Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
Secondo il World Cancer Research circa il 50% delle neoplasie si può prevenire adottando uno stile di vita adeguato e il 30% modificando la dieta quotidiana e praticando sport. È importante garantire alle cellule un microambiente non infiammatorio per contrastare le mutazioni e lo sviluppo di quelle cancerogene. I polifenoli (broccoli, curcuma, tè verde e melograno), le vitamine, i carotenoidi favoriscono l’apoptosi e l’inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, ma sono anche fattori antinfiammatori e ormonosimili (i fitoestrogeni ostacolano l’attività degli ormoni, come nel caso di quelli che agiscono sul seno). Per evitare che una cellula alterata possa evolversi allo stadio successivo, cioè mantenere intatta la sua mutazione, è bene inserire nella dieta i folati (vegetali), l’epigallo-catechine gallate (tè verde e nero), il licopene (pomodori, angurie, pompelmo e la curcumina ad azione multitarget su numerosissime pathway/vie antitumorali), il sulforafano (crucifere), la quercetina (cipolle, mele, lattuga o asparagi) e l’acido ellagico (frutti di bosco). Un’alimentazione antiflogistica, a basso tenore di zuccheri e carboidrati raffinati, di sostanze chimiche (come le ammine aromatiche), di carni sottoposte a cotture improprie e di cibi eccessivamente lavorati e ricca di frutta e verdura, bacche e cereali integrali, polifenoli e di altre sostanze fitochimiche (erbe, spezie e vegetali) influenza in modo positivo lo stato di benessere generale e l’umore riducendo i markers infiammatori in tutti i pazienti oncologici. Il melograno, grazie all’acido ellagico, inibisce la neoplasia della prostata e del seno, riducendo l’attività dell’aromatasi, un enzima importante nella sintesi degli estrogeni. Gli alimenti vegetali, oltre a essere antiossidanti e antiradicalici, assicurano l’apporto adeguato di nutrimenti, modulano l’azione degli enzimi detossificanti, stimolano il sistema immunitario, esercitano attività antibatterica, antivirale, antinfiammatoria, vasoprotettiva, antiproliferativa e proapoptotica. Tra i più noti composti bioattivi ci sono i carotenoidi (s-carotene, licopene, luteina), i polifenoli (flavonoidi) e i glucosinolati. Questi ultimi si trasformano in sostanze dotate di azione biologica (isotiocianati, tiocianati, indoli), proteggono il DNA dal danno ossidativo, stimolano gli enzimi antiossidanti e sono antibatterici e antitumorali. Gli oli vegetali (soprattutto l’olio extra vergine d’oliva) sono salutari. In particolare, i polifenoli come l’oleocantale, oleuropeina, tirosolo e idrossitirosolo sono antiossidanti. L’oncologia integrata si basa sulla necessità di ottimizzare l’effetto di radio e chemioterapia riducendone le conseguenze avverse e innalzare la qualità di vita dei pazienti, avvalendosi di alcune metodologie e di alimenti di origine naturale. L’OMS raccomanda l’integrazione delle medicine complementari con quelle tradizionali. La restrizione calorica migliora alcuni parametri metabolici di rischio cardiovascolare e neoplastico, come la riduzione di insulina, glicemia, ormoni sessuali, stress ossidativo, proliferazione cellulare, incremento del cortisolo e dell’adiponectina, enzimi detossificanti, autofagia e apoptosi. I danni possono aggravarsi in presenza di sostanze cancerogene come le radiazioni, le aflatossine, il fumo di sigaretta o gli agenti infettivi, ma nel contempo essere riparati da molecole endogene o enzimi presenti nei cibi stessi. La progressione neoplastica è legata al sovrappeso-obesità, in cui un apporto calorico eccessivo e la sedentarietà promuovono l’ipertrofia del tessuto adiposo con una ridotta produzione di adiponectina e un aumento della circolazione di acidi grassi liberi (FFA). Ne consegue un’ulteriore flogosi, la comparsa di resistenza all’insulina e l’iperinsulinemia compensatoria. Le cellule tumorali consumano per il loro metabolismo molto più glucosio di quelle normali, sono in grado di sopravvivere senza ossigeno e di produrre energia (ATP) dallo zucchero tramite il processo di glicolisi