Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
L’approccio clinico basilare per i disturbi dell’umore (stess, depressione, ansia, irritabilità, aggressività, continuo stato di allerta) è quello di utilizzare tecniche di psicologia cognitiva, accorgimenti di tipo alimentare, fitoterapici (con la complementarietà del farmaco nei casi più gravi) e di verificare se nella genesi della malattia sono coinvolte cause nutrizionali, ambientali, sociali e psicologiche. Le sostanze chimiche neuro-tossiche che sono liberate nell’ecosistema(pesticidi, erbicidi e metalli pesanti come piombo, mercurio, cadmio e alluminio)possono causare sintomi neurologici e psichici: cefalee, depressione, confusione mentale, tremori e altro. Lo stress può essere generato da molti fattori tra cuil’ansia (che influenza anche il sonno) e può danneggiare tutti i sistemi, in particolare quello nervoso, come evidenzia l’indice di stress surrenalico che monitorizza i livelli di cortisolo e di idroepiandrosterone (DHEA) nella saliva. L’eccessivo rilascio di cortisolo genera depressione, maniacalità, insonnia, nervosismo e l’induzione dell’enzima triptofano el’ossigenasi (che diminuisce la quantità di triptofano, riducendo quindi la produzione di serotonina e melatonina).La disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene(HPA) ha effettinelle patologie umorali. Un’efficace risoluzione è quella di promuovere sane abitudini di vita e di eliminare le cause che possono condurre alla depressione: · Evitare il fumo perchéalza i livelli di cortisolo e riduce i recettori serotoninergici cerebrali, causando nel cervello una minore sensibilità all’azione della serotonina; inoltre provoca carenza di vitamina C ed eliminai radicali liberi · Prestare attenzione al consumo di alcool che deprime il Sistema Nervoso Centrale, aumenta il rilascio di ormoni surrenali, interferisce con varie funzioni cerebrali, altera i cicli del sonno e induce ipoglicemia · Non abusare di sostanze contenenti caffeina perché possono condurre al “caffeinismo”, che si manifesta con ansia, crisi di panico, cefalea · Nonabbassare troppo l’ipoglicemia (consumando pasti abbondanti, piccoli o frequenti) ed equilibrare gli zuccheri (prediligendo quelli non lavorati) · Fare una dieta a elevato contenuto di vegetali, frutta, verdura, cereali, semi, legumi, limitando grassi saturi, sale, additivi alimentari e zuccheri raffinati I nutrienti più importanti per il Sistema Nervoso sono:acido folico, tiamina, taurina, magnesio, manganese, zinco, colina, betaina, dimetilglicina, sarcosina, selenio, acidi grassi essenziali EFA, melatoninae vitamina E e B(specialmente B12). È meglioiniziare la giornata con cibi ricchi di magnesio (crusca, nocciole mandorle, fichi) e potassio (indivia, rucola e soia), due minerali fondamentali per contrastare la stanchezza fisica e mentale. I cereali come avena, farro e frumento contengono triptofano, un aminoacido essenziale coinvolto nella sintesi della serotonina (ormone del buonumore). I flavonoidi presenti negli alimenti sono capaci di agire in vari modi per regolare la riduzione dell’infiammazione, tra cui modulazione delle cascate intracellulari che controllano la sopravvivenza neuronale, la morte e la differenziazione cellulare, l’impatto sull’espressione genica el’interazione con i mitocondri. Anche le pause sono necessarie: 15 minuti ogni due ore di lavoro per far riposare gli occhi e riprendere energia; inoltre è importante la regolarità sonno/sveglia. Il movimento fisicopuò contrastare la depressione per la sua azione di produzione di serotonina, dopamina ed endorfine.Una carenza di serotonina può fare ingrassare: gli sbalzi d’umore, l’instabilità nervosa, lo scarso senso di gratificazione, le sensazioni di perdita o di incompletezza affettiva sono un potente fattore di rischio ingrassamento. Ansiolitici, antidepressivi e antiepilettici rallentano la risposta del sistema nervoso autonomo cheaziona tutte le altre funzioni corporee: dal battito cardiaco alla vasocostrizione, dall’afflusso di sangue ai muscoli fino all’attivazione del surrene. Di conseguenza le controindicazioni sono a carico del sistema nervoso centrale: per questo bisogna preparare l’organismo potenziando la forza vitale per il momento in cui sarà sospesa la somministrazione dei farmaci. A tal proposito,si consiglia un’alimentazione ipotossica-naturale ricca di antiossidanti che contrastino le molecole infiammatorie, richiamino i macrofagi sul nervo leso e siano un aiuto contro le crisi epilettiche.Le piante medicinali (bacopa, iperico, rhodiola, valeriana, griffonia, biancospino, artemisia, eleuterococco, ginseng) utilizzate per gli stati ansioso-depressivi e i disturbi correlati hanno effetti adattogeni, energizzanti, tonici, anabolici e stimolanti l’acutezza mentale e la concentrazione.La Fito-Psicosomatica si può definire omeofisiologicain quanto permette al paziente di rispondere alla malattia psicosomatica in atto attingendo alle proprie risorse fisiologiche. Essa aiuta nella gestione dello stress e della depressionein fase iniziale e di lieve entità, mentre in quella maggiore o nell’insonnia cronica sarà strumento di affiancamento alle terapie convenzionali. L’ansia può portare ad altre patologie: insonnia, modificazioni del carattere, emicrania, sudorazione, allergie alimentari e respiratorie (riniti allergiche, coriza spasmodica, asma), problemi cardiocircolatori (palpitazioni, aritmie), artriti non deformanti, dolori articolari non evolutivi, ipertiroidismo, spasmi gastrici indotti dal nervosismo, dimagrimento, mestruazioni abbondanti e ravvicinate (per quanto riguarda le donne). La depressione può essere causata da farmaci (neurolettici, ansiolitici, antiipertensivi, antidiabetici, antiparkinsoniani), ormoni (estrogeni, cortisonici, progestinici), antineoplastici, malattie preesistenti (diabete, patologie cardiache, infiammazioni croniche, cancro, epatopatia), stress (con la complicazione dell’aumento di cortisolo), gravidanza e post–partum (circa il 13% delle donne lo manifesta), sindrome premestruale, ipotiroidismo, carenze nutrizionali, perdita del sonno, ipoglicemia, allergie, abuso di alcool e bevande caffeiche, fumo, agenti tossici ambientali e predisposizione familiare. La depressione può condurre a disfunzioni neurovegetative (disturbi del sonno e perdita/aumento di peso), stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, incapacità di prendere decisioni e sentimenti di vergogna o colpa e impulso al suicidio. |
sistema nervoso (SNC) |
fumo, tagagismo, ansia, irritabilità, tensione nervosa, in una situazione di sintomatologia moderata, Stimoli causati da stress, tensione e/o depressione, apprensione, angoscia, incertezza dell’avvenire, tristezza, disagio, insonnia, modificazioni del carattere, emicrania, sudorazione, palpitazioni, perdita di interesse per tutte le attività quotidiane, tristezza profonda, apatia, disfunzioni neurovegetative(disturbi del sonno, appetito e perdita di peso), stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni anche minime, sentimenti di vergogna o colpa, pensieri di morte o di assenza di prospettive future, irritabilità, aggressività, continuo stato di allerta, intolleranza nei confronti di banalità e pretese esagerate, forte senso di stanchezza e spossatezza a prescindere dalle attività svolte, difficoltà di concentrazione, frustrazione e disinteresse per qualsiasi cosa anche per la cura di sé, stati di nervosismo, depressione lieve |
rodiola
La pianta è considerata un valido tonico psicostimolante in grado di determinare miglioramento del tono dell’umore. Può essere particolarmente utile nel trattamento della depressione caratterizzata da astenia più o meno intensa e nel soggetto moderatamente depresso con note di sovrappeso. Il miglioramento del tono dell’umore sembra sia sostenuto dal controllo esercitato sul sistema serotoninergico con aumento dei livelli serotoninici cerebrali. Preparati a base di Rhodiola rosea risultano, inoltre, efficaci nel migliorare le funzioni cognitive in caso di stress e affaticamento. Avvertenze: solo per posologie non adeguate (sovradosaggio) possono verificarsi agitazione o sovreccitazione.Rhodiola rosea L. La pianta risulta efficace in caso di stress e affaticamento per migliorare, oltre al tono generale (blanda azione antidepressiva), le funzioni cognitive. Se ne consiglia l’assunzione a scopo preventivo, in particolare quando si prevedono intensi periodi di stress sia fisico che mentale in soggetti sani che presentano tendenza all’astenia. Avvertenze: è considerata una pianta sicura e gli studi clinici non hanno evidenziato effetti collaterali di rilievo. Efficace rimedio per il sovraffaticamento mentale. Tradizionalmente usata per rinvigorire le forze e la capacità di resistenza, era inoltre nota per favorire una lunga vita e garantire fecondità. La scienza ha confermato che la “radice d’oro” migliora le capacità di concentrazione e memoria, lenisce le tendenze depressive, allevia la stanchezza muscolare e l’affaticamento del cuore. L’effetto ringiovanente si esplica con un’importante azione antiossidante, incentrata a livello cerebrale e cardiovascolare e con l’attivazione endocrina, che migliora la libido e favorisce la fertilità. Rodiola è l’adattogeno per chi si sente sconfortato, emotivamente e intellettivamente inadeguato a stare al passo con la vita. È un disagio che mina gli affetti e il desiderio, amareggia il cuore, ma segna anche pesantemente l’equilibrio e la funzionalità cardiovascolare e cerebrale. è una pianta adattogena con proprietà rilassanti, un fatto alquanto insolito, dato che la maggior parte di queste piante tendono a essere almeno leggermente stimolanti. Uno studio aperto su 10 adulti con disturbo d’ansia generalizzato ha riscontrato che estratto di rodiola, assunto quotidianamente per 10 settimane, ha ridotto l’ansia in modo statisticamente significativo con pochi effetti collaterali di lieve entità. Uno studio randomizzato della durata di 14 giorni su 8 adulti con ansia di grado lieve ha confrontato un estratto di rodiola con un placebo, osservando una riduzione significativa dell’ansia. I principi attivi che mediano l’effetto sul sistema nervoso centrale e che ne caratterizzano la titolazione sono la rosavina e la salidroside. Le proprietà riconosciute alla Rhodiola sono: adattogena, antifatigue, neuro-protettiva, immunostimolante, antidepressiva, ansiolitica e cardioprotettiva. Queste proprietà ritrovano la corrispondenza biochimica nella variazione della concentrazione di dopamina e serotonina, aumento dei livelli di adenosina trifosfato (ATP) e creatinfosfato (CP) nel tessuto muscolare striato e aumento delle beta endorfine in circolo. La gestione dello stress è determinata da un’interazione con l’asse ipotalamo- ipofisi-surrene e dalla diminuzione della secrezione di cortisolo (Perfumi, 2007). Le ricerche di laboratorio riportano un miglioramento dei parametri dell’ansia, misurati con i test sulle cavie, superiore al placebo (Ishaque,2012; Sarris, 2013). A livello clinico, uno studio del 2008 ha testato la somministrazione di un rimedio in commercio a base di estratto secco di Rhodiola su pazienti con diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato con punteggio alla HAMA Hamilton Anxiety Rating Scale) superiore a 17. Gli effetti riscontrati sono stati molto incoraggianti, con la riduzione di tutti i parametri di ansia, anche se lo studio non prevedeva un gruppo di controllo (Bystritsky, 2008). Gli effetti della Rhodiola nella depressione sono stati indagati in una review dell’equipe Australiana di Jerome Sarris. In questa revisione viene considerato uno studio clinico del 2007 dal quale emerge l’efficacia dell’estratto di Rhodiola superiore a placebo nella riduzione della depressione, dell’insonnia, della somatizzazione e dell’instabilità emozionale valutate con HAMD (Hamilton Depression Rating Scale) (Darbinyan, 2007). Una review sugli effetti della Rhodiola nei disturbi mentali è stata pubblicata nel 2020 dai ricercatori delle Università di Bonn e Thessaloniki su Global Psychiary. Nella conclusione si legge che, nonostante manchino ancora studi clinici randomizzati di alta qualità, si può dire che «la Rhodiola può alleviare i sintomi della depressione lieve e moderata e dell’ansia lieve sostenendo l’umore» (Konstantinos, 2020). In Fitoterapia Psicosomatica la Rhodiola risulta una sostenitrice del Sistema Psicosomatico del Piacere-Serotonina, con una importante componente adattogena antistress. Il principale glicoside fenolico della rodiola è il salidroside, presente nella radice in concentrazioni variabili dallo 0,1 all’1%. Significative anche le concentrazioni di un composto fenolico chiamato para-tirosolo. Salidroside e para-tirosolo influenzano i livelli e le attività delle monoamine (dopamina, adrenalina, serotonina, ovvero i più importanti neurotrasmettitori del benessere e della forza vitale) attraverso un’inibizione dell’enzima responsabile della loro degradazione. Il risultato è un discreto effetto antidepressivo e stimolante, con miglior capacità mnemonica e di concentrazione. Gli stessi principi attivi pare stimolino anche la produzione di beta-endorfine: sostanze oppioidi endogene in grado di ridurre le sensazioni di dolore. Flavonoidi e acidi organici della Rhodiola hanno inoltre mostrato interessanti proprietà antiossidanti. È evidente quindi come l’azione della rodiola non si esplichi solo come inibitore delle monoaminossidasi (una vecchia classe di antidepressivi) ma abbia un’azione modulata dalle altre componenti antiossidanti e lenitive del dolore. I principi attivi che mediano l’effetto sul sistema nervoso centrale e che ne caratterizzano la titolazione sono la rosavina e la salidroside. Le proprietà riconosciute alla Rhodiola sono: adattogena, antifatigue, neuro-protettiva, immunostimolante, antidepressiva, ansiolitica e cardioprotettiva. Queste proprietà ritrovano la corrispondenza biochimica nella variazione della concentrazione di dopamina e serotonina, aumento dei livelli di adenosina trifosfato (ATP) e creatinfosfato (CP) nel tessuto muscolare striato e aumento delle beta endorfine in circolo. La gestione dello stress è determinata da un’interazione con l’asse ipotalamo- ipofisi-surrene e dalla diminuzione della secrezione di cortisolo (Perfumi, 2007). Le ricerche di laboratorio riportano un miglioramento dei parametri dell’ansia, misurati con i test sulle cavie, superiore al placebo (Ishaque,2012; Sarris, 2013). Gli effetti della Rhodiola nella depressione sono stati indagati in una review dell’equipe Australiana di Jerome Sarris. In questa revisione viene considerato uno studio clinico del 2007 dal quale emerge l’efficacia dell’estratto di Rhodiola superiore a placebo nella riduzione della depressione, dell’insonnia, della somatizzazione e dell’instabilità emozionale valutate con HAMD (Hamilton Depression Rating Scale) (Darbinyan, 2007). Una review sugli effetti della Rhodiola nei disturbi mentali è stata pubblicata nel 2020 dai ricercatori delle Università di Bonn e Thessaloniki su Global Psychiary. Nella conclusione si legge che, nonostante manchino ancora studi clinici randomizzati di alta qualità, si può dire che «la Rhodiola può alleviare i sintomi della depressione lieve e moderata e dell’ansia lieve sostenendo l’umore» (Konstantinos, 2020). In Fitoterapia Psicosomatica la Rhodiola risulta una sostenitrice del Sistema Psicosomatico del Piacere-Serotonina, con una importante componente adattogena antistress. |
iperico
