Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
La coppia rene-vescica svolge anche i compiti che in biomedicina rientrano tra le funzioni renali di filtrazione glomerulare e riassorbimento tubulare e quelle delle vie urinarie di storaggio ed eliminazione dei liquidi di scarto. La “vescica cinese” avrebbe un ruolo pure nella trasformazione dei fluidi catabolici da smaltire, che potrebbe essere paragonato ad alcune delle azioni di riassorbimento tubulare che vengono compiute dal rene nella medicina occidentale. Come in quest’ultima, la “vescica cinese” è correlata al rene ma anche all’intestino tenue all’interno del livello energetico taiyang e ciò ha delle importanti conseguenze sul fenomeno assimilazione/assorbimento (intestino tenue) ed espulsione/eliminazione (vescica) dei liquidi per il mantenimento della volemia. Le cause cosmiche, psichiche ed alimentari possono favorire o determinare patologie della vescica. Se la bassa temperatura o l’umidità colpiscono l’organismo, i disturbi possono concentrarsi a livello vescicale e determinare l’attacco dell’intestino (viscere). Ciò accade sia nei casi in cui il freddo penetri attraverso la regione lombare nel canale uretrale o in quelli suoi collaterali (ureteri) e determini la comparsa di lombalgia associata a sintomi cistitici sia quando la causa cosmica interviene tramite i canali yin del piede e sale successivamente verso gli organi ed i visceri perineali. Nelle regioni tropicali la patologia della vescica può essere provocata anche dalla penetrazione di calore e umidità. Inoltre i motivi psichici possono agire su di essa, generalmente attraverso un indebolimento del qi renale: lo stato di panico e la paura determinano il ricorso all’Eziopatogenesi. La sintomatologia è dominata da manifestazioni di caldo-umido che possono essere di origine esterna e alimentare o la conseguenza di fattori interni che si trasmettono alla vescica. Disuria, stranguria, bruciore alla minzione, la presenza di urine gialle e torbide e di calcoli urinari sono tutti segni di calore mescolato con l’umidità. Ricordiamo che pure gli aspetti psicologici possono concorrere allo scatenamento di questo quadro sindromico: le eccessive gelosia e possessività rappresentano nella medicina cinese cause predisponenti a tale situazione clinica. Il primo passo da fare è quello di adottare un regime alimentare che sia quanto più possibile equilibrato. Questa via è la più fisiologica e la più naturale: la dieta deve recuperare il valore biologico del cibo, deve prevedere cereali integrali (anche gli antichi, oltre al frumento, farro, orzo, e altro), il consumo quotidiano di frutta e verdura (per un corretto apporto di fibre e per i micronutrienti), l’uso dei condimenti olio d’oliva, lino, borragine, perilla e quello di semi oleosi. I cibi che esercitano un tropismo positivo nei confronti della vescica sono ad esempio la soia nera, il mirtillo, il cavolo cinese, il chives, il crescione, il cetriolo, l’uva e l’uva spina, la prugna, il salmone, le patate dolci e il cocomero. Inoltre, possono rinforzare questo organo il peperoncino, la zucca, l’olio di semi di zucca, la frutta secca, il prezzemolo, gli spinaci, la soia e i fagioli. Le loro azioni benefiche vengono incrementate se li si assume insieme a fonti di vitamina C naturali. Il Mirtillo rosso americano o Cranberry, tipico dell’America del Nord, è una varietà di mirtillo dalle grosse bacche rosse e fortemente acidule. I proantocianidoli sarebbero responsabili della sua attività antibatterica, riscontrata in vitro nei confronti di Escherichia coli, Proteus mirabilis, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, ecc. Il ruolo fondamentale delle proantocianidine di tipo A (PAC-A) è quello di impedire l’adesione alla parete dell’epitelio vescicale da parte dei batteri, che se vengono eliminati con le urine, bloccano l’infezione alla sua prima fase, per cui essa non si manifesta. A questa azione (inibizione- adesione) contribuirebbe anche il fruttosio responsabile dell’acidificazione delle urine. La dieta moderna è spesso sbilanciata verso il metabolismo di carboidrati e/o proteine e questo si traduce in due alterazioni: sovraccarico di sostanze cristalloidi e acidosi organica. Nel primo caso ci