aerobia: “effetto Warburg”. Nella Tomografia a Emissione di Positroni (PET) il fluorodeossiglucosio (FDG) entra nei nuclei attraverso i sistemi di trasporto di membrana del glucosio e viene fosforilato dall’enzima esochinasi. Il consumo quotidiano di alimenti che contengono naturalmente inibitori dell’angiogenesi (pomodori, soia, tè, agrumi, mele, noci, crucifere, basilico, timo, rosmarino, chiodi di garofano, peperoncino) può limitare il rischio di malattie angiogenesi-dipendenti. Un altro alimento con grandi proprietà di prevenzione e supporto terapeutico sono i funghi (dagli champignon ai pleurotus, dall’agaricuso ai più conosciuti fino agli shiitake) per la loro capacità di modulare e garantire la risposta immunitaria; sono inoltre in grado di fortificare in maniera aspecifica la resistenza dell’organismo allo stress. La malnutrizione è determinata sia da un aumento del metabolismo da parte delle cellule tumorali, che consumano le riserve energetiche, sia dalla diminuzione dell’appetito, della capacità di percepire i sapori e di deglutire, dalla nausea e da un malassorbimento diffuso dei nutrienti. L’intensa infiammazione porta a perdita di peso, di appetito, di massa muscolare, un deperimento generalizzato chiamato cachessia. L’attività fisica è un altro aspetto fondamentale in grado di ridurre il rischio di sviluppare neoplasie. Gli effetti indiretti includono cambiamenti nei livelli di vitamina D, nella riduzione del peso e nel miglioramento dell’umore. É dimostrato che praticare sport riduce i livelli di IGF-1 che è in grado di inibire l’apoptosi cellulare e l’angiogenesi (fattore che invece favorisce la crescita del cancro). L’esercizio corporeo aumenta l’espressione dei geni coinvolti nei processi di riparazione del DNA con funzione antitumorale e riduce le citochine pro-infiammatorie (TNF, interleukina-6), la proteina C reattiva, le prostaglandine. Il sistema immunitario viene stimolato con incremento delle cellule natural killer e dei globuli bianchi. Gli individui allenati hanno maggiori livelli di enzimi antiossidanti (glutatione, catalasi, superossido dismutasi) che potenzialmente accrescono le loro difese contro i carcinomi ambientali. |
apparato emuntorio |
effetti avversi della terapia antitumorale, neoplasie, cancro, crescita tumorale, DNA, riparazione DNA, cellule maligne, metastasi, gene, |
artemisia
Attività amaro-tonica ed eupeptica. L’Assenzio (come tutti gli amari) deve essere somministrato almeno mezz’ora prima dei pasti: solo così riuscirà a svolgere appieno la sua funzione amaro-tonica, a stimolare l’appetito e a facilitare la digestione. Trova indicazione in particolare nei soggetti anemici, neurastenici, convalescenti da malattie debilitanti ecc. L’artemisia contiene composti che appartengono a diverse classi: polifenoli (in particolare acidi caffeilchinici, acido rosmarinico, ecc.), flavonoidi (artemetina, casticina, vitexina, isovitexina, isoquercitrina, ecc.), cumarine (scopoletina), steroidi, mono- (a-pinene, canfene, b-pinene, mircene, 1,8-cineolo, linalolo, borneolo, canfora, artemisia chetone), sesqui- (artemisinina, b-cariofillene, ecc.) e triterpenoidi. L’artemisinina è un endoperosside lattone sesquiterpenico, una molecola abbastanza inusuale, descrivibile anche come un tipo di 1,2,4-triossano (molecola costituita da un anello a sei atomi con tre atomi di carbonio e tre di ossigeno) costituito da tre anelli fusi uno dei quali con sette atomi e un ponte perossidico (-O-O-) che attraversa uno degli anelli che è la caratteristica critica per l’attività dell’artemisinina. |
malva
