Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
L’uso dei rimedi naturali per l’infiammazione e la gestione del dolore è motivato soprattutto dalla ricerca di una cura efficace che non abbia effetti collaterali a carico dello stomaco. Coinvolge oltre la metà delle persone con patologie reumatologiche che ne traggono beneficio in più del 60% dei casi. La medicina moderna dà un consistente spazio alla terapia del dolore e antiflogistica e oggi fortunatamente i mezzi a sua disposizione sono molti: la loro integrazione quindi è fondamentale al fine di garantire una migliore qualità di vita al paziente. Essa può attingere al vasto patrimonio della fitoterapia antinfiammatoria come strumento da combinare nella terapia acuta o cronica in particolare nelle sue forme lievi e moderate. Nella gestione del dolore la capofila delle medicine complementari è l’agopuntura, ma un posto importante lo ricopre pure la fitoterapia, ricomprendendo le piante che hanno dato origine alla maggior parte dei farmaci di sintesi attualmente adoperati. Altri approcci da considerare sono la fisioterapia, l’osteopatia e la terapia cranio-sacrale da affiancare alla correzione dello stile di vita e dell’alimentazione, dove gli acidi grassi essenziali hanno un ruolo da protagonisti. Infine è importante tenere conto anche dell’aspetto psicologico del dolore e della flogosi, che può essere una loro concausa e conseguenza (specialmente se la condizione di malattia si protrae nel tempo). In merito a ciò emerge la rilevanza delle terapie di controllo dello stress e del dolore. L’infiammazione acuta e cronica a livello osteo-muscolare può trarre giovamento dall’integrazione della cura convenzionale con quelle complementari, secondo piani terapeutici (da definire caso per caso con il supporto degli specialisti) in linea con la sempre più consolidata e condivisa concezione della medicina integrata. La necessaria diagnosi differenziale permette una programmazione della cura specifica per il quadro patologico riscontrato, ma spesso si serve di uno mezzo largamente accettato: la terapia antalgica e antinfiammatoria. Le categorie di alimenti o principi attivi ad azione antiflogistica sono le fibre e i cibi a essa associati (cereali integrali, legumi, frutta e verdura), gli acidi grassi (soprattutto quelli polinsaturi) e anche le spezie, oggi ben note per le loro proprietà a difesa dell’organismo, come tè, curcuma, aglio, isoflavoni (soia), polifenoli (vino, frutta e verdura colorate, frutta in guscio). I cereali raffinati (poveri di fibre), le proteine e i grassi “cattivi” svolgono, al contrario, un ruolo attivo nella genesi dell’infiammazione. Sono da evitare inoltre prodotti che contengano istamina e/o composti vasoattivi (vino rosso, cioccolato, formaggio, birra) e cofattori come coloranti per alimenti (E102 tartrazina), alcool, quantità eccessive di proteine e allergeni alimentari. Sono da preferire cibi ricchi di vitamina B6, 5-HTP 5-idrossitriptofano, acidi grassi essenziali EFA, riboflavina (vitamina B2). Si deve ottimizzare la funzione digestiva a seconda del bisogno, correggere la disbiosi intestinale, ridurre il sovraccarico tossico, sostenere gli enzimi della disintossicazione e praticare attività fisica moderata. Recenti e ben documentati studi scientifici spiegano come i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) blocchino non solo le prostaglandine del dolore, ma anche quelle indispensabili a salvaguardare lo stomaco dall’autodigestione attraverso il muco alcalino che previene ulcere e gastriti. L’attenuazione del sintomo doloroso è importante quanto l’approccio alle cause, perché per esempio il mal di testa è una condizione debilitante e in casi gravi insostenibile. Diminuirne il dolore migliora la qualità della vita, spesso rompe un circolo vizioso (come nel caso delle cefalee muscolo-tensive) e riconosce e convalida la sofferenza della persona. Il dolore addominale di origine funzionale non è quello lancinante, più o meno improvviso e altamente invalidante che