n 13

Nell’invecchiamento si osserva un rallentamento della microcircolazione locale dovuto principalmente al danneggiamento della parete vasale dei capillari sanguigni con conseguenti riduzione dell’apporto di sostanze nutritive e accumulo di tossine e di prodotti di scarto del metabolismo cellulare. Una funzionalità parziale del microcircolo (e quindi una non ottimale ossigenazione sanguigna) si traduce in stanchezza cronica, esigua capacità di attenzione e di concentrazione e scarsa memoria. L’insufficienza venoso-linfatica dipende da un difficoltoso ritorno venoso caratterizzato da edema (linfedema), senso di pesantezza e tensione muscolare e crampi (notturni). Fattori rilevanti nella genesi di tale patologia sono la predisposizione genetica familiare (debolezza congenita della parete venosa), la gravidanza, l’uso dei contraccettivi orali, la stipsi e la sedentarietà. Possono entrarvi in gioco elementi favorenti quali fonti di calore (che provocano la vasodilatazione), il tipo di professione (lavori svolti in piedi e spesso in ambienti troppo riscaldati), tabagismo, sovrappeso, alimentazione errata, abbigliamento (si consiglia di prediligere abiti comodi e calze elastiche che aiutano a spingere il sangue dal basso verso l’alto scongiurando i ristagni nelle vene e di non indossare pantaloni troppo aderenti, corsetti elastici e tutto ciò che stringe gli arti inferiori e la pancia, come le cinture, e scarpe con le punte strette e con i tacchi troppo alti o bassi, sono consentiti quelli di 3-4 centimetri a base larga). La prima cura è nella dieta: limitare o meglio evitare caffè, alcolici, carboidrati semplici e proteine animali può concorrere a combattere la comparsa di vasodilatazione, crampi e prurito, mentre l’assunzione di frutta e verdura fresca, oltre al benefico contributo di fibre che aiuterà a regolarizzare l’intestino, potrà migliorare il tono vascolare grazie ai minerali, vitamine e flavonoidi in esse contenuti. Risulta inoltre molto importante agire il più precocemente possibile: si è visto, infatti, che l’espansione della vena, una volta instaurata, progredisce lentamente ma inesorabilmente. Non è possibile intervenire sui fattori ereditari, si possono però correggere efficacemente le varie condizioni facilitanti, iniziando a mangiare cibi che sono capaci di ottimizzare la circolazione venosa e a praticare un regolare esercizio fisico. Nel caso delle emorroidi, valutando i probabili elementi che ne agevolano la comparsa, emerge in primis come siano rappresentati da ogni incremento della pressione intra-addominale, generato dallo sforzo persistente nella defecazione (stipsi cronica) e da qualsiasi malattia che induca l’aumento della pressione portale; contribuiscono al loro insorgere anche gli eccessi alimentari. Le vene varicose e il gonfiore sono disturbi legati alla patologia circolatoria delle gambe, problema che colpisce molte donne e caratterizzato da ingrossamento, formicolii, dolori, crampi ai polpacci e alle caviglie, fino alla comparsa di capillari e di varici. Si può fare però molto a livello di prevenzione, variando il regime nutrizionale per assicurare al nostro organismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno per svolgere le proprie funzioni. È raccomandabile anzitutto una riduzione del consumo di sale che favorisce la ritenzione idrica, il gonfiore e la dilatazione delle vene. Una delle misure più semplici per regolare il suo introito consiste nel sostituirlo con spezie (cannella, noce moscata ecc.), limone, aceto, piante aromatiche (origano, timo, rosmarino, salvia, ecc.), che agiscono come esaltatori di sapidità. Tra queste ultime si segnala in particolare il Dragoncello, conosciuto anche come “il sale dei poveri”, molto usato per la sua proprietà di insaporire le pietanze. Sono da evitare cibi in scatola, insaccati, formaggi e in generale prodotti troppo salati e da non consumare abitualmente e in eccesso quelli ricchi di grassi (specialmente animali) e pieni di zuccheri come i dolci e le bibite. Si devono preferire gli alimenti che contengono acidi grassi polinsaturi, da cui si formano alcune molecole importanti come gli Omega-3 e gli Omega-9, più attivi sulla circolazione