Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
La somministrazione di antibioticoterapia (anche quando pienamente giustificata dal punto di vista medico) determina un calo delle difese immunitarie che può durare svariate settimane dopo la fine del trattamento: questo spiega il susseguirsi di forme influenzali che si presentano in modo recidivante per tutto l’inverno, soprattutto quelle antibiotico-resistenti. La prima linea da scegliere è uno stile di vita salutare per contribuire a ridurre la durata e i sintomi delle infezioni virali. Ogni componente dell’organismo, sistema immunitario incluso, contrasta meglio gli attacchi dall’esterno se non viene stressato e mantenuto in equilibrio grazie ad alcune regole: evitare di fumare, seguire una dieta (ricca di frutta, verdure, ortaggi, erbe aromatiche, legumi, cereali integrali e povera di grassi saturi), praticare esercizio fisico regolarmente, tenere la pressione sanguigna sotto controllo, assumere bevande alcoliche con molta moderazione, dormire a sufficienza, seguire regole di prevenzione dalle malattie infettive (lavare spesso le mani), effettuare gli abituali controlli medici previsti (a seconda dell’età o categoria di rischio). L’antibiotico-resistenza è un fenomeno in gran parte naturale perché basato sulla capacità dei batteri di adattarsi a condizioni sfavorevoli (come appunto la terapia antibiotica). È dimostrato comunque che un trattamento antibiotico ad ampio spettro comporta una deviazione dello sviluppo, un impoverimento del microbiota e il manifestarsi di diarrea (anche se gli individui reagiscono in maniera differente agli stessi antibiotici). Ci sono cibi in grado di limitare la virulenza batterica, come la capsaicina (un alcaloide contenuto nel peperoncino). La cosa interessante è che vari alimenti hanno un’attività battericida diversa dagli antibiotici e provocano un’interferenza: questi ultimi possono sovrapporsi con dei meccanismi fondamentali per la cellula batterica verso cui i batteri si difendono con le loro armi, ripristinando altri geni e trovando delle vie per sopravvivere; certi fitocomplessi agiscono invece disgregando gli involucri batterici senza portare alla resistenza. Alcuni fitocomposti possono inoltre agire in sinergia con gli antibiotici e questo vuol dire che utilizzando quantità minime di antibiotico (anche cento volte inferiore), associate a componenti di oli essenziali o di altri fitocomposti, si raggiunge l’obiettivo di eliminare i batteri. Questa sinergia potrebbe essere sfruttata per ridurre la quantità e la frequenza di applicazione degli antibiotici, riducendo il rischio di antibiotico-resistenza. |
apparato emuntorio apparato respiratorio |
naso chiuso, tosse, funzionalità delle prime vie respiratorie, raffreddore, influenza, infezioni recidivanti delle vie aeree, dolori articolari/muscolari, sinusiti, riniti, laringiti, faringiti, secrezioni nasali, mal di gola, virus , batteri, bronchite cronica, infezione batterica, infezioni intestinali virali, batteriche, micotiche |
tea tree oil
L’attività antivirale delle sostanze presenti nell’OE è stata testata contro il virus della poliomielite di tipo 1, ECHO 9, Coxsackie B1, adeno di tipo 2, herpes simplex (HSV) di tipo 1 e 2 del 50% di riduzione della placca. Il saggio del virus antinfluenza si basava sull’ inibizione della citopatogenicità indotta da virus (Garozzo, 2009). I risultati ottenuti dallo screening hanno dimostrato che la TTO e alcuni dei suoi componenti (il terpinen-4-olo, il terpinolene, l’a-terpineolo) hanno un effetto inibitorio sul virus dell’influenza A ⁄PR⁄8 sottotipo H1N1 replicazione a dosi inferiori alla dose citotossica. I suoi dati mostrano che il TTO ha un’attività antivirale contro l’influenza A ⁄PR ⁄8 sottotipo di virus H1N1 e che l’attività antivirale è stata principalmente attribuita al terpinen- 4-olo, il principale componente attivo, con il concorso degli altri. Infatti, testato il TTO e alcuni dei suoi componenti, è stato scoperto che il TTO aveva un effetto inibitorio sull’influenza replicazione del virus a dosi inferiori alla dose citotossica. Uno studio successivo dello stesso gruppo di ricercatori dell’Università di Catania (Garozzo, 2010), ha esaminato il meccanismo d’azione del TTO e dei suoi componenti attivi contro il sottotipo H1N1 del virus dell’influenza A/PR/8 nelle cellule MDCK, mostrando che la replicazione virale era significativamente inibita se il TTO veniva aggiunto entro 2 ore dall’infezione, indicando un’interferenza con una fase iniziale del ciclo replicativo virale del virus dell’influenza. Ipotizzabile l’uso sempre per contatto, non per via sistemica. |
aglio