Uno studio recente mostra che M. sylvestris riduce la xerostomia, aumentando la secrezione salivare o mantenendo il contenuto d’acqua della mucosa nella cavità orale. Inoltre, è stata dimostrata la riduzione degli effetti collaterali renali ed epatici indotti dal cisplatino utilizzando l’estratto idroalcolico. Il pretrattamento con estratto di malva ha protetto il rene e il fegato dagli effetti collaterali indotti dal cisplatino e ha ridotto sia lo stress ossidativo sia l’infiammazione. Due importanti studi sull’uomo hanno dimostrato l’efficacia di una miscela a base di Althaea digitata e M. sylvestris sulla prevenzione della mucosite acuta e della xerostomia da radioterapia. Uno studio clinico su pazienti sottoposti a radioterapia per tumore della prostata al fine di valutare l’efficacia della malva nella prevenzione della disuria indotta da radiazioni, ha riscontrato notevoli effetti protettivi. La combinazione di A. digitata e M. sylvestris è stata anche testata sulla prevenzione della proctite acuta da radiazioni in pazienti con tumore della prostata in uno studio randomizzato e controllato in doppio cieco. La proctite è l’effetto avverso più comune della radioterapia in soggetti con tumori degli organi pelvici e causa diarrea o feci molli, dolore anale, tenesmo, secrezione di muco, urgenza e frequenza della defecazione e sanguinamento. Una miscela dei due fiori in polvere ha prevenuto gli effetti collaterali gastrointestinali della radioterapia in persone con tumore della prostata, ritardando inoltre la necessità di assumere analgesici e antidiarroici. |
reishi
Contiene Polisaccaridi (â – glucani), terpenoidi, glicoproteine, cerebrosidi, proteine, minerali (germanio). Le principali attività farmacologiche sono quelle a livello del Sistema Immunitario dal momento che ne potenzia l’attività aspecifica e specifica (aumento dell’ Il. 2 citochina). A livello oncologico, oltre a diminuire il processo metastatico, induce apoptosi delle cellule tumorali. Uno dei primi studi è stato fatto proprio in Occidente su melanoma, linfoma, leucemie: è in grado di inibire il fattore di crescita angiogenetico. |
shiitake
Contiene il polisaccaride lentinano, Centinamycins A e B, Eritadenina, aminoacidi vari. Essiccato contiene anche vitamina D, (Protovitamina D, ergosterolo), vitamina B1, B2, B12, acido pantotenico, minerali, tutti i fondamentali. Va utilizzato entro pochi giorni dalla raccolta, meglio se essiccato. Viene utilizzato sia in forma di estratto che in decozione sia per uso orale che per inoculazione. Nel 1969 fu isolato da questo fungo il polissaccaride lentinano, che è divenuto il terzo farmaco oncologico più venduto nel mondo. Il lentinano, e non solo, attiva i macrofagi, i linfociti T e le cellule NK (Natural Killer), aumenta la produzione di anticorpi, di interleuchina e di interferone. L’attività antitumorale è prevalentemente imputata all’attivazione del Sistema Immunitario. È stata sperimentata anche un’azione antivirale, anti HIV, antiepatite e antimicrobica, è in grado di antagonizzare gli effetti del TNF–á, perciò indicato nei trattamenti chemioterapici anche per le attività epatoprotettive. È da notare che funziona al meglio su un Sistema Immunitario integro, non “inquinato” da farmaci inibitori, chemioterapici o cortisonici. |
Cordyceps
oro del Tibet In Cina è utilizzato da millenni per disfunzioni sessuali, stanchezza cronica, depressione, nelle malattie respiratorie e renali, e come immunostimolante e antitumorale. Contiene tutti gli aminoacidi essenziali, mono, oligosaccaridi e polisaccaridi, steroli (ergosterolo) vitamine E, B1, B2, B12, K e macro e microelementi. La Cordicepina è un importante nucleotide a forte capacità bioattivante, unico in natura. Come per gli altri funghi qui trattati anche il Cordyceps ha evidenziato effetti protettivi da danni tossici, chimici, xeno biotici. Studi sono stati eseguiti sul miglioramento degli effetti dei chemioterapici sul midollo osseo, che su un fronte viene stimolato a produrre leucociti, dall’altro si ha l’incremento di tessuto osseo, sembra con un’azione protettiva sul processo dell’emopoiesi. Questo fungo “miracoloso” è consigliato agli astenici, agli ansiosi, ai malati anche con grandi disfunzioni epatiche, agli atleti, nei casi di impotenza, diminuzione della libido e durante chemio e radioterapia per attenuarne gli effetti collaterali. |
cavolfiori e broccoli
