n 18

L’approccio clinico basilare per i disturbi dell’umore (stess, depressione, ansia, irritabilità, aggressività, continuo stato di allerta) è quello di utilizzare tecniche di psicologia cognitiva, accorgimenti di tipo alimentare, fitoterapici (con la complementarietà del farmaco nei casi più gravi) e di verificare se nella genesi della malattia sono coinvolte cause nutrizionali, ambientali, sociali e psicologiche. Le sostanze chimiche neuro-tossiche che sono liberate nell’ecosistema(pesticidi, erbicidi e metalli pesanti come piombo, mercurio, cadmio e alluminio)possono causare sintomi neurologici e psichici: cefalee, depressione, confusione mentale, tremori e altro. Lo stress può essere generato da molti fattori tra cuil’ansia (che influenza anche il sonno) e può danneggiare tutti i sistemi, in particolare quello nervoso, come evidenzia l’indice di stress surrenalico che monitorizza i livelli di cortisolo e di idroepiandrosterone (DHEA) nella saliva. L’eccessivo rilascio di cortisolo genera depressione, maniacalità, insonnia, nervosismo e l’induzione dell’enzima triptofano el’ossigenasi (che diminuisce la quantità di triptofano, riducendo quindi la produzione di serotonina e melatonina).La disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene(HPA) ha effettinelle patologie umorali. Un’efficace risoluzione è quella di promuovere sane abitudini di vita e di eliminare le cause che possono condurre alla depressione:
·         Evitare il fumo perchéalza i livelli di cortisolo e riduce i recettori serotoninergici cerebrali, causando nel cervello una minore sensibilità all’azione della serotonina; inoltre provoca carenza di vitamina C ed eliminai radicali liberi
·         Prestare attenzione al consumo di alcool che deprime il Sistema Nervoso Centrale, aumenta il rilascio di ormoni surrenali, interferisce con varie funzioni cerebrali, altera i cicli del sonno e induce ipoglicemia
·         Non abusare di sostanze contenenti caffeina perché possono condurre al “caffeinismo”, che si manifesta con ansia, crisi di panico, cefalea
·         Nonabbassare troppo l’ipoglicemia (consumando pasti abbondanti, piccoli o frequenti) ed equilibrare gli zuccheri (prediligendo quelli non lavorati)
·         Fare una dieta a elevato contenuto di vegetali, frutta, verdura, cereali, semi, legumi, limitando grassi saturi, sale, additivi alimentari e zuccheri raffinati
I nutrienti più importanti per il Sistema Nervoso sono:acido folico, tiamina, taurina, magnesio, manganese, zinco, colina, betaina, dimetilglicina, sarcosina, selenio, acidi grassi essenziali EFA, melatoninae vitamina E e B(specialmente B12). È meglioiniziare la giornata con cibi ricchi di magnesio (crusca, nocciole mandorle, fichi) e potassio (indivia, rucola e soia), due minerali fondamentali per contrastare la stanchezza fisica e mentale. I cereali come avena, farro e frumento contengono triptofano, un aminoacido essenziale coinvolto nella sintesi della serotonina (ormone del buonumore). I flavonoidi presenti negli alimenti sono capaci di agire in vari modi per regolare la riduzione dell’infiammazione, tra cui modulazione delle cascate intracellulari che controllano la sopravvivenza neuronale, la morte e la differenziazione cellulare, l’impatto sull’espressione genica el’interazione con i mitocondri. Anche le pause sono necessarie: 15 minuti ogni due ore di lavoro per far riposare gli occhi e riprendere energia; inoltre è importante la regolarità sonno/sveglia. Il movimento fisicopuò contrastare la depressione per la sua azione di produzione di serotonina, dopamina ed endorfine.Una carenza di serotonina può fare ingrassare: gli sbalzi d’umore, l’instabilità nervosa, lo scarso senso di gratificazione, le sensazioni di perdita o di incompletezza affettiva sono un potente fattore di rischio ingrassamento. Ansiolitici, antidepressivi e antiepilettici rallentano la risposta del sistema nervoso autonomo cheaziona tutte le altre funzioni corporee: dal battito cardiaco alla vasocostrizione, dall’afflusso di sangue ai muscoli fino all’attivazione del surrene. Di conseguenza le controindicazioni sono a carico del sistema nervoso centrale: per questo bisogna preparare l’organismo potenziando la forza vitale per il momento in cui sarà sospesa la somministrazione dei farmaci. A tal proposito,si consiglia un’alimentazione ipotossica-naturale ricca di antiossidanti che contrastino le molecole infiammatorie, richiamino i macrofagi sul nervo leso e siano un aiuto contro le crisi epilettiche.Le piante medicinali (bacopa, iperico, rhodiola, valeriana, griffonia, biancospino, artemisia, eleuterococco, ginseng) utilizzate per gli stati ansioso-depressivi e i disturbi correlati hanno effetti adattogeni, energizzanti, tonici, anabolici e stimolanti l’acutezza mentale e la concentrazione.La Fito-Psicosomatica si può definire omeofisiologicain quanto permette al paziente di rispondere alla malattia psicosomatica in atto attingendo alle proprie risorse fisiologiche. Essa aiuta nella gestione dello stress e della depressionein fase iniziale e di lieve entità, mentre in quella maggiore o nell’insonnia cronica sarà strumento di affiancamento alle terapie convenzionali. L’ansia può portare ad altre patologie: insonnia, modificazioni del carattere, emicrania, sudorazione, allergie alimentari e respiratorie (riniti allergiche, coriza spasmodica, asma), problemi cardiocircolatori (palpitazioni, aritmie), artriti non deformanti, dolori articolari non evolutivi, ipertiroidismo, spasmi gastrici indotti dal nervosismo, dimagrimento, mestruazioni abbondanti e ravvicinate (per quanto riguarda le donne). La depressione può essere causata da farmaci (neurolettici, ansiolitici, antiipertensivi, antidiabetici, antiparkinsoniani), ormoni (estrogeni, cortisonici, progestinici), antineoplastici, malattie preesistenti (diabete, patologie cardiache, infiammazioni croniche, cancro, epatopatia), stress (con la complicazione dell’aumento di cortisolo), gravidanza e post–partum (circa il 13% delle donne lo manifesta), sindrome premestruale, ipotiroidismo, carenze nutrizionali, perdita del sonno, ipoglicemia, allergie, abuso di alcool e bevande caffeiche, fumo, agenti tossici ambientali e predisposizione familiare. La depressione può condurre a disfunzioni neurovegetative (disturbi del sonno e perdita/aumento di peso), stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, incapacità di prendere decisioni e sentimenti di vergogna o colpa e impulso al suicidio.

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sistema nervoso (SNC)
fumo, tagagismo, ansia, irritabilità, tensione nervosa, in una situazione di sintomatologia moderata, Stimoli causati da stress, tensione e/o depressione, apprensione, angoscia, incertezza dell’avvenire, tristezza, disagio, insonnia, modificazioni del carattere, emicrania, sudorazione, palpitazioni, perdita di interesse per tutte le attività quotidiane, tristezza profonda, apatia, disfunzioni neurovegetative(disturbi del sonno, appetito e perdita di peso), stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni anche minime, sentimenti di vergogna o colpa, pensieri di morte o di assenza di prospettive future, irritabilità, aggressività, continuo stato di allerta, intolleranza nei confronti di banalità e pretese esagerate, forte senso di stanchezza e spossatezza a prescindere dalle attività svolte, difficoltà di concentrazione, frustrazione e disinteresse per qualsiasi cosa anche per la cura di sé, stati di nervosismo, depressione lieve