riferiamo in particolare all’accumulo di due prodotti: l’acido urico (derivante in prevalenza da carni rosse e proteine animali, che tende a depositarsi sotto forma di urato monopodico sulla superficie di cartilagini, sinovie e nelle strutture periarticolari con conseguente scatenarsi di dolorosi disturbi infiammatori come l’artrite gottosa) e l’acido ossalico (ottenuto dalla fermentazione dello zucchero che si converte in cristalli di ossalato di calcio, i quali non solo provocano il rilascio di mediatori infiammatori ma in più sottraggono calcio prezioso per le ossa). Nel secondo caso si arriva alla demineralizzazione che si innesca quando il corpo cerca di correggere lo stato di acidosi in cui si trova sfruttando come sistema tampone i minerali dei vari distretti organici e principalmente quelli delle ossa. Vanno quindi evitati regimi alimentari troppo ricchi di proteine e zuccheri, prodotti acidificanti quali sale, caffè, alcool, bevande gassate e cibi molto elaborati e ricchi di condimenti. Non bisogna neppure eccedere nel consumo di cereali raffinati, albume d’uovo e formaggi. È consigliata un’alimentazione varia e bilanciata, particolarmente attenta all’introduzione di proteine vegetali, calcio, vitamina D (ma anche di quelle del gruppo B, C, K, fosforo, magnesio, potassio, manganese, rame, zinco, selenio, ferro, boro e silicio), un’attività fisica giornaliera adeguata alle soggettive condizioni fisiche, l’eliminazione dei fattori di rischio tra cui il fumo, l’abuso di alcool, caffeina e sale. Bere è essenziale per il nostro benessere e spesso trascuriamo che l’acqua, specialmente quella mineralizzata e a effervescenza naturale contiene una discreta quantità di calcio e altri elementi preziosi. Essa è presente in larga misura all’interno del tessuto connettivo, formato da cellule del sistema immunitario (adipociti, fibroblasti) immerse in un fluido interstiziale. Il sistema linfatico svolge due compiti fondamentali: il primo è quello di mantenere costante il volume e la pressione del liquido extracellulare, il secondo è di sorvegliare il contenuto della linfa ed eventualmente stimolare la produzione di linfociti. In presenza di uno squilibrio fisiologico i processi possono modificarsi o arrestarsi. Ciò comporta un aumento di sostanze di scarto nello spazio extracellulare e di conseguenza un incremento di processi ossidativi, immunitari e infiammatori. L’acqua può avere proprietà diverse a seconda delle rocce con cui è venuta in contatto, non solo come aspetto esteriore della forma (composizione chimica), ma soprattutto in relazione alle componenti energetiche in esse contenute (mondo dell’essenza). Il colore attraverso cui riceve le radiazioni solari può avere fondamentale importanza per la veicolazione energetico-elettromagnetica attraverso l’elemento liquido (vedi acqua solarizzata). Inoltre anche le sue proprietà magnetiche sono necessarie per l’equilibrio dei fluidi intra ed extra-cellulari nei quali si propagano le vibrazioni di salute o di malattia dell’intero organismo. È formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno e ha una struttura bipolare, orientabile in base alla distribuzione delle sue cariche elettriche. Può quindi essere: monomera (costituita da una molecola semplice), dimera (costituita da polimerizzazione di due molecole uguali), trimera (costituita da polimerizzazione di tre molecole uguali, tetramera (costituita da polimerizzazione di quattro molecole uguali), pentamera (costituita da polimerizzazione di cinque molecole uguali). In un bicchiere di acqua comune sono contenute tutte e cinque le diverse strutture. Ci sono però le acque di rose o di arancio più ricche di strutture trimere e altre di pentameri, come quelle delle tubature domestiche. L’organismo, attraverso l’energia cellulare, deve trasformare la struttura dell’acqua ingerita in trimera perché quest’ultima è quella attiva a livello biologico.Giova al benessere e al trofismo di pelle, capelli e unghie. Ideale nella presenza di urine torbide (maleodoranti o scure), per chi è in difficoltà e soffre nell’espellerle, ha fastidio o dolore al basso ventre (sintomi della cistite) perché svolge la funzione di antisettico e drenante. Questo avviene principalmente nelle