una volta scopriamo quanto sia prezioso il valore sinergico degli estratti di piante che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi e del cui valore, talvolta, neppure sospettiamo l’ampiezza. L’effetto ipotensore compare dopo 20-30 minuti dalla somministrazione e aumenta gradatamente sino a determinare un certo miglioramento dei disturbi dovuti allo stato ipertensivo. La terapia deve essere seguita per periodo prolungato. Prove in vitro hanno segnalato, inoltre, che uno dei principi attivi, oleuropeina (glicoside secoiridoide), possiede proprieta antiossidanti (Baycin D. et all., 2004). |
cacao
assunzione di cacao è correlato all’abbassamento della pressione arteriosa periferica, due prime meta-analisi hanno trovato un effetto di riduzione della pressione arteriosa del cioccolato (Ding et al. 2007). Una meta- analisi di Egan, sul cacao e i suoi effetti sulla pressione arteriosa, ha identificato 13 studi (Egan et al. 2010). Nello stesso anno la revisione di Ried e colleghi ha analizzato 13 RCT per gli effetti del cioccolato ricco di flavanolo sulla pressione arteriosa in individui ipertesi e normotesi. La meta-analisi ha rivelato un effetto di riduzione della pressione arteriosa, superiore al placebo, per i sottogruppi ipertesi o pre-ipertensivi ma non per quello normoteso. (Ried et al. 2010). La revisione sistematica e la meta-analisi di Shrime e colleghi ha concluso che esiste un’associazione statisticamente significativa tra il consumo di cacao ricco di flavonoidi e la riduzione della pressione arteriosa sistolica (Shrime et al. 2011), e la revisione di Hooper e colleghi ha rilevato che il consumo di cioccolato era associato a riduzioni moderate della pressione arteriosa diastolica e della pressione arteriosa (Hooper et al. 2012). La più recente revisione sistematica dei dati del Cochrane Institute conclude che gli studi clinici su cioccolato ricco in flavanoli e su prodotti a base di cacao, forniscono prove di effetti di riduzione della pressione arteriosa, anche se molto ridotti (2 mmHg), in adulti principalmente sani e a breve termine. Nonostante l’elevata eterogeneità dei dati è possibile suggerire che la pressione del sangue basale potrebbe avere un ruolo nell’effetto del cacao sulla pressione sanguigna, nel senso che gli effetti sarebbero più spiccati in soggetti ipertesi rispetto a soggetti normotesi (Ried et al. 2017). |
aglio
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità estratti di Aglio possono essere utili nel trattamento dell’ipertensione di tipo lieve. L’effetto ipotensore, che ne fa un valido coadiuvante nel trattamento dell’ipertensione essenziale, sarebbe dovuto ai derivati tiocianici e all’inibizione nella secrezione di catecolamine. Sono presenti, inoltre, proprietà diuretiche attribuibili soprattutto ai fruttosani e all’olio essenziale. Da non sottovalutare, inoltre la concomitante azione ipocolesterolemizzante che può contribuire a contenere il rischio cardiovascolare. Sono state dimostrate, inoltre, modiche proprietà antiaggreganti piastriniche e fibrinolitiche con aumento del tempo di sanguinamento. L’attività è simile a quella dell’aspirina con riduzione del rischio di trombosi. Viene segnalata la presenza di ajoene (inibitore della lipossigenasi) ed avente attività di antiaggregante piastrinico. Preparati a base di Aglio presentano, inoltre, per la ricchezza in Zolfo, un’interessante azione antiossidante. Commissione E, ESCOP e OMS riconoscono l’uso dell’aglio, unitamente alle misure dietetiche, nel trattamento dell’ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, nella prevenzione delle patologie vascolari associate con l’invecchiamento (aterosclerosi). L’effetto ipotensore, che ne fa un valido coadiuvante nel trattamento dell’ipertensione essenziale, sarebbe dovuto ai derivati tiocianici e all’inibizione nella secrezione di catecolamine. Sono presenti, inoltre, proprietà diuretiche attribuibili soprattutto ai fruttosani e all’olio essenziale. |
quercitina
Una recente revisione sistematica ha mostrato che l’assunzione del flavonoide quercetina può ridurre in modo considerevole l’ipertensione in soggetti con malattie cardiovascolari. La ricerca, pubblicata su Nutrition Reviews. Studi precedenti hanno indicato che l’assunzione di quercetina esplica un effetto salutistico attraverso attività anticoagulante, antinfiammatoria, antipertensiva e ipoglicemizzante, con effetti positivi sui disturbi del metabolismo lipidico. Un team di ricercatori cinesi della Southern Medical University, guidato da Haohai Huang, ha esaminato 17 studi, con un totale di 896 partecipanti, che hanno valutato l’impatto della quercetina sulla pressione sanguigna e sui livelli di glucosio; ogni studio ha valutato i livelli di glicemia, colesterolo totale e/o insulina. Il risultato aggregato di 13 bracci di trattamento durante gli studi ha dimostrato che la quercetina ha ridotto in modo notevole la pressione arteriosa sistolica. Inoltre, i soggetti che hanno consumato quercetina per otto settimane o più hanno mostrato livelli significativamente migliori di colesterolo LDL. La quercetina non ha influito in modo marcato sul livello di colesterolo totale e non ha modificato in modo statisticamente significativo i valori della glicemia. La ricerca ha concluso che una riduzione della pressione arteriosa superiore a 10 mmHg riduce il rischio cardiovascolare per insufficienza cardiaca del 50%, per ictus 35% – 40% e dal 20% al 25% per infarto del miocardio. |
cumino
Una metanalisi ha concluso che l’utilizzo di cumino nero ha portato a una riduzione della pressione sistemica e diastolica, indipendente dal tempo di trattamento o dal dosaggio. Nonostante siano necessari ulteriori studi per consolidare le evidenze, la metanalisi suggerisce che il trattamento a breve termine può ridurre significativamente la pressione sanguigna (Sahebkar et al. 2016). |
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