arteriosa (presenti nel pesce, nella frutta secca, nell’olio di oliva, ecc.). È consentito inoltre passeggiare, andare in bicicletta, praticare golf, nuoto, acqua fitness e acqua walking, mentre sono sconsigliati gli sport statici che aumentano la pressione intra-addominale ed espongono al rischio di traumatismi, come sollevamento pesi, canottaggio e bowling; bisogna prestare cautela nel giocare a calcio e tennis e nel fare sci. Se si è costretti a rimanere a lungo seduti per lavoro, può essere utile seguire un corso di ginnastica posturale. Si raccomanda di non tenere le gambe incrociate e penzoloni, ma di appoggiarle a terra. Quando si è sdraiati sul letto, è importante posizionare un cuscino sotto il ginocchio e non sotto i piedi per scongiurare che si stiri la vena poplitea, cosa che ostacolerebbe il ritorno venoso. Al mare si può camminare a lungo dentro l’acqua, immersi fino al bacino, nuotare, esporre le gambe al sole e fare sabbiature e passeggiate sulla battigia. Ciò che infatti fa gonfiare le gambe non è il sole ma il calore, per migliorare questo disturbo ci si deve aiutare con docce di acqua fredda e massaggi con gel rinfrescanti. In montagna è possibile dedicarsi a lunghe camminate e andare in bicicletta. Durante lunghi viaggi in aereo o in treno è necessario indossare una calza elastica e ogni tanto alzarsi per passeggiare nei corridoi. Alcuni tipi di acque termali sono particolarmente indicate per la cura dell’insufficienza venosa e linfatica cronica: acque salsobromoiodiche (disinibenti del gonfiore), sulfuree (antinfiammatorie), arsenicali-ferruginose (tonificanti, stimolanti e antistress) e solfato calciche (sollecitanti la contrattilità delle vene): è consigliato effettuare la terapia termale in due cicli annuali per almeno tre settimane consecutive. La cellulite, presente nella maggioranza delle donne, va considerata un’alterazione della funzionalità del sistema circolatorio periferico accompagnata da una modificazione del tessuto adiposo e come tale dovrebbe essere tenuta sotto controllo e quindi trattata durante tutto il corso dell’anno e non solo in estate. Per affrontare nel modo giusto una patologia così complessa è perciò indispensabile intervenire sulle sue singole componenti, analizzando e affrontando tutte le cause che hanno provocato la sua comparsa o aggravamento. Risultati concreti e duraturi vengono assicurati da una maggiore attività fisica, da una dieta corretta con microelementi specifici capaci di riattivare al meglio la circolazione, di ridurre l’infiammazione dei tessuti, di contrastare l’edema e il ristagno dei liquidi e di ripristinare la funzionalità dei tessuti. Si ricorda inoltre l’importanza di una buona nutrizione cutanea: una pelle elastica e idratata esercita una compressione valida che facilita lo scorrimento del sangue verso l’alto. Sarà opportuna l’applicazione quotidiana di creme, le quali siano in grado di esplicare un’attività vasculotropa, cioè di migliorare l’irrorazione sanguigna della cute ottimizzandone il trofismo e, grazie all’azione di normalizzazione della circolazione capillare (flavonoidi), di rafforzare il microcircolo. I fattori di rischio per la comparsa della cellulite sono: sovrappeso e obesità, alimentazione ricca di sale e cibi grassi, consumo eccessivo di alcool, tabagismo, inattività fisica e stress, mentre quelli protettivi da essa sono: mantenimento del peso forma, assunzione di frutta e verdura in abbondanza (antiossidanti), introduzione nella dieta di pesce (2-3 volte alla settimana per l’apporto di omega-3), astensione da alimenti troppo salati, limitazione nell’uso di alcool, regolazione dell’esercizio fisico e controllo delle cause di stress.
cute
apparato emuntorio
apparato mioarticolare
ipotensione, ipertensione arteriosa (lieve), ipercolesterolemia – ipertrigliceridemia, sindrome metabolica, insufficienza venosolinfatica e fragilità capillare, sindrome emorroidaria,
Cellulite, alterazione chimico fisica dei pannicoli adiposi sottocutanei, noduli cellulitici, gambe pesanti, gambe pesanti, gonfiore, pesantezza, dolori, prurito agli arti inferiori, circolazione periferica, emorroidi, pesantezza delle gambe, trofismo del microcircolo