donne per una maggiore brevità dell’uretra femminile rispetto a quella maschile (3-5 cm contro 13-16 cm) che permette ad agenti patogeni di origine fecale, vaginale o uretrale di risalire e arrivare alla vescica, provocando così la flogosi della sua mucosa. La cistite è un’infiammazione provocata prevalentemente dai germi Gram negativi e caratterizzata da pollachiuria, bruciori, minzione impellente e ematuria a esordio acuto o subacuto ad andamento ricorrente. Negli uomini il rischio di cistite è molto basso e aumenta dopo i 50 anni per la comparsa di condizioni, come l’ostruzione cervico-uretrale, dovute all’ipertrofia prostatica benigna o alla prostatite batterica. I fattori di rischio sono: intensa frequenza di rapporti sessuali, uso di contraccettivi, abuso di antimicrobici, gravidanza, deficit di estrogeni post-menopausale, uso di catetere, ostruzioni del canale di espulsione, sbalzi di temperatura, vaginite microbica, ceppi batterici particolarmente virulenti e/o resistenti agli antibiotici, stitichezza e intestino in disordine (intolleranze alimentari). Infine va ricordata l’associazione tra cistite e diabete: le urine di una persona con tale patologia sono più ricche di glucosio e diventano un ideale terreno di crescita per i microrganismi, con il conseguente incremento del rischio di infezioni delle vie urinarie (IVU). I patogeni associati alla cistite sono: Escherichia coli, Enterococcus, Pseudomonas, Klebsiella, Serratia e Proteus. La presenza di quest’ultimo può far sospettare un’alterazione sopravescicale (calcoli renali). Fra gli enterobatteri Gram negativi è coinvolta la Klebsiella, tra i Gram positivi sono implicati lo Streptococcus fecalis e lo Staphylococcus saprophyticus. I pazienti sottoposti a manovre strumentali invasive o portatori di catetere a permanenza, in terapia antimicrobica cronica o trattati con corticosteroidi, sono suscettibili alle infezioni di germi come Serratia, Acinetobacter e Candida. In caso di cistite recidivante occorre eliminare il sospetto di una malformazione a carico delle vie urinarie (reflusso per malposizione e stenosi serrata uretrali) tramite indagini strumentali (urografia). Altre patologie sono la litiasi urinaria, la compressione da parte di un fibroma uterino o di un adenoma prostatico, ecc. Il carcinoma della vescica può emulare i sintomi della cistite (microematuria, piuria o urine chiare). È consigliabile il ricorso a una terapia antimicrobica continua: le piante medicinali possono contribuire preventivamente, grazie all’azione decongestionante e antisettica, a evitare o ridurre la ricorrenza di IVU. Il trattamento antibiotico è efficace ma comporta effetti collaterali come superinfezioni fungine (candidiasi orale o vaginale) e gastrointestinali, antibioticoresistenza, disbiosi vaginale e intestinale. L’E. coli aderisce alle strutture proteiche di superficie (dette pili o fimbrie a seconda della forma). I pili di tipo 1 sono sensibili al mannosio e permettono l’adesione batterica all’urotelio, mentre le fimbrie sono sensibili al fruttosio. I ceppi più virulenti presentano le p-fimbrie (fimbrie della pielonefrite) che si legano ai glicosfingolipidi della membrana delle cellule renali, consentendo l’invasione del parenchima renale. Questa adesione forma colonie sessili, ovvero aggregati organizzati di singoli microbi che dialogano tra loro tramite segnali chimici (Quorum Sensing) causando una lotta integrata, la crescita di biofilm protettivo e quindi la resistenza alle strategie antibatteriche. Focalizzandosi su tali fattori si apre una strada di intervento alternativa: attività di quorum-quenching, induzione dei normali processi batterici di dissoluzione dei biofilm e controllo dell’adesione dei germi con inibizione della formazione di pili. I probiotici sembrerebbero funzionare come profilassi per l’IVU attraverso tre possibili meccanismi: 1. Inibizione competitiva, ossia la lotta con i batteri patogeni per unirsi ai siti di legame sulle mucose. Se questi ultimi sono occupati i microbi non possono insediarsi, formare delle colonie e avviare l’infezione. Certi ceppi di Lactobacillus contrastano in maniera tale da escludere alcuni uropatogeni, riducendo la loro possibilità di aderenza alle cellule uroepiteliali