ESCOP e Commissione E ne riconoscono l’uso nel trattamento delle turbe psicosomatiche, degli stati depressivi, dell’ansietà e dell’agitazione nervosa. In fitoterapia rappresenta la pianta medicinale che maggiormente manifesta una spiccata azione antidepressiva e trova pertanto indicazione nel trattamento delle turbe depressive lievi e moderate (OMS-Organizzazione mondiale della Sanità). Numerosi sono gli studi clinici e sperimentali che attestano l’attività antidepressiva dell’Iperico e che hanno cercato di indagarne il meccanismo d’azione. Fra le sostanze del fitocomplesso, implicate in questa azione, vi sarebbero l’ipericina, l’iperforina e i flavonoidi, il cui meccanismo d’azione sarebbe da riportare ad una attività sui neurotrasmettitori cerebrali, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. L’ipotesi più accreditata in passato era che alcuni componenti della pianta fossero in grado di inibire le monoammino-ossidasi e le catecol-O-metil- transferasi, enzimi che catabolizzano le ammine biologiche. La pianta risulta utile pertanto nelle forme di depressione lieve o moderata: dalle ultime metanalisi effettuate risulta che si mostra più efficace del placebo e altrettanto efficace rispetto agli antidepressivi di sintesi, con il vantaggio di presentare minori effetti collaterali. Non trascurabile infine l’azione sui disturbi di natura psicosomatica. Occorre prevedere quattro settimane prima che gli effetti della pianta si manifestino pienamente. Si tratta di un potente tonico del sistema nervoso, utile nel trattamento di stati di ansia e depressione, la cui azione si è dimostrata paragonabile a farmaci di sintesi quali Fluoxetina e Venlafaxina. Dalle sue gialle sommità fiorite si possono estrarre l’ipericina e l’iperforina: la prima è un naftodandrione di natura idrofila, inizialmente considerata responsabile dell’effetto antidepressivo in quanto inibitore delle MAO, benché tale effetto non si potesse spiegare in toto alle dosi terapeutiche, nonostante la sua azione di antagonista verso i recettori di adenosina, GABA-A e GABA-B oltre che di regolatore dei livelli di dopamina. ESCOP e Commissione E ne riconoscono l’uso nel trattamento delle turbe psicosomatiche, degli stati depressivi, dell’ansietà e dell’agitazione nervosa. In fitoterapia rappresenta la pianta medicinale che maggiormente manifesta una spiccata azione antidepressiva e trova pertanto indicazione nel trattamento delle turbe depressive lievi e moderate (OMS-Organizzazione mondiale della Sanità). Numerosi sono gli studi clinici e sperimentali che attestano l’attività antidepressiva dell’Iperico e che hanno cercato di indagarne il meccanismo d’azione. Fra le sostanze del fitocomplesso, implicate in questa azione, vi sarebbero l’ipericina, l’iperforina e i flavonoidi, il cui meccanismo d’azione sarebbe da riportare ad una attività sui neurotrasmettitori cerebrali, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. L’ipotesi più accreditata in passato era che alcuni componenti della pianta fossero in grado di inibire le monoammino-ossidasi e le catecol-O-metil- transferasi, enzimi che catabolizzano le ammine biologiche. La pianta risulta utile pertanto nelle forme di depressione lieve o moderata: dalle ultime metanalisi effettuate risulta che si mostra più efficace del placebo e altrettanto efficace rispetto agli antidepressivi di sintesi, con il vantaggio di presentare minori effetti collaterali. Non trascurabile infine l’azione sui disturbi di natura psicosomatica. Occorre prevedere quattro settimane prima che gli effetti della pianta si manifestino pienamente. In realtà l’uso dell’Iperico quale antidepressivo è da correlarsi, in studi clinici sviluppati sin dalla seconda metà degli anni ‘90 all’iperforina, un floroglucinolo presente nella frazione lipofila del fitocomplesso, un potente inibitore della ricaptazione di neurotrasmettitori a livello centrale tra cui noradrenalina, dopamina, GABA, glutammato e serotonina. Di qui il ruolo della pianta come coadiuvante nelle terapie di disassuefazione dalla nicotina del tabacco, come dimostrato anche da un trial clinico randomizzato in doppio cieco condotto su oltre 100 soggetti. |
bacopa
Per Bacopa monnieri, gli spunti derivanti dalle indicazioni della medicina ayurvedica non sono solo abbondanti a livello fisico ed energetico, ma anche nobili sul piano mentale e, difatti, negli ultimi decenni, i ricercatori si sono concentrati sullo studio dei componenti attivi del fitocomplesso. Le molecole responsabili dell’effetto farmacologico di Brahmi includono: saponine, alcaloidi e steroli. La ricerca si è focalizzata soprattutto su uno dei componenti attivi a livello neurologico chiamato Bacoside A, costituito da più molecole (bacopaside III, X, bacoside A3 e bacopasaponina C). Le proprietà riconosciute dalla ricerca a queste molecole bioattive sono: neuroprotettiva, antiossidante, nootropa, antidegenerativa, ansiolitica. L’efficacia di Brahmi sul cervello A livello neurofarmacologico tali molecole presenti nel fitocomplesso di Bacopa monnieri proteggono il sistema nervoso centrale dai danni causati dallo stress ossidativo e dal deterioramento legato all’età tramite differenti meccanismi d’azione. Prevengono l’aggregazione e la formazione degli ammassi neurofibrillari caratteristici della malattia di Alzheimer e al contempo proteggono i neuroni dalla tossicità indotta da tali aggregati. Su animale si sono evidenziate anche le proprietà di interazione neurotrasmettitoriale agite su serotonina, dopamina e ACH (acetilcolina) tali da comportare il miglioramento della memoria e delle capacità di apprendimento. Il meccanismo antiossidante è stato indagato ampiamente in differenti ricerche di laboratorio, che ne hanno confermato l’azione sull’anione superossido, il radicale idrossile e l’ossido nitrico, responsabili dello stress ossidativo che induce neurodegenerazione nel morbo di Alzheimer. Dagli anni Novanta il Central Drug Research of India ha condotto molte ricerche cliniche utilizzando Bacopa prima su volontari sani e poi su persone malate. Da quegli anni, motivati dalle scoperte sperimentali sull’efficacia farmacologica dei suoi principi attivi (soprattutto la Bacoside A), molti altri enti di ricerca internazionali hanno concentrato gli studi anche su popolazioni di differente età (dagli anziani agli adolescenti) e in differenti contesti patologici (dalla depressione alla demenza). Uno studio di 6 mesi sull’impiego di un estratto standardizzato della pianta in anziani affetti da demenza di Alzheimer ha evidenziato un miglioramento delle capacità cognitive. Lo strumento di valutazione è stato la Mini-Mental State Examination Scale (MMSES) e l’efficacia è stata riscontrata in più parametri quali orientamento nello spazio e nel tempo, attenzione, capacità di linguaggio, lettura, scrittura e comprensione. Uno studio condotto su anziani sani della durata di 12 settimane ha confermato tali risultati con l’utilizzo del medesimo estratto, includendo anche dati confortanti riguardo alla sicurezza della pianta. Un altro lavoro indiano su 60 studenti di medicina ha confrontato per 12 settimane l’uso di estratto secco standardizzato di Bacopa monnieri , con un placebo dimostrando la superiorità di bacopa nei test cognitivi applicati. Alcuni risultati interessanti si sono evidenziati anche nella valutazione clinica dell’efficacia di Brahmi associata ad altri fitoterapici. Assieme a zafferano, rame e vitamina B in una popolazione di anziani ha migliorato il decadimento delle funzioni cognitive, lo stress percepito e la depressione (testati con il MMSES, il Percieved Stress Questionnaire e il Self-Rating Depression Scale). Uno studio australiano su cavia ne ha notato il potenziamento dell’efficacia contro la demenza quando associato a Ginkgo biloba. L’efficacia di Brahmi nella depressione e nell’ansia emerge come dato preliminare nella conclusione della review indiana del 2010, dove viene riportato uno studio di comparazione di efficacia della pianta con un antidepressivo (imipramina) su cavia. Il risultato di efficacia simile di bacopa e imipramina è spiegato grazie al suo meccanismo farmacologico neurotrasmettitoriale, che vede un’interazione con la serotonina e la dopamina oltre che con il GABA (che ha denotato, sempre in vivo, effetti ansiolitici). Altre sperimentazioni su cavia ne sostengono l’effetto ansiolitico confermato anche in un trial clinico in doppio cieco con gruppo di controllo dove è stato utilizzato estratto secco di Bacopa, valutazione effettuata con scala STAI (State-Trait Anxiety Inventory). In Australia il gruppo di ricerca della Swinburne University di Melbourne ha testato l’efficacia dell’estratto riportando un miglioramento e un mantenimento delle capacità cognitive e di memorizzazione negli adulti e negli anziani con studi condotti in doppio cieco e con gruppo di controllo, quindi di buona qualità. Un risultato importante è suggerito dalla revisione della ricerca clinica effettuata dalla medesima équipe nella popolazione di ragazzi e adolescenti. La conclusione riporta la sicurezza dell’utilizzo di Bacopa monnieri in questa popolazione con miglioramento degli elementi di cognizione, comportamento e deficit di attenzione. l’Ayurveda cataloga tra i rimedi favorenti la longevità, è il particolare effetto ringiovanente sul cervello. La si ritiene d’aiuto quando “gli squilibri della mente” sono alimentati da una profonda ansia, con difficoltà di respiro e attacchi d’asma, accelerazioni del battito cardiaco, alterazioni della motilità gastrointestinale, mal di testa pulsanti, insonnia e altri disturbi di origine psicogena scatenati dalla pressione emotiva e dallo stress. In Occidente Bacopa è considerata un adattogeno con note sedative e un nootropo che favorisce le prestazioni intellettive e la memoria, ma è anche un neuroprotettivo indicato a tutelare da evoluzioni degenerative le cellule cerebrali. Ciò la consiglia nelle situazioni di sovraccarico psicofisico caratterizzate da ansia e spasmofilia, con scarsa lucidità mentale, stanchezza intellettiva e indebolimento cognitivo. ha dimostrato un’efficacia nella gestione della depressione e dell’ansia con un grado di evidenza non elevato negli studi clinici a oggi disponibili. È invece uno stimolatore delle capacità cognitive con un’evidenza importante anche a livello clinico. Il suo meccanismo d’azione farmacologico sull’assetto neuro-ormonale ne riconosce effetti non ancora ben chiariti in quanto in parte contrastanti. Si riporta, infatti, un’azione di stimolo dell’Ach (neurotrasmettitore eccitatorio) tramite inibizione della colinesterasi con aumento di tutte le monoammine principali (serotonina, noradrenalina, dopamina); uno stimolo del GABA (neurotrasmettitore inibitorio per eccellenza del sistema nervoso centrale); un’azione serotoninergica tramite azione sinergica recettoriale 5HT2c (recettore che stimola le funzioni serotoninergiche e al contempo regola quelle dopaminergiche e noradrenergiche); un’inibizione dopaminergica e serotoninergica tale da consentire la gestione potenziale della dipendenza da morfina (agente sempre sul recettore 5HT2c). Si può ipotizzare alla luce di questi dati che Brahmi abbia un’azione modulante l’assetto dopaminergico e noradrenergico e, probabilmente, di stimolo serotoninergico tale da spiegarne gli effetti antidepressivi e un effetto di modulazione dell’attività nervosa (Ach stimolante e GABA inibente e 5HT2c regolante l’asse dello stress HPA – ipotalamo ipofisi surrene) tale da spiegarne gli effetti ansiolitici. L’effetto di Bacopa monnieri quindi da un punto di vista psicosomatico deve essere ancora indagato prima di poterlo inquadrare in un contesto più mirato di quello della regolazione neuro-ormonale aspecifica. Per la Fitoterapia Psicosomatica Brahmi si può collocare quindi come una pianta di sostegno del Sistema Psicosomatico Essenziale del Piacere (effetto serotoninergico e di regolazione nervosa autonoma) e si può indicare soprattutto nei soggetti che necessitano un sostegno di tale sistema e presentano un quadro di confusione, mancanza di piacere e di chiarezza mentale a sostegno anche del processo di comprensione del potenziale significato evolutivo che in alcuni contesti è insito nell’esperienza della malattia. La maggioranza degli studi e review di studi clinici condotti ad oggi comunque sottolinea che i risultati proposti non possono essere considerati definitivi, in quanto sono necessari altri studi di conferma condotti su popolazione più ampia e con una analisi statistica di migliore qualità. Per tale motivo la FDA a maggio 2019 ha emesso degli avvisi ad alcune aziende statunitensi, sottolineando che tali effetti nootropici terapeutici nella demenza di Alzheimer non sono confermati definitivamente e non possono essere riportati in etichetta. |
withania
La medicina ayurvedica consiglia la pianta per il ringiovanimento, e per migliorare la performance mentale e fisica in una moltitudine di patologie. Le proprietà dipendono dall’azione di principi attivi quali whitanolidi, alcaloidi e lattoni. Le proprietà riconosciute anche dalla medicina scientifica sono: immunomodulante, antinfiammatoria, antinfettiva, anticancro, stimolante delle funzioni mentali, tonico dell’umore e ansiolitico. L’interazione neuro-ormonale riportata nelle ricerche si riassume come segue: aumento del testosterone, aumento del GABA per azione mimetica, aumento della dopamina tramite interazione recettoriale, aumento della serotonina e, infine, diminuzione della concentrazione del cortisolo plasmatico, urea e acido lattico (dopo aumento indotto da condizioni di stress) (Sarris, 2013; Bhattacharya, 2003; Durg, 2015; Uddin, 2012). Un gruppo di studio indiano capeggiato da Bhattacharya ha osservato le reazioni delle cavie sottoposte a fonti di stress dopo l’assunzione della Withania. La pianta si è rivelata un importante adattogeno. I risultati sui topini di laboratorio descrivono un miglioramento dei parametri stress correlati quali diminuzione dei livelli plasmatici di cortisolo, miglioramento dell’ansia e della depressione e della funzionalità riproduttiva (Bhattacharya, 2003). A livello clinico si riportano i risultati di una revisione della letteratura e due studi clinici pubblicati tra il 2019 e il 2020. La review di origine indonesiana conferma l’effetto della Withania nel miglioramento della performance mentale e delle capacità cognitive, in particolare nei parametri di attenzione, tempo di reazione e funzionalità esecutive (Qin, 2019). L’Università di Psichiatria di Pittsburg ha indagato con un trial clinico in doppio cieco l’efficacia della Withania nei pazienti con schizofrenia. La ricerca, pubblicata sulla rivista ufficiale dell’American Academy of Clinical Psychiatrists, ha dimostrato una promettente efficacia dell’estratto della pianta nella gestione sia della depressione che dell’ansia nei pazienti schizofrenici tramite un meccanismo d’azione non ancora del tutto chiarito (Gannon, 2019). Infine un altro studio clinico in doppio cieco ha indagato l’effetto della pianta della tradizione ayurvedica nell’ansia, condizione spesso presente nei pazienti con stress. I ricercatori dell’Università di Psichiatria iraniana concludono che l’estratto di Withania è sicuro e offre dei vantaggi nel miglioramento dell’efficacia terapeutica degli Ssri (inibitori selettivi della serotonina) nella cura del disturbo d’ansia generalizzato (Fuladi, 2020). Questi risultati consentono di pensare alla Withania come una pianta fondamentale nel sostegno dei pazienti con distress, soprattutto quando si manifesta come distress molle. |
angelica
Il pool di sostanze presenti esibisce anche altri effetti
curativi; in un articolo pubblicato su una rivista di settore
è stato valutato il fitocomplesso estratto dai frutti
nei disturbi d’ansia, con particolare attenzione ai derivati
cumarinici apolari come imperatorina e isoimperatorina.