amamelide

Foglia e corteccia presentano un’alta concentrazione in
tannini e proantocianidoli, grazie alla quale manifestano
attività astringenti, vasocostrittrici ed emostatiche.
Per uso interno la pianta viene prescritta in caso di
flebiti, varici ed emorroidi, dismenorrea e turbe della
menopausa in quanto limita lo stato congestizio, in particolare
a livello della pelvi. L’uso interno è limitato in
quanto la pianta presenta un elevato contenuto in tannino
e può provocare, pertanto, in soggetti ipersensibili
o per dosaggi elevati, irritazione a carico della mucosa
gastrica e stipsi; eventuali interazioni farmacologiche
sono dovute alla presenza dei tannini.
Viene impiegata anche per via esterna.
Commissione E del BfArM, Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) e European Scientific Cooperative on
Phytotherapy (ESCOP) riconoscono l’uso di Hamamelis
virginiana per trattare, a livello topico, le piccole ferite, le infiammazioni locali della pelle e delle mucose, le varici
e le emorroidi. Creme a base di Hamamelis virginiana,
e anche lozioni con le quali detergere la zona anale,
contribuiscono, infatti, ad alleviare la sintomatologia
locale. “Ci sono alcune evidenze cliniche che supportano
l’uso della pianta sottoforma di ungenti rettali per
trattare le emorroidi. Studi hanno trovato che unguenti
a base di Hamamelis riducono in modo significativo il
prurito, il sanguinamento, la sensazione di bruciore e
il dolore in zona ano-rettale.”

maliloto

E considerato uno specifico sintomatologico in caso di
insufficienza venosa cronica e stasi linfatica in quanto
contribuisce a migliorare il ritorno venoso e la circolazione
linfatica e puo contribuire a migliorare la fluidita
del sangue. Si tratta, quindi, di una pianta medicinale
ad azione antiedemigena, utile nel trattamento della
stasi venosa e nella prevenzione delle turbe della coagulazione.
Possiede, inoltre, proprieta diuretiche. La presenza di cumarine e flavonoidi rende la pianta
preziosa nelle turbe della circolazione venosa ed in particolare
nel trattamento coadiuvante delle tromboflebiti,
della sindrome post-tromboflebitica e nelle emorroidi.
Estratti di meliloto aumentano la resistenza capillare,
diminuiscono la permeabilita della parete vascolare,
migliorano il ritorno venoso e la circolazione linfatica
e manifestano attivita antiinfiammatoria e antiedematosa.
Avvertenze: Per la presenza di cumarine si consiglia
di prestare attenzione alla contemporanea assunzione
di anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici (possibile
potenziamento d’azione) cosi come all’assunzione di
salicilati. In gravidanza solo prescrizione medica e per
tempo limitato.
La presenza di cumarine e flavonoidi rende la pianta preziosa nelle turbe della circolazione
venosa ed in particolare nel trattamento delle tromboflebiti, della sindrome posttromboflebitica
e nelle emorroidi. Estratti di meliloto aumentano la resistenza capillare,
diminuiscono la permeabilità della parete vascolare, migliorano il ritorno venoso e la
circolazione linfatica e manifestano attività antiinfiammatoria ed antiedematosa Per la
presenza di cumarine si consiglia attenzione alla contemporanea assunzione di
anticoagulanti (possibile potenziamento d’azione) così come all’assunzione di salicilati