caratterizza il cosiddetto addome acuto (che andrà invece valutato subito dal punto di vista chirurgico), ma un senso di fastidio ricorrente (che può anche essere avvertito come sensazione di sofferenza fisica). Dalla posizione in cui esso viene avvertito dipende la classificazione in: dispepsia funzionale, quando il dolore è sopra l’area gastrica (dolore epigastrico); sindrome del colon irritabile, in presenza di urgenza a espellere feci a volte sfatte; emicrania addominale, cioè con sintomi del tutto simili a quelli dell’emicrania vera e propria (che non riguardano la testa ma l’addome) e dolore addominale relativo a tutti gli altri casi. L’ampia letteratura scientifica ha chiarito molti complessi meccanismi biochimici della neuroinfiammazione e neurotrasmissione del dolore e vi è una sempre maggiore attenzione agli effetti collaterali di molti farmaci tradizionali (assenti nella medicina integrata). L’evoluzione nell’uso dei neurotrofici è iniziata nel 1911 con Casimir Funk, considerato il padre delle vitamine, il quale scoprì la Tiamina (cioè la vitamina B1). Da quel momento in poi sono state identificate numerose altre sostanze catalogabili come vitamine: oltre alle classiche 14, suddivise in liposolubili (A, D, E, F, K) e idrosolubili (B1, B2, B3, B5, B6, B8, B9, B12, C), sono stati elencati molteplici composti che, similmente a esse, sono essenziali per l’uomo. |
apparato emuntorio sistema nervoso (SNC) |
dolore lombosacrale, dolorabilità mammaria, dolore della cefalea, dolore occipitale o frontale, dolore spastico, dolore addominale, dolore cronico, flogosi, terapia del dolore, patologie dolorose o infiammatorie, infiammazione |
escolzia
L’utilizzo della pianta come antinevralgico ha radici antiche che trovano conferma nella moderna ricerca scientifica sugli alcaloidi presenti non ad alte concentrazioni, ma sufficienti a indurre un miglioramento delle sindromi dolorose. Gli studi di laboratorio sui topi hanno dimostrato che l’utilizzo dell’estratto idroalcolico della pianta induce un’analgesia periferica senza manifestare azioni sedative centrali, neurolettiche o miorilassanti (Rolland,1991; Abascal, 2004; Al-Snafi, 2017). Un articolo degli anni Ottanta pubblicato su Phytotherapy ne descriveva già proprietà analgesiche e calmanti utili nelle sindromi dolorose a carico dell’apparato digerente, delle vie biliari e nell’emicrania (Rolland, 1987). L’efficacia nell’emicrania è dovuta all’azione oppioide endogena e inibitoria (tramite stimolo sul GABA) che diventa potenzialmente utile in tutte le cefalee vasomotorie a eziologia multifattoriale, in quanto può agire anche sulla loro componente ansiosa, che ne è una concausa (Kreckova, 2009). Un’altra applicazione dell’escolzia è il contrasto alla dipendenza da oppiacei, come evidenziato da un articolo pubblicato nel 2018 su International Journal of Complementary and Alternative Medicine. L’autrice riporta differenti casi clinici nei quali l’assunzione dell’estratto di escolzia associata a quella degli analgesici oppioidi ha permesso una riduzione del dosaggio degli antidolorifici di sintesi pur mantenendo l’effetto antinevralgico nel paziente (Zampieron, 2018). |
griffonia
Una pianta importante per la fibromialgia è la Griffonia simplicifolia, i cui semi sono ricchi di 5-idorssi-triptofano (5-HTP), il precursore della serotonina. La serotonina e la noradrenalina si sono dimostrate carenti nella fibromialgia e le concentrazioni di serotonina sono direttamente proporzionali ai risultati del Fybromyalgia Impact Questionnaire (FIQR) (Amin, 2019). La stessa serotonina poi è anche carente nell’emicrania, spesso presente nella rosa sintomatica della sindrome fibromialgica. La somministrazione dell’estratto dei semi di griffonia apporta il 5-HTP, che passa la barriera ema toencefalica e viene trasformata in serotonina nel cervello, dove esplica le sue molteplici funzioni, tra le quali quelle sul dolore. Gli studi ormai datati dell’utilizzo della serotonina nei pazienti con fibromialgia riportano un miglioramento del dolore muscoloscheletrico, della rigidità, dell’ansia e della fatigue. (Nicolodi, 1996) |