eleuterococco
La Monografia dell’OMS ne riconosce negli usi medici avvalorati da dati clinici quello di “profilattico e tonico ricostituente per il rafforzamento delle capacità mentali e fisiche nei casi di debolezza, esaurimento e stanchezza e durante la convalescenza”. Sempre secondo la medesima fonte, la farmacologia dell’azione adattogena e antistress sembra essere riassunta in 3 modalità: aumento delle difese del corpo contro fattori stressogeni esterni e composti chimici nocivi, stimolo del sistema immunitario e miglioramento generale della performance fisica e mentale (Monografie OMS, 2002). Risulta utile come tonico nelle situazioni di stress, nella ridotta capacità di rendimento e di concentrazione, nella convalescenza e per migliorare le prestazioni atletiche. La Commissione E del BfArM ne consiglia l’uso come “tonico per contrastare debolezza e fatica, per aumentare la capacità di lavoro e di concentrazione e come ricostituente durante gli stati di convalescenza”. Il Committee on Herbal Medicinal Products (HMPC) – European Medicines Agency’s (EMA) ha concluso che, in base al lungo periodo di impiego, la radice di eleuterococco può essere usata per alleviare i sintomi dell’astenia (perdita anormale di forza ed energia) come stanchezza e debolezza. “Le conclusioni dell’HMPC sull’uso dei medicinali contenenti radice di eleuterococco per alleviare i sintomi dell’astenia si basano sul loro ‘uso tradizionale’ in presenza di tale condizione. Ciò significa che, nonostante le prove tratte da studi clinici siano insufficienti, l’efficacia di tali fitoterapici è plausibile ed è comprovato che essi sono usati in maniera sicura per questo scopo da almeno 30 anni (di cui almeno 15 anni nell’UE). Inoltre, per l’uso proposto non è necessaria una supervisione medica. Nella sua valutazione l’HMPC ha anche considerato una serie di studi clinici con la radice di eleuterococco. Sebbene sia stato osservato un possibile effetto sulla stanchezza e sulla debolezza, carenze nel disegno degli studi hanno impedito di trarre conclusioni certe. Pertanto le conclusioni dell’HMPC sull’uso dei medicinali contenenti radice di eleuterococco sono basate sul loro impiego nel lungo periodo”. Avvertenze: una posologia prolungata nel tempo, o eccessiva, può determinare cefalea, ipertensione, insonnia. L’effetto dimostrato su cavia nei test sotto sforzo è un aumento della resistenza fisica e della durata della vita media oltre che della gestione dello stress anche di carattere psicologico. Le misurazioni delle concentrazioni delle monoamine a livello cerebrale dopo la somministrazione su cavia dell’estratto idroalcolico di eleuterococco hanno rilevato un aumento di serotonina, noradrenalina e dopamina (Huang, 2010). Studi di Panossian e colleghi sull’effetto adattogeno, riportati nella monografia dell’EMA, ne evidenziano anche un’azione regolatoria neuro-ormonale sia sull’asse dello stress ipotalamo-ipofisi-surrene e dei connessi livelli di cortisolo e noradrenalina (oltre al neuropeptide Y, l’ossido nitrico e le proteine da shock termico -HSP) che sull’asse cellulare della risposta allo stress (caratterizzata ad esempio dall’aumento delle cellule Natural Killer). Studi confermati sempre in vivo da molti altri ricercatori (EMA, 2013). Facchinetti, in uno studio emiliano del 2002, ha testato l’effetto antistressogeno in 45 volontari sani utilizzando come riferimento il test di Stroop e le reazioni cardiovascolari ad esso associate. Il test di Stroop è stato utilizzato come stimolo stressogeno e la risposta a tale stimolo è stata valutata nella variazione della pressione sistolica, diastolica e nella frequenza cardiaca. Lo studio è stato condotto in doppio cieco in confronto tra eleuterococco e placebo. Il risultato alla ricerca fa concludere agli autori che la pianta in questione è in grado di ridurre la risposta cardiovascolare allo stress nei volontari sani a differenza del placebo. Lo studio è menzionato anche nella Monografia dell’ESCOP (Facchinetti, 2002). Nel 2008 uno studio orientale, riportato dalla monografia dell’EMA, ha indagato le proprietà antistressogene della pianta in donne in post-menopausa monitorando differenti biomarker dello stress ossidativo. Anche in questo caso il risultato è stato positivo e ha confermato la possibilità dell’utilizzo dell’eleuterococco nella regolazione della risposta allo stress. I test sulle performance fisiche, invece, danno conclusioni differenti a seconda che la somministrazione avvenga in soggetti allenati o no, riportando una efficacia solo nelle persone che iniziano un’attività fisica. Dato poi contraddetto recentemente in uno studio che utilizzava un maggiore dosaggio della pianta e per un tempo superiore alle 8 settimane. In questo studio la conclusione difatti riporta un aumento della durata dell’attività, l’aumento della funzionalità cardiaca e la modificazione del metabolismo del glicogeno negli atleti non competitivi in allenamento (EMA, 2013). Gli studi iniziano a essere più interessanti, però, quando includono l’utilizzo della pianta non in volontari sani, ma in pazienti con patologie stress correlate. Le ricerche anche in questo campo sono numerose se includiamo la letteratura degli anni ’70, ’80 e ’90, ma si riducono nell’ultimo ventennio acquisendo però maggiore qualità e quindi rilevanza clinica scientifica, anche se, come vedremo, tale rilevanza non è sinonimo di efficacia. Ricercatori dell’Università di Pavia nel 2004 hanno indagato l’efficacia della radice siberiana nella modificazione della qualità della vita in un gruppo di soggetti anziani. Lo studio è stato condotto in doppio cieco confrontando il placebo con l’estratto secco di eleuterococco somministrato per 8 settimane. I risultati riportano un miglioramento della performance mentale e delle attività sociali funzionali dopo 4 settimane di trattamento; tale effetto però si attenua col tempo diminuendo l’entità del miglioramento alle 8 settimane (Cicero, 2004). Dello stesso anno è una ricerca condotta nella gestione della chronic fatigue condotta su 96 pazienti. L’estratto di eleuterococco ha migliorato la sintomatologia solo nei pazienti con sintomi lievi e moderati, ma non in quelli con sintomi gravi (Hartz, 2004). Anche le monografie dell’OMS e dell’EMA riportano tale effetto tra quelli presenti per la pianta e le indicazioni del Ministero della Salute circa gli effetti fisiologici agiti dalla pianta, quando presente negli integratori alimentari, sono: “Tonico adattogeno. Naturali difese dell’organismo. Memoria e funzioni cognitive” (Min.Sal. 2019). Come antidepressivo l’eleuterococco è stato studiato nel 2013, in vivo su cavia, da Jin e collaboratori come menzionato nella monografia dell’EMA. I test comportamentali e la concentrazione di marcatori ematici hanno riportato nelle cavie che avevano assunto l’estratto idroalcolico della radice di eleteurococco un miglioramento della esposizione e della performance fisica, oltre a un aumento della concentrazione di serotonina, noradrenalina e dopamina nel cervello delle cavie. Gli autori concludono che l’eleuterococco può avere potenziale efficacia antidepressiva tramite aumento della concentrazione monoaminica cerebrale (EMA, 2013). |
schisandra
scalda e concentra le energie, ne favorisce la trasformazione e ne regola le funzioni. La scienza moderna evidenzia la centralità epatica di Schisandra: tutela il fegato da fattori tossici infettivi, dietetici e, soprattutto, dai prodotti del metabolismo cellulare, con effetti che si riflettono sul tono, data la spossatezza causata dai disordini epatici. Si aggiunge l’azione adattogena, immunomodulante e neurotonica. È un adattogeno utile quando lo stress grava sulle funzioni epatiche, provocando un accumulo di tossine metaboliche che affatica l’individuo, ne indebolisce la reattività immunitaria (infezioni frequenti, allergie) e le capacità intellettive (confusione e scarsa concentrazione), con un generale malessere spesso acuito da mal di testa, vista offuscata e umore da “rodersi il fegato”. |
lavanda
Svolge una funzione ansiolitica anche la lavanda, per lo più impiegata sotto forma di aromaterapia. I suoi costituenti chiave sono il linalil acetato e il linalolo e quest’ultimo è considerato il principale costituente attivo. Entrambi i componenti, tuttavia, sono responsabili degli effetti farmacologici della pianta e della sua attività calmante e sedativa. Tradizionalmente i fiori di lavanda sono impiegati nei disturbi minori del sonno: ciò conferma quanto espresso dalla monografia della Commissione E della Sanità tedesca che segnala l’infuso preparato con fiori essiccati come un medicamento sicuro nel trattamento delle turbe dell’umore, dell’insonnia e dei dolori addominali funzionali (meteorismo, ecc.). Ai fiori sono attribuite, oltre alle note proprietà colagoghe, coleretiche ed eupeptiche atte a facilitare i processi digestivi, interessanti proprietà antispasmodiche e sedative. L’olio essenziale, presente nel fitocomplesso, si caratterizza per le proprietà neurosedative e analgesiche. Sembra, inoltre, che l’odore dei fiori o dell’essenza favorisca l’addormentamento e una buona qualità del sonno. Avvertenze: Non sono segnalati effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale. Una recente revisione sistematica condotta su 90 articoli (in totale 3.964 partecipanti) per gli aspetti qualitativi e 37 RCT per la sintesi quantitativa hanno confermato l’efficacia netta e significativa dell’inalazione dell’OE di lavanda rispetto ai controlli. Diversi studi hanno, inoltre, mostrato i benefici di questa pianta contro l’ansia anche in assunzione orale ; alcuni dati documentano un miglioramento dell’ansia pre-operatoria. |
camomilla
Il primo studio in doppio cieco sulla camomilla ha riguardato 57 soggetti con disturbo d’ansia generalizzato divisi, tramite randomizzazione, in due gruppi: il gruppo sperimentale ha ricevuto un estratto di camomilla standardizzato all’1,2% in apigenina, un flavonoide con proprietà ansiolitiche, mentre il gruppo di controllo ha ricevuto un placebo. L’estratto di camomilla ha determinato un miglioramento modesto ma significativo dell’ansia rispetto al placebo, senza differenze tra i due trattamenti per gli effetti avversi. Una successiva analisi dei dati ha concluso che rispetto al placebo l’estratto di camomilla esplicava anche una significativa attività antidepressiva. Un altro studio aperto su un campione di 179 persone ha ulteriormente confermato gli effetti ansiolitici dell’estratto di camomilla. Un sottogruppo ha accettato di continuare la sperimentazione con uno studio in doppio cieco controllato con placebo della durata di 26 settimane . La camomilla non è risultata superiore al placebo nella prevenzione del disturbo, ma i punteggi dell’ansia del gruppo sperimentale sono risultati costantemente e significativamente più bassi rispetto a quelli del gruppo placebo. |
tè verde
Diversi studi hanno esplorato l’attività ansiolitica delle foglie di tè verde e in particolare l’amminoacido L-teanina. In uno studio in doppio cieco di 8 settimane 60 adulti con disturbo schizoaffettivo in terapia con farmaci antipsicotici sono stati suddivisi con randomizzazione in due gruppi che hanno ricevuto, in aggiunta alla terapia standard, rispettivamente L-teanina oppure un placebo. I sintomi ansiosi, gli altri sintomi nonché lo stato psichico generale sono migliorati in modo significativo nel gruppo L-teanina rispetto al placebo; sono stati rilevati pochi effetti collaterali e di lieve entità, senza differenze significative tra i due gruppi. Uno studio aperto su soggetti con disturbo depressivo maggiore ha riscontrato che la L-teanina assunta quotidianamente contribuiscono a ridurre ansia e depressione, nonché a migliorare la qualità del sonno e la funzione cognitiva. |
melissa