Questi vegetali sono particolarmente ricchi di sulforafani, glucosinolati e altri antiossidanti. I sulforafani sono gli agliconi della glucorafanina (o sulforafano glucosinolato) naturalmente presente in tutte le specie Brassica. I broccoli contengono vitamina A, essenziale per il buon funzionamento della vista e per mantenere sana la pelle, vitamina C, fondamentale per il sistema immunitario, e vitamina K, molto importante per la coagulazione del sangue. Inoltre, sono ricchi di sali minerali come il potassio, il ferro, il fosforo, il calcio e lo zolfo (al quale si deve il caratteristico odore durante la cottura), elementi indispensabili per la costituzione di cellule e tessuti e per l’idratazione cutanea. I fitoestrogeni presenti riescono a contrastare l’insorgenza dei tumori connessi all’attività degli ormoni, quali il cancro alla mammella e quello alla prostata, ma anche la pianta matura dei broccoli, contenente indolo-3-carbinolo, ha effetti inibitori del cancro al seno. Inoltre, il buon contenuto di sostanze antiossidanti, come polifenoli, carotenoidi, indoli e appunto il sulforafano, li rende molto utili nella prevenzione dei tumori che colpiscono l’apparato digerente. Tali composti sembrano avere effetti benefici anche contro patologie cardiovascolari, disordini neurologici, ed effetti di invecchiamento. Quindi il broccolo, con i suoi polifenoli e il sulforafano è una grande barriera verde protettiva all’interno delle cellule umane contro molecole tossiche, chiamate radicali liberi dell’ossigeno, antagonizzando lo stress ossidativo individuale, responsabile di un invecchiamento precoce e di gravi patologie. |
cumino nero
Il timochinone (TC) è certamente il composto più studiato nei semi di Nigella s. (SNS), Il TC è un pan-inibitore della sintesi dei prostanoidi, che agisce sia a livello di COX (ciclossigenasi) sia di LOX (lipossigenasi), ma i meccanismi molecolari coinvolti nella sua attività antitumorale rimangono oscuri. I dati in vitro indicano che il TC, tra le altre cose, può (Imran 2018; Khan et al. 2018; Chowdhury et al. 2018; Shanmugam et al. 2018) ridurre la proliferazione cellulare, accelerare i fattori di soppressione della crescita, aumentare la morte cellulare, ridurre l’infiammazione tramite l’inibizione di NF-kß, ridurre l’invasione e la metastasi. Nonostante questi dati interessanti, ma in assenza di dati clinici, e con la farmacocinetica e tossicità umana in gran parte sconosciute, per il momento l’attività antitumorale si può considerare solo suggestiva. |
agaricus blazei
contiene polissaccaridi (á e â proteoglicani), proteine, minerali, vitamine B1, B2, B6, B12, niacina, acido pantotenico, acido folico, biotina, vitamina D (nel carpoforo) e molti enzimi. Come tutti i funghi è un grande captatore di metalli in particolare il cadmio, perciò se se ne dovesse fare un uso prolungato sarà bene accertarsi della provenienza e del tipo di coltivazione. L’Agarico è stato approfonditamente studiato in vitro e in vivo per i suoi effetti sul Sistema Immunitario in particolare sui tumori. finora ha dato risultati di particolare efficacia in alcune patologie tumorali come quelle polmonari, epatiche e pancreatiche, nonché nel cancro del seno, in quello prostatico e cerebrale. Possiede polisaccaridi a effetto inibente la crescita tumorale e stimolanti il sistema immunitario, due di questi con legami proteici (peptidi polisaccaridici), Il PSP e il PSK, studi con quest’ultimo – ottenuti dal micelio – hanno mostrato un’azione stimolante del sistema immunitario e un’ampia azione antineoplastica. Questo polisaccaride agisce direttamente sulle cellule tumorali stimolando indirettamente l’immunità cellulare e sostenendo di conseguenza le difese antitumorali del corpo. Questo fungo ha una chiara funzione antiangiogenetica e antiproliferativa. Altre due funzioni sono: l’attività antiallergica, attraverso l’attivazione dei macrofagi e la differenziazione dei linfociti T in cellule Th1 migliorando la bilancia Th1/Th2, e la capacità antifungina nei confronti della Candida Albicans aumentando la produzione del perossido di idrogeno dei macrofagi. I polisaccaridi e le glicoproteinevengono trasportati dai macrofagi intestinali al midollo osseo e al reticolo endoteliale, a questo