altre erbe medicinali
Altre erbe sintomatiche utili nella gestione individuale della sintomatologia dolorosa sono le piante analgesiche ottenute dagli estratti di Boswelia serrata, Arpagophitum procumbens (Arpagofito, impropriamente chiamato anche artiglio del diavolo), Salix alba e Uncaria tormentosa. Per la componente ansiosa possono essere utili invece Scutellaria baicalensis, Passiflora incarnata o Melissa officinalis. E per la depressione l’Hypericum perforatum, la Rhodiola rosea e lo zafferano. Nonostante l’evidenza scientifica riferita prevalentemente alle piante sopra descritte sia promettente, ma non concludente, uno studio osservazionale su oltre 400 pazienti della durata di 14 anni ha evidenziato come molti di essi facesse utilizzo anche di differenti altre piante quali tè verde, semi di lino, coenzima Q10, zenzero, aglio e acidi grassi essenziali (Mohabatt, 2019). Una recente pubblicazione indiana infine aggiunge altre due piante da tenere in considerazione grazie al loro effetto antidolorifico dimostrato su cavia: il basilico (Ocimum basilicum), che contiene il linalolo, un terpene con poteri analgesici, e la Curcuma longa, i cui principi attivi hanno azione analgesica tramite un meccanismo che coinvolge le ciclossigenasi, le prostaglandine e i TRPV1, dei recettori coinvolti nella generazione dello stimolo doloroso (Sharma, 2019). Data la diversità del quadro sintomatologico che si presenta nella fibromialgia singolarmente da paziente a paziente, l’indicazione migliore è la prescrizione dell’associazione di estratti fitoterapici secondo ricetta galenica, così da poter scegliere le migliori piante per il paziente in quel momento |
scutellaria
I suoi principali costituenti attivi sono i flavonoidi baicalina, baicaleina, wogonina e scutellarina. L’OMS nelle sue monografie riporta l’utilizzo clinico per lo stimolo delle difese immunitarie e dell’ematopoiesi e le proprietà farmacologiche epatoprotettrice, antinfiammatoria, antiossidante, antimicrobica, antitumorale e di azione sul sistema nervoso centrale. Quest’ultima azione è mediata dall’occupazione del sito di legame benzodiazepinico sul recettore A del GABA (aminobutyric acid); il risultato è uno stimolo GABAergico con effetto di sedazione del sistema nervoso centrale. Scutellaria a oggi è utilizzata prevalentemente per l’azione antiossidante e immunostimolante generica e specifica nella prevenzione e affiancamento alla terapia del tumore polmonare e per l’azione epatoprotettrice nelle insufficienze epatiche. In primis il meccanismo GABAergico è rinforzato dall’azione della baicalina che, secondo differenti fonti raccolte in una review, agisce non solo sul recet-tore del GABA ma anche nell’inibizione della GABA transaminasi. Altre due molecole di fondamentale importanza per l’azione sui sistemi psicosomatici essenziali sono la melatonina e la serotonina,. |
vitis vinifera
I semi d’uva contengono numerose sostanze benefiche fra cui la vitamina E, ad azione antiossidante, i flavonoidi e l’acido linoleico, un acido grasso essenziale (non prodotto dal corpo umano) molto importante e utile per le cellule, che deve essere introdotto tramite gli alimenti. Tra i componenti dei semi d’uva, vi sono le protoantocianidine oligomeriche (OPC), bioflavonidi ad azione antiossidante molto forte. Alcuni studi hanno confermato l’efficacia delle protoantocianidine nei disturbi della menopausa e in particolare anche sulla composizione corporea e sui parametri cardiovascolari. Le proantocianidine migliorano effettivamente i sintomi fisici e psichici nelle donne in menopausa, incrementano la massa muscolare, e riducono la pressione sanguigna in donne in menopausa. |
cumino nero