centella

La pianta è ampiamente usata per trattare i sintomi
dell’insufficienza venosa cronica (CVI). Trova utile indicazione
nelle patologie di natura circolatoria in quanto
si è dimostrata in grado di migliorare il trofismo vascolo-
connettivale, ripristinando col tempo l’equilibrio emodinamico
a livello del sistema micro-vasculo-tissutale
(azione vasculoprotettiva). Sono segnalate proprietà antiossidanti.
Centella è anche consigliata per sospensione
orale per alleviare l’ansia e nei disordini cognitivi.
L’utilizzo più diffuso della Centella è il miglioramento
del processo cicatriziale delle ferite cutanee, soprattutto
quando connesse a una patologia di origine vascolare.
Il miglioramento del trofismo vascolo-connettivale
è stato dimostrato nelle piaghe chirurgiche,
ustioni leggere e nelle ulcere venose. L’efficacia è stata dimostrata nelle applicazioni topiche e anche nella
somministrazione dell’estratto secco titolato nei suoi derivati triterpenici (FTTCA) (Sangiorgi et al.,
2007). Gli studi ai quali i testi e le review fanno riferimento
sono datati e non è facile trovare in letteratura
ricerche scientifiche recenti di buona qualità, come
si può desumere da una completa review del 2010 reperibile
in open access (Gohil KJ, 2010).
Sistema circolatorio e linfatico
La centella viene impiegata sia a livello topico che per
uso interno nell’insufficienza venosa e linfatica. Il suo
effetto riscontrato è di riduzione della dilatazione delle
vene e dello stato edematoso (Sangiorgi et al., 2007).
Tali risultati sono stati confermati anche in una review
dedicata all’utilizzo della centella nell’insufficienza venosa,
i risultati sono comunque da confermare con altre
ricerche di migliore qualità (Chong NJ, 2013). Firenzuoli,
riportando due studi degli anni ‘90 (Cesarone 1994,
Sunilkumar 1998), ne consiglia l’utilizzo nell’insufficienza
venosa cronica idiopatica o secondaria e nelle complicanze
delle varici, soprattutto negli stati prevaricosi
(pesantezza, edema ortostatico, flebodinia, crampi, prurito)
(Firenzuoli, 2009). Altra indicazione viene segnalata
da una review datata sull’utilizzo della pianta nella
patologia emorroidaria (MacKay D., 2001). Altri dati di
piccoli studi non confermati riportano il possibile utilizzo
della pianta anche nella microangiopatia diabetica e
nella sclerodermia (Campanini, 2012).
Si caratterizza per l’azione di riequilibrio a livello del
tessuto connettivo e si e dimostrata in grado di migliorare
il tono della parete venosa. Contribuisce al rafforzamento
della parete vascolare grazie all’aumento della
resistenza e del tono vascolare. La pianta agisce aumentando
l’elasticita delle vene e ne riduce la dilatazione
e affianca a queste proprieta un’azione antiflogistica.
“Centella e ora principalmente impiegata per i sintomi
dell’insufficienza venosa cronica (CVI) incluso le vene
varicose, le ulcere varicose, microangiopatie diabetiche
e da volo aereo”. Risulta efficace anche in caso
di cellulite. Da non dimenticare l’azione blandamente
ansiolitica e di miglioramento delle funzioni cognitive