Per la Medicina Tradizionale Cinese la Melissa è una pianta fresca che calma lo shen (ansia, emotività, problematiche psicosomatiche), tonifica il qi di cuore (depressione leggera) calma il fuoco di fegato e cuore (insonnia, agitazione). La medicina tradizionale mediterranea la ritiene utile per le inquietudini e le tristezze del cervello di origine melanconica, Paracelso difatti la classifica come pianta gioviniana che sostiene il cuore, calma la malinconia e porta gioia e luce (Sangiorgi, 2007; Campanini, 2012). La medicina scientifica ha iniziato a studiare i suoi principi attivi da subito e ha scoperto negli anni il suo potere terapeutico che le consente di interagire con differenti processi biochimici coinvolti nel processo dell’ansia e nella funzione digestiva. Il suo profumo agrumato è dato dalle essenze volatili quali citrale, citronellale e cariofillene; altri principi attivi sono i flavonoidi, i triterpeni, l’acido rosmarinico e l’acido caffeico. Dalle ricerche di laboratorio emerge il suo potente effetto inibitorio della GABA-transaminasi, l’enzima che degrada il GABA, il neurotrasmettitore che media l’inibizione nervosa. Tale molecola è stimolata dalla melissa anche tramite l’interazione con il suo recettore GABA-A. La Melissa contrasta l’attività anche della mono- amino-ossidasi B con aumento indotto delle monoamine. Altro effetto importante nella gestione dello stress è la diminuzione della concentrazione di cortisolo sierico e cerebrale (Sarris, 2011, 2013; Baek, 2014). Considerata utile e sicura per la gestione dell’ansia. L’induzione di rilassamento nelle condizioni di stress, senza compromettere le performance intellettuali o cognitive, è una delle caratteristiche di questa pianta che, rispetto ad altre utilizzate in tale contesto, sembra avere il più elevato potenziale inibitorio del GABA-transaminasi, ossia dell’enzima responsabile della degradazione dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA), principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale. In uno studio clinico in doppio cieco controllato con placebo su 80 soggetti, la supplementazione quotidiana per 8 settimane di un preparato a base di melissa ha determinato una riduzione statisticamente significativa dei punteggi di depressione, ansia, stress e disturbi del sonno totale rispetto al gruppo placebo (P <0,05). Una recente revisione sistematica, infine, ha valutato gli studi pubblicati su piante o preparati con ingredienti vegetali ad attività ansiolitica. La ricerca si estende fino al 5 luglio 2017 ed è stata condotta sui database MEDLINE (PubMed), Scopus e Cochrane. Sono stati identificati studi preclinici (che mostrano l’interazione con il sistema GABA) e studi clinici per una decina di piante medicinali tra cui kava, valeriana, centella, luppolo, camomilla, ginkgo, passiflora, ashwagandha e melissa. Complessivamente la letteratura scientifica riporta prove di efficacia precliniche e cliniche con un effetto ansiolitico comparato all’attuale gamma di prodotti farmaceutici, insieme a buoni profili di sicurezza e tollerabilità. La somministrazione della Melissa a dosaggi crescenti nelle cavie da laboratorio ha indotto un effetto ansiolitico pari a quello delle benzodiazepine in solo uno dei due test utilizzati (Ibarra, 2010). Nell’uomo un Open Label Trial condotto su 20 volontari affetti da disturbo d’ansia generalizzato e insonnia ha dimostrato che l’estratto di Melissa due volte al die ha diminuito i sintomi dell’ansia (di quasi il 20%) e dell’insonnia (di oltre il 40%) secondo la Free Rating Scale for Anxiety (Cases, 2011). Una revisione della letteratura redatta nel 2019 dall’equipe di ricerca dell’Università di Tehran ha incluso differenti trial clinici di alta qualità secondo la Jadad Scale per un totale di 395 partecipanti totali. Gli autori concludono che «ci sono sufficienti evidenze che supportano l’utilizzo di Melissa officinalis per la riduzione dell’ansia» (Emami, 2019). In Fitoterapia Psicosomatica la Melissa è una pianta che sostiene il sistema del Piacere e della Gioia, con un importante effetto antistress e ansiolitico. |
escolzia
L’azione analgesica si affianca a quella ansiolitica-sedativa e ipnotica grazie alla presenza di flavonoidi e alcaloidi di differente natura (il principale la protopina) che sono stati studiati nei test farmacologici singolarmente e associati nel fitocomplesso. I princìpi attivi di questo papavero californiano hanno dimostrato di interagire con i recettori benzodiazepinici del GABA, il neurotrasmettitore inibitorio principale del sistema nervoso centrale, bersaglio anche degli psicofarmaci ansiolitici. L’azione benzodiazepino-simile è stata dimostrata grazie alla somministrazione del flumazenil (un farmaco antagonista dei recettori delle benzodiazepine) nelle cavie che avevano già assunto eschscholtzia. Negli animali da laboratorio il flumazenil ha bloccato l’effetto sedativo e ansiolitico precedentemente indotto. L’alcaloide californidina negli studi sulle cavie ha dimostrato un’azione ansiolitica e facilitante il sonno. Altre interazioni sono emerse nello stimolo ossitocico, nell’inibizione dell’enzima che degrada le monoamine, la monoamino-ossidasi, e nell’agonismo con i recettori della serotonina 5-HT1a e 5-HT7, è una pianta che interagisce con il GABA attraverso i suoi recettori delle benzodiazepine, inibisce la monoaminoossidasi, stimola i recettori della serotonina e stimola l’ossitocina. Ha un potere ansiolitico e sedativo oltre a un effetto ipnoinducente. Per queste caratteristiche si può definire una pianta che sostiene i Sistemi Psicosomatici Essenziali del Piacere connesso alla serotonina e della Pace collegato al funzionamento dell’endorfina ed entrambi integrati all’azione adattogena antistress. L’effetto analgesico dell’escolzia potrebbe essere importante nelle persone che necessitano un sostegno psicosomatico per patologie dolorose come la fibromialgia o l’emicrania. È una pianta per ora da valutare nelle associazioni dei rimedi psicosomatici e da tenere in osservazione nei prossimi anni per vedere se eventuali studi ne possano indirizzare più chiaramente l’utilizzo anche in Fitoterapia Psicomatica. |
passiflora
attività sedativa e antispasmodica, ha un’azione sedativa, ipnoinducente, antispasmodica e antiacida. Paris ha dimostrato che l’azione sedativa della Passiflora non è seguita da depressione. |
scutellaria
è una delle piante utilizzate e studiate in Oriente nella terapia complementare integrata del Covid-19 (Zhang, 2020). Oltre all’effetto immunostimolante, antinfiammatorio e antiossidante, si riconosce da secoli alla Scutellaria un potere ansiolitico e “calmante dello Shen” secondo quanto tramandato dalla medicina tradizionale cinese. Il meccanismo d’azione ansiolitico e sedativo comprovato dalla scienza è dato dall’interazione dei suoi principi attivi baicalina, baicaleina, wogonina con il recettore A del GABA ( -aminobutyric acid), il neurotrasmettitore inibitorio principale del sistema nervoso centrale. Questa preziosa pianta dai bei fiori violacei contiene inoltre altre due molecole importanti: la serotonina e la melatonina. Quest’ultima è un importante sostegno nell’ansia che interferisce negativamente anche con il ritmo circadiano e con la qualità del sonno (Cole, 2007). In Fitoterapia Psicosomatica l’interazione con il GABA e la presenza di serotonina e melatonina fanno della Scutellaria un rimedio di sostegno dei Sistemi Psicosomatici Essenziali della Pace-Endorfina e del Piacere-Serotonina. Gli effetti sedativi sono dimostrati chiaramente su cavia, invece a livello clinico non sono concludenti per la scarsità di studi di qualità disponibili. In ogni caso i risultati preliminari sono molto incoraggianti, come riporta una ricerca clinica in doppio cieco che ha studiato gli effetti della Scutellaria in volontari sani tramite la valutazione della scala BAI (Beck Anxiety Inventory) (Brock, 2013). In America difatti dal 2002 la Scutellaria, nella sua variante lateriflora, è riconosciuta come fitoterapico ansiolitico con indicazioni aggiuntive per insonnia, tensione muscolare e spasmi. L’Oms si allinea con questa indicazione, riportando un’azione della Scutellaria anche sul sistema nervoso centrale (WHO, 2007; Cardoso, 2012). |
cumino nero
Uno studio clinico randomizzato controllato con placebo ha analizzato quarantotto volontari (maschi adolescenti sani) per misurare gli effetti dell’olio di cumino nero SNS sull’ansia, l’umore e la cognizione. Durante il periodo di studio di 4 settimane, l’integratore ha modificato in senso positivo l’umore, l’ansia e la cognizione, anche se sono necessari studi a più lungo termine per confermare questi dati (Bin Sayeed et al. 2014). Uno studio precedente dello stesso team, con disegno sperimentale e dosaggi, ha mostrato che il supplemento è in grado di migliorare la memoria, l’attenzione e la cognizione (Bin Sayeed et al. 2013). |
tiglio
il Tiglio viene utilizzato in fitoterapia per le proprietà sedative e spasmolitiche, come il tranquillante vegetale per eccellenza. Ha proprietà sedativa generale, antispasmodica, ipnoinducente. Viene utilizzato nelle manifestazioni psicosomatiche soprattutto in relazione a forte stress |
Cordyceps
oro del Tibet In Cina è utilizzato da millenni per disfunzioni sessuali, stanchezza cronica, depressione, nelle malattie respiratorie e renali, e come immunostimolante e antitumorale. Contiene tutti gli aminoacidi essenziali, mono, oligosaccaridi e polisaccaridi, steroli (ergosterolo) vitamine E, B1, B2, B12, K e macro e microelementi. La Cordicepina è un importante nucleotide a forte capacità bioattivante, unico in natura. Dalla ricerca è stata evidenziata nel Cordyceps un’attività antidepressiva attraverso una modulazione dell’adrenalina e dopamina. Regolarizzando la produzione di neurotrasmettitori e dell’ormone deidroepiandrosterone, convalida l’azione “tonica” per cui è stato così ricercato; come tonico sessuale regola la produzione degli ormoni sia maschili che femminili, aumentando la libido. Aumenta, utilissimo per gli atleti, la resistenza agli sforzi fisici, con incremento della produzione di ATP e ossigenazione dei tessuti senza avere effetti dopanti. Cordyceps, Reishi e Agaricus riforniscono l’organismo di alcuni mediatori cerebrali (come nor-adrenalina e dopamina), capaci di esercitare un doppio effetto: anti-fatica e anti-depressivo (Halpern GM, 2007; Phan CW, 2015). • Cordyceps e Reishi alleviano ansia, stress (Tang, 2005) e insonnia (Wang, 2001). Queste azioni possono rivelarsi preziose nello sportivo, perché riducono la tensione o la sfiducia nei propri mezzi prima e durante la gara. |
zafferano
sono attribuite diverse proprietà salutistiche e molte delle ricerche condotte sull’attività di questa pianta riguardano l’ansia e i disturbi dell’umore. In uno studio in doppio cieco di 6 settimane su 66 adulti con depressione maggiore e distress ansioso randomizzati in un gruppo sperimentale, che ha assunto estratto di zafferano, e un gruppo di controllo che ha ricevuto citalopram (una molecola di sintesi utilizzata per il trattamento di depressione e disturbi d’ansia), entrambi i trattamenti hanno ridotto l’ansia e la depressione in modo statisticamente significativo rispetto alla baseline, con pochi effetti collaterali di lieve entità. Un trial in doppio cieco su 60 soggetti con ansia e depressione ha riportato che un estratto di zafferano era significativamente più efficace del placebo su entrambi i disturbi. In un terzo studio in doppio cieco, condotto per 4 settimane, 128 adulti sani con umore depresso, stress e ansia, sono stati randomizzati in due gruppi: il primo ha assunto un estratto di zafferano, mentre il secondo ha ricevuto un placebo. I sintomi di stress e ansia erano significativamente migliorati nel gruppo zafferano rispetto al placebo. Queste evidenze cliniche avvalorano quindi gli estratti di zafferano come una modalità sicura ed efficace per gestire l’ansia, anche se la ricerca non ha ancora definito in modo preciso quali siano l’estratto o la dose migliore. |
biancospino
azione sedativa, antispasmodica e ipotensiva. si impiega con successo come estratto secco in quei soggetti ansiosi e/o nervosi (simpaticotonici) che vedono peggiorare il loro umore in seguito a stress fisici e psichici come l’avvento della menopausa. Indicato per le sue proprietà rilassanti e ipotensive, è indicato per contrastare l’ansia e l’agitazione anticipatoria e successiva alle vampate di calore. Il Biancospino regolarizza la frequenza cardiaca ed è utile nella cura dell’insonnia. Il medico francese Leclerc ne raccomandava l’uso nei disturbi della menopausa, le palpitazioni, le vampate di calore, l’irritabilità, l’insonnia, il ronzio delle orecchie. Alcuni flavonoidi, come la crisina, sono in grado di interagire a livello di siti recettoriali per le benzodiazepine. Gli estratti di Biancospino esercitano, infatti, un’azione inotropa positiva (aumentano la forza contrattile del cuore) e cronotropa negativa (diminuiscono la frequenza cardiaca). Il Biancospino è pertanto idicato per gli stati ansiosi con modificazione del ritmo cardiaco. |
artemisia
Attività amaro-tonica ed eupeptica. L’Assenzio (come tutti gli amari) deve essere somministrato almeno mezz’ora prima dei pasti: solo così riuscirà a svolgere appieno la sua funzione amaro-tonica, a stimolare l’appetito e a facilitare la digestione. Trova indicazione in particolare nei soggetti anemici, neurastenici, convalescenti da malattie debilitanti ecc. L’artemisia contiene composti che appartengono a diverse classi: polifenoli (in particolare acidi caffeilchinici, acido rosmarinico, ecc.), flavonoidi (artemetina, casticina, vitexina, isovitexina, isoquercitrina, ecc.), cumarine (scopoletina), steroidi, mono- (a-pinene, canfene, b-pinene, mircene, 1,8-cineolo, linalolo, borneolo, canfora, artemisia chetone), sesqui- (artemisinina, b-cariofillene, ecc.) e triterpenoidi. L’artemisinina è un endoperosside lattone sesquiterpenico, una molecola abbastanza inusuale, descrivibile anche come un tipo di 1,2,4-triossano (molecola costituita da un anello a sei atomi con tre atomi di carbonio e tre di ossigeno) costituito da tre anelli fusi uno dei quali con sette atomi e un ponte perossidico (-O-O-) che attraversa uno degli anelli che è la caratteristica critica per l’attività dell’artemisinina. |