L’olio di semi di cumino nero, in particolare con un contenuto elevato in TC, ha effetti antinfiammatori e analgesici attraverso percorsi diversi. L’efficacia del TC come potenziale trattamento è stata confermata in diversi modelli animali di artrite e negli studi clinici ha confermato l’uso orale e topico di olio di SNS, senza effetti avversi nei pazienti affetti da artrite reumatoide (Mahboubi et al. 2018). In uno studio clinico randomizzato e controllato su 60 pazienti geriatrici con dolore al ginocchio, l’applicazione cutanea di olio di SNS (sfregato sulle ginocchia 3 volte a settimana per 1 mese) ha causato una riduzione significativa della gravità del dolore rispetto al placebo (Tuna et al. 2018). In un precedente studio clinico controllato, randomizzato in doppio cieco, su 77 pazienti con osteoartrosi del ginocchio (40 gruppo placebo e 37 gruppo attivo), la somministrazione orale dell’olio di semi di nigella non ha portato a differenze significative nei parametri dell’artrosi e nell’uso di farmaci FANS (Salimzadeh et al. 2017). Sono necessari ulteriori dati clinici per valutare la reale efficacia dell’olio di semi in questa patologia. |
melissa
La Melissa possiede un’azione tranquillizzante, antispasmodica e risulta efficace negli stati di ansia accompagnati da irrequietezza e irritabilità e nei disturbi gastrici di origine psicosomatica, nella cosiddetta “nevrosi gastrica”, o quando sia presente un quadro di irritabilità generale, difficoltà all’addormentamento e tachicardia su base funzionale e nelle forme depressive. Nell’uso tradizionale viene spesso associata alla Valeriana per trattare forme lievi di insonnia: alcuni recenti studi hanno confermato tale indicazione. Interessante a risulta essere anche l’uso esterno della pianta che sottoforma di preparati a base di olio essenziale mostra di possedere azione sedativa e calmante in soggetti affetti da demenza (sindrome di Alzheimer , deficit cognitivi e agitazione psicomotoria dell’anziano, ecc.) e comunque di possedere effetti benefici in caso di insonnia. La pianta risulta utile inoltre nelle manifestazioni dolorose di origine nervosa quali cefalea, spasmi gastrointestinali, vomito ecc. Con la sua prescrizione si assiste ad un miglioramento di quadri dispeptici accompagnati da aerofagia, flatulenza e “piccola insufficienza epatica”. Risulta utile anche in caso di stati di tensione nervosa premestruale. Viene inserita dalla Food and Drug Administration americana nella lista GRAS (Generally Recognized as Safe). |
pino
Tra le proprietà dell’estratto indubbiamente quella di maggiore interesse e la notevole attività antiossidante e bloccante i radicali liberi. In realtà, l’azione antiossidante e correlata al contenuto in flavonoidi, in procianidine e in acidi fenolici, ovvero e legata alla struttura chimica dei flavonoidi e degli oligomeri procianidinici. Si tratta, infatti, di composti costituiti da uno o più anelli aromatici con annessi uno o più gruppi ossidrilici e, quindi, potenzialmente in grado di legare radicali liberi formando fenossiradicali stabili (in genere, si ritengono le procianidine antiossidanti migliori dei fl avonoidi). I derivati fenolici funzionano da antiossidanti preventivi, chelando ioni metallici che agiscono da catalizzatori nei processi ossidativi e prevenendo la formazione di sistemi metallici ipervalenti coinvolti nell’iniziazione del processo. In tal caso si sottolinea come l’estratto possieda tale attività in misura fuori dell’ordinario, grazie all’incremento della concentrazione intercellulare del glutatione e all’aumento della sintesi di enzimi antiossidanti quali catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi. |
zafferano
In uno studio clinico randomizzato in doppio cieco è stato messo a confronto con la duloxetina, un Ssri, nella cura dei pazienti con fibromialgia. I 46 pazienti selezionati sono stati sottoposti ai test FIQR, Brief Pain Inventory e la Hamilton Rating Scale for Depression prima e dopo la somministrazione di zafferano o duloxetina (dosaggio raddoppiato dalla seconda settimana fino a fine trattamento di otto settimane). Tutti i risultati ai test hanno evidenziato pari efficacia dello zafferano alla duloxetina nella gestione dei sintomi da fibromialgia (Shakiba, 2018). |