punto accade una cascata di eventi che coinvolgono recettori del complemento e cellule del Sistema Immunitario che vengono stimolate a riconoscere le cellule infettate da virus, trasformate o presentanti antigeni specifi ci. Alla fi ne si avrà secrezione di acido nitrico, TNF – á, IL – 8 E IL – 12. Inoltre, i polisaccaridi del fungo facilitano l’adesione dei leucociti all’entotelio, favorendo gli spostamenti e l’adesione verso i tessuti che sono stati attaccati da infezioni o da tumori. È stato anche dimostrato che è in grado di abbattere la proliferazione di cellule tumorali senza effetti citotossici verso le altre cellule, solo attraverso l’apoptosi (morte cellulare autoindotta). Per le sue capacità chemio preventive l’Agarico è molto indicato come supporto alla chemioterapia, grazie anche a principi attivi come gli ergosteroli, in grado di prevenire l’angiogenesi tumorale. Per potenziarne l’effetto si consiglia di assumerlo assieme alla vitamina C. Ne è consigliato l’uso in tutte le neoplasie di origine ambientale (da xenobiotici), dello stomaco, intestino, polmoni, fegato e pancreas. Ulteriori proprietà dell’Agaricus: l’impiego nelle malattie autoimmuni, nell’ipercolesterolemia, nelle tossiemie epatiche. |
angelica
I derivati isopentenilossi di psoraleni come isoimperatorina e imperatorina sono stati recentemente approfonditi; hanno indotto una significativa inibizione della proliferazione delle cellule tumorali ma, sfortunatamente, sono stati meno efficaci nell’eliminazione delle cellule tumorali rispetto allo psoralene e ai suoi derivati metossi, suggerendo che il sostituente isoprenilico ha ridotto le proprietà antiproliferative. Le proprietà anticancro dell’imperatorina sono state osservate in molti tipi di cancro, tra cui: leucemie, carcinoma cervicale, gliomi e cancro al fegato. L’isoimperatorina, una furanocumarina lineare, possiede un’attività anticancro ben consolidata nelle cellule del cancro alla prostata e allo stomaco. L’angelicina invece ha attività sia anti-proliferative che pro-apoptotiche e sembra essere efficace nel blocco del ciclo cellulare nel carcinoma prostatico umano e nella leucemia. Nel carcinoma polmonare, a sua volta, ha ostacolato il ciclo cellulare. Oltre alle proprietà antiproliferative, l’angelicina ha inibito la migrazione delle cellule tumorali. Inoltre, un recentissimo studio rivela che le benzofuranocumarine lineari sintetiche (benzopsoraleni) sembrano avere proprietà antitumorali più forti rispetto agli stessi analoghi dell’angelicina. La presenza del gruppo fenile, analogamente all’anello benzenico, ha aumentato l’attività antiproliferativa di psoralene e angelicina in diverse linee cellulari: carcinoma mammario umano, carcinoma gastrico umano e tumore polmonare umano. Un recentissimo studio ha rivelato, per la prima volta, il potenziale dell’estratto di radice come induttore di morte cellulare in cellule di tumore al seno. Quest’attività potrebbe essere parzialmente attribuita al contenuto di angelicina, poiché la formazione di tumori nei topi trattati con l’estratto è stata significativamente ridotta; questi risultati illustrano un potenziale uso per controllare il cancro al seno usando l’estratto naturalmente in combinazione con i trattamenti oncologici. Sono necessari ulteriori studi per chiarire il preciso meccanismo molecolare coinvolto in questi risultati per migliorare l’applicazione clinica di A. archangelica. |
curcuma
Sono stati descritti numerosi meccanismi d’azione per l’attività antitumorale della curcumina: inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, induzione di apoptosi (una modalità di morte cellulare), inibizione della trasformazione delle cellule da normali a tumorali, inibizione del la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-angiogenetico), inibizione dell’invasività e delle metastasi e più in generale la soppressione dell’infiammazione sono stati collegati con l’attività antitumorale della curcumina. Inoltre la Curcuma in associazione alle terapie oncologiche classiche va a potenziare l’azione dei chemioterapici normalmente utilizzati. |