panax ginseng
La Commissione E della sanità tedesca e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ne riconoscono l’uso per tonificare l’organismo delle persone affaticate o asteniche, per ristabilire la concentrazione e in convalescenza per recuperare le forze. La sua assunzione contribuisce, inoltre, a migliorare il tono dell’umore. Indicato in menopausa e geriatria. L’attività immunomodulatrice delle preparazioni di Ginseng, dimostrata in una molteplicità di test, sembra essere almeno parzialmente responsabile dell’attività adattogena che caratterizza la pianta. L’OMS raccomanda di assumere P. ginseng di preferenza la mattina. la MTC ne riserva l’utilizzo a stati severi di esaurimento psico- fisico, con scarse capacità di ripresa, come dopo uno shock o uno stress intenso e prolungato, condizioni in cui Ren Shen tonifica il Qi originario. La ricerca conferma che questo adattogeno ad ampio spettro aiuta i soggetti defedati a ritrovare vitalità, contrastando la spossatezza e la tendenza all’intossinazione e alla cronicizzazione tipica della senescenza. Sul piano nervoso restituisce tono, corregge l’umore ansio-depresso, favorisce mente e libido; su quello immunitario modula le difese, aumenta la resistenza alle infezioni, ma controlla anche forme autoimmuni epatiche o intestinali; ha un’azione endocrina polivalente e regola il metabolismo glucidico e lipidico. La forte connotazione di Ginseng e la sua energica azione tonificante sconsigliano di ricorrere a sproposito al suo aiuto. |
griffonia
può rivelarsi utile soprattutto per attenuare i classici sintomi della sindrome di astinenza da nicotina quali fame nervosa, ansia e cefalea, favorendo un maggiore rilassamento fisico e mentale, migliorando l’umore del soggetto e riducendone i livelli di stress; in parallelo alza i livelli di melatonina (derivante a livello biosintetico, al pari della serotonina, dal triptofano) e di conseguenza la qualità del sonno notturno ne risente favorevolmente. Fornire integratori a base di Griffonia si traduce in primis in una supplementazione di un diretto precursore della serotonina, contrastando sin dall’inizio le alterazioni nella sua sintesi provocate dall’esposizione cronica al fumo di tabacco. Gli effetti psicofarmacologici della nicotina sono da anni al centro degli studi condotti da un ricercatore scozzese, David JK Balfour dell’Università di Dundee, il quale ha messo in evidenza come la nicotina stimoli il rilascio di serotonina solo nel breve periodo di esposizione per poi condurre, nel corso di un periodo prolungato, a un suo netto decremento fisiologico. A oggi non risultano effetti avversi segnalati dal servizio di farmacovigilanza conseguenti a un impiego della Griffonia, spesso usata proprio in alternanza all’Iperico. |
valeriana
La fitoterapia moderna la raccomanda per ipereccitabilità, nervosismo, stress da lavoro, cefalea tensiva e insonnia. L’effetto sedativo è dovuto alla presenza dei valepotriati e dell’olio essenziale. I preparati a base di Valeriana possono essere assunti anche da bambini e anziani. è indubbiamente di grande aiuto per placare l’irrequietezza: porta a una maggiore biodisponibilità di GABA (il principale neurotrasmettitore ad azione inibitoria e calmante) attraverso l’azione dei sesquiterpeni, sostanze che in parte bloccano l’azione degradativa dell’enzima GABA-transaminasi e in parte mostrano affinità di legame verso i recettori cerebrali delle benzodiazepine. Tra i suoi sesquiterpeni si distingue l’acido valerenico, il maggiore costituente presente nell’estratto delle sue radici, attivo al punto da incrementare in modo significativo la risposta dei recettori GABA-A e pertanto considerato tra i principali fautori degli effetti psicotropi della pianta. Altro effetto non trascurabile della Valeriana, specie se usata sotto forma di infuso, è quello di conferire un sapore sgradevole al tabacco assunto in concomitanza. Per meglio dissuadere il (quasi) ex-fumatore è bene intervenire con strumenti utili a minimizzare la tensione che spesso accompagna il periodo più critico, quello iniziale di vera e propria astinenza fisica e psichica dalla nicotina. La valeriana svolge un’azione generale sedativa, ipnoinducente e spasmolitica. In particolare, facilita l’induzione del sonno e ne migliora la qualità. |
centella
La Centella, o Jalbrahmi, il suo nome sanscrito utilizzato in medicina ayurvedica, è una pianta che trova indicazioni per le medicine della Cina e dell’India nella gestione della sintomatologia umorale, che oggi chiamiamo depressione, ansia, nervosismo e stress. Attingendo a questa importante storia prescrittiva le ricerche hanno indagato prima il meccanismo d’azione della pianta e poi la sua efficacia nella clinica. I risultati si possono vedere leggendo molti lavori scientifici pubblicati negli ultimi vent’anni. A livello neuro-ormonale la centella è una pianta bilanciata e quindi preziosa nel riequilibrio nervoso: aumenta le amine endogene stimolanti come serotonina, dopamina e noradrenalina, ma al contempo stimola anche il maggior neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale, il GABA e svolge un’azione di regolazione della risposta stressogena in quanto diminuisce i livelli di cortisolo ematico (Monografie OMS, 2002; Sarris J. Et al 2007,2011). Queste azioni svolte dalle frazioni terpeniche del fitocomplesso sono alla base dell’utilizzo della centella in differenti problematiche psichiche: depressione, ansia e stress. Il controllo della depressione e delle capacità cognitive è stato testato somministrando estratto della pianta a 60 pazienti di età superiore ai 65 anni. La valutazione delle funzioni cognitive con la Mini Mental State Examination (MMSE), e della depressione con la Yesavage geriatric depression scale, hanno dimostrato un significativo miglioramento nei soggetti che avevano assunto la Centella con altri benefici riportati quali miglioramento dell’ipertensione, insonnia e perdita di appetito (Tiwari S, 2008). Nell’ansia uno studio in doppio cieco con gruppo di controllo ne ha dimostrato l’efficacia ansiolitica versus placebo (Bradwejn J, 2000). L’effetto antidepressivo è stato testato su cavie confermando le modificazioni neuroormonali indotte e le modificazioni comportamentali degli animali dopo somministrazione dell’estratto triperpenico della Centella; gli effetti hanno visto anche un potenziamento dell’effetto del midazolam e dell’imipramina quando associati all’acido asiatico. (Chen Y, 2005; Ceremuga TE, 2015). L’effetto ansiolitico è stato dimostrato sull’uomo in un trial clinico in doppio cieco tramite la valutazione del riflesso di trasalimento uditivo (l’intensità della risposta motoria a uno stimolo acustico) che è risultato minore nei soggetti che avevano assunto la droga secca rispetto al placebo. Tale effetto è stato poi confermato anche in uno studio (dopo messa in commercio del rimedio contenente Centella asiatica) (Bradwejn et al., 2000) con la somministrazione di estratto secco per 8 settimane in pazienti con il disturbo d’ansia generalizzata che hanno dimostrato significativi livelli inferiori di ansia, stress e depressione (riduzione del 26% rispetto a placebo). Quest’ultimo studio fa ben pensare sugli effetti psicotropi della Centella sull’ansia, la depressione e lo stress anche se necessita conferme di studi condotti su un maggior numero di persone e con criteri di valutazione più consolidati scientificamente (Jana U., 2010). Sempre a livello del sistema nervoso, studi condotti soprattutto su animali ne propongono l’utilizzo per i deficit cognitivi e le degenerazioni nervose, in quanto i principi attivi hanno un’azione antiossidante marcata e di stimolo della concentrazione e delle competenze di ragionamento (Brinkhaus B, 2000; Veerendra Kumar MH, 2003). Infine l’azione GABAergica della centella ha un altro effetto studiato nei ratti: la proprietà antiepilettica (Ganachari MS, 2004). Altre proprietà in fase di ricerca e sicurezza Altre proprietà in fase di studio sono quella antibatterica, antivirale, antinfiammatoria e soprattutto quella chemiopreventiva. I dati non sono ancora clinicamente concludenti come riassunto in una review indiana. La Centella non ha dimostrato importanti interazioni farmacologiche né effetti avversi ai dosaggi terapeutici sia in polvere della pianta che in estratto secco titolato nella frazione triterpenica (Prakash et al., 2017). La sua azione è molto varia a livello psicosomatico e ancor più nell’interazione neuro-ormonale. La sua azione predominante però, soprattutto a livello clinico (gestione di ansia, depressione e stress), la fa rientrare tra le piante che stimolano il SPE del Piacere connesso alla serotonina. L’azione adattogena (inibisce cortisolo e aumenta GABA) e di stimolo momoaminergico, e quindi anche serotoninico, può essere utile nei soggetti che sentono una carenza del sistema della presenza corporea rilassata e piacevole e manifestazione di psicastenia, umore depresso, tensione psicosomatica e altri sintomi connessi alla carenza del SPE Piacere-Serotonina. La serotonina e le piante equilibrate a livello energetico (la Centella è tra queste) sono degli armonizzatori di tutto il sistema psicosomatico (bilanciano gli eccessi di aggressività testosteronica e le carenze di affettività). Nei casi dove emerge il bisogno di gestire sintomi da ansia e stress e da depressione (la depressione tesa e dove c’è bisogno di ribilanciare il sistema psicosomatico) l’utilizzo della Centella come pianta sostenitrice del SPE del Piacere-Serotonina è una possibile indicazione. La Centella si è dimostrata quindi una pianta preziosa sia a livello fisico, per la sua azione sul tessuto connettivo e vasale, sia sul piano psicosomatico dove agisce da riequilibratore nervoso, consentendo di gestire sia la sintomatologia di ansia e stress che quella depressiva. |
salvia
In uno studio in doppio cieco randomizzato e controllato, su 34 donne con diagnosi di incontinenza urinaria, e stata testata l’inalazione per 60 minuti di OE di sclarea, di lavanda o di olio di mandorle dolci (controllo) e il loro effetto sull’attività del sistema nervoso autonomo, nello specifico su pressione arteriosa sistemica e diastolica, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e cortisone salivare. Rispetto al gruppo controllo, i gruppi lavanda e sclarea hanno mostrato una riduzione significativa della frequenza respiratoria. Il gruppo sclarea ha mostrato una riduzione significativa nella pressione arteriosa sistolica rispetto al gruppo controllo e al gruppo lavanda, una riduzione significativa nella pressione arteriosa diastolica rispetto al gruppo lavanda, e una riduzione significativa nella frequenza respiratoria rispetto al gruppo controllo. Nel gruppo lavanda e invece aumentata la pressione arteriosa sistolica e diastolica rispetto al controllo. Le conclusioni sono che l’inalazione di OE di sclarea puo indurre rilassamento in donne con incontinenza urinaria e che devono essere soggette a una valutazione urodinamica (Seol et al. 2013). In uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, 132 donne volontarie di eta compresa tra i 24 e i 55 anni, sono state testate per valutare l’efficacia di alcuni oli essenziali nella riduzione dello stress e nel miglioramento della qualita del sonno e della vita. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi trattati per 4 settimane: • gruppo placebo (acqua distillata), • gruppo OE di lavanda (Lavandula angustifolia) • gruppo miscela di OE (rapporto 1:1:1 tra L. angustifolia, Salvia sclarea, e Origanum majorana) • digitopressione. I gruppi sperimentali hanno mostrato tutti un miglioramento di qualita del sonno e della vita rispetto al placebo, ma nel gruppo che ha assunto la miscela di OE c’e stato un duplice vantaggio rispetto all’OE di lavanda e alla digitopressione, rispettivamente, qualita della vita e qualita del sonno. Purtroppo, il fatto che l’OE di sclarea sia stato utilizzato solo in miscela e mai da solo non permette di trarre conclusioni forti rispetto all’efficacia dell’OE (Kaoet al. 2017). Linalolo e acetato di linalile Nonostante gli studi sugli effetti sul SNC della sclarea siano pochi e di qualità bassa, vale la pena ricordare che linalolo e l’acetato di linalile, i due principali composti dell’OE, sono anche i composti principali dell’OE di lavanda, e che esiste una letteratura clinica importante sull’attività ansiolitica dei due composti. In effetti le ultime metanalisi sulll’OE di lavanda ci informano che l’inalazione dell’OE di lavanda puo ridurre in maniera significativa i livelli di ansia, di ansia di stato (risposta ansiosa fisiologica) e di ansia di tratto (stato stabile di ansia e di paura) (Donelli et al. 2019), mentre ci sono dati piu ambigui sugli effetti sulla pressione arteriosa, con una metanalisi che non ha rilevato effetti sulla pressione arteriosa sistolica come correlato fisiologico dell’ansia (Donelli et al. 2019), e un’altra che invece li ha riscontrati, insieme a riduzione di frequenza cardiaca e livelli salivari di cortisolo (Kang et al. 2019). Anche se i meccanismi d’azione non sono ancora stati chiariti completamente, si ritiene che i siti d’azione piu importanti siano, per il linalolo, il sistema glutamatergico (recettori NMDA, adenilato ciclasi, GTP), il sistema gabaergico (recettori GABA-A), il sistema serotoninergico (recettori 5HT1A pre- e post-sinaptici), il sistema monoaminergico (MAO-A, SERT, ERK), canali calcio voltaggio dipendenti (VOCCs). Dagli studi sull’OE in toto a dosaggi rilevanti per l’uso umano, i meccanismi piu probabili sono quelli dei VOCCs, mentre a questi dosaggi i meccanismi gabaergici, monoaminergici sembrano inattivi. Sembra quindi probabile, benchè da accertare, che l’OE di sclarea possa avere attività ansiolitiche comparabili a quelle della lavanda. |