1. Altman RD, Marcussen KC. (2001) Arthritis Rheum; 44: 2531-2538
2. Belcaro G, Cesarone MR, Dugall M, et al. (2010) Alt Med Rev:15:337-4
3. Biegert C, Wagner I, Ludtke R, et al.(2004). J Rheumatol;31:2121-30
4. Bliddal H, Rosetzsky A, Schlichting P, et al. (2000) Osteoarthritis Cartilage;8:9-12
5. Chandran B, Goel A. (2012) Phytother Res;26:1719-25
6. Chantre P, Cappelaere A, Leblan D, et al. (2000) Phytomedicine;7:177-83
7. Chopra A, Lavin P, Patwardhan B, Chitre D. (2000) J Rheumatol;27:1365-72
8. Chrubasik S, Thanner J, Kunzel O, et al. (2002) Phytomedicine;9:181-94
9. Deodhar SD, Sethi R, Srimal RC. (1980) Indian J Med Res;71:632-4
10. Drozdov VN, Kim VA, Tkachenko EV, Varvanina GG. (2012) J Alt Compl Med;18:583-8
11. Etzel R. (1996) Phytomedicine, 3(1): 91-94
12. Gagnier JJ, Chrubasik S, Manheimer E. (2004) BMC Complement Altern Med;4:13
13. Gagnier JJ, van Tulder MW, Berman B, Bombardier C. (2007) Spine;32:82-92
14. Grahame R, Robinson BV. (1981). Ann Rheum Dis;40:632
15. Haghighi M, Khalva A, Toliat T, Jallaei S. (2005) Arch Iran Med;8:267-71
16. Klein G, Kullich W. (2000) Clin Drug Invest;19:15-2
17. Kuptniratsaikul V, Thanakhumtorn S, Chinswangwatanakul P, et al. (2009) J Altern Complement Med;15:891-7
18. Lequesne M, Maheu E, Cadet C, Dreiser RL. (2002) Arthritis Rheum;47:50-8
19. Maheu E, Mazieres B, Valat JP, et al. (1998) Arthritis Rheum;41:81-91.
20. Mason L, Moore RA, Derry S, et al. (2004) BMJ;328:99
21. Mur E, Hartig F, Eibl G, Schirmer M. (2002) J Rheumatol;29:678-81
22. Pinsornsak P, Niempoog S. (2012) J Med Assoc Thai.;95 Suppl 1:S51-8
23. Piscoya J, Rodriguez Z, Bustamante SA, et al. (2001) Inflamm Res;50:442-448
24. Sander O, Herborn G, Rau R. (1998) Z Rheumatol; 57(1): 11-16
25. Schmid B, Ludtke R, Selbmann HK, et al. (2001) Phytother Res;15:344-50;
26. Sengupta K, Alluri KV, Satish AR, et al. (2008) Arthritis Res Ther;10:R85
27. Sengupta K, Krishnaraju AV, Vishal AA, et al. (2010). Int J Med Sci;7:366-77
28. Srivastava KC, Mustafa T. (1989) Med Hypoth; 29: 25-28
29. Vishal AA, Mishra A, Raychaudhuri SP. (2011) Int J Med Sci;8:615-22
30. Walker AF, Bundy R, Hicks SM, Middleton RW. (2002) Phytomedicine;9:681-6
31. Wigler I, Grotto I, Caspi D, Yaron M. (2003) Osteoarthritis Cartilage;11:783-9″
32. Adams MJ, Ahuja KD, Geraghty DP (2009) Thromb Res 124(6):721–723.