rodiola

La pianta è considerata un valido tonico psicostimolante in
grado di determinare miglioramento del tono dell’umore.
Può essere particolarmente utile nel trattamento della depressione
caratterizzata da astenia più o meno intensa e nel
soggetto moderatamente depresso con note di sovrappeso.
Il miglioramento del tono dell’umore sembra sia sostenuto
dal controllo esercitato sul sistema serotoninergico con aumento
dei livelli serotoninici cerebrali. Preparati a base di
Rhodiola rosea risultano, inoltre, efficaci nel migliorare le
funzioni cognitive in caso di stress e affaticamento.
Avvertenze: solo per posologie non adeguate (sovradosaggio)
possono verificarsi agitazione o sovreccitazione.Rhodiola rosea L.
La pianta risulta efficace in caso di stress e affaticamento
per migliorare, oltre al tono generale (blanda azione antidepressiva),
le funzioni cognitive. Se ne consiglia l’assunzione
a scopo preventivo, in particolare quando si prevedono
intensi periodi di stress sia fisico che mentale in soggetti
sani che presentano tendenza all’astenia.
Avvertenze: è considerata una pianta sicura e gli studi
clinici non hanno evidenziato effetti collaterali di rilievo. Efficace rimedio per il sovraffaticamento
mentale. Tradizionalmente usata
per rinvigorire le forze e la capacità di resistenza,
era inoltre nota per favorire una
lunga vita e garantire fecondità.
La scienza ha confermato che la “radice d’oro”
migliora le capacità di concentrazione
e memoria, lenisce le tendenze depressive,
allevia la stanchezza muscolare e l’affaticamento
del cuore. L’effetto ringiovanente si
esplica con un’importante azione antiossidante,
incentrata a livello cerebrale e cardiovascolare
e con l’attivazione endocrina,
che migliora la libido e favorisce la fertilità.
Rodiola è l’adattogeno per chi si sente sconfortato,
emotivamente e intellettivamente
inadeguato a stare al passo con la vita. È
un disagio che mina gli affetti e il desiderio,
amareggia il cuore, ma segna anche pesantemente
l’equilibrio e la funzionalità cardiovascolare
e cerebrale. è una pianta adattogena con proprietà rilassanti,
un fatto alquanto insolito, dato che la maggior parte
di queste piante tendono a essere almeno leggermente
stimolanti. Uno studio aperto su 10 adulti con disturbo
d’ansia generalizzato ha riscontrato che estratto
di rodiola, assunto quotidianamente per 10 settimane,
ha ridotto l’ansia in modo statisticamente significativo
con pochi effetti collaterali di lieve entità. Uno
studio randomizzato della durata di 14 giorni su 8 adulti
con ansia di grado lieve ha confrontato un estratto di
rodiola con un placebo, osservando
una riduzione significativa dell’ansia. I principi attivi che mediano l’effetto
sul sistema nervoso centrale e che ne caratterizzano la titolazione
sono la rosavina e la salidroside. Le proprietà riconosciute alla
Rhodiola sono: adattogena, antifatigue, neuro-protettiva, immunostimolante,
antidepressiva, ansiolitica e cardioprotettiva. Queste
proprietà ritrovano la corrispondenza biochimica nella variazione
della concentrazione di dopamina e serotonina, aumento dei livelli
di adenosina trifosfato (ATP) e creatinfosfato (CP) nel tessuto muscolare
striato e aumento delle beta endorfine in circolo. La gestione
dello stress è determinata da un’interazione con l’asse ipotalamo-
ipofisi-surrene e dalla diminuzione della secrezione di cortisolo
(Perfumi, 2007). Le ricerche di laboratorio riportano un miglioramento
dei parametri dell’ansia, misurati con i test sulle cavie, superiore
al placebo (Ishaque,2012; Sarris, 2013). A livello clinico, uno
studio del 2008 ha testato la somministrazione di un rimedio in
commercio a base di estratto secco di Rhodiola su pazienti con diagnosi
di disturbo d’ansia generalizzato con punteggio alla HAMA Hamilton Anxiety Rating Scale) superiore a 17. Gli effetti riscontrati
sono stati molto incoraggianti, con la riduzione di tutti i parametri
di ansia, anche se lo studio non prevedeva un gruppo
di controllo (Bystritsky, 2008). Gli effetti della Rhodiola
nella depressione sono stati indagati in una review
dell’equipe Australiana di Jerome Sarris. In questa revisione
viene considerato uno studio clinico del 2007
dal quale emerge l’efficacia dell’estratto di Rhodiola
superiore a placebo nella riduzione della depressione,
dell’insonnia, della somatizzazione e dell’instabilità
emozionale valutate con HAMD (Hamilton Depression Rating
Scale) (Darbinyan, 2007). Una review sugli effetti della Rhodiola
nei disturbi mentali è stata pubblicata nel 2020 dai ricercatori
delle Università di Bonn e Thessaloniki su Global Psychiary. Nella
conclusione si legge che, nonostante manchino ancora studi clinici
randomizzati di alta qualità, si può dire che «la Rhodiola può
alleviare i sintomi della depressione lieve e moderata e dell’ansia
lieve sostenendo l’umore» (Konstantinos, 2020). In Fitoterapia Psicosomatica
la Rhodiola risulta una sostenitrice del Sistema Psicosomatico
del Piacere-Serotonina, con una importante componente
adattogena antistress.
Il principale glicoside fenolico della rodiola
è il salidroside, presente nella radice in concentrazioni
variabili dallo 0,1 all’1%. Significative
anche le concentrazioni di un composto fenolico
chiamato para-tirosolo. Salidroside e para-tirosolo
influenzano i livelli e le attività delle monoamine
(dopamina, adrenalina, serotonina, ovvero i più
importanti neurotrasmettitori del benessere e della
forza vitale) attraverso un’inibizione dell’enzima
responsabile della loro degradazione. Il risultato è un discreto effetto antidepressivo e stimolante, con
miglior capacità mnemonica e di concentrazione.
Gli stessi principi attivi pare stimolino anche la
produzione di beta-endorfine: sostanze oppioidi endogene
in grado di ridurre le sensazioni di dolore.
Flavonoidi e acidi organici della Rhodiola hanno
inoltre mostrato interessanti proprietà antiossidanti.
È evidente quindi come l’azione della rodiola non si
esplichi solo come inibitore delle monoaminossidasi
(una vecchia classe di antidepressivi) ma abbia un’azione
modulata dalle altre componenti antiossidanti
e lenitive del dolore.
I principi attivi che mediano l’effetto
sul sistema nervoso centrale e che ne caratterizzano la titolazione
sono la rosavina e la salidroside. Le proprietà riconosciute alla
Rhodiola sono: adattogena, antifatigue, neuro-protettiva, immunostimolante,
antidepressiva, ansiolitica e cardioprotettiva. Queste
proprietà ritrovano la corrispondenza biochimica nella variazione
della concentrazione di dopamina e serotonina, aumento dei livelli
di adenosina trifosfato (ATP) e creatinfosfato (CP) nel tessuto muscolare
striato e aumento delle beta endorfine in circolo. La gestione
dello stress è determinata da un’interazione con l’asse ipotalamo-
ipofisi-surrene e dalla diminuzione della secrezione di cortisolo
(Perfumi, 2007). Le ricerche di laboratorio riportano un miglioramento
dei parametri dell’ansia, misurati con i test sulle cavie, superiore
al placebo (Ishaque,2012; Sarris, 2013). Gli effetti della Rhodiola
nella depressione sono stati indagati in una review
dell’equipe Australiana di Jerome Sarris. In questa revisione
viene considerato uno studio clinico del 2007
dal quale emerge l’efficacia dell’estratto di Rhodiola
superiore a placebo nella riduzione della depressione,
dell’insonnia, della somatizzazione e dell’instabilità
emozionale valutate con HAMD (Hamilton Depression Rating
Scale) (Darbinyan, 2007). Una review sugli effetti della Rhodiola
nei disturbi mentali è stata pubblicata nel 2020 dai ricercatori
delle Università di Bonn e Thessaloniki su Global Psychiary. Nella
conclusione si legge che, nonostante manchino ancora studi clinici
randomizzati di alta qualità, si può dire che «la Rhodiola può
alleviare i sintomi della depressione lieve e moderata e dell’ansia
lieve sostenendo l’umore» (Konstantinos, 2020). In Fitoterapia Psicosomatica
la Rhodiola risulta una sostenitrice del Sistema Psicosomatico
del Piacere-Serotonina, con una importante componente
adattogena antistress.

iperico

ESCOP e Commissione E ne riconoscono l’uso nel trattamento delle turbe psicosomatiche, degli stati depressivi, dell’ansietà e dell’agitazione nervosa. In fitoterapia rappresenta la pianta medicinale che maggiormente manifesta una spiccata azione antidepressiva e trova pertanto indicazione nel trattamento delle turbe depressive lievi e moderate (OMS-Organizzazione mondiale della Sanità).
Numerosi sono gli studi clinici e sperimentali che attestano l’attività antidepressiva dell’Iperico e che hanno cercato di indagarne il meccanismo d’azione. Fra le sostanze del fitocomplesso, implicate in questa azione, vi sarebbero l’ipericina, l’iperforina e i flavonoidi, il cui meccanismo d’azione sarebbe da riportare ad una attività sui neurotrasmettitori cerebrali, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. L’ipotesi più accreditata in passato era che alcuni componenti della pianta fossero in grado di inibire le monoammino-ossidasi e le catecol-O-metil- transferasi, enzimi che catabolizzano le ammine biologiche.  La pianta risulta utile pertanto nelle forme di depressione lieve o moderata: dalle ultime metanalisi effettuate risulta che si mostra più efficace del placebo e altrettanto efficace rispetto agli antidepressivi di sintesi, con il vantaggio di presentare minori effetti collaterali. Non trascurabile infine l’azione sui disturbi di natura psicosomatica. Occorre prevedere quattro settimane prima che gli effetti della pianta si manifestino pienamente.
Si tratta di un potente tonico del sistema nervoso, utile nel trattamento di stati di
ansia e depressione, la cui azione si è dimostrata paragonabile a farmaci di sintesi quali Fluoxetina e Venlafaxina. Dalle sue gialle sommità fiorite si possono estrarre l’ipericina e l’iperforina: la prima è un naftodandrione
di natura idrofila, inizialmente considerata responsabile dell’effetto antidepressivo in quanto inibitore delle MAO, benché tale effetto non si potesse spiegare in toto alle dosi terapeutiche, nonostante la sua azione di antagonista verso i recettori di adenosina, GABA-A e GABA-B oltre che di regolatore dei livelli di dopamina. ESCOP e Commissione E ne riconoscono l’uso nel trattamento delle turbe psicosomatiche, degli stati depressivi, dell’ansietà e dell’agitazione nervosa. In fitoterapia rappresenta la pianta medicinale che maggiormente manifesta una spiccata azione antidepressiva e trova pertanto indicazione nel trattamento delle turbe depressive lievi e moderate (OMS-Organizzazione mondiale della Sanità).
Numerosi sono gli studi clinici e sperimentali che attestano l’attività antidepressiva dell’Iperico e che hanno cercato di indagarne il meccanismo d’azione. Fra le sostanze del fitocomplesso, implicate in questa azione, vi sarebbero l’ipericina, l’iperforina e i flavonoidi, il cui meccanismo d’azione sarebbe da riportare ad una attività sui neurotrasmettitori cerebrali, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. L’ipotesi più accreditata in passato era che alcuni componenti della pianta fossero in grado di inibire le monoammino-ossidasi e le catecol-O-metil- transferasi, enzimi che catabolizzano le ammine biologiche.  La pianta risulta utile pertanto nelle forme di depressione lieve o moderata: dalle ultime metanalisi effettuate risulta che si mostra più efficace del placebo e altrettanto efficace rispetto agli antidepressivi di sintesi, con il vantaggio di presentare minori effetti collaterali. Non trascurabile infine l’azione sui disturbi di natura psicosomatica. Occorre prevedere quattro settimane prima che gli effetti della pianta si manifestino pienamente.
In realtà l’uso dell’Iperico quale antidepressivo è da correlarsi, in studi clinici sviluppati sin dalla seconda metà degli anni ‘90 all’iperforina, un floroglucinolo presente nella frazione lipofila del fitocomplesso, un potente inibitore della ricaptazione di neurotrasmettitori a livello centrale tra cui noradrenalina, dopamina, GABA, glutammato e serotonina. Di qui il ruolo della pianta come coadiuvante nelle terapie di disassuefazione dalla nicotina del tabacco, come dimostrato anche da un trial clinico randomizzato in doppio cieco condotto su oltre 100 soggetti.