fiori d’arancio
utilizzato per il controllo delle manifestazioni acute e croniche dell’ansia, associata alla depressione e rassegnazione, soprattutto nelle forme conseguenti a pregressi traumi psichici, emozioni negative, stress intenso, preoccupazioni e idee negative persistenti, malattie gravi, perdita di un affetto. Sono particolarmente efficaci per la loro attività decontratturante muscolare. I Fiori d’arancio vengono anche utilizzati come complemento nel corso di trattamenti psicoterapici. Utili anche nell’ansia e nello stato di agitazione in età pediatrica e nelle manifestazioni ansiose nei periodi di cambiamento (pubertà, menopausa). |
magnesio
aumenta la capacità di adattamento allo stress (‘minerale della calma’). La liberazione di adrenalina in condizioni di stress ne accelera notevolmente l’eliminazione. |
cardo mariano
contiene nei suoi frutti violacei un pool di sostanze che hanno una potenzialità d’azione anche in altri campi di utilizzo, inclusa la ‘medicina della psiche’. I meccanismi d’azione della silimarina che interessano la sfera neuro-psichica sono differenti: protezione del danno neuronale alle cellule dopaminergiche (Kaur, 2011); aumento della produzione della prolattina dimostrato in vivo su cavie (Capasso, 2014); aumento della concentrazione cerebrale della serotonina e stimolo delle altre monoamine per effetto ipotizzato di inibizione del reuptake della serotonina e inibizione della mono amino ossidasi (l’enzima di degradazione delle monoamine) dimostrati in vitro (Sarris, 2013); ge stione della disregolazione delle vie serotoninergiche e glutamminergiche presente nel disturbo ossessivo compulsivo (Camfield, 2011). La silimarina è stata utilizzata in alcuni studi clinici su pazienti affetti da DOC (disturbo ossessivo compulsivo), Jerome Sarris e Camfield li hanno tenuti in considerazione nelle loro review sul tema. Tra gli studi pubblicati in letteratura c’è anche un trial clinico iraniano in doppio cieco che ha confrontato l’utilizzo di un estratto di cardo mariano ad alta concentrazione di silimarina con la fluoxetina, farmaco inibitore selettivo della serotonina, utilizzato convenzionalmente nella psicofarmacologia del DOC. I 35 pazienti coinvolti con diagnosi di DOC, definita secondo il Manuale di psichiatria americano (DSM-IV), hanno compilato il test di valutazione Y-BOCS (Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale) che serve a monitorare i sintomi pre e post trattamento. I pazienti hanno ricevuto in maniera randomizzata silimarina da cardo mariano 3 volte al dì, oppure fluoxetina 3 volte al dì per 8 settimane. Il grado riportato nella Y-BOCS all’inizio era molto elevato – 41- e alla fine del trattamento il risultato della scala di valutazione per i pazienti che avevano assunto fluoxetina era 17 e per quelli che avevano assunto silimarina era 20. Gli autori concludono che la differenza di efficacia tra fluoxetina e silimarina non è significativa e quindi entrambe si sono dimostrate di pari utilità terapeutica nella gestione della sintomatologia da disturbo ossessivo compulsivo (Sayyah, 2010). Sarris propone come spiegazione dell’efficacia l’azione sulla serotonina e sulla dopamina del cardo già dimostrate in vitro. Tali risultati però non possono essere il fondamento per strutturare un piano terapeutico efficace e sicuro per il trattamento dei pazienti affetti da DOC, ma sono un valido spunto per la prosecuzione della ricerca clinica (Sarris 2013, Camfield, 2011). Negli altri disturbi dell’umore e nell’ansia il cardo mariano è oggetto solo di pochi studi preclinici, di cui i più recenti sono stati pubblicati nel 2017 e nel 2019 rispettivamente sulle riviste Physiology and Behaviour e Planta Medica. L’équipe di ricercatori cino-giapponese dopo la somministrazione della silibinina, uno dei flavolignani presenti nella silimarina, ha riscontrato il miglioramento dei parametri di ansia e depressione nei ratti ai quali è stata indotta una sindrome parkinsoniana. Insieme alla regolazione del comportamento nelle cavie da laboratorio si è vista anche una protezione delle cellule ippocampali dal danno dell’alfa amiloide e dall’autofagia tramite interazione con la via molecolare del BDNF, il fattore neurotrofico cerebrale (Song, 2017). La silimarina previene il deficit di memoria, l’ansia e i sintomi depressivi nei ratti con disturbo post traumatico da stress. Questo è il titolo dell’articolo dell’equipe di ricercatori statunitensi e giordani che suggerisce un potenziale utilizzo dell’estratto del cardo mariano nella gestione di questa importante condizione (El-Elimat, 2019). A livello neurofarmacologico le molecole presenti nel fitocomplesso di Silybum marianum agiscono su serotonina, prolattina e altre monoamine. Gli studi clinici dimostrano una potenziale azione su ansia, depressione e DOC. Le indicazioni delle medicine tradizionali ci parlano di un’azione purificatrice del fuoco del fegato (connesso al trattenimento della rabbia) e di sostegno dell’emotività (Sangiorgi, 2007) |
1. Pathak Suresh Kumar, Tahilani Praveen, Jain, Nishi Prakash and Banweer Jitendra. A review
on Griffonia simplicifolia – an ideal herbal antidepressant. International Journal of Pharmacy
& Life Sciences IJPLS, 1(3):174-181 July, 2010 Review Article ISSN 0976-7126.
2. G. Carnevale, V. Di Viesti, M. Zavatti, A. Benelli, P. Zanoli, Influence of Griffonia simplicifolia on
male sexual behavior in rats: Behavioral and neurochemical study, Phytomedicine, 18 (11): 947-
952, 2011, ISSN 0944-7113, https://doi.org/10.1016/j. phymed.2011.02.009.
3 G. Carnevale, V. Di Viesti, M. Zavatti, A. Benelli, P. Zanoli, Griffonia simplicifolia negatively affects
sexual behavior in female rats, Phytomedicine, 17 (12): 987-991, 2012 ISSN 0944-7113,https://
doi.org/10.1016/j.phymed.2010.02.010.
4. Campanini E., Biondo S., 2011, Terapie complementari in geriatria, Tecniche Nuove, Milano, pp.41-43
5. Campanini E., 2017, Fitoterapia, Gemmoterapia, Omeopatia- Impiego terapeutico per un approccio integrato, Tecniche Nuove, Milano, p. 290
6. Lakhan SE, Vieira KF.Nutritional and herbal supplements for anxiety and anxiety-related disorders: systematic review. Nutr J. 2010 Oct 7;9:42. doi:10.1186/1475-2891-9-42.
7. Edwards S. E., da Costa Rocha I., Williamson E. M., Heinrich M.,2015, Phytopharmacy: An Evidence-Based Guide to Herbal Medical Products, Wiley Blackwell, pp.383-4
8. Kennedy DO, et all., Anxiolytic effects of a combination of Melissa officinalis and Valeriana officinalis during laboratory induced stress. Phytotherapy Research 20 (2):96-102; Taavoni S. et all., Valerian/lemon balm use for sleep disorders during menopause. Complementary Therapies in Clinical Practice 19 (4):193-196
9. Brigo B., 2009, Salute e benessere con le piante…, Edizioni Gribaudo, p.189
10. Vincieri F.F., et all.,1988, An approach to the study of the biological activity of Eschscholtzia californica Cham.,Pharmacol. Res. Commun, Dec;20 Suppl 5:41-4
11. Bruneton J, 2009, Pharmacognosie, Tec & Doc Lavoisier, 4° èdition, Paris, p.1070
12. Zanoli P, Zavatti M. (2008), Pharnacognostic and pharmacological profile of Humulus lupulus L., Journal of Ethnopharmacology 116 (2008) 383–396
13. Koetter U., Biendl M. (2010), Hops (Humulus lupulus): A Review of its Historic and Medicinal Uses, HerbalGram 87:44-57
14. Bruneton J.,Pharmacognosie, op.cit, p.542
15. Heyerick A, Vervarcke S, et al. A first prospective, randomized, doubleblind, placebo-controlled study on the use of a standardized hop extract to alleviate menopausal discomforts. Maturitas. 2006 May 20;54(2):164-75
16. Edwards S. E., et all., Phytopharmacy, op.cit, p.94
17. Amsterdam J.D. et all., 2009, A randomized, double-blind, placebocontrolled trial of oral Matricaria recutita (chamomile) extract therapy for generalized anxiety disorder, J Clin Psychopharmacol. Aug;29(4):378-82.
18. Amsterdam J.D. et all., 2012, Chamomile (Matricaria recutita) May Have Antidepressant Activity in Anxious Depressed Humans – An Exploratory Study, Altern Ther Health Med. Sep-Oct; 18(5): 44–49.
19. Fismer KL, Pilkington K. (2012) Lavender and sleep: A systematic review of the evidence. European Journal of Integrative Medicine 4(4): e436–e447
20. Campanini E., 2002, Fitopediatria, Tecniche Nuove, Milano, p.115
21. G. Carnevale, V. Di Viesti, M. Zavatti, P. Zanoli, Anxiolytic-like effect of Griffonia simplicifolia
Baill. seed extract in rats, Phytomedicine, 18 (10): 848-851, 2011.
22. Edwards S. E., et all.,2015, Phytopharmacy, op.cit., p.335
23. Campanini E., 2005, Manuale pratico di Gemmoterapia, Tecniche Nuove, p.89
24. Campanini E., 2017, Fitoterapia, Gemmoterapia, Omeopatia, op.cit., p.153
25. Ashutosh Sharma, Alexandre Cardoso, Taketa Griselda García, María Luisa Villarreal, A systematic
updated review of scientifically tested selected plants used for anxiety disorders, Dovepress journal, Botanics: Targets and Therapy, 2012:2 21-39.
26. Persson T, Roos BE. 5-hydroxytryptophan for depression. Lancet, 1967;2:987-988.
27. Campanini E., Fitoterapia, Gemmoterapia, Omeopatia, Tecniche Nuove, p.65
28. Maissen CP, Ludin HP. Comparision of the effect of 5-hydroxytryptophan and propranolol in the
interval treatment of migraine. Schweiz Med Wochenschr 1991; 121:1585-1590.
29. Wyatt RJ, Zarcone V, Engelman K, et al. Effect of 5-hydroxytryptophan on the sleep of normal human subjects. Electroencephalogr clin Neurophysiol, 1971; 30:505-509.
30. Nicolodi M, Sicuteri F. Fibromyalgia and migraine, two faces of the same mechanism. Serotonin as
the common clue for pathogenesis and therapy. Adv Exp Med Biol 1996;398:373-379.
31. Campanini E- Biondo S.,2011,Terapie complementari in geriatria,Tecniche Nuove, Milano, pp.2-3
32. Edwards S. E., da Costa Rocha I., Williamson E. M., Heinrich M.,2015, Phytopharmacy, op.cit., p.168
33. Bruneton J., 2002, Phytothérapie, les données de l’évaluation, p. 278, Technique et documentation-Lavoisier, Paris
34. Ballard CG, O’Brien JT, et al.,2002, Aromatherapy as a safe and effective treatment for the management of agitation in severe dementia: the results of a double-blind, placebo-controlled trial with Melissa. J Clin Psychiatry. Jul;63(7):553-8.
35. Edwards S. E., da Costa Rocha I., Williamson E. M., Heinrich M.,2015, Phytopharmacy, op.cit., p.243
36. Kim D.S.h.l., et al., Planta Medica, 2002,68,375-6; Piante Medicinali,1,4,186
37. Ahmed RS, Seth V, Banerjee BD. 2000. Influence of dietary ginger (Zingiber officinales Rosc) on antioxidant defense system in rat: comparison with ascorbic acid. Indian J Exp Biol; 38: 604-606.
38. Moss M, Cook J, Wesnes K, Duckett P. 2003. International Journal of Neurosciences; 113 : 15-38)
39. Sanders C, Diego M, et al. 2002. EEG asymmetry responses to lavender and rosemary aromas in adults and infants. Int J Neurosci. Nov;112(11):1305-20.
40. Manni P., Manuale pratico per la cura degli apparentemente morti, Giuseppe Brancadoro e Comp., Roma, 1833:67-69; 222.
41. Zavarise P, Dalla Volta G, A Combination of Tanacetum parthenium, Griffonia simplicifolia and Magnesium (Aurastop) as Symptomatic Acute Treatment for Migraine Aura: A Retrospective Cohort Study; Scientific Research 4 (6); 2017 DOI: 10.4236/oalib.1103660.