33. Andrade EL, Ferreira J, Andre E, Calixto JB (2006). Biochem Pharmacol 72(1):104–114. 34. Baur JA, Sinclair DA (2006) Nat Rev Drug Discov 5(6):493–506.
35. Benemei S, Appendino G, Geppetti P (2009). Cephalalgia 30(6):744–746.
36. Chai W, Mehrotra S, Jan Danser AH, Schoemaker RG (2006). Eur J Pharmacol 531(1–3):246–253.
37. Gees M, Alpizar YA, Boonen B, Sanchez A, Everaerts W, Segal A, Xue F, Janssens A, Owsianik G, Nilius B, Voets T, Talavera K (2013) Mol Pharmacol 84:325–334.
38. Tominaga M, Inoue K, Fushiki T (2009) Biosci Biotechnol Biochem 73(12):2690–2697.
39. Kennedy WR, Vanhove GF, Lu SP, Tobias J, Bley KR, Walk D, Wendelschafer-Crabb G, Simone DA, Selim MM (2010). J Pain 11(6):579–587.
40. Kissin I, Szallasi A (2011). Curr Top Med Chem 11(17):2159–2170.
41. Klionsky L, Tamir R, Gao B, Wang W, Immke DC, Nishimura N, Gavva NR (2007) Mol Pain 3:39-48.
42. Macpherson LJ, Geierstanger BH, Viswanath V, Bandell M, Eid SR, Hwang S, Patapoutian
A (2005). Curr Biol 15(10):929–934.
43. Namer B, Seifert F, Handwerker HO, Maihofner C (2005) TRPA1 and TRPM8 activation in humans: effects of cinnamaldehyde and menthol. Neuroreport 16(9):955–959.
44. Nilius B, Appendino G (2013) Rev Physiol Biochem Pharmacol 164:1–76.
45. Ohta T, Imagawa T, Ito S (2007) Biochem Pharmacol 73(10):1646–1656.
46. Park CK, Kim K, Jung SJ, Kim MJ, Ahn DK, Hong SD, Kim JS, Oh SB (2009) Pain 144(1–2):84–94.
47. Peters M, Trembovler V, Alexandrovich A, Parnas M, Birnbaumer L, Minke B, Shohami E (2012) J Neurotrauma 29(18):2831–2834.
48. Roberts K, Shenoy R, Anand P (2005) J Clin Neurosci 18(7):926–932.
49. Sharma S, Kulkarni SK, Chopra K (2007b). Fundam Clin Pharmacol 21(1):89–94.
50. Shibata S, Tanaka O, Shoji J, Saito H (1985) Chemistry and pharmacology of Panax. In: Wagner HHH, Farnsworth NR (eds) Economic and medicinal plant research. Academic, London, 217–284.
51. Shintaku K, Uchida K, Suzuki Y, Zhou Y, Fushiki T, Watanabe T, Yazawa S, Tominaga M (2012). Br J Pharmacol 165(5):1476–1486.
52. Smith PL, Maloney KN, Pothen RG, Clardy J, Clapham DE (2006) Bisandrographolide from Andrographis paniculata activates TRPV4 channels. J Biol Chem 281(40):29897–29904.
53. Sticher O (1998) Biochemical, pharmaceutical, and medical perspectives of ginseng. In: Lawson LDBR (ed) Phytomedicines of Europe. American Chemical Society, Washington, DC, 221– 240.