e coaggregandosi ad E. coli fimbriati; 2. Effetti battericidi diretti. I fermenti lattici (quali Lactobacillus e Bifidobacteria) abbassano il pH rendendo più difficili la vita a molti germi e l’attaccamento del biofilm alle mucose; 3. Stimolazione del sistema immunitario. Lactobacillus e altri probiotici aumentano la produzione di anticorpi e citochinee e stimolano l’attività di macrofagi e linfociti in caso di infezione. L’argento colloidale è composto da nano-particelle di argento che rimangono in sospensione senza sciogliersi perché sono ionizzate. Insapore e inodore, per l’organismo umano è virtualmente atossico, mentre microbi, virus e funghi non possono sopravvivere più di qualche minuto in sua presenza (ne elimina più di 600 senza indebolire il sistema immunitario). Il suo utilizzo è indicato in caso di: cistite, ferite, scottature, artrite e artrosi, tosse e raffreddore, rinite allergica e asma, influenza, avvelenamento, herpes zoster, eritemi, micosi, psoriasi, gastrite, sinusite, pleurite, placca dentale, infezioni alla prostata, vaginiti e candida. Se la cistite è recidiva si consiglia di assumere: pochi grassi e calorie, infusi alle erbe, alto apporto di fibre (per il nutrimento della flora batterica buona), acqua (sorseggiando piccole quantità per svuotare la vescica, scongiurando il ristagno di urine e favorendo l’eliminazione dei germi), ortaggi (cetriolo o sedano per la loro azione diuretica), frutta (tranne gli agrumi che possono peggiorare il dolore) ricca di vitamina C utile per le vie urinarie (frutti di bosco o kiwi) o ricchi di acqua (anguria o melone) o con effetto neutro (pera), cereali integrali e probiotici come lo yogurt (per contrastare la stipsi e aiutare la funzionalità e il benessere intestinale). Evitare o ridurre: pasti abbondanti, caffè, tè, soda, bevande alcoliche e gassate (l’anidride carbonica può interferire con l’acidità innalzando il pH dell’urina e favorendo la crescita batterica), agrumi e succhi di frutta (eccetto quello al mirtillo che crea un ambiente sfavorevole all’E. coli grazie al contenuto di polifenoli), grassi animali, insaccati, formaggi fermentati, salse, spezie, dolcificanti artificiali, peperoncino e tutti gli alimenti che possono contribuire allo stato infiammatorio. |
cute apparato mioarticolare apparato emuntorio apparato genitale femminile apparato genitale maschile |
sindrome della vescica dolorosa, alterazione cellulare delle pareti della vescica, cistite interstiziale, affezioni della vescica, calcoli vescicali, vescica neuropatica, flogosi della mucosa vescicale, infezioni urinarie, carcinoma della vescica, cistite, uretrite, nefrite e catarro vescicale, schistosomiasi o bilharziosi, Nefropatie, disuria, stranguria, calcolosi urinaria, flogosi vaginali, IVU (infezione delle vie urinarie), germi gram negativi, pollachiuria, bruciori minzionali, ematuria, cistite, cistite ricorrente, cistite a urine chiare, litiasi uratica, cistiti batteriche e interstiziale, cistiti infettive, cistiti croniche recidivanti, uretrite, nefrite e catarro vescicale, cartilagine, artrite, dolori muscolari e traumi sportivi, infiammatori articolari, articolazioni danneggiate |
tarassaco
Il Tarassaco rientra da sempre nelle formulazioni impiegate per le cosiddette “Cure depurative”. La stimolazione della cellula epatica e la decongestione del fegato rendono ragione dei successi che si ottengono nell’ambito digestivo in seguito al suo utilizzo. Inoltre la stimolazione della diuresi, unitamente all’incremento della funzionalità epatica, portano a un’azione sul ricambio generale che si traduce in un’aumentata eliminazione di scorie da parte dell’organismo e quindi un alleggerimento del distretto epato-renale. La capacità di influenzare pertanto il ricambio fa del Tarassaco un tonico generale impiegato nelle «cure primaverili» da aprile a maggio e in autunno. Ottimo è associarlo con le foglie in insalata, le quali possono essere definite un medicamento-alimento. Se ne gioveranno soprattutto le persone che soffrono d’artrosi attuando cure di sei settimane in primavera-autunno, in quanto otterranno un beneficio a livello della funzionalità articolare e una minore tendenza a nuovi attacchi. L’attivazione del metabolismo generale