bacopa

Per Bacopa monnieri, gli spunti derivanti
dalle indicazioni della medicina ayurvedica non
sono solo abbondanti a livello fisico ed energetico, ma
anche nobili sul piano mentale e, difatti, negli ultimi
decenni, i ricercatori si sono concentrati sullo studio
dei componenti attivi del fitocomplesso. Le molecole
responsabili dell’effetto farmacologico di Brahmi includono:
saponine, alcaloidi e steroli. La ricerca si è
focalizzata soprattutto su uno dei componenti attivi a
livello neurologico chiamato Bacoside A, costituito da
più molecole (bacopaside III, X, bacoside A3 e bacopasaponina
C). Le proprietà riconosciute dalla ricerca
a queste molecole bioattive sono: neuroprotettiva,
antiossidante, nootropa, antidegenerativa, ansiolitica.
L’efficacia di Brahmi sul cervello
A livello neurofarmacologico tali molecole presenti nel
fitocomplesso di Bacopa monnieri proteggono il sistema
nervoso centrale dai danni causati dallo stress
ossidativo e dal deterioramento legato all’età tramite
differenti meccanismi d’azione. Prevengono l’aggregazione
e la formazione degli ammassi neurofibrillari
caratteristici della malattia di Alzheimer e al contempo
proteggono i neuroni dalla tossicità indotta da
tali aggregati. Su animale si sono evidenziate anche le proprietà di interazione neurotrasmettitoriale agite
su serotonina, dopamina e ACH (acetilcolina) tali
da comportare il miglioramento della memoria e delle
capacità di apprendimento. Il meccanismo antiossidante
è stato indagato ampiamente in differenti ricerche
di laboratorio, che ne hanno confermato l’azione
sull’anione superossido, il radicale idrossile e l’ossido
nitrico, responsabili dello stress ossidativo che induce
neurodegenerazione nel morbo di Alzheimer.
Dagli anni Novanta il Central Drug Research of India
ha condotto molte ricerche cliniche utilizzando Bacopa
prima su volontari sani e poi su persone malate.
Da quegli anni, motivati dalle scoperte sperimentali
sull’efficacia farmacologica dei suoi principi attivi
(soprattutto la Bacoside A), molti altri enti di ricerca
internazionali hanno concentrato gli studi anche su
popolazioni di differente età (dagli anziani agli adolescenti)
e in differenti contesti patologici (dalla depressione
alla demenza). Uno studio di 6 mesi sull’impiego
di un estratto standardizzato della pianta in anziani
affetti da demenza di Alzheimer ha evidenziato un miglioramento
delle capacità cognitive. Lo strumento di
valutazione è stato la Mini-Mental State Examination
Scale (MMSES) e l’efficacia è stata riscontrata in più
parametri quali orientamento nello spazio e nel tempo,
attenzione, capacità di linguaggio, lettura, scrittura
e comprensione. Uno studio condotto su anziani
sani della durata di 12 settimane ha confermato tali
risultati con l’utilizzo del medesimo estratto, includendo
anche dati confortanti riguardo alla sicurezza
della pianta. Un altro lavoro indiano su 60 studenti di
medicina ha confrontato per 12 settimane l’uso di estratto
secco standardizzato di Bacopa monnieri ,
con un placebo dimostrando la superiorità di bacopa nei test cognitivi applicati. Alcuni risultati interessanti
si sono evidenziati anche nella valutazione clinica
dell’efficacia di Brahmi associata ad altri fitoterapici.
Assieme a zafferano, rame e vitamina B in una popolazione
di anziani ha migliorato il decadimento delle funzioni
cognitive, lo stress percepito e la depressione (testati
con il MMSES, il Percieved Stress Questionnaire e
il Self-Rating Depression Scale). Uno studio australiano
su cavia ne ha notato il potenziamento dell’efficacia
contro la demenza quando associato a Ginkgo biloba.
L’efficacia di Brahmi nella depressione e nell’ansia emerge
come dato preliminare nella conclusione della review
indiana del 2010, dove viene riportato uno studio di comparazione
di efficacia della pianta con un antidepressivo
(imipramina) su cavia. Il risultato di efficacia simile
di bacopa e imipramina è spiegato grazie al suo meccanismo
farmacologico neurotrasmettitoriale, che vede
un’interazione con la serotonina e la dopamina oltre che
con il GABA (che ha denotato, sempre in vivo, effetti ansiolitici).
Altre sperimentazioni su cavia ne sostengono
l’effetto ansiolitico confermato anche in un trial clinico
in doppio cieco con gruppo di controllo dove è stato
utilizzato estratto secco di Bacopa, valutazione
effettuata con scala STAI (State-Trait Anxiety Inventory).
In Australia il gruppo di ricerca della Swinburne
University di Melbourne ha testato l’efficacia dell’estratto
riportando un miglioramento e un mantenimento delle
capacità cognitive e di memorizzazione negli adulti e
negli anziani con studi condotti in doppio cieco e con
gruppo di controllo, quindi di buona qualità. Un risultato
importante è suggerito dalla revisione della ricerca
clinica effettuata dalla medesima équipe nella popolazione
di ragazzi e adolescenti. La conclusione riporta
la sicurezza dell’utilizzo di Bacopa monnieri in questa
popolazione con miglioramento degli elementi di cognizione,
comportamento e deficit di attenzione. l’Ayurveda cataloga tra i rimedi
favorenti la longevità, è il particolare effetto
ringiovanente sul cervello. La si ritiene
d’aiuto quando “gli squilibri della mente”
sono alimentati da una profonda ansia,
con difficoltà di respiro e attacchi d’asma,
accelerazioni del battito cardiaco, alterazioni
della motilità gastrointestinale, mal
di testa pulsanti, insonnia e altri disturbi
di origine psicogena scatenati dalla pressione
emotiva e dallo stress.
In Occidente Bacopa è considerata un adattogeno
con note sedative e un nootropo che
favorisce le prestazioni intellettive e la memoria,
ma è anche un neuroprotettivo indicato
a tutelare da evoluzioni degenerative
le cellule cerebrali. Ciò la consiglia nelle
situazioni di sovraccarico psicofisico caratterizzate
da ansia e spasmofilia, con scarsa
lucidità mentale, stanchezza intellettiva e
indebolimento cognitivo.
ha dimostrato un’efficacia nella
gestione della depressione e dell’ansia con un grado di
evidenza non elevato negli studi clinici a oggi disponibili.
È invece uno stimolatore delle capacità cognitive con
un’evidenza importante anche a livello clinico. Il suo meccanismo
d’azione farmacologico sull’assetto neuro-ormonale
ne riconosce effetti non ancora ben chiariti in quanto
in parte contrastanti. Si riporta, infatti, un’azione di
stimolo dell’Ach (neurotrasmettitore eccitatorio) tramite
inibizione della colinesterasi con aumento di tutte le
monoammine principali (serotonina, noradrenalina, dopamina);
uno stimolo del GABA (neurotrasmettitore inibitorio
per eccellenza del sistema nervoso
centrale); un’azione serotoninergica
tramite azione sinergica recettoriale
5HT2c (recettore che stimola
le funzioni serotoninergiche
e al contempo regola quelle
dopaminergiche e noradrenergiche);
un’inibizione
dopaminergica e serotoninergica
tale da consentire la
gestione potenziale della dipendenza
da morfina (agente
sempre sul recettore 5HT2c). Si
può ipotizzare alla luce di questi dati
che Brahmi abbia un’azione modulante
l’assetto dopaminergico e noradrenergico e, probabilmente,
di stimolo serotoninergico tale da spiegarne gli effetti
antidepressivi e un effetto di modulazione dell’attività
nervosa (Ach stimolante e GABA inibente e 5HT2c regolante
l’asse dello stress HPA – ipotalamo ipofisi surrene)
tale da spiegarne gli effetti ansiolitici. L’effetto di
Bacopa monnieri quindi da un punto di vista psicosomatico
deve essere ancora indagato prima di poterlo
inquadrare in un contesto più mirato di quello della regolazione
neuro-ormonale aspecifica. Per la Fitoterapia
Psicosomatica Brahmi si può collocare quindi come una
pianta di sostegno del Sistema Psicosomatico Essenziale
del Piacere (effetto serotoninergico e di regolazione
nervosa autonoma) e si può indicare soprattutto nei soggetti
che necessitano un sostegno di tale sistema e presentano
un quadro di confusione, mancanza di piacere
e di chiarezza mentale a sostegno anche del processo
di comprensione del potenziale significato evolutivo che
in alcuni contesti è insito nell’esperienza della malattia.
La maggioranza degli studi e review di studi clinici condotti
ad oggi comunque sottolinea che i risultati proposti
non possono essere considerati definitivi, in quanto
sono necessari altri studi di conferma condotti su popolazione
più ampia e con una analisi statistica di migliore
qualità. Per tale motivo la FDA a maggio 2019 ha emesso
degli avvisi ad alcune aziende statunitensi, sottolineando
che tali effetti nootropici terapeutici nella demenza
di Alzheimer non sono confermati definitivamente e
non possono essere riportati in etichetta.