54. Stojanovic S, Sprinz H, Brede O (2001). Arch Biochem Biophys 391(1):79–89.
55. Szallasi A, Blumberg PM (1999). Pharmacol Rev 51(2):159–212.
56. Szolcsanyi J, Bartho L (2001) J Physiol Paris 95(1–6):181–188.
57. Takaishi M, Fujita F, Uchida K, Yamamoto S, Sawada Shimizu M, Hatai Uotsu C, Shimizu M, Tominaga M (2012) Mol Pain 8:86.
58. Vogt-Eisele AK, Weber K, Sherkheli MA, Vielhaber G, Panten J, Gisselmann G, Hatt H (2007). Br J Pharmacol 151(4):530–540.
59. Weinhold P, Gratzke C, Streng T, Stief C, Andersson KE, Hedlund P (2010). J Urol 183(5): 2070–2076.
60. Xiao B, Dubin AE, Bursulaya B, Viswanath V, Jegla TJ, Patapoutian A (2008) J Neurosci 28(39):9640–9651.
61. Xu H, Delling M, Jun JC, Clapham DE (2006). Nat Neurosci 9(5):628–635.
62. Yang BH, Piao ZG, Kim YB, Lee CH, Lee JK, Park K, Kim JS, Oh SB (2003) J Dent Res 82(10):781–785.
63. Yu H, Kosuna K, Haga M (1997) Perilla, the Genus Perilla. Taylor and Francis, London.
64. Zhang LL, Yan Liu D, Ma LQ, Luo ZD, Cao TB, Zhong J, Yan ZC, Wang LJ, Zhao ZG, Zhu SJ, Schrader M, Thilo F, Zhu ZM, Tepel M (2007) Circ Res 100(7):1063–1070.
65. Ziglioli F, Frattini A, Maestroni U, Dinale F, Ciufifeda M, Cortellini P (2009) Acta Biomed 80(1):13–20.
66. Zygmunt PM, Andersson DA, Hogestatt ED (2002) J Neurosci 22(11):4720–4727.
67. Andrade EL, Meotti FC, Calixto JB (2012) Pharmacol Ther 133(2):189–204.
68. Cheng DS et al. Pharmaceuticall therapy for osteoartrhritis. PM&R 2012 May;4(5 Suppl): S82-8. doi: 10.1016/j.pmrj.2012.02.009.
69. Henrotin Y. et al. Nutraceuticals: Do they rappresent a new era in the management of the osteoarthritis? A narrative review from the lessons taken with five products. Osteoarthr. Cartilage 2011, 19, 1-21.
70. Akhtar N. Current nutraceuticals in the management of osteoarthritis: a review. Ther. Adv. Muscoloskelet Dis. 2012, 4 (3): 181-207.
71. Shen CL. Et al. Dietary polyphenols and mechanisms of osteoarthritis. J Nutr. Biochem. 2012, 23, 1367-1377.
72. Daniel J. Leong et al. Nutraceuticals: Potential for Chondroprotection and Molecular Targeting of Osteoarthritis. Int. J. Mol. Sci. 2013, 14, 23063-23085; doi: 10.3390/ijms141123063. http://www.mdpi.com/1422-0067/14/11/23063
73. Gupta P.K. et al. Clinical evaluation of Boswellia serrata (Shallaki) resin in the management of Sandhivata (osteoarthritis). Ayu 2011. 32(4): 478-482.
74. Sengupta K. et al. Cellular and molecular mechanism of anti-inflammatory effect of Aflapin: A novel Boswellia serrata extract. Mol. Cell Biochem. 2011, 354: 189-197.
75. S. Toegel et al. Caesalpinia sappan extract inhibits IL 1-mediated overexpression of matrix metalloproteinases in human chondrocytes. Genes Nutr. 2012; 7(2): 307-318.
76. Wu S.Q. et al. Anti-inflammatory activity of an ethanolic Caesalpinia sappan extract in human condrocytes and macrophages. J. Ethnopharmacol. 2011, 138, 364-372.
77. J.E. Chrubasik et al. Evidence of Effectiveness of Herbal Antiinflammatory Drugs in the Treatment of Painful Osteoarthritis and Chronic Low Back Pain. Phytoter. Res. 2007, 21, 675-683.