Secondo l’OMS può essere utile nel trattamento dell’ipertensione di tipo lieve e, unitamente alle misure dietetiche, nel trattamento dell’ipercolesterolemia, nell’ipertrigliceridemia e nella prevenzione delle patologie vascolari associate all’invecchiamento (aterosclerosi). Viene riportato anche un blando effetto ipoglicemizzante. Sono segnalate modiche proprietà antiaggreganti piastriniche e fibrinolitiche. La principale indicazione terapeutica riguarda il trattamento coadiuvante dell’ipertensione di grado lieve e dell’ipercolesterolemia. Commissione E del BfArM, ESCOP e OMS riconoscono l’uso dell’aglio, unitamente alle misure dietetiche, nel trattamento dell’ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia e nella prevenzione delle patologie vascolari (aterosclerosi) associate all’invecchiamento. L’American Heart Association ha incluso l’aglio nella lista degli alimenti che hanno un effetto cardioprotettore |
aloe
L’Aloe contiene inoltre principi attivi con proprietà antinfiammatoria, antidolorifica, ma anche antimicrobica ed antimicotica. I polisaccaridi del gel contribuiscono a regolare l’acidità dello stomaco ed hanno un’azione gastro-protettiva giacché sono in grado di rivestire e proteggere le pareti dello stomaco. Influenzano la flora batterica intestinale limitando la proliferazione dei patogeni e riducendo i fenomeni putrefattivi. L’Aloe è definita “adattogeno” cioè in grado favorire le capacità di adattamento dell’organismo mediante un aumento delle resistenze aspecifiche e le difese dell’organismo nei confronti di eventi stressanti sufficientemente prolungati da portare alla soglia dell’esaurimento le capacità reattive, ripristinando il normale equilibrio dell’organismo. I principi attivi contenuti sono circa un centinaio. Delle sostanze note, accanto a quasi tutti gli aminoacidi essenziali, a molte vitamine, all’acido acetilsalicilico, alla Colina, e a diverse forme di lipidi, l’ Aloe contiene anche dei rari sali minerali: lo Zinco, il Manganese, il Ferro, il Cromo, il Magnesio, il Boro, il Selenio, con implicazioni importanti, quindi, per diverse patologie umane: tra queste, gran parte delle patologie degenerative, del ricambio, o da cause di carenza. Aloe è ricco di principi attivi con attività anticancro e con proprietà di radioprotezione come la Aloe-emodina, con nota attività antitumorale, e molti altri composti con proprietà antiossidanti. L’Aloe ha dimostrato di inibire la crescita di Streptococcus e Shigella (Arunkumar e Muthuselvam, 2009). È stato ipotizzato che Il principio attivo Aloe-emodina un attività antimicrobica diretta. Nello sportivo, facilita l’eliminazione di tossine e dei radicali liberi formati in eccesso durante l’attività sportiva, la corretta funzionalità cellulare, riducendo il senso di affaticamento ed un più veloce recupero, contribuendo al miglioramento della prestazione atletica. Responsabile dell’azione immunostimolante ed antivirale è l’acemannano, polisaccaride attivo localizzato sotto la scorza della foglia dell’aloe (soprattutto A. vera e barbadensis). Per garantire il giusto apporto di acemannano vanno preferiti gli estratti “integrali” della pianta e quindi il succo, ottenuto dall’intera foglia sminuzzata. L’acemannano, secondo gli studi finora condotti, avrebbe dimostrato la capacità di stimolare la produzione non solo di interferone, ma anche di interleuchine e fattore di necrosi tumorale, citochine prodotte normalmente dal sistema immunitario in risposta ai processi infiammatori conseguenti ad infezioni virali, batteriche e parassitarie (anche in presenza di alcune cellule tumorali). Tipica dell’acemannano sarebbe inoltre la capacità di inibire la replicazione virale e la diffusione dell’infezione. All’attività immunomodulante della pianta di aloe sarebbe collegata anche la sua potenziale azione antitumorale. Testata soprattutto in campo veterinario nel trattamento del fi brosarcoma del cane e del gatto, grazie al suo contenuto di acemannano, l’aloe sarebbe in grado di produrre un aumento delle necrosi nelle suddette forme tumorali, con allungamento della vita degli animali. Risultati incoraggianti sono stati ottenuti anche nel trattamento delle forme di leucemia felina. La somministrazione realizzata per via endovenosa, ma anche subcutanea con iniezione diretta localizzata nella zona colpita, non consente però di stabilire – almeno per il momento – con precisione la signifi catività dei test effettuati nell’uomo, soprattutto nel caso di un’assunzione per via orale. |
lavanda
l’attività antinfiammatoria e una certa attività antifungina, quella antimicrobica dell’OE quella forse più sfruttabile, sperimentalmente più studiata nei confronti di microorganismi aviari, come vari Stafilococchi, E. coli, P. aeruginosa, e S. typhi murium (Adaszyn ́ska, 2018). Spesso trascurato invece il Lavandino (Lavandula x intermedia Emeric ex Loisel), una piccola pianta aromatica arbustiforme, ottenuta come ibrido tra L. angustifolia e L. latifolia, coltivato a scopo ornamentale e per la produzione di oli essenziali per l’industria profumiera e farmaceutica. Diventa in questo contesto forse più interessante di L. angustifolia, per la presenza non indifferente di 1,8 cineolo (o eucaliptolo) che può raggiungere anche il 20% circa, e forse per questo dotato di un maggior spettro di attività antibatterica e antivirale. |