si ripercuote infatti anche sul metabolismo del tessuto connettivo. Clinicamente la pianta trova indicazione nelle alterazioni del flusso biliare (azione colereticacolagoga nel trattamento della disappetenza e nei disturbi dispeptici quali senso di pienezza, disturbi digestivi e flatulenza (azione amaro-tonica) e nel favorire la diuresi. La ESCOP (European Scientific Cooperative on Phytotherapy) conferma tali proprietà. Avvertenze: è bene evitare la somministrazione in caso di gastrite o ulcera: per la presenza di principi amari può determinare disturbi gastrici da iperacidità. Nelle calcolosi delle vie biliari la sua assunzione deve avvenire soltanto su indicazione medica. |
mirtillo rosso
Particolarmente efficace nella prevenzione e cura delle infezioni urinarie a carattere recidivante, può risultare utile anche in pazienti affetti da vescica neurogena (disturbi della vescica causati da una malattia neurologica) e che presentino infezioni urinarie ricorrenti del tratto urinario. È conosciuto anche come “Cranberry” i suoi polifenoli inibiscono l’adesione dei colibacilli alla parete dell’intestino e della vescica, fornendo così una spiegazione al loro uso tradizionale come antidiarroici e disinfettanti urinari. ricco in antocianine che, in forma di agliconi, vengono in parte assorbite ed escrete per via urinaria. Uno studio nel ratto ha dimostrato che l’estratto di Mirtillo inibisce dell’80% l’adesività dell’Escherichia coli all’epitelio vescicale mediata dalle lectine, in tal caso chiamate adesine; questo fenomeno sembra dovuto sia al fruttosio sia a un composto polimerico non dializzabile tipico di questa droga. Le proantocianidine sono capaci, in vitro, di inibire l’adesività di ceppi di Escherichia coli P fimbriati a cellule epiteliali vescicali umane. Le adesine si localizzano nelle fimbrie presenti sulla superficie batterica e sono capaci di aderire a specifici recettori monosaccaridici e/o polisaccaridici situati sulla superficie delle cellule dell’epitelio vescicale. Un altro studio ha dimostrato che il Mirtillo non solo è in grado di ridurre l’adesione dei batteri alle cellule vescicali, ma anche di provocare il distacco di circa il 70% dei batteri già precedentemente adesi. L’effetto inibente l’adesione batterica, espletato da questa droga, raggiunge il massimo dopo circa 2 ore dalla sua ingestione per via orale e permane per circa 2 ore. Il primo studio clinico, randomizzato e controllato, della durata di 12 mesi, ha studiato l’efficacia di un succo di Mirtillo nella prevenzione delle infezioni urinarie ricorrenti. Sono state controllate 150 donne con infezione del tratto urinario da Escherichia coli, assegnandole in modo casuale a uno dei tre gruppi previsti: Il controllo a 6 mesi ha dimostrato che il 16% delle donne che stava assumendo Mirtillo ha presentato almeno una ripresa di infezione (calcolata come positiva con la presenza di almeno 100.000 colonie/ml di germi), contro il 36% delle donne del gruppo di controllo non trattato e il 39% del gruppo con Lactobacillus. I proantocianidoli sarebbero responsabili dell’attività antibatterica riscontrata in vitro nei confronti di Escherichia coli, Proteus mirabilis, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, ecc. Il ruolo fondamentale delle proantocianidine di tipo A (PAC-A) è quello di impedire l’adesione dei batteri alla parete dell’epitelio vescicale: tale adesione rappresenta la prima fase dell’infezione urinaria per cui se viene impedita, il battere viene eliminato con le urine e non si manifesta l’infezione urinaria. A questa azione (inibizione adesione) contribuirebbe anche il fruttosio contenuto nei frutti responsabile dell’acidificazione delle urine. Svariati studi clinici, oltre a segnalare proprietà antiossidanti, confermano che il succo ottenuto dai frutti previene e cura le infezioni urinarie (Bruneton J., 2009). |
pilosella