78. Fiebich BL. et al. Molecular targets of the antinflammatory Harpagophytum procumbens (devil’s claw): inibition of TNF and COX-2 gene expression by preventing activation of AP-1. Phytoter Res. 2012 Jun; 26(6):806-11.
79. Conrozier T. et al. A complex of three natural anti-inflammatory agents provides relief of osteoarthritis pain. Altem Ther Health Med. 2014 Winter; 20 Suppl 1:32-7.
80. B. Uehleke et al. Willow bark extract STW 33-I in the long-term treatment of outpatients with rheumatic pain mainly osteoarthritis or back pain. Phytomedicine, 2013, Volume 20, 980-984.
81. Kosuwon W. et al. Efficacy of symptomatic control of knee osteoarthritis with 0,0125% of capsaicin versus placebo. J. Med Assoc. Thailand. 2010, 93(10): 1188-1195.
82. Olsen N.J. et al. Phase 1, placebocontrolled, dos escalation trial of chicory extract in patient with osteoarthritis of the hip or knee. BMC Musculoskelet. Disord. 2010, Jul 9;11:156. doi: 10.1186/1471-2474-11-156.
83. Christensen R. et al. Symptomatic efficacy of avocado-soybean unsaponifiables (ASU) in osteoarthritis (OA) patients: a metaanalysis of randomized controlled trials. Osteoarthritis Cartilage. 2008 Apr;16(4):399-408. Epub 2007 Nov 26.
84. Au Ry. et al. Avocado soybean unsaponifiables (ASU) suppress TNF, IL-1, COX-2, iNOS gene expression, and prostaglandin E2 and nitric oxide production in articular chondrocytes and monocyte/ macrophages. Osteoarthritis Cartilage. 2007 Nov,15(11):1249-55. Epub 2007 Sep 12.
85. Coulson S. et al. Green-lipped mussel (Perna canaliculus) extract efficacy in knee osteoarthritis and improvement gastrointestinal dysfunction: a pilot study. Inflammopharmacology. 2012 Apr;20(2):71-6.
Doi: 10.1007/s10787-012-0128-6.
86. So JS. et al. Lactobacillus casei enhances type II collagen/glucosamine-mediated suppression of inflammatory responses in experimental osteoarthritis. Life Sci. 2011 Feb 14;358-66. doi: 10.1016/j.lfs.2010.12.013. Epub 2010 Dec 16.
87. Kim J. et al. Comparative clinical trial of S-adenosylmethionine versus nabumetone for the treatment of knee osteoarthritis: an 8-week, multicenter, randomized, double-blind, double-dummy, Phase IV in Korean patients. Clin Ther. 2009 Dec;31(12):2860-72. doi:10.1016/j.clinthera. 2009.12.016.
88. Debbi EM. et al. Efficacy of methylsulfonylmethane supplementation on osteoarthritis of the knee: a randomized controlled study. BMC Complement Altern Med. 2011 Jun 27;11:50. doi: 10.1186/1472- 6882-11-50.
89. Park Y. et al. Effect of n-3 polynsaturated fatty acid supplementation in patients with rheumatoid arhritis: a 16-week randomized, double-blind, placebo-controlled, paralleldesign multicenter study in Korea. J Nutr Biochem. 2013 Jul;24(7): 1367-72. doi:10.1016/j. jnutbio.2012.11.004. Epub 2013 Jan 17.
90. Sanghi D. et al. Does vitamin D improve osteoarthritis of the kne; a randomized controlled pilot trial. Clin Prthop res. 2013 Nov; 471(11):3556-62. Epub 2013 Aug 1.
91. Christensen R. et al. Does the hip powder of Rosa canina (rosehip) reduce pain in osteoarthritis patients? A meta-analysis of randomized controlled trials. Ostheoarthr Res. Cartilage. 2008, 16, 965-972.