rusco

Le neoruscogenine presenti nel fitocomplesso contribuiscono
ad assicurare una marcata azione flebotonica e
vasocostrittrice, con decongestione dei noduli emorroidali.
Tale attivita risulterebbe superiore a quella svolta
dall’Ippocastano. Le sue preparazioni risultano efficaci
per alleviare il prurito e il bruciore a livello emorroidario.
La pianta riduce la permeabilità vascolare e manifesta
un’attività vasocostrittrice; e indicata come venotonico
per contrastare le turbe venose indotte dal calore
(in estate, ad esempio) e per migliorare la contrattilità
dei vasi linfatici periferici (aumento sistema pompaggio
linfatico). E segnalata anche una spiccata attività
diuretica. Il Rusco e consigliato anche in caso di insufficienza
venosa associata ad edema e cellulite. La
Commissione E, inoltre, ne riconosce l’efficacia per alleviare
i sintomi associati alla patologia emorroidaria.
La Commissione E del BfArM ne riconosce l’efficacia
per alleviare i sintomi associati alla patologia emorroidaria.
Con il suo impiego si assiste alla decongestione
dei noduli emorroidali infiammati che si “sgonfiano”
arrecando al paziente un senso di sollievo soggettivo. proprietà venotoniche, antiinfiammatorie ed astringenti che ne fanno un rimedio d’eccellenza nel trattamento di emorroidi e varici mediante preparati impiegati sia per via interna che topica. Viene segnalato che la pianta agisce efficacemente nelle sindromi anorettali e in particolare nelle emorroidi ove si assiste alla decongestione dei noduli emorroidali infiammati che si “sgonfiano” arrecando al paziente un senso di sollievo soggettivo. Tale attività è sostenuta dai saponosidi (ruscogenina e neoruscogenina).L’attività dei saponosidi, che sono effettivamente assorbiti se somministrati per os, sarebbe in parte legata al loro effetto stimolante a livello dei recettori α-adrenergici della cellula liscia della parete venosa (Bruneton,2009). A questa attività si associa l’azione antiinfiammatoria e antiedemigena sostenuta dai saponosid. Numerose sono ormai le osservazioni cliniche che mettono in evidenza le proprietà vascoloprotettrici e venotoniche di dosi elevate di rusco e che sottolineano l’efficacia nel migliorare la sintomatologia funzionale legata all’insufficienza venosa e alla crisi emorroidaria (Bruneton, 2009). Il pungitopo, pertanto, può essere associato ad altre piante a tropismo vascolare (Meliloto, Ippocastano, Hamamelis, Vite rossa ecc.) e risulta efficace nel trattamento delle turbe funzionali dell’insufficienza veno-linfatica (gambe pesanti, parestesie, crampi…), nella sindrome premestruale, nella contraccezione orale e durante la gravidanza. Sembra sia efficace anche nelle turbe della circolazione retinica. La pianta era nota da tempo, ma per l’azione diuretica ed ipotensivante. 
La pianta possiede, tra l’altro, una spiccata attivita diuretica,
per cui risulta essere particolarmente indicata
nel soggetto in sovrappeso, pletorico, che presenta problemi
di ritenzioni idrica, edemi, emorroidi e insufficienza
venosa agli arti inferiori.
Le neoruscogenine contribuiscono ad assicurare una marcata azione flebotonica e vasocostrittrice, superiore a
quella dell’Ippocastano. Il Rusco, o Pungitopo possiede, tra l’altro, una spiccata attività
diuretica, per cui risulta essere particolarmente indicato nel soggetto in sovrappeso,
pletorico, che presenta problemi di ritenzioni idrica, edemi, emorroidi ed insufficienza venosa
agli arti inferiori

vitis vinifera

Tradizionalmente gli estratti ottenuti dalle foglie della
vite rossa sono usati sia per OS che per uso topico. La
pianta manifesta un’azione benefica in caso di fragilita
capillare. Nel fitocomplesso, infatti, sono presenti
antociani responsabili dell’azione vitaminico P-simile
della pianta, attivita caratterizzata da modulazione della
permeabilita e resistenza capillare. Segnalate anche
un’azione antinfiammatoria e antiossidante. sono ricche in antociani, oligo-proantocianidine
(OPC) e flavonoidi ad azione antiossidante e
vaso protettiva. Favoriscono l’elasticita cutanea grazie
ad un’azione stabilizzante su collagene ed elastina. I
suoi preparati determinano, pertanto, un’azione benefica
sulla microcircolazione e sono indicati nel trattamento
della fragilità capillare

achillea

Pianta ad azione emmenagoga, è indicata nelle mestruazioni dolorose e negli spasmi a
carico del tratto gastrointestinale. I preparati ottenuti da questa pianta presentano una
netta azione antiflogistica e proprietà spasmolitiche (azulene, flavonoidi). Il suo uso è
confermato dalla Commissione E del BfArM.