withania

La medicina ayurvedica consiglia la pianta per il ringiovanimento, e
per migliorare la performance mentale e fisica in una
moltitudine di patologie. Le proprietà dipendono
dall’azione di principi attivi quali whitanolidi, alcaloidi e lattoni. Le
proprietà riconosciute anche dalla medicina scientifica sono: immunomodulante,
antinfiammatoria, antinfettiva, anticancro, stimolante
delle funzioni mentali, tonico dell’umore e ansiolitico. L’interazione
neuro-ormonale riportata nelle ricerche si riassume come
segue: aumento del testosterone, aumento del GABA per azione
mimetica, aumento della dopamina tramite interazione recettoriale,
aumento della serotonina e, infine, diminuzione della concentrazione
del cortisolo plasmatico, urea e acido lattico (dopo aumento
indotto da condizioni di stress) (Sarris, 2013; Bhattacharya, 2003;
Durg, 2015; Uddin, 2012). Un gruppo di studio indiano capeggiato
da Bhattacharya ha osservato le reazioni delle cavie sottoposte
a fonti di stress dopo l’assunzione della Withania. La pianta si è
rivelata un importante adattogeno. I risultati sui topini di laboratorio
descrivono un miglioramento dei parametri stress correlati
quali diminuzione dei livelli plasmatici di cortisolo, miglioramento
dell’ansia e della depressione e della funzionalità riproduttiva
(Bhattacharya, 2003). A livello clinico si riportano i risultati di una
revisione della letteratura e due studi clinici pubblicati tra il 2019
e il 2020. La review di origine indonesiana conferma l’effetto della
Withania nel miglioramento della performance mentale e delle
capacità cognitive, in particolare nei parametri di attenzione,
tempo di reazione e funzionalità esecutive (Qin, 2019). L’Università
di Psichiatria di Pittsburg ha indagato con un trial clinico in
doppio cieco l’efficacia della Withania nei pazienti con schizofrenia.
La ricerca, pubblicata sulla rivista ufficiale dell’American Academy
of Clinical Psychiatrists, ha dimostrato una promettente efficacia
dell’estratto della pianta nella gestione sia della depressione
che dell’ansia nei pazienti schizofrenici tramite un meccanismo
d’azione non ancora del tutto chiarito (Gannon, 2019). Infine un altro
studio clinico in doppio cieco ha indagato l’effetto della pianta
della tradizione ayurvedica nell’ansia, condizione spesso presente
nei pazienti con stress. I ricercatori dell’Università di Psichiatria
iraniana concludono che l’estratto di Withania è sicuro e offre
dei vantaggi nel miglioramento dell’efficacia terapeutica degli Ssri
(inibitori selettivi della serotonina) nella cura del disturbo d’ansia
generalizzato (Fuladi, 2020). Questi risultati consentono di pensare
alla Withania come una pianta fondamentale nel sostegno dei pazienti
con distress, soprattutto quando si manifesta come distress
molle.

angelica

Il pool di sostanze presenti esibisce anche altri effetti
curativi; in un articolo pubblicato su una rivista di settore
è stato valutato il fitocomplesso estratto dai frutti
nei disturbi d’ansia, con particolare attenzione ai derivati
cumarinici apolari come imperatorina e isoimperatorina.

eleuterococco

La Monografia dell’OMS ne riconosce negli usi medici avvalorati
da dati clinici quello di “profilattico e tonico ricostituente
per il rafforzamento delle capacità mentali
e fisiche nei casi di debolezza, esaurimento e
stanchezza e durante la convalescenza”. Sempre secondo
la medesima fonte, la farmacologia dell’azione
adattogena e antistress sembra essere riassunta
in 3 modalità: aumento delle difese del corpo contro
fattori stressogeni esterni e composti chimici nocivi,
stimolo del sistema immunitario e miglioramento
generale della performance fisica e mentale (Monografie
OMS, 2002). Risulta utile come tonico nelle situazioni di stress, nella
ridotta capacità di rendimento e di concentrazione,
nella convalescenza e per migliorare le prestazioni atletiche.
La Commissione E del BfArM ne consiglia l’uso
come “tonico per contrastare debolezza e fatica, per
aumentare la capacità di lavoro e di concentrazione e
come ricostituente durante gli stati di convalescenza”.
Il Committee on Herbal Medicinal Products (HMPC)
– European Medicines Agency’s (EMA) ha concluso
che, in base al lungo periodo di impiego, la radice di
eleuterococco può essere usata per alleviare i sintomi
dell’astenia (perdita anormale di forza ed energia) come
stanchezza e debolezza. “Le conclusioni dell’HMPC
sull’uso dei medicinali contenenti radice di eleuterococco
per alleviare i sintomi dell’astenia si basano sul
loro ‘uso tradizionale’ in presenza di tale condizione.
Ciò significa che, nonostante le prove tratte da studi
clinici siano insufficienti, l’efficacia di tali fitoterapici
è plausibile ed è comprovato che essi sono usati in maniera
sicura per questo scopo da almeno 30 anni (di
cui almeno 15 anni nell’UE). Inoltre, per l’uso proposto
non è necessaria una supervisione medica. Nella sua
valutazione l’HMPC ha anche considerato una serie di
studi clinici con la radice di eleuterococco. Sebbene sia
stato osservato un possibile effetto sulla stanchezza e
sulla debolezza, carenze nel disegno degli studi hanno
impedito di trarre conclusioni certe. Pertanto le conclusioni
dell’HMPC sull’uso dei medicinali contenenti
radice di eleuterococco sono basate sul loro impiego
nel lungo periodo”.
Avvertenze: una posologia prolungata nel tempo, o
eccessiva, può determinare cefalea, ipertensione, insonnia.
L’effetto dimostrato su cavia nei test sotto sforzo è un
aumento della resistenza fisica e della durata della vita
media oltre che della gestione dello stress anche
di carattere psicologico. Le misurazioni delle concentrazioni
delle monoamine a livello cerebrale dopo la
somministrazione su cavia dell’estratto idroalcolico di eleuterococco hanno rilevato un aumento di serotonina,
noradrenalina e dopamina (Huang, 2010). Studi
di Panossian e colleghi sull’effetto adattogeno, riportati
nella monografia dell’EMA, ne evidenziano anche
un’azione regolatoria neuro-ormonale sia sull’asse dello
stress ipotalamo-ipofisi-surrene e dei connessi livelli
di cortisolo e noradrenalina (oltre al neuropeptide
Y, l’ossido nitrico e le proteine da shock termico
-HSP) che sull’asse cellulare della risposta allo stress
(caratterizzata ad esempio dall’aumento delle cellule
Natural Killer). Studi confermati sempre in vivo da
molti altri ricercatori (EMA, 2013).
Facchinetti, in uno studio emiliano del
2002, ha testato l’effetto antistressogeno in 45 volontari
sani utilizzando come riferimento il
test di Stroop e le reazioni cardiovascolari
ad esso associate. Il test di Stroop è stato
utilizzato come stimolo stressogeno e la
risposta a tale stimolo è stata valutata nella
variazione della pressione sistolica, diastolica
e nella frequenza cardiaca. Lo studio
è stato condotto in doppio cieco in confronto
tra eleuterococco e placebo. Il risultato
alla ricerca fa concludere agli
autori che la pianta in questione
è in grado di ridurre
la risposta cardiovascolare
allo
stress nei volontari
sani a differenza
del placebo.
Lo studio
è menzionato anche
nella Monografia
dell’ESCOP
(Facchinetti, 2002). Nel 2008 uno studio orientale,
riportato dalla monografia dell’EMA, ha indagato
le proprietà antistressogene della pianta in donne
in post-menopausa monitorando differenti biomarker
dello stress ossidativo. Anche in questo caso il risultato
è stato positivo e ha confermato la possibilità
dell’utilizzo dell’eleuterococco nella regolazione della
risposta allo stress.
I test sulle performance fisiche, invece, danno conclusioni
differenti a seconda che la somministrazione
avvenga in soggetti allenati o no, riportando una
efficacia solo nelle persone che iniziano un’attività fisica.
Dato poi contraddetto recentemente in uno studio
che utilizzava un maggiore dosaggio della pianta
e per un tempo superiore alle 8 settimane.
In questo studio la conclusione difatti riporta un aumento
della durata dell’attività, l’aumento della funzionalità
cardiaca e la modificazione del metabolismo
del glicogeno negli atleti non competitivi in allenamento
(EMA, 2013).
Gli studi iniziano a essere più interessanti, però, quando
includono l’utilizzo della pianta non in volontari sani,
ma in pazienti con patologie stress correlate. Le
ricerche anche in questo campo sono numerose se
includiamo la letteratura degli anni ’70, ’80 e ’90, ma
si riducono nell’ultimo ventennio acquisendo
però maggiore qualità e quindi rilevanza
clinica scientifica, anche se, come vedremo,
tale rilevanza non è sinonimo di efficacia.
Ricercatori dell’Università di Pavia
nel 2004 hanno indagato l’efficacia della radice siberiana nella modificazione della qualità
della vita in un gruppo di soggetti anziani. Lo studio è
stato condotto in doppio cieco confrontando il placebo
con l’estratto secco di eleuterococco somministrato per 8 settimane. I risultati
riportano un miglioramento della performance mentale
e delle attività sociali funzionali dopo 4 settimane
di trattamento; tale effetto però si attenua col tempo
diminuendo l’entità del miglioramento alle 8 settimane
(Cicero, 2004). Dello stesso anno è una ricerca
condotta nella gestione della chronic fatigue condotta
su 96 pazienti. L’estratto di eleuterococco
ha migliorato la sintomatologia solo nei pazienti con
sintomi lievi e moderati, ma non in quelli con sintomi
gravi (Hartz, 2004). Anche le monografie
dell’OMS e dell’EMA riportano tale effetto tra
quelli presenti per la pianta e le indicazioni del Ministero
della Salute circa gli effetti fisiologici agiti dalla
pianta, quando presente negli integratori alimentari,
sono: “Tonico adattogeno. Naturali difese dell’organismo.
Memoria e funzioni cognitive” (Min.Sal. 2019).
Come antidepressivo l’eleuterococco è stato studiato
nel 2013, in vivo su cavia, da Jin e collaboratori come
menzionato nella monografia dell’EMA. I test comportamentali
e la concentrazione di marcatori ematici
hanno riportato nelle cavie che avevano assunto l’estratto
idroalcolico della radice di eleteurococco un
miglioramento della esposizione e della performance
fisica, oltre a un aumento della concentrazione di serotonina,
noradrenalina e dopamina nel cervello delle
cavie. Gli autori concludono che l’eleuterococco può
avere potenziale efficacia antidepressiva tramite aumento
della concentrazione monoaminica cerebrale
(EMA, 2013).