42. Bukhari, Behavioral profile of Hypericum perforatum (St. John’s Wort) extract. A comparison with standard antidepressants in animal models of depression, European Review for Medical and Pharmacological Sciences; 2013 Apr;17(8):1082-9.
43. Kenneth et al., Herbal Medicine: biomolecular and clinical aspects, CRC Press/Taylor & Francis; 2011; 11, 2a edizione.
44. Laakman et al., St. John’s wort in mild to moderate depression: the relevance of hyperforin for the clinical efficacy, Pharmacopsychiatry; 1998; 31 (Suppl.) 54-9.
45. Sood et al., A randomized clinical trial of St. John’s wort for smoking cessation, Journal of alternative and complementary medicine; 2010 Jul; 16(7): 761-7.
46. Balfour, Ridley, The effects of nicotine on neural pathways implicated in depression: a factor in nicotine addiction?, Pharmacology biochemestry and behaviour; 2000 May; 66(1):79-85.
47. Benke et al., GABA A receptors as in vivo substrate for the anxiolytic action of valerenic acid, a major constituent of valerian root extracts, Neuropharmacology; 2009 Jan; 56(1): 174-81.
48. Dhawan et al., Nicotine reversal effects of the benzoflavone moiety from Passiflora incarnata Linneaus in mice, Addiction Biology; 2002 Oct; 7(4): 435-41.
49. Akhondzadeh et al., Passionflower in the treatment of generalized anxiety: a pilot double-blind randomized controlled trial with oxazepam, Journal of Clinical Pharmacy and Therapeutics; 2001 Oct; 26(5): 363-7.
50. Zatonski W. et al., An uncontrolled trial of cytisine (Tabex) for smoking cessation, Tobacco Control; 2006 Dec; 15(6): 481–484.
51. Pizza V, Busillo V, Cassano D, Agresta A, Colucci d’Amato C, Capasso A. Efficacy and Tolerability of a combination product with L-Tryptophan, Griffonia simplicifolia, Vitamin PP and Vitamin B6 in pediatric migraine prophylaxis: an open study; Pharmacology OnLine; Archives, 2, 23-27, 2013; http://pharmacologyonline.silae.it ISSN: 1827-8620.
52. Prasad, C. (1998). Food, mood and health: a neurobiological outlook. Brazilian Journal of Medical and Biological Research, 31(12), 1517–1527.
53. Stitzel et al., Diurnal variation in nicotine sensitivity in mice: role of genetic background and melatonin, Neuropharmacology; 2012 Nov; 63(6): 966-73.
54. Stitzel et al., Melatonin administration alters nicotine preference consumption via signaling through high-affinity melatonin receptors, Psychopharmacology; 2015 Jul; 232(14): 2519-3.
55. Sreekumar et al., Resveratrol protects primary cilia integrity of human mesenchymal stem cells from cigarette smoke to improve osteogenic differentiation in vitro, Archives of Toxicology; 2017 Dec.
56. Grant et al., N-Acetyl cysteine, a glutamate-modulating agent, in the treatment of pathological gambling: a pilot study, Biological Psychiatry, 2007; 62 (6): 652–657.
57. McClure et al., An open-label pilot trial of N-acetylcysteine and varenicline in adult cigarette smokers, The American Journal of drug and alcohol abuse, 2015 Jan; 41(1): 52-6.
58. Zheng et al., Twice daily N-acetylcysteine 600 mg for exacerbations of chronic obstructive pulmonary disease (PANTHEON): a randomised, doubleblind placebo-controlled trial, Lancet (Respiratory Medicine); 2014 Mar; 2(3): 187-94.
59. Altar C., Bennett B., Wallace R. et al, Glucorticoid induction of tryptophan oxigenase. Biochem pharmacol 1993; 32; pp. 979 – 984.
60. Hibbeln Jr., Salem N. , Dietary polynsatured fatty acids and depression: when cholesterol does not
satisfy, Am J clin. Nutr. 1995 62: 1 – 9.
61. White BA1, Horwath CC, Conner TS., Many apples a day keep the blues away-daily experiences of negative and positive affect and food consumption in young adults. Br J Health Psychol. 2013 Nov;18(4):782-98.
62. Sensi S, Paoletti P, Koh J, et al., The Neurophysiology and Pathology of Brain Zinc, The Journal of Neuroscience. 2011;31(45):16076–85.
63. Blumenthal M. et al., The complete German commission and Monographs, therapeutic guide to
Herbal medicine, 1998.
64 Brinker F., Herb contraindications and drug interactions. Sandy or Eclectic Institute 1997, 21,
29-30.
65. Darbinyan V., Kteyan A. et al ,Rhodiola rosea in stress induced fatigue. A double blind cross-over study of standardized extract SHR. 5 with a repeated lowdose regimen on the Mental performance of healty physicians during night duty, Phytomedicine 2007; 7:365 71.
66. Capasso F., Grandolini G., Izzo A. A., Fitoterapia, Springer_Verlag Italia 2006. Medana M. et al., Griffonia simplicifolia and central nervous system, Immunology an cell biology, 2001, 79.
67. Skarupski K, Tangney C, Li H, Ouyang B, Evans D, Morris M. Longitudinal association of vitamin B-6, folate, and vitamin B-12 with depressive symptoms among older adults over time. The American
journal of clinical nutrition. 2010;92(2):330–5.
68. Carl-Hermann Hempen, Toni Fischer, Materia Medica for Chinese Medicine – Plants, minerals and
animal products, Elsevier – Churchill Livingstone Pub. 2009
69. Jin M, Zhao K, Huang Q, Shang P, Structural features and biological activities of the polysaccharides from Astragalus membranaceus, Int J Biol Macromol. 2014 64:257-66.
70. Russo A, Borrelli F, Bacopa monniera, a reputed nootropic plant: an overview, Phytomedicine. 2005
12(4):305-17.
71. Gohil KJ, Patel JA, A review on Bacopa monniera: Current research and future prospects, Int J Green Pharm. 2010 4:1-9.
72. Gao S, Wang HZ, Zeng CY, Hou J, Zhang YH, Phytochemical and Pharmacological Properties of Radix Codonopsis: A Review, J Chin Med Res Devel (JCMRD) 2012 1(1):16-22.
73. Sun YL, Liu LD, Hong SK, Eleutherococcus senticosus as a crude medicine: Review of biological and
pharmacological effects, J Med Plants Res. 2011 5(25):5946-5952.
74. Christensen LP, Ginsenosides chemistry, biosynthesis, analysis, and potential health effects, Adv
Food Nutr Res. 2009 55:1-99.
75. Shergis JL, Zhang AL, Zhou W, Xue CC, Panax ginseng in randomised controlled trials: a systematic review, Phytother Res. 2013 27(7):949-65.
76. Mishra RN, Dharnidhar J, Jiao Gu Lan (Gynostemma pentaphyllum): The Chinese Rasayan – Current Research Scenario, Int J Res Pharm Biomed Sci. 2011 2(4):1483-502.
77. Sanodiya BS, Thakur GS, Baghel RK, Prasad GBKS, Bisen PS, Ganoderma lucidum: A Potent
Pharmacological Macrofungus, Curr Pharm Biotech. 2009 10:717-742.
78. Ishaque S, Shamseer L, Bukutu C, Vohra S, Rhodiola rosea for physical and mental fatigue: a
systematic review, Compl Altern Med. 2012 12:70.
79. Panossian A, Wikman G, Sarris J, Rosenroot (Rhodiola rosea): traditional use, chemical composition, pharmacology and clinical efficacy, Phytomedicine. 2010 17(7):481-93.
80. Panossian A, Wikman G, Pharmacology of Schisandra chinensis Bail.: an overview of Russian
research and uses in medicine, J Ethnopharmacol. 2008 118(2):183-212.
81. Alok S, Jain SK, Verma A, Kumar M. Mahor A, Sabharwal M, Plant profile, phytochemistry and
pharmacology of Asparagus racemosus (Shatavari): A review, Asian Pac J Trop Dis. 2013 3(3):242-51.
82. Pattanayak P, Behera P, Das D, Panda SK, Ocimum sanctum Linn. A reservoir plant for therapeutic applications: An overview, Pharmacogn Rev. 2010 4(7):95-105.
83. Mondal S, Mirdha BR, Mahapatra SC, The science behind sacredness of Tulsi (Ocimum sanctum
Linn.), Indian J Physiol Pharmacol. 2009 53(4):291-306.
84. Withania somnifera (Indian ginseng): an ayurvedic medicinal plant, Ind J Drugs Dis 2012 1(6):146-60.
85. Howard A, Robinson M, Smith G, Ambrosini G, JP P, Oddy W. ADHD is associated with a “Western” dietary pattern in adolescents. Journal of attention disorders. 2011;15(5):403–11.
86. Lai J, Hiles S, Bisquera A. A systematic review and meta-analysis of dietary patterns and depression in community-dwelling adults. American Journal of Clinical Nutrition. 2013;99(1):181–97.
87. Sánchez-Villegas A, Delgado-Rodríguez M, Alonso A, et al. Association of the Mediterranean dietary pattern with the incidence of depression: the Seguimiento Universidad de Navarra/University of
Navarra follow-up (SUN) cohort. Archives of General Psychiatry. 2009;66(10):1090–8.
88. Vannice, G., Rasmussen, H. (2014): Position of the Academy of Nutrition and Dietetics: Dietary fatty acids for healthy adults, J. Acad. Nutr. Diet 114 (1), 136-153.
89. David M. Howard et Al. Genome-wide association study of depression phenotypes in UK Biobank identifies variants in excitatory synaptic pathways, Nature communications, DOI: 10.1038/s41467-018-03819-3
90. Page, K.A., Chan, O., Arora, J. et al. (2013): Effects of fructose versus glucose on regional cerebral blood flow in brain regions involved with appetite and reward pathways, JAMA 309 (1), 63-70.
91. Andrea Cipriani, MD et al., Comparative efficacy and acceptability of 21 antidepressant drugs for the acute treatment of adults with major depressive disorder: a systematic review and network meta-analysis, the lancet articles| volume 391, issue 10128, p1357-1366, april 07, 2018 doi.org/10.1016/s0140-6736(17)32802-7 http://www.newscientist.com/article/2161911-almost-every-antidepressant-headline-youll-read-today-is-wrong/
92. Fournier JC1, Antidepressant drug effects and depression severity: a patient-level meta-analysis. JAMA. 2010 Jan 6;303(1):47-53. doi: 10.1001/ jama.2009.1943.
93. Kaczmarczyk, M.M., Miller, M.J., Freund, G.G. (2012): The health benefits of dietary fiber: Beyond the usual suspects of type 2 diabetes mellitus, cardiovascular disease and colon cancer, Metab. Clin.
Exp. 61, 1058-1066.
94. Conklin, S.M., Gianaros, P.J., Brown, S.M. et al. (2007): Long-chain omega-3 fatty acid intake is associated positively with corticolimbic gray matter volume in healthy adults, Neurosci Lett. 421 (3), 209-212.
95. Bradbury, J. (2011): Docosahexaenoic Acid (DHA): an ancient nutrient for the modern human brain, Nutrients 3, 529-554.
96. Benton D, Cook R: The impact of selenium supplementation on mood. Biol Psychiatry 1991; 29(11):1092-8
97. Jerome Sarris Herbal medicines in the treatment of psychiatric disorders:10 year updated review Phytotherapy Research. 2018;32:1147–1162 DOI:10.1002/ptr.6055
98. Apaydin E. A., Maher A. R., Shanman R., Booth M. S., Miles J. N. V., Sorbero M. E., Hempel S. (2016). A systematic review of St. John’s wort for major depressive disorder. Systematic Reviews, 5(1), 148. http://doi.org/10.1186/ s13643-016-0325-2.
99. Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, 3° edizione, Tecniche Nuove, Milano, 2012 ISBN 978-88-481-2734-9
100. Jerome Sarris at al, Herbal medicine for depression, anxiety and insomnia: A review of psychopharmacology and clinical evidence, European Neuropsychopharmacology (2011) 21, 841–860
101. Jerome Sarris et al., Plant-Based Medicines for Anxiety Disorders, Part 2: A Review of Clinical Studies with Supporting Preclinical Evidence Springer International Publishing Switzerland 2013 CNS Drugs (2013) 27:301–319 DOI10.1007/s40263-013-0059-9
103. Mao, J. J., Xie, S. X., Zee, J., Soeller, I., Li, Q. S., Rockwell, K., & Amsterdam,J. D. (2015). Rhodiola rosea versus sertraline for major depressivedisorder: A randomized placebo controlled trial. Phytomedicine, 22,394–399.
104. Jay D. Amsterdam, Alexander G. Panossian, Rhodiola rosea L. as a putative botanical antidepressant, Phytomedicine, Volume 23, Issue 7, 2016, Pages 770-783, ISSN 0944-7113, https://doi.org/10.1016/j.phymed.2016.02.009.
105. Nazila Shahmansouri, Mehdi Farokhnia, Seyed-Hesammeddin Abbasi et al., A randomized, double-blind, clinical trial comparing the efficacy and safety of Crocus sativus L. with fluoxetine for improving mild to moderate depression in post percutaneous coronary intervention patients, Journal of
Affective Disorders, 2014, Vol. 155, 216-222, ISSN 0165-0327, https:// mdoi. org/10.1016/j.jad.2013.11.003.
106. Hausenblas H.A., Heekin K., Mutchie H.L., Anton S., A systematic review of randomized controlled trials examining the effectiveness of saffron (Crocus sativus L.) on psychological and behavioral outcomes, Journal of Integrative Med cine, 2015, Vol. 13, Issue 4, 231-240, ISSN 2095-4964, https://doi.
org/10.1016/S2095-4964(15)60176-5.
107. Hawkes WC, Hornbostel L: Eff ects of dietary selenium on mood in healthy men living in a metabolic research unit. Biol Psychiatry 1996; 39(2):121-8.