ippocastano

L’estratto di ippocastano migliora il tono venoso grazie
all’azione venotonica e all’aumento della contrattilita
venosa. Assicura, inoltre, una notevole proprieta vasoprotettiva
e antinfiammatoria. Aesculus hippocastanum,
oltre ad attivare la circolazione sanguigna e favorire il
ritorno venoso, presenta un’importante azione antiflogistica
e antiedemigena: agisce, infatti, nella fase iniziale dell’infiammazione opponendosi alla formazione dell’edema
(azione antiessudativa) e normalizzando la permeabilità
della parete vascolare che la flogosi ha aumentato.
L’esculoside (glucoside cumarinico), componente
del fitocomplesso e potente inibitore della lipossigenasi
e ciclossigenasi, svolge, oltre a un’attività antiflogistica,
un’azione analgesica. Aesculus hippocastanum è da
sempre utilizzato per trattare i sintomi dell’insufficienza
venosa cronica (CVI). E utile in tutte le affezioni derivanti da stasi venosa
(gambe gonfie, varici, flebiti, emorroidi) grazie alle proprietà
vasoprotettrici ed antiedemigene. Commissione E della Sanita tedesca, ESCOP e OMS ne riconoscono
l’efficacia in questo ambito. La sua somministrazione
contribuisce a prevenire, inoltre, i crampi notturni.
Una Cochrane review, che ha
valutato un’estratto di Ippocastano titolato in escina
versus placebo o il trattamento di riferimento, ha dimostrato
che l’estratto di Ippocastano risultava essere
sicuro ed efficace nel trattamento di pazienti affetti da
CVI per quanto riguarda dolore alle gambe, prurito ed
edema e determinava diminuzione Aesculus della circonferenza alla caviglia e al polpaccio.
numerosi sono ormai gli studi che confermano l’azione antiflogistica, antiedemigena e vitaminoP-simile (diminuzione della permeabilità e della fragilità capillare): l’Ippocastano attiva infatti la circolazione sanguigna e favorisce il ritorno venoso. Aesculus oltre ad attivare la circolazione sanguigna e favorire il ritorno venoso presenta
una importante azione antiflogistica e antiedemigena: agisce , infatti, nella fase iniziale
dell’infiammazione opponendosi alla formazione dell’edema (azione antiessudativa) e
normalizzando la permeabilità della parete vascolare che la flogosi ha aumentato.
L’esculoside (glucoside cumarinico), componente del fitocomplesso e potente inibitore della
lipossigenasi e ciclossigenasi, svolge, oltre ad un’attività antiflogistica, un’azione analgesica. Con la somministrazione giornaliera di Ippocastano è stata dimostrata una riduzione dell’attività degli enzimi responsabili della degradazione dei proteoglicani. Viene ad essere così assicurata la coesione della parete vascolare: nei soggetti portatori di varici la concentrazione di tali enzimi (di origine lisosomiale) è assai aumentata. L’escina (vale a dire le saponine totali), oltre ad aumentare il tono venoso, è dotata di spiccata attività antiinfiammatoria: agisce nella fase iniziale dell’infiammazione opponendosi alla formazione dell’edema (azione antiessudativa) e normalizza la permeabilità della parete vascolare che la flogosi ha aumentato. L’esculoside (glucoside cumarinico) altro componente del fitocomplesso, potente inibitore della lipossigenasi e ciclossigenasi, svolge attività antiflogistica ed analgesica.

mirtillo nero

La ricchezza in antociani dei frutti del Mirtillo nero ne
determina la spiccata attività angioprotettrice. Gli antociani
dimostrano, infatti, un’attività vasoprotettrice
e antiedemigena costante. Sono in grado di proteggere,
inoltre, le pareti vasali dai danni indotti da un’alimentazione
iperlipidica (Della Loggia, 1993).
Vasoprotettore e antiossidante. Spiccata attività angioprotettrice. Grazie alla concentrazione in tannino il frutto essiccato risulta essere un blando astringente
e in virtù delle proprietà astringenti, antimicrobiche e adsorbenti è utile nelle forme
diarroiche, in particolare del bambino e dell’anziano. Da ricordare, invece, che il frutto
fresco manifesta proprietà lassative. Protezione delle pareti vasali dai danni indotti dallo stato flogistico. Preparati a base di Mirtillo possono essere impiegati nel trattamento coadiuvante
della cataratta e del glaucoma.. Protezione delle pareti vasali dai danni indotti da un’alimentazione  iperlipidica. I frutti sono utilizzati in terapia come antidiarroici e antimicrobici e nel trattamento della dispepsia cronica fermentativa: nel fitocomplesso sono presenti, infatti, oltre agli antociani (azione vasculoprotettiva), tannini ad azione astringente e antisettica. Risultano, pertanto, indicati nelle forme ad impronta diarroica.

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Costruiamo qualcosa insieme.


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