schisandra

scalda e concentra
le energie, ne favorisce la trasformazione
e ne regola le funzioni. La scienza
moderna evidenzia la centralità epatica
di Schisandra: tutela il fegato da fattori
tossici infettivi, dietetici e, soprattutto,
dai prodotti del metabolismo cellulare,
con effetti che si riflettono sul tono, data
la spossatezza causata dai disordini epatici.
Si aggiunge l’azione adattogena, immunomodulante
e neurotonica. È un adattogeno utile quando lo stress grava
sulle funzioni epatiche, provocando un
accumulo di tossine metaboliche che affatica
l’individuo, ne indebolisce la reattività
immunitaria (infezioni frequenti, allergie)
e le capacità intellettive (confusione
e scarsa concentrazione), con un generale
malessere spesso acuito da mal di
testa, vista offuscata e umore da “rodersi
il fegato”.

lavanda

Svolge una funzione ansiolitica
anche la lavanda,
per lo più impiegata sotto forma di aromaterapia. I suoi
costituenti chiave sono il linalil acetato e il linalolo e
quest’ultimo è considerato il principale costituente attivo.
Entrambi i componenti, tuttavia, sono responsabili
degli effetti farmacologici della pianta e della sua
attività calmante e sedativa.
Tradizionalmente i fiori di lavanda sono impiegati nei disturbi minori
del sonno: ciò conferma quanto espresso dalla monografia
della Commissione E della Sanità tedesca che
segnala l’infuso preparato con fiori essiccati come un
medicamento sicuro nel trattamento delle turbe dell’umore,
dell’insonnia e dei dolori addominali funzionali
(meteorismo, ecc.). Ai fiori sono attribuite, oltre alle note
proprietà colagoghe, coleretiche ed eupeptiche atte
a facilitare i processi digestivi, interessanti proprietà
antispasmodiche e sedative. L’olio essenziale, presente
nel fitocomplesso, si caratterizza per le proprietà neurosedative
e analgesiche. Sembra, inoltre, che l’odore dei
fiori o dell’essenza favorisca l’addormentamento e una
buona qualità del sonno.
Avvertenze: Non sono segnalati effetti secondari e tossici
alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una
particolare sensibilità individuale.
Una recente revisione sistematica condotta su 90
articoli (in totale 3.964 partecipanti) per gli aspetti
qualitativi e 37 RCT per la sintesi quantitativa hanno
confermato l’efficacia netta e significativa dell’inalazione
dell’OE di lavanda rispetto ai controlli. Diversi studi
hanno, inoltre, mostrato i benefici di questa pianta
contro l’ansia anche in assunzione orale ; alcuni
dati documentano un miglioramento dell’ansia
pre-operatoria.

camomilla

Il primo studio in doppio cieco sulla
camomilla ha riguardato 57 soggetti con disturbo
d’ansia generalizzato divisi, tramite randomizzazione,
in due gruppi: il gruppo sperimentale ha ricevuto un
estratto di camomilla standardizzato
all’1,2% in apigenina, un flavonoide con proprietà
ansiolitiche, mentre il gruppo di controllo ha ricevuto
un placebo. L’estratto di camomilla ha determinato
un miglioramento modesto ma significativo
dell’ansia rispetto al placebo, senza differenze tra i
due trattamenti per gli effetti avversi.
Una successiva analisi dei dati ha concluso che rispetto
al placebo l’estratto di camomilla esplicava anche
una significativa attività antidepressiva.
Un altro studio aperto su un campione di 179 persone
ha ulteriormente confermato gli effetti ansiolitici
dell’estratto di camomilla. Un sottogruppo ha accettato
di continuare la sperimentazione con uno studio
in doppio cieco controllato con placebo della durata
di 26 settimane . La camomilla non è risultata
superiore al placebo nella prevenzione del disturbo,
ma i punteggi dell’ansia del gruppo sperimentale sono
risultati costantemente e significativamente
più bassi rispetto a quelli del gruppo
placebo.

tè verde

Diversi studi hanno esplorato l’attività ansiolitica delle
foglie di tè verde e in particolare
l’amminoacido L-teanina. In uno studio in doppio cieco
di 8 settimane 60 adulti con disturbo schizoaffettivo in terapia con farmaci antipsicotici sono stati suddivisi con
randomizzazione in due gruppi che hanno ricevuto, in
aggiunta alla terapia standard, rispettivamente L-teanina
oppure un placebo. I sintomi ansiosi,
gli altri sintomi nonché lo stato psichico generale
sono migliorati in modo significativo nel gruppo L-teanina
rispetto al placebo; sono stati rilevati pochi effetti
collaterali e di lieve entità, senza differenze significative
tra i due gruppi. Uno studio aperto su soggetti con disturbo
depressivo maggiore ha riscontrato che la L-teanina assunta quotidianamente contribuiscono a
ridurre ansia e depressione, nonché a migliorare la qualità
del sonno e la funzione cognitiva.

melissa

Per la Medicina Tradizionale
Cinese la Melissa è una pianta fresca che calma lo shen
(ansia, emotività, problematiche psicosomatiche), tonifica il qi di
cuore (depressione leggera) calma il fuoco di fegato e cuore (insonnia,
agitazione). La medicina tradizionale mediterranea la ritiene
utile per le inquietudini e le tristezze del cervello di origine
melanconica, Paracelso difatti la classifica come pianta gioviniana
che sostiene il cuore, calma la malinconia e porta gioia e luce (Sangiorgi,
2007; Campanini, 2012). La medicina scientifica ha iniziato
a studiare i suoi principi attivi da subito e ha scoperto negli anni
il suo potere terapeutico che le consente di interagire con differenti
processi biochimici coinvolti nel processo dell’ansia e nella
funzione digestiva. Il suo profumo agrumato è dato dalle essenze
volatili quali citrale, citronellale e cariofillene; altri principi attivi
sono i flavonoidi, i triterpeni, l’acido rosmarinico e l’acido caffeico.
Dalle ricerche di laboratorio emerge il suo potente effetto inibitorio
della GABA-transaminasi, l’enzima che degrada il GABA,
il neurotrasmettitore che media l’inibizione nervosa. Tale molecola
è stimolata dalla melissa anche tramite l’interazione con il suo
recettore GABA-A. La Melissa contrasta l’attività anche della mono-
amino-ossidasi B con aumento indotto delle monoamine. Altro
effetto importante nella gestione dello stress è la diminuzione della
concentrazione di cortisolo sierico e cerebrale (Sarris, 2011, 2013;
Baek, 2014). Considerata utile e sicura
per la gestione dell’ansia. L’induzione
di rilassamento nelle condizioni
di stress, senza compromettere le
performance intellettuali o cognitive,
è una delle caratteristiche di
questa pianta che, rispetto ad altre
utilizzate in tale contesto,
sembra avere il più elevato
potenziale inibitorio del
GABA-transaminasi, ossia
dell’enzima responsabile della
degradazione dell’acido
gamma-aminobutirrico
(GABA), principale neurotrasmettitore
inibitorio
del sistema nervoso centrale. In uno studio clinico in doppio cieco controllato
con placebo su 80 soggetti, la supplementazione quotidiana
per 8 settimane di un preparato a base di melissa
ha determinato una riduzione statisticamente significativa
dei punteggi di depressione, ansia, stress
e disturbi del sonno totale rispetto al gruppo placebo
(P <0,05). Una recente revisione sistematica, infine,
ha valutato gli studi pubblicati su piante o preparati
con ingredienti vegetali ad attività ansiolitica. La
ricerca si estende fino al 5 luglio 2017 ed è stata condotta
sui database MEDLINE (PubMed), Scopus e Cochrane.
Sono stati identificati studi preclinici (che mostrano l’interazione con il sistema GABA) e studi clinici
per una decina di piante medicinali tra cui kava, valeriana,
centella, luppolo, camomilla, ginkgo, passiflora,
ashwagandha e melissa. Complessivamente la letteratura
scientifica riporta prove di efficacia precliniche e
cliniche con un effetto ansiolitico comparato all’attuale
gamma di prodotti farmaceutici, insieme a buoni profili
di sicurezza e tollerabilità.
La somministrazione della Melissa a dosaggi crescenti
nelle cavie da laboratorio ha indotto un effetto ansiolitico pari
a quello delle benzodiazepine in solo uno dei due test utilizzati
(Ibarra, 2010). Nell’uomo un Open Label Trial condotto su 20 volontari
affetti da disturbo d’ansia generalizzato e insonnia ha dimostrato
che l’estratto di Melissa due volte al die ha diminuito i sintomi dell’ansia (di quasi il 20%) e dell’insonnia (di oltre il 40%) secondo
la Free Rating Scale for Anxiety (Cases, 2011). Una revisione della
letteratura redatta nel 2019 dall’equipe di ricerca dell’Università
di Tehran ha incluso differenti trial clinici di alta qualità secondo
la Jadad Scale per un totale di 395 partecipanti totali. Gli autori
concludono che «ci sono sufficienti evidenze che supportano l’utilizzo
di Melissa officinalis per la riduzione dell’ansia» (Emami,
2019). In Fitoterapia Psicosomatica la Melissa
è una pianta che sostiene il sistema del Piacere
e della Gioia, con un importante effetto antistress
e ansiolitico.