ginseng
Panax ginseng è in grado di rafforzare la capacità di adattamento dell’organismo. La radice oltre ad esercitare un’azione tonica generale, sia a livello fisico e che psichico, stimola anche le funzioni cognitive. Antiastenica, risulta inoltre un ottimo rimedio antistress. Sono state segnalate anche proprietà protettrici contro svariati agenti virali e batterici. L’attività immunomodulatrice delle preparazioni di Ginseng, dimostrata in una molteplicità di test, sembra essere almeno parzialmente responsabile dell’attività adattogena che caratterizza la pianta. I componenti attivi del ginseng sono i ginsenosidi, molecole strutturalmente complesse appartenenti al gruppo delle saponine, con un ampio spettro di azione. Ha un alto contenuto di isoflavoni (fitoestrogeni). La sua unica combinazione di componenti e principi attivi agisce su una vasta gamma di funzioni come l’assorbimento del glucosio, la funzione cerebrale, la respirazione e le ghiandole endocrine. Nel complesso riduce stress e nevrosi, migliora l’adattamento agli stimoli della vita quotidiana, potenzia il rendimento fisico e mentale, rafforza le difese immunitarie e abbassa i rischi di contrarre diverse malattie. Il ginseng aiuta a ripristinare la normale funzione ghiandolare dopo la contraccezione o la terapia ormonale (di sintesi). Al ginseng, si riconoscono diverse proprietà: adattogena, tonica, stimolante, ipoglicemizzante, antistress, abbassa e controlla il tasso di lipidi nel sangue, etc. Come adattogeno agisce sui sistemi immunitario, endocrino e nervoso grazie alla sua abilità di aumentare la capacità dell’organismo di adattarsi allo stress interno ed esterno rafforzando quei sistemi, e quindi si rivela particolarmente utile come trattamento complementare quando i sintomi del paziente oncologico sono difficilmente trattabili. La Commissione E e l’ OMS riconoscono l’uso del Ginseng asiatico (Panax Ginseng) per tonificare l’organismo delle persone affaticate o asteniche, per ristabilire la concentrazione e in convalescenza per recuperare le forze. Interessante risulta l’utilizzo in geriatria, in quanto oltre a migliorare le funzioni cognitive e il tono dell’umore, rallenta il processo di invecchiamento, soprattutto se precoce: viene spesso associato in questi casi con vitamine e sali minerali. Può anche essere utile nel diabete della vecchiaia in quanto influenzerebbe favorevolmente l’attività dell’insulina (prescrizione medica). |
maitake
Ha un tropismo specifico per il sistema immunitario. In alcuni tumori sembra esplicare un’azione sinergica alle terapie tradizionali riducendo per altro gli effetti negativi della chemioterapia. Stimola i macrofagi e le cellule NK, i linfociti T e aumenta i livelli di interleuchina 1 e 2 e delle linfochine. I primi studi scientifi ci rilevanti risalgono agli anni ’80, quando un micologo giapponese, H. Nanba, scoprì che il suo mix di polisaccaridi era particolarmente efficace e, oltre a essere usato nell’alimentazione, da millenni veniva usato per curare svariate patologie come prevenzione del cancro, dell’inipertensione, dismetabolie, e come rivitalizzante. Oltre ai menzionati polisaccaridi il Maitake contiene vitamine del gruppo B, acidi grassi polinsaturi, provitamina D2, magnesio, potassio, calcio, fosfolipidi e molte fibre. Attualmente gli studi scientifici si sono orientati sugli effetti del Maitake riguardo alle malattie degenerative, metaboliche e sul Sistema Immunitario. L’azione antitumorale di questa miscela di polisaccaridi approvata anche dall’FDA, ha dimostrato, oltre all’effetto di rallentamento e/o inibizione della crescita tumorale e l’azione antimetastatica, una singolare capacità di ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia (nausea, astenia, vomito, dolore, infezioni) amplifi candone però gli effetti curativi. Anche in questo caso la vitamina C assunta assieme agli estratti polisaccaridici ne potenziava gli effetti, agendo anche sull’induzione dell’apoptosi cellulare. Studi sui pazienti HIV positivi ai quali furono somministrati per un anno i