Hieracium pilosella manifesta, soprattutto con preparati da pianta fresca, proprietà diuretiche. All’attività diuretica si associa inoltre un’azione antiurica, declorurante ed antisettica e, in particolare, vengono favoriti i processi riparativi a livello della mucosa vescicale. Parte delle proprietà sono dovute all’umbelliferone, un’idrossicumarina dotata di reale attività antibiotica. La Pilosella esercita inoltre un’azione coleretica e colagoga che sostiene e favorisce l’attività antitossica del fegato. La pianta può trovare indicazione in caso di cellulite e sovrappeso e nel trattamento di cistiti ricorrenti, colibacillosi, litiasi urinaria,ecc. La Pilosella fu segnalata per la prima volta dalla Badessa di Bingen, Santa Hildegarda nel XII secolo e da allora viene utilizzata per le sue proprietà diuretiche. Contiene principalmente tannini, cumarine (umbelliferone), olio essenziale, flavonoidi, ecc. L’azione diuretica è massima per la pianta fresca. All’attività diuretica si associa, inoltre, un’azione antiurica, declorurante ed antisettica, e, in particolare, vengono favoriti i processi riparativi a livello della mucosa vescicale. La Pilosella esercita, inoltre, una azione coleretica e colagoga che sostiene e favorisce l’azione antitossica del fegato. |
ortica
Azione tonica, antinfiammatoria e diuretica. Per l’attività depurativa rientra anche nelle formulazioni atte al trattamento delle eruzioni cutanee, in particolare dell’acne e delle dermatiti seborroiche |
d-mannosio
d-mannosio è utile per la funzionalità delle vie urinarie in sinergia con l’estratto di cranberry ad alto titolo in proantocianidine di tipo A risulta utile in presenza di Escherichia coli e in caso di cistiti batteriche e interstiziale. contrastano l’adesione dei batteri alle cellule uro epiteliali. Rappresenta iun’alternativa naturale e sicura alle terapie farmacologiche per l’eradicazione dell’Escherichia coli, che rappresenta fino al 90% la causa delle infezioni del tratto urinario e delle cistiti infettive. |
tè di giava
Orthosiphon stamineus Bentham: il Thé di Giava viene impiegato per incrementare la diuresi nelle malattie di natura batterica ed infiammatoria a carico delle vie urinarie escretrici (CommissioneE). Costituenti principali sono sali di potassio (3%), olio essenziale, flavoni lipofili, di e triterpeni, acido rosmarinico, ecc. Ristabilisce la diuresi, facilita l’eliminazione delle scorie azotate, uratiche e fosfatiche, e nello stesso tempo placa il tenesmo e la cistalgia. Il suo impiego risulta valido pertanto anche in caso di renella o calcolosi renale. |
uva ursina
Arctostaphylus uva ursi L. (Uva ursina) Le foglie di questa pianta, appartenente alla famiglia delle Ericaceae, che risultano ricche in arbutoside (6 – 10%) – un eteroside fenolico-, tannini gallici (15 – 20%), flavonoidi, triterpeni, ecc., sono tradizionalmente impiegata nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie grazie all’azione antisettica. L’arbutoside per idrolisi libera un difenolo che si ossida immediatamente in idrochinone, le cui proprietà batteriostatiche sono state dimostrate in vitro nei confronti di Escherichia coli, Proteus vulgaris, Staphylococcus aureus, ecc. (Bruneton J., 2009). I tannini e gli altri componenti del fitocomplesso sinergizzano l’azione dell’arbutina, mentre ai flavonoidi in particolare è da attribuire l’attività diuretica della pianta. Uva ursina risulta pertanto utile in caso di infiammazione o infezione a livello delle vie urinarie, in quanto è in grado di determinare un’azione antisettica, calmante lo stimolo continuo della minzione e il dolore. |
gramigna
Agropyrum repens L. (Gramigna): pianta dotata di attività diuretica ed emolliente, è da sempre impiegata nel trattamento degli stati infiammatori a carico dell’apparato genito-urinario. Nel rizoma della gramigna sono presenti minerali, saponine, ecc., e un olio essenziale composto per il 95 % da agropirene, dotato di proprietà simil-antibiotiche. La monografia della Commissione E del BfArM afferma che la pianta può essere impiegata in caso di infiammazioni delle vie urinarie e nella prevenzione della litiasi. Per l’azione diuretica viene utilizzata anche come adiuvante nelle terapie dimagranti. Avvertenze: Non sono segnalati effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale. Come per tutte le piante ad azione diuretica, prestare attenzione alla contemporanea assunzione di farmaci diuretici (possibile sommazione d’effetto). Evitare l’uso in caso di edema periferico causato da insufficienza cardiaca o renale. |
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