escolzia

L’azione analgesica si affianca a quella ansiolitica-sedativa
e ipnotica grazie alla presenza di flavonoidi e
alcaloidi di differente natura (il principale la protopina)
che sono stati studiati nei test farmacologici singolarmente
e associati nel fitocomplesso. I princìpi
attivi di questo papavero californiano hanno dimostrato
di interagire con i recettori benzodiazepinici
del GABA, il neurotrasmettitore inibitorio principale
del sistema nervoso centrale, bersaglio anche degli
psicofarmaci ansiolitici. L’azione benzodiazepino-simile è stata dimostrata grazie alla somministrazione
del flumazenil (un farmaco antagonista dei recettori
delle benzodiazepine) nelle cavie che avevano già
assunto eschscholtzia. Negli animali da laboratorio
il flumazenil ha bloccato l’effetto sedativo e ansiolitico
precedentemente indotto.
L’alcaloide californidina negli studi sulle cavie ha
dimostrato un’azione ansiolitica e facilitante il sonno.
Altre interazioni sono emerse nello stimolo ossitocico,
nell’inibizione dell’enzima che degrada le
monoamine, la monoamino-ossidasi, e nell’agonismo
con i recettori della serotonina 5-HT1a e 5-HT7, è una pianta che interagisce con il GABA
attraverso i suoi recettori delle benzodiazepine, inibisce
la monoaminoossidasi, stimola i recettori della
serotonina e stimola l’ossitocina.
Ha un potere ansiolitico e sedativo oltre a un effetto
ipnoinducente. Per queste caratteristiche si può definire
una pianta che sostiene i Sistemi Psicosomatici
Essenziali del Piacere connesso alla serotonina e della
Pace collegato al funzionamento dell’endorfina ed
entrambi integrati all’azione adattogena antistress.
L’effetto analgesico dell’escolzia potrebbe essere importante
nelle persone che necessitano un sostegno
psicosomatico per patologie dolorose come la fibromialgia
o l’emicrania.
È una pianta per ora da valutare nelle associazioni
dei rimedi psicosomatici e da tenere in osservazione
nei prossimi anni per vedere se eventuali studi ne
possano indirizzare più chiaramente l’utilizzo anche
in Fitoterapia Psicomatica.

passiflora

attività sedativa e antispasmodica, ha un’azione sedativa,
ipnoinducente, antispasmodica e antiacida. Paris ha
dimostrato che l’azione sedativa della Passiflora non
è seguita da depressione.

scutellaria

è una delle piante utilizzate e studiate in Oriente nella terapia
complementare integrata del Covid-19 (Zhang, 2020). Oltre
all’effetto immunostimolante, antinfiammatorio e antiossidante, si
riconosce da secoli alla Scutellaria un potere ansiolitico e “calmante
dello Shen” secondo quanto tramandato dalla medicina tradizionale
cinese. Il meccanismo d’azione ansiolitico e sedativo comprovato
dalla scienza è dato dall’interazione dei suoi principi attivi
baicalina, baicaleina, wogonina con il recettore A del GABA ( -aminobutyric
acid), il neurotrasmettitore inibitorio principale del sistema
nervoso centrale. Questa preziosa pianta dai bei fiori violacei
contiene inoltre altre due molecole importanti: la serotonina e la
melatonina. Quest’ultima è un importante sostegno nell’ansia che
interferisce negativamente anche con il ritmo circadiano e con la
qualità del sonno (Cole, 2007). In Fitoterapia Psicosomatica l’interazione
con il GABA e la presenza di serotonina e melatonina fanno
della Scutellaria un rimedio di sostegno dei Sistemi Psicosomatici
Essenziali della Pace-Endorfina e del Piacere-Serotonina. Gli
effetti sedativi sono dimostrati chiaramente su
cavia, invece a livello clinico non sono concludenti
per la scarsità di studi di qualità disponibili.
In ogni caso i risultati preliminari sono molto
incoraggianti, come riporta una ricerca clinica
in doppio cieco che ha studiato gli effetti della
Scutellaria in volontari sani tramite la valutazione
della scala BAI (Beck Anxiety Inventory) (Brock, 2013). In
America difatti dal 2002 la Scutellaria, nella sua variante lateriflora,
è riconosciuta come fitoterapico ansiolitico con indicazioni
aggiuntive per insonnia, tensione muscolare e spasmi. L’Oms si
allinea con questa indicazione, riportando un’azione della Scutellaria
anche sul sistema nervoso centrale (WHO, 2007; Cardoso,
2012).

cumino nero

Uno studio clinico randomizzato controllato con placebo
ha analizzato quarantotto volontari (maschi adolescenti
sani) per misurare gli effetti dell’olio di cumino nero SNS sull’ansia,
l’umore e la cognizione.
Durante il periodo di studio di 4 settimane, l’integratore
ha modificato in senso positivo l’umore, l’ansia
e la cognizione, anche se sono necessari studi a più lungo
termine per confermare questi dati (Bin Sayeed et
al. 2014). Uno studio precedente dello stesso team, con
disegno sperimentale e dosaggi, ha mostrato che il supplemento
è in grado di migliorare la memoria, l’attenzione
e la cognizione (Bin Sayeed et al. 2013).

tiglio

il Tiglio viene utilizzato in fitoterapia per le proprietà
sedative e spasmolitiche, come il tranquillante
vegetale per eccellenza. Ha proprietà sedativa generale,
antispasmodica, ipnoinducente. Viene utilizzato
nelle manifestazioni psicosomatiche soprattutto in
relazione a forte stress

Cordyceps

oro del Tibet
In Cina è utilizzato da millenni per disfunzioni
sessuali, stanchezza cronica,
depressione, nelle malattie respiratorie
e renali, e come immunostimolante e antitumorale.
Contiene tutti gli aminoacidi essenziali,
mono, oligosaccaridi e polisaccaridi, steroli
(ergosterolo) vitamine E, B1, B2, B12, K
e macro e microelementi. La Cordicepina è
un importante nucleotide a forte capacità
bioattivante, unico in natura.
Dalla ricerca è stata evidenziata nel
Cordyceps un’attività antidepressiva attraverso
una modulazione dell’adrenalina
e dopamina. Regolarizzando la produzione
di neurotrasmettitori e dell’ormone deidroepiandrosterone,
convalida l’azione “tonica”
per cui è stato così ricercato; come
tonico sessuale regola la produzione degli
ormoni sia maschili che femminili, aumentando
la libido. Aumenta, utilissimo
per gli atleti, la resistenza agli sforzi fisici,
con incremento della produzione di ATP e
ossigenazione dei tessuti senza avere effetti
dopanti. Cordyceps, Reishi e Agaricus
riforniscono l’organismo di alcuni
mediatori cerebrali (come
nor-adrenalina e dopamina),
capaci di esercitare un doppio
effetto: anti-fatica e anti-depressivo
(Halpern GM, 2007;
Phan CW, 2015).
• Cordyceps e Reishi alleviano
ansia, stress (Tang, 2005) e insonnia
(Wang, 2001). Queste
azioni possono rivelarsi preziose
nello sportivo, perché
riducono la tensione o la sfiducia
nei propri mezzi prima e
durante la gara.

zafferano

sono attribuite diverse proprietà salutistiche e
molte delle ricerche condotte sull’attività di questa
pianta riguardano l’ansia e i disturbi dell’umore.
In uno studio in doppio cieco di 6 settimane su 66 adulti
con depressione maggiore e distress ansioso randomizzati
in un gruppo sperimentale, che ha assunto estratto di zafferano, e un gruppo di controllo
che ha ricevuto citalopram (una molecola di sintesi utilizzata per il trattamento di depressione
e disturbi d’ansia), entrambi i trattamenti hanno
ridotto l’ansia e la depressione in modo statisticamente
significativo rispetto alla baseline, con pochi effetti
collaterali di lieve entità.
Un trial in doppio cieco su 60 soggetti con ansia e depressione
ha riportato che un estratto di zafferano era significativamente più efficace del placebo
su entrambi i disturbi. In un terzo studio in doppio
cieco, condotto per 4 settimane, 128 adulti sani con
umore depresso, stress e ansia, sono stati randomizzati
in due gruppi: il primo ha assunto un estratto di zafferano, mentre il secondo ha ricevuto un
placebo. I sintomi di stress e ansia erano significativamente
migliorati nel gruppo zafferano rispetto al placebo. Queste evidenze cliniche avvalorano
quindi gli estratti di zafferano come una modalità
sicura ed efficace per gestire l’ansia, anche se la ricerca
non ha ancora definito in modo preciso quali siano l’estratto
o la dose migliore.

biancospino

azione sedativa, antispasmodica e ipotensiva. si impiega con successo come estratto secco in quei soggetti ansiosi e/o nervosi (simpaticotonici) che vedono peggiorare il loro umore in seguito a stress fisici e psichici come l’avvento della menopausa. Indicato per le sue proprietà rilassanti e ipotensive, è indicato per contrastare l’ansia e l’agitazione
anticipatoria e successiva alle vampate di calore. Il Biancospino regolarizza
la frequenza cardiaca ed è utile nella cura dell’insonnia.
Il medico francese Leclerc ne raccomandava l’uso
nei disturbi della menopausa, le palpitazioni, le vampate di calore, l’irritabilità, l’insonnia, il ronzio delle orecchie. Alcuni flavonoidi, come la crisina, sono in grado di interagire a livello di siti recettoriali per le benzodiazepine. Gli estratti di Biancospino esercitano, infatti, un’azione inotropa positiva (aumentano la forza contrattile del cuore) e cronotropa negativa (diminuiscono la frequenza cardiaca). Il Biancospino è
pertanto idicato per gli stati ansiosi con modificazione
del ritmo cardiaco.

artemisia

Attività amaro-tonica ed eupeptica. L’Assenzio (come tutti gli amari) deve essere somministrato
almeno mezz’ora prima dei pasti: solo così riuscirà a svolgere appieno la sua
funzione amaro-tonica, a stimolare l’appetito e a facilitare la digestione. Trova indicazione
in particolare nei soggetti anemici, neurastenici, convalescenti da malattie debilitanti ecc. L’artemisia contiene composti che appartengono a diverse classi: polifenoli (in particolare acidi
caffeilchinici, acido rosmarinico, ecc.), flavonoidi
(artemetina, casticina, vitexina, isovitexina,
isoquercitrina, ecc.), cumarine (scopoletina),
steroidi, mono- (a-pinene, canfene, b-pinene,
mircene, 1,8-cineolo, linalolo, borneolo, canfora,
artemisia chetone), sesqui- (artemisinina,
b-cariofillene, ecc.) e triterpenoidi.
L’artemisinina è un endoperosside lattone
sesquiterpenico, una molecola abbastanza
inusuale, descrivibile anche come un tipo
di 1,2,4-triossano (molecola costituita da
un anello a sei atomi con tre atomi di carbonio
e tre di ossigeno) costituito da
tre anelli fusi uno dei quali con
sette atomi e un ponte perossidico
(-O-O-) che attraversa
uno degli anelli
che è la caratteristica critica
per l’attività dell’artemisinina.