polisaccaridi, hanno evidenziato nell’85% dei casi una inibizione del virus, aumento dei linfociti T. HelperCD4+, maggior benessere generale e resistenza alle infezioni opportuniste. Il Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York che studia le varie terapie per contrastare il cancro ha sperimentato gli effetti dei betaglucani del fungo Maitake per potenziare il trattamento del rituximab aumentando l’efficacia di un anticorpo monoclonale, il 3F8, per pazienti affetti da neuroblastoma non responder. Lo stesso Istituto sta portando avanti sperimentazioni sempre con il Maitake per il cancro della mammella. |
vitamina D
In Corea, su 310 pazienti, età media 48,7 anni, 75 hanno mostrato livelli deficitari di vitamina D (< 20 ng/ml), 95 livelli insufficienti (20-29 ng/ml) e 140 livelli sufficienti (30-150 ng/ml). Le donne deficitarie di vitamina D si esponevano a un aumentato rischio di ricaduta rispetto alle donne con livelli sufficienti (P=0,002). Le concentrazioni di tale vitamina erano inoltre inversamente associate con la prognosi in pazienti con cancro luminale, anche dopo aggiustamenti statistici per altri fattori confondenti. Uno studio belga su 1800 pazienti con cancro al seno in fase iniziale correla significativamente bassi livelli di vitamina D con la larghezza del tumore alla diagnosi (P=0,0063). Valori maggiori di 30 ng/ml sono indicatori di maggiore sopravvivenza globale (P=0,0101) e malattia-specifica (P=0,0192). I risultati maggiori sono stati osservati nelle patologie donne in post-menopausa. Una recente meta-analisi basata sui rapporti tra livelli di vitamina D e cancro al seno mostra come le pazienti nel quartile più alto (concentrazioni plasmatiche di vitamina D) hanno la metà dei casi di mortalità rispetto alle pazienti del quartile più basso. I livelli consigliati di 25(OH)D si situano tra i 30 e gli 80 ng/ml. Una meta analisi di ricercatori cinesi ha esaminato casi di tumore al seno, livelli di vitamina D e polimorfismo del VDR, in particolare le varianti Fok1, Bsm1, Taq1, Apa1 Cdx2 e Poly-A. Secondo tale analisi, solo le varianti Bsm1 e Taq1 sarebbero legate a un modesto aumento di rischio. Per il cancro colorettale, una review sistematica cinese ha preso in esame gli studi che comprendevano livelli di assunzione di vitamina D o suoi livelli plasmatici e rischio di tale cancro, per un totale di circa un milione di partecipanti. La valutazione del rischio relativo (RR) ha mostrato come vi sia una correlazione significativamente statistica tra questi due elementi, e un incremento di 10 ng/ml di 25(OH)D riusciva a conferire un RR di 0,74 (95% CI, 0,63-0,89). Da notare come in pazienti con malattie infiammatorie dell’intestino (IBD), come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa, vi sia la tendenza a sviluppare cancro colorettale se i livelli di vitamina D sono insufficienti. Lo dimostra una review americana che ha esaminato un totale di 2809 pazienti con IBD. I livelli plasmatici medi erano di 26 ng/ml, con un terzo dei pazienti con valori deficitari di 25(OH)D (< 20 ng/ ml). Durante un periodo medio di follow-up di 11 anni, 196 pazienti hanno sviluppato un cancro colorettale. I pazienti che avevano valori più bassi di vitamina D hanno mostrato un maggior rischio per tale patologia (OR 1,82; 95% CI, 1,25-2,65). Già un semplice aumento di 1 ng/ml di tale vitamina riduce dell’8% questo rischio (OR 0,92; 95% CI, 0,88-0,96). Una meta-analisi recente esamina i livelli sierici di vitamina D e la sopravvivenza in pazienti con cancro colorettale o della mammella. Sono stati considerati 2330 pazienti con cancro colorettale e 4413 pazienti con cancro al seno: maggiori livelli di 25(OH) D (>75nmol/L) sono stati associati con una significativa riduzione della mortalità in entrambi i casi. I ricercatori suggeriscono ulteriori studi per valutare se la supplementazione di vitamina D in pazienti con bassi livelli di tale vitamina (<50nmol/L) al momento della diagnosi e prima del trattamento, possa migliorarne la sopravvivenza. |
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