108. Pilkington K. (2018) Current Research on Complementary and Alternative Medicine (CAM) in the Treatment of Depression: Evidence-Based Review. In: Kim YK. (eds) Understanding Depression. Springer, Singapore DOIhttps://doi.org/10.1007/978-981-10-6577-4_23
109. Benton D, Griffi ths R, Haller J: Thiamine supplementation mood and cognitive functioning. Psychopharmacology 1997; 129(1):66-71.
110. Banjari, Ines, et al. “Brain food: how nutrition alters our mood and behaviour.” Hrana u zdravlju i bolesti, vol. 3, br. 1, 2014, str. 13-21. https://hrcak.srce.hr/126236.
111. Ferreri F e Grison F. La dieta antidepressione, Tecniche Nuove ed., Milano, 2017.
112. Abkaraly TN et al, Dietary pattern and depressive symptoms in middle age, British Journal of Psychiatry, 2009, 195 (5), 08-413.
113. Sànchez-Villegas A et al. Fast-food and commercial baked goods consumption and the risk of depression, Public Health Nutrition, 2012, 15 (3), p.424-432.
114. Firth J et al, The effects of dietary improvement on symptoms of depression and anxiety: a meta-analysis of randomized controlled trials, Psychosomatic Medicine, Feb.5, 2019.
115. Ocean N, Howley P, Ensor J, Lettuce be happy: A longitudinal UK study on the relationship between fruit and vegetable consumption and well-being, Social Science & Medicine, Vol.222, 2019, p. 335-345.
116. Tuenter E, Foubert K, Pieters L, Mood Components in Cocoa and Chocolate: The Mood Pyramid. Planta Med 2018; 84(12/13): 839-844. DOI: 10.1055/a-0588-5534.
117. Bandelow, Borwin and Sophie Michaelis. “Epidemiology of anxiety disorders in the 21st century” Dialogues in clinical neuroscience vol. 17,3 (2015): 327-35.
118. Donelli D, Antonelli M, Bellinazzi C, Gensini GF, Firenzuoli F. Effects of lavender on anxiety: a systematic review and meta-analysis. Phytomedicine, 2019 https:// doi.org/10.1016/j.phymed.2019.153099).
119. Kasper S, Volz HP, Dienel A, et al. Efficacy of Silexan in mixed anxiety-depression. A randomized, placebo- controlled trial. Eur Neuropsychopharmacol. Feb 2016;26(2):331-340.
120. Benzodiazepines and risk of Alzheimer’s disease Yaffe, Kristine; Boustani, Malaz.BMJ : British
Medical Journal (Online); London Vol. 349, (Sep 9, 2014). DOI:10.1136/bmj.g5312
12. Kasper S, Anghelescu I, Dienel A. Efficacy of orally administered Silexan in patients with anxiety-related restlessness and disturbed sleep. A randomized, placebo- controlled trial. Eur Neuropsychopharmacol. Nov 2015;25(11):1960-1967.
122. Jerome Sarris at al, Herbal medicine for depression, anxiety and insomnia: A review of psychopharmacology and clinical evidence, European Neuropsychopharmacology (2011) 21, 841–860
123. Jerome Sarris et al., Plant-Based Medicines for Anxiety Disorders, Part 2: A Review of Clinical Studies with Supporting Preclinical Evidence Springer International Publishing Switzerland 2013 CNS Drugs (2013) 27:301–319 DOI10.1007/s40263-013-0059-9
124. Carlezon WA Jr, Mague SD, Parow AM, Stoll AL, Cohen BM and Renshaw PF. (2005). Antidepressant-like effects of uridine and omega-3 fatty acids are potentiated by combined treatment in rats. Biol Psychiatry, 57(4): 343-50.
125.Woelk H, Schläfke S. A multi-center, double-blind, randomized study of the Lavender oil preparation Silexan in comparison to Lorazepam for generalized anxiety disorder. Phytomedicine. 2010 Feb;17(2):94-9.
126. Kasper S, Anghelescu I, Dienel A. Efficacy of orally administered Silexan in patients with anxiety-related restlessness and disturbed sleep – A randomized, placebo- controlled trial. Eur Neuropsychopharmacol. Aug 7 2015.
127. Jerome Sarris Herbal medicines in the treatment of psychiatric disorders:10-year updated review
Phytotherapy Research. 2018;32:1147–1162 DOI: 10.1002/ptr.6055
128. Montecucco Nitamo, Psicosomatica PNEI – Il nuovo paradigma delle Neuroscienze – La Neuroevoluzione della Coscienza del Sé, Le Neuropersonalità e la genesi dei disturbi psicosomatici e del Sé, 2018
129. Karaman T, Karaman S, Dogru S, et al. Evaluating the efficacy of lavender aromatherapy on peripheral venous cannulation pain and anxiety: A prospective, randomized study. Complement Ther Clin Pract. May 2016; 23:64-68.
130. Amsterdam JD, Li Y, Soeller I, et al. A randomized, double-blind, placebo- controlled trial of oral Matricaria recutita (chamomile) extract therapy for generalized anxiety disorder. J Clin Psychopharmacol 2009; 29:378–382.
131. Danielle Daniel, PsyD Candidate, California Southern university, Aroma Therapy and mental health disorders y-aminobutyric acid (GABA) Neurotransmitter in mental Health Disorders and Essential Oils, psychopharmacology, Alternative Method Concepts, Jan 2013
132. Toda M, Morimoto K., Effect of lavender aroma on salivary endocrinological stress markers. Arch Oral Biol. 2008, 53(10):964-8
133. Akhondzadeh S, Naghavi HR, Vazirian M, Shayeganpour A, Rashidi H, Khani M. Passionflower in the treatment of generalized anxiety: a pilot double-blind randomized controlled trial with oxazepam. J Clin Pharm Ther. 2001;26(5):363–367.
134. Wolfson P, Hoffmann D (2003). An investigation into the efficacy of Scutellaria lateriflora in healthy volunteers. Alt.Ther.Health.Med. 9:74–77.
135. Awad R, Arnason JT, Trudeau V, Bergeron C, Budzinski JW, Foster BC, Merali Z (2003). Phytochemical and biological analysis of skullcap (Scutellaria lateriflora L.): a medicinal plant with anxiolytic properties. Phytomedicine. 10:640–649.
136. Ian B. Cole et. Al., Comparison of Scutellaria baicalensis, Scutellaria laterifolia and Scutellaria racemosa: Genome Size, Antioxidant Potential and Phytochemistry, Planta, 2007-10- 0818 Neu-674-PDF1, 14.03.08
137. Susan J Murch, Colleen B Simmons, Praveen K Saxena Melatonin in feverfew and other medicinal plants, The Lancet , Volume 350 , Issue 9091 , 1598 – 1599
138. Jan Kola and Ivana Macha kova, MINI REVIEW Melatonin in higher plants: occurrence and possible functions, J. Pineal Res. 2005; 39:333–341 Doi:10.1111/j.1600-079X.2005.00276.x
139. Christine Brock, Julie Whitehouse, Ihab Tewfik and Tony Towell, American Skullcap (Scutellaria
lateriflora): A Randomised, Double-Blind Placebo-Controlled Crossover Study of its Effects on Mood in Healthy Volunteers (pages 692–698), 2013, DOI: 10.1002/ptr.5044
140.Amsterdam JD, Shults J, Soeller I, et al. Chamomile (Matricaria recutita) may provide antidepressant activity in anxious, depressed humans: An exploratory study. Altern Ther Health Med 2012; 18:44–49.
141. Hyun Woo Lee, Hyung Won Ryu, Myung-Gyun Kang, Daeui Park, Hanna Lee, Heung Mook Shin, Sei-Ryang Oh, Hoon Kim, Potent inhibition of monoamine oxidase A by decursin from Angelica gigas Nakai and by wogonin from Scutellaria baicalensis Georgi, International Journal of Biological Macromolecules Volume 97, April 2017, Pages 598–605 https://doi. org/10.1016/j.ijbiomac.2017.01.08″
11. Purnell, J.Q., Fair, D.A. (2013): Fructose ingestion and cerebral, metabolic, and satiety responses, JAMA 309 (1), 85-86.
142. Temple, Jennifer L et al. “The Safety of Ingested Caffeine: A Comprehensive Review.” Frontiers in psychiatry vol. 8 80. 26 May. 2017, doi:10.3389/fpsyt.2017.00080.
143. Miles-Chan JL, Charriere N, Grasser EK, Montani JP, Dulloo AG. The blood pressure-elevating effect of red bull energy drink is mimicked by caffeine but through different hemodynamic pathways. Physiol Rep (2015) 3:e12290.10.14814/phy2.12290.
144. Keefe JR, Mao JJ, Soeller I, et al. Short-term open-label chamomile (Matricaria chamomilla L.) therapy of moderate to severe generalized anxiety disorder. Phytomedicine 2016; 23:1699–1705.
11. Mao JJ, Xie SX, Keefe JR, et al. Long-term chamomile (Matricaria chamomilla L) treatment for generalized anxiety disorder: A randomized clinical trial. Phytomedicine 2016; 23:1735–1742.
145. Akhondzadeh S, Naghavi HR, Vazirian M, et al. Passionflower in the treatment of generalized anxiety: A pilot double-blind randomized controlled trial with oxazepam. J Clin Pharm Ther 2001; 26:363–367.
146. Ngan A, Conduit R. A double-blind, placebo-controlled investigation of the effects of Passiflora incarnate (passionflower) herbal tea on subjective sleep quality. Phytother Res 2011; 25:1153–1159.
147. Movafegh A, Alizadeh R, Hajimohamadi F, et al. Preoperative oral Passiflora incarnata reduces anxiety in ambulatory surgery patients: A double-blind, placebo-controlled study. Anesth Analg 2008;106:1728–1732.
148. Aslanargun P, Cuvas O, Dikmen B, et al. Passiflora incarnata Linneaus as an anxiolytic before spinal anesthesia. J Anesth 2012; 26:39–44.
149. Rokhtabnak F, Ghodraty MR, Kholdebarin A, et al. Comparing the effect of preoperative administration of melatonin and Passiflora incarnata on postoperative cognitive disorders in adult patients undergoing elective surgery. Anesth Pain Med 2016;7:e41238.
150. Kaviani N, Tavakoli M, Tabanmehr M, Havaei R. The efficacy of Passiflora incarnata Linnaeus in reducing dental anxiety in patients undergoing periodontal treatment. J Dent (Shiraz) 2013; 14:68–72.
151. Dantas LP, de Oliveira-Ribeiro A, de Almeida-Souza LM, Groppo FC. Effects of Passiflora incarnata and midazolam for control of anxiety in patients undergoing dental extraction. Med Oral Patol Oral Cir Bucal 2017; 22: e95–e101.
152. Ghajar A, Neishabouri SM, Velayati N, et al. Crocus sativus L. versus citalopram in the treatment of major depressive disorder with anxious distress: A double- blind, controlled clinical trial. Pharmacopsychiatry 2017; 50:152–160.
153. Mazidi M, Shemshian M, Mousavi SH, et al. A double- blind, randomized and placebo-controlled trial of Saffron (Crocus sativus L) in the treatment of anxiety and depression. J Complement Integr Med 2016; 13:195–199.
154. Kell G, Rao A, Beccaria G, et al. Affron_ a novel saffron extract (Crocus sativus L) improves mood in healthy adults over 4 weeks in a double-blind, parallel, randomized, placebo-controlled clinical trial. Complement Ther Med 2017; 33:58–64.
155. Ritsner MS, Miodownik C, Ratner Y, et al. L-The-anine relieves positive, activation, and anxiety symptoms in patients with schizophrenia and schizoaffective disorder: An 8-week, randomized, double-blind, placebo-controlled, 2-center study. J Clin Psychiatry 2011; 72:34–42.
156. Hidese S, Ota M, Wakabayashi C. Effects of chronic L-theanine administration in patients with major depressive disorder: An open-label study. Acta Neuropsychiatr 2017; 29:72–79.
157. Bystritsky A, Kerwin L, Feusner JD. A pilot study of Rhodiola rosea (Rhodax) for generalized anxiety
disorder (GAD). J Altern Complement Med 2008; 14:175–180.
158. Cropley M, Banks AP, Boyle J. The effects of Rhodiola rosea L extract on anxiety, stress, cognition and other mood symptoms. Phytother Res 2015; 29:1934–1939.
159. Jana U, Sur TK, Maity LN, et al. A clinical study on the management of generalized anxiety disorder with Centella asiatica. Nepal Med Coll J 2010; 12:8–11.
160. Cooley K, Szczurko O, Perri D, et al. Naturopathic care for anxiety: A randomized controlled trial ISRCTN78958974. PLoS One 2009;4:e6628.
161. Andrade C, Aswath A, Chaturvedi SK, et al. A double- blind, placebo controlled evaluation of the anxiolytic efficacy of an ethanolic extract of Withania somnifera. Indian J Psychiatry 2000; 42:295–301.
162. Bradwejn J, Zhou Y, Koszycki D, Shlik J.A doubleblind, placebo-controlled study on the effects of Gotu Kola (Centella asiatica) on acoustic startle response in healthy subjects. J Clin Psychopharmacol. 2000 Dec;20(6):680- 4.
163. Kennedy DO, Little W, Haskell CF, Scholey AB. Anxiolytic effects of a combination of Melissa officinalis and Valeriana officinalis during laboratory induced stress. Phytother Res. 2006 Feb;20(2):96-102.
164. Dehghani M, Emamghoreishi M, Akbarzadeh M. Effect of Melissa officinalis capsule on the mental health of female adolescents with premenstrual syndrome: a clinical trial study. Int J Adolesc Med Health. 2018 Jan 25;31(3).
165. Haybar H, Javid AZ, Haghighizadeh MH et al. The effects of Melissa officinalis supplementation on depression, anxiety, stress, and sleep disorder in patients with chronic stable angina. Clin Nutr ESPEN. 2018 Aug;26:47-52.
166. Savage K, Firth J, Stough C, Sarris J. GABA-modulating phytomedicines for anxiety: A systematic review of preclinical and clinical evidence. PhytotherRes. 2018 Jan;32(1):3-18.