panax ginseng

La Commissione E della sanità tedesca e l’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità) ne riconoscono l’uso per
tonificare l’organismo delle persone affaticate o asteniche,
per ristabilire la concentrazione e in convalescenza per recuperare
le forze. La sua assunzione contribuisce, inoltre,
a migliorare il tono dell’umore. Indicato in menopausa e
geriatria. L’attività immunomodulatrice delle preparazioni
di Ginseng, dimostrata in una molteplicità di test, sembra
essere almeno parzialmente responsabile dell’attività adattogena
che caratterizza la pianta. L’OMS raccomanda di
assumere P. ginseng di preferenza la mattina. la MTC ne riserva
l’utilizzo a stati severi di esaurimento psico-
fisico, con scarse capacità di ripresa, come
dopo uno shock o uno stress intenso e
prolungato, condizioni in cui Ren Shen
tonifica il Qi originario. La ricerca conferma
che questo
adattogeno ad ampio spettro aiuta i soggetti
defedati a ritrovare vitalità, contrastando
la spossatezza e la tendenza all’intossinazione
e alla cronicizzazione tipica
della senescenza.
Sul piano nervoso restituisce tono, corregge
l’umore ansio-depresso, favorisce mente
e libido; su quello immunitario modula le
difese, aumenta la resistenza alle infezioni,
ma controlla anche forme autoimmuni
epatiche o intestinali; ha un’azione endocrina
polivalente e regola il metabolismo
glucidico e lipidico.
La forte connotazione di Ginseng e la sua
energica azione tonificante sconsigliano di
ricorrere a sproposito al suo aiuto.

griffonia

può rivelarsi utile soprattutto per attenuare i classici sintomi della sindrome di astinenza da nicotina quali fame nervosa, ansia e cefalea, favorendo un maggiore rilassamento fisico e mentale, migliorando l’umore del soggetto e riducendone i livelli di stress; in parallelo alza i livelli di melatonina (derivante a livello biosintetico, al pari della serotonina, dal triptofano) e di conseguenza la qualità del sonno notturno ne risente favorevolmente. Fornire integratori a base di Griffonia si traduce in primis in una supplementazione di un diretto precursore della serotonina, contrastando sin dall’inizio le alterazioni nella sua sintesi provocate dall’esposizione cronica al fumo di tabacco. Gli effetti psicofarmacologici della nicotina sono da anni al centro degli studi condotti da un ricercatore scozzese, David JK Balfour dell’Università di Dundee, il quale ha messo
in evidenza come la nicotina stimoli il rilascio di serotonina solo nel breve periodo di esposizione per poi condurre, nel corso di un periodo prolungato, a un suo netto decremento fisiologico. A oggi non risultano effetti avversi segnalati dal servizio di farmacovigilanza conseguenti a un impiego della Griffonia, spesso usata proprio in alternanza all’Iperico.

valeriana

La
fitoterapia moderna la raccomanda per ipereccitabilità,
nervosismo, stress da lavoro, cefalea tensiva e insonnia.
L’effetto sedativo è dovuto alla presenza dei
valepotriati e dell’olio essenziale. I preparati a base di
Valeriana possono essere assunti anche da bambini e
anziani. è indubbiamente di grande aiuto per placare l’irrequietezza: porta a una
maggiore biodisponibilità di GABA (il principale neurotrasmettitore ad azione inibitoria e calmante) attraverso
l’azione dei sesquiterpeni, sostanze che in parte bloccano l’azione degradativa dell’enzima GABA-transaminasi
e in parte mostrano affinità di legame verso i recettori cerebrali delle benzodiazepine. Tra i suoi sesquiterpeni si distingue l’acido valerenico, il maggiore costituente presente nell’estratto delle sue radici, attivo al punto da incrementare in modo significativo la risposta dei recettori GABA-A e pertanto considerato tra i principali fautori degli effetti psicotropi della pianta. Altro effetto non trascurabile della Valeriana, specie se usata sotto forma di infuso, è quello di conferire un sapore sgradevole al tabacco assunto in concomitanza. Per meglio dissuadere il (quasi) ex-fumatore è bene intervenire con strumenti utili a minimizzare la tensione che spesso accompagna il periodo più critico,
quello iniziale di vera e propria astinenza fisica e psichica dalla nicotina.
La valeriana svolge un’azione generale sedativa,
ipnoinducente e spasmolitica. In particolare, facilita
l’induzione del sonno e ne migliora la qualità.

centella

La Centella, o Jalbrahmi, il suo nome sanscrito utilizzato
in medicina ayurvedica, è una pianta che trova indicazioni
per le medicine della Cina e dell’India nella gestione
della sintomatologia umorale, che oggi chiamiamo
depressione, ansia, nervosismo e stress. Attingendo a
questa importante storia prescrittiva le ricerche hanno indagato prima il meccanismo d’azione della pianta
e poi la sua efficacia nella clinica. I risultati si possono
vedere leggendo molti lavori scientifici pubblicati
negli ultimi vent’anni. A livello neuro-ormonale la centella
è una pianta bilanciata e quindi preziosa nel riequilibrio
nervoso: aumenta le amine endogene stimolanti
come serotonina, dopamina e noradrenalina, ma
al contempo stimola anche il maggior neurotrasmettitore
inibitorio del sistema nervoso centrale, il GABA e
svolge un’azione di regolazione della risposta stressogena
in quanto diminuisce i livelli di cortisolo ematico
(Monografie OMS, 2002; Sarris J. Et al 2007,2011).
Queste azioni svolte dalle frazioni terpeniche del fitocomplesso
sono alla base dell’utilizzo della centella in
differenti problematiche psichiche: depressione, ansia
e stress. Il controllo della depressione e delle capacità
cognitive è stato testato somministrando estratto della pianta a 60 pazienti di età superiore
ai 65 anni. La valutazione delle funzioni cognitive
con la Mini Mental State Examination (MMSE), e della
depressione con la Yesavage geriatric depression scale,
hanno dimostrato un significativo miglioramento nei
soggetti che avevano assunto la Centella con altri benefici
riportati quali miglioramento dell’ipertensione,
insonnia e perdita di appetito (Tiwari S, 2008). Nell’ansia
uno studio in doppio cieco con gruppo di controllo
ne ha dimostrato l’efficacia ansiolitica versus placebo
(Bradwejn J, 2000). L’effetto antidepressivo è stato
testato su cavie confermando le modificazioni neuroormonali
indotte e le modificazioni comportamentali degli animali dopo somministrazione
dell’estratto triperpenico della Centella;
gli effetti hanno visto anche un potenziamento
dell’effetto del midazolam e dell’imipramina
quando associati all’acido asiatico. (Chen Y,
2005; Ceremuga TE, 2015). L’effetto ansiolitico è stato
dimostrato sull’uomo in un trial clinico in doppio cieco
tramite la valutazione del riflesso di trasalimento uditivo
(l’intensità della risposta motoria a uno stimolo acustico)
che è risultato minore nei soggetti che avevano
assunto la droga secca rispetto al placebo. Tale effetto
è stato poi confermato anche in uno studio (dopo
messa in commercio del rimedio contenente Centella
asiatica) (Bradwejn et al., 2000) con la somministrazione
di estratto secco per 8 settimane
in pazienti con il disturbo d’ansia generalizzata che
hanno dimostrato significativi livelli inferiori di ansia,
stress e depressione (riduzione del 26% rispetto a placebo).
Quest’ultimo studio fa ben pensare sugli effetti
psicotropi della Centella sull’ansia, la depressione e lo
stress anche se necessita conferme di studi condotti su
un maggior numero di persone e con criteri di valutazione
più consolidati scientificamente (Jana U., 2010).
Sempre a livello del sistema nervoso, studi condotti soprattutto
su animali ne propongono l’utilizzo per i deficit
cognitivi e le degenerazioni nervose, in quanto i principi
attivi hanno un’azione antiossidante marcata e di stimolo
della concentrazione e delle competenze di ragionamento
(Brinkhaus B, 2000; Veerendra Kumar MH,
2003). Infine l’azione GABAergica della centella ha un altro effetto studiato nei ratti: la proprietà antiepilettica
(Ganachari MS, 2004).
Altre proprietà in fase di ricerca e sicurezza
Altre proprietà in fase di studio sono quella antibatterica,
antivirale, antinfiammatoria e soprattutto quella
chemiopreventiva. I dati non sono ancora clinicamente
concludenti come riassunto in una review indiana.
La Centella non ha dimostrato importanti interazioni
farmacologiche né effetti avversi ai dosaggi terapeutici
sia in polvere della pianta che in estratto secco titolato
nella frazione triterpenica (Prakash et al., 2017).
La sua azione
è molto varia a livello psicosomatico e
ancor più nell’interazione neuro-ormonale. La
sua azione predominante però, soprattutto a livello
clinico (gestione di ansia, depressione e stress), la fa
rientrare tra le piante che stimolano il SPE del Piacere
connesso alla serotonina. L’azione adattogena (inibisce
cortisolo e aumenta GABA) e di stimolo momoaminergico,
e quindi anche serotoninico, può essere utile nei
soggetti che sentono una carenza del sistema della presenza
corporea rilassata e piacevole e manifestazione di
psicastenia, umore depresso, tensione psicosomatica e
altri sintomi connessi alla carenza del SPE Piacere-Serotonina.
La serotonina e le piante equilibrate a livello
energetico (la Centella è tra queste) sono degli armonizzatori
di tutto il sistema psicosomatico (bilanciano
gli eccessi di aggressività testosteronica e le carenze
di affettività). Nei casi dove emerge il bisogno di gestire
sintomi da ansia e stress e da depressione (la depressione
tesa e dove c’è bisogno di ribilanciare il sistema
psicosomatico) l’utilizzo della Centella come pianta sostenitrice
del SPE del Piacere-Serotonina è una possibile
indicazione.
La Centella si è dimostrata quindi una pianta preziosa
sia a livello fisico, per la sua azione sul tessuto connettivo
e vasale, sia sul piano psicosomatico dove agisce da riequilibratore
nervoso, consentendo di gestire sia la sintomatologia
di ansia e stress che quella depressiva.

salvia

In uno studio in doppio cieco randomizzato e controllato,
su 34 donne con diagnosi di incontinenza urinaria,
e stata testata l’inalazione per 60 minuti di OE di
sclarea, di lavanda o di olio di mandorle dolci (controllo)
e il loro effetto sull’attività del sistema nervoso
autonomo, nello specifico su pressione arteriosa sistemica
e diastolica, frequenza cardiaca, frequenza
respiratoria e cortisone salivare.
Rispetto al gruppo controllo, i gruppi lavanda e sclarea
hanno mostrato una riduzione significativa della
frequenza respiratoria. Il gruppo sclarea ha mostrato
una riduzione significativa nella pressione arteriosa
sistolica rispetto al gruppo controllo e al gruppo lavanda,
una riduzione significativa nella pressione arteriosa
diastolica rispetto al gruppo lavanda, e una
riduzione significativa nella frequenza respiratoria
rispetto al gruppo controllo.
Nel gruppo lavanda e invece aumentata la pressione arteriosa sistolica e diastolica rispetto al controllo.
Le conclusioni sono che l’inalazione di OE di sclarea
puo indurre rilassamento in donne con incontinenza
urinaria e che devono essere soggette a una valutazione
urodinamica (Seol et al. 2013).
In uno studio randomizzato in doppio cieco controllato
con placebo, 132 donne volontarie di eta compresa
tra i 24 e i 55 anni, sono state testate per valutare
l’efficacia di alcuni oli essenziali nella riduzione dello
stress e nel miglioramento della qualita del sonno
e della vita. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi
trattati per 4 settimane:
• gruppo placebo (acqua distillata),
• gruppo OE di lavanda (Lavandula angustifolia)
• gruppo miscela di OE (rapporto 1:1:1 tra L. angustifolia,
Salvia sclarea, e Origanum majorana)
• digitopressione.
I gruppi sperimentali hanno mostrato tutti un miglioramento
di qualita del sonno e della vita rispetto al
placebo, ma nel gruppo che ha assunto la miscela di
OE c’e stato un duplice vantaggio rispetto all’OE di
lavanda e alla digitopressione, rispettivamente, qualita
della vita e qualita del sonno. Purtroppo, il fatto
che l’OE di sclarea sia stato utilizzato solo in miscela
e mai da solo non permette di trarre conclusioni forti
rispetto all’efficacia dell’OE (Kaoet al. 2017).
Linalolo e acetato di linalile
Nonostante gli studi sugli effetti sul SNC della sclarea
siano pochi e di qualità bassa, vale la pena ricordare
che linalolo e l’acetato di linalile, i due principali
composti dell’OE, sono anche i composti principali dell’OE di lavanda, e che esiste una letteratura clinica
importante sull’attività ansiolitica dei due composti.
In effetti le ultime metanalisi sulll’OE di lavanda ci
informano che l’inalazione dell’OE di lavanda puo ridurre
in maniera significativa i livelli di ansia, di ansia
di stato (risposta ansiosa fisiologica) e di ansia di
tratto (stato stabile di ansia e di paura) (Donelli et
al. 2019), mentre ci sono dati piu ambigui sugli effetti
sulla pressione arteriosa, con una metanalisi che non
ha rilevato effetti sulla pressione arteriosa sistolica come
correlato fisiologico dell’ansia (Donelli et al. 2019),
e un’altra che invece li ha riscontrati, insieme a riduzione
di frequenza cardiaca e livelli salivari di cortisolo
(Kang et al. 2019).
Anche se i meccanismi d’azione non sono ancora stati
chiariti completamente, si ritiene che i siti d’azione
piu importanti siano, per il linalolo, il sistema glutamatergico
(recettori NMDA, adenilato ciclasi, GTP),
il sistema gabaergico (recettori GABA-A), il sistema
serotoninergico (recettori 5HT1A pre- e post-sinaptici),
il sistema monoaminergico (MAO-A, SERT, ERK),
canali calcio voltaggio dipendenti (VOCCs). Dagli studi
sull’OE in toto a dosaggi rilevanti per l’uso umano,
i meccanismi piu probabili sono quelli dei VOCCs,
mentre a questi dosaggi i meccanismi gabaergici,
monoaminergici sembrano inattivi.
Sembra quindi probabile, benchè da accertare, che
l’OE di sclarea possa avere attività ansiolitiche comparabili
a quelle della lavanda.

fiori d’arancio

utilizzato per il controllo delle
manifestazioni acute e croniche dell’ansia, associata
alla depressione e rassegnazione, soprattutto nelle
forme conseguenti a pregressi traumi psichici, emozioni
negative, stress intenso, preoccupazioni e idee
negative persistenti, malattie gravi, perdita di un affetto.
Sono particolarmente efficaci per la loro attività
decontratturante muscolare. I Fiori d’arancio vengono
anche utilizzati come complemento nel corso di
trattamenti psicoterapici. Utili anche nell’ansia e nello
stato di agitazione in età pediatrica e nelle manifestazioni
ansiose nei periodi di cambiamento (pubertà,
menopausa).

magnesio

aumenta la capacità
di adattamento allo stress (‘minerale della calma’).
La liberazione di adrenalina in condizioni di stress ne
accelera notevolmente l’eliminazione.

cardo mariano

contiene
nei suoi frutti violacei un pool di sostanze che hanno
una potenzialità d’azione anche in altri campi di
utilizzo, inclusa la ‘medicina della psiche’. I meccanismi
d’azione della silimarina che interessano la sfera
neuro-psichica sono differenti: protezione del danno
neuronale alle cellule dopaminergiche (Kaur, 2011);
aumento della produzione della prolattina dimostrato
in vivo su cavie (Capasso, 2014); aumento della
concentrazione cerebrale della serotonina e stimolo
delle altre monoamine per effetto ipotizzato di inibizione
del reuptake della serotonina e inibizione della
mono amino ossidasi (l’enzima di degradazione delle
monoamine) dimostrati in vitro (Sarris, 2013); ge stione della disregolazione delle vie serotoninergiche
e glutamminergiche presente nel disturbo ossessivo
compulsivo (Camfield, 2011).
La silimarina è stata utilizzata in alcuni studi clinici
su pazienti affetti da DOC (disturbo ossessivo compulsivo),
Jerome Sarris e Camfield li hanno tenuti in
considerazione nelle loro review sul tema. Tra gli studi
pubblicati in letteratura c’è anche un trial clinico iraniano
in doppio cieco che ha confrontato l’utilizzo di
un estratto di cardo mariano ad alta concentrazione
di silimarina con la fluoxetina, farmaco inibitore selettivo
della serotonina, utilizzato convenzionalmente
nella psicofarmacologia del DOC. I 35 pazienti coinvolti
con diagnosi di DOC, definita secondo il Manuale
di psichiatria americano (DSM-IV), hanno
compilato il test di valutazione
Y-BOCS (Yale-Brown Obsessive
Compulsive Scale) che serve
a monitorare i sintomi pre
e post trattamento. I pazienti
hanno ricevuto in
maniera randomizzata
silimarina da
cardo mariano 3 volte al
dì, oppure fluoxetina
3 volte al dì per 8
settimane. Il grado riportato
nella Y-BOCS all’inizio era
molto elevato – 41- e alla fine
del trattamento il risultato della
scala di valutazione per i pazienti che
avevano assunto fluoxetina era 17 e per quelli
che avevano assunto silimarina era 20. Gli autori
concludono che la differenza di efficacia tra fluoxetina
e silimarina non è significativa e quindi entrambe
si sono dimostrate di pari utilità terapeutica nella
gestione della sintomatologia da disturbo ossessivo
compulsivo (Sayyah, 2010).
Sarris propone come spiegazione dell’efficacia l’azione
sulla serotonina e sulla dopamina del cardo già dimostrate
in vitro. Tali risultati però non possono essere
il fondamento per strutturare un piano terapeutico
efficace e sicuro per il trattamento dei pazienti
affetti da DOC, ma sono un valido spunto per la prosecuzione
della ricerca clinica (Sarris 2013, Camfield,
2011). Negli altri disturbi dell’umore e nell’ansia il cardo
mariano è oggetto solo di pochi studi preclinici,
di cui i più recenti sono stati pubblicati nel 2017 e nel
2019 rispettivamente sulle riviste Physiology and
Behaviour e Planta Medica. L’équipe di ricercatori
cino-giapponese dopo la somministrazione della silibinina,
uno dei flavolignani presenti nella silimarina,
ha riscontrato il miglioramento dei parametri di
ansia e depressione nei ratti ai quali è stata indotta
una sindrome parkinsoniana. Insieme alla regolazione
del comportamento nelle cavie da laboratorio si è
vista anche una protezione delle cellule ippocampali
dal danno dell’alfa amiloide e dall’autofagia tramite
interazione con la via molecolare del BDNF, il fattore
neurotrofico cerebrale (Song, 2017).
La silimarina previene il deficit di memoria, l’ansia e
i sintomi depressivi nei ratti con disturbo post traumatico
da stress. Questo è il titolo dell’articolo dell’equipe
di ricercatori statunitensi e giordani che suggerisce
un potenziale utilizzo dell’estratto del cardo
mariano nella gestione di questa importante condizione
(El-Elimat, 2019).
A livello neurofarmacologico le molecole presenti nel
fitocomplesso di Silybum marianum agiscono su serotonina,
prolattina e altre monoamine.
Gli studi clinici dimostrano una potenziale azione su
ansia, depressione e DOC. Le indicazioni delle medicine
tradizionali ci parlano di un’azione purificatrice
del fuoco del fegato (connesso al trattenimento della
rabbia) e di sostegno dell’emotività (Sangiorgi, 2007)

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Costruiamo qualcosa insieme.


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