eucalipto
La Commissione E del BfArM riconosce alle foglie di Eucalipto un’azione secretolitica che facilita l’espettorazione e una interessante azione antibatterica. Le foglie di eucalipto presentano infatti un’importante azione espettorante, mucolitica, antisettica ed antinfiammatoria: tali proprietà rendono l’impiego della pianta particolarmente efficace nelle patologie bronco-polmonari e delle alte vie respiratorie (faringiti, sinusiti). Il ricco fitocomplesso rende ragione dell’efficacia terapeutica dell’eucalipto: l’olio essenziale stimola l’epitelio bronchiale ed agisce come antinfiammatorio grazie all’inibizione delle citochine e dell’acido arachidonico (eucaliptolo) e delle prostaglandine proflogogene. Presenta inoltre azione antibatterica, dimostrata in vitro. Dalle foglie dei rami adulti si ottiene per distillazione in corrente di vapore l’olio essenziale di Eucalipto (presente nella nostra Farmacopea) il cui uso per via interna è sconsigliato. Le foglie invece possono essere impiegate sotto forma di tisana o sciroppi. L’olio essenziale di Eucalipto in caso di sinusiti e di raffreddore riduce l’infiammazione e la congestione. Sempre per inalazione viene consigliato nelle affezioni bronchiali acute e benigne (azione bechica e balsamica). |
malva
effetti antimicrobici, antiossidanti, antidiabetici, antiasmatici, antinfiammatori e cicatrizzanti. Proprietà anti-complemento, sopprimono il rilascio dei mediatori pro-infiammatori PGE2 e PGD2 e posseggono spiccate proprietà antinfiammatorie, mostra anche proprietà antiossidanti e può distruggere l’H2O2 grazie alla sua attività catalasica. Riduzione dei livelli di perossidazione lipidica e le attività di superossido dismutasi, CAT e glutatione perossidasi renali in ratti avvelenati con vanadio. Numerosi studi hanno approfondito l’attività antimicrobica contro alcuni batteri. Benso e colleghi hanno mostrato l’attività dell’estratto e delle sue frazioni su cellule infettate da Aggregatibacter actinomycetemcomitans, batterio spesso associato a parodontite aggressiva. L’estratto ha mostrato un effetto antibatterico su A. actinomycetemcomitans. Secondo un recente studio, una antocianina sembra avere una grande attività batteriostatica su S. aureus ma non contro E. coli e A. niger. L’attività batteriostatica verso Staphylococcus aureus peraltro è aumentata con l’aumentare del contenuto di antociani. È stata riportata anche un’attività antibatterica contro Helicobacter pylori. Il malvone A, presente negli steli sembra essere l’ingrediente più attivo e responsabile del potenziale antimicrobico di questa pianta. Gli estratti e le frazioni hanno mostrato anche un’attività anti-HIV26. I risultati di numerosi studi confermano che, a causa del crescente tasso di resistenza acquisita dagli antibiotici, vi è un’enorme necessità di esplorare il potenziale dei composti attivi derivati dalla specie Malva. Non a caso, Razavi e colleghi rivelano che mostra attività antibatterica contro lo S. aureus resistente alla meticillina. |
agaricus blazei
Il fungo Agaricus blazei Murr possiede spiccate proprietà immunostimolanti e antitumorali. Le frazioni indicate come responsabili dell’attività del fungo comprendevano vari glucani, complessi polissacaride-proteina (ATOM), complessi RNA-proteine, e glucomannano. Molto utile nel ridurre l’obesità, riduce l’assorbimento dei lipidi e aumenta la concentrazione plasmatica di adiponectina del 20%, ormone proteico della famiglia delle citochine che modula il catabolismo dei grassi e che riduce la produzione di glucosio e l’apporto di grassi nel fegato. Favorendo l’aumento di concentrazione di adiponectina, risulta molto utile in caso di steatosi epatica e insulino-resistenza. Contiene anche elevate concentrazioni di tirosinasi,che permette all’organismo diprodurre coenzima Q10. Diminuisce l’insulino-resistenza aumentando la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina e, grazie all’effetto ipoglicemizzante, diminuisce la formazione di tessuto adiposo. Agaricus blazeii Aumenta l’attività cellule NK, produzione interferoni ed interleuchine, inoltre possiede attività Antivirale |
salvia
L’OE di sclarea ha mostrato attività antimicrobiche in vitro su Escherichia coli, Staphylococcus aureus e S. epidermis, e attività antifungine su Candida albicans. È anche attivo sul protozoo e Trichomonas vaginalis. I composti attivi sono stati identificati come linalolo, α-terpineolo e ossido di cariofillene. Sia lo sclareolo sia lo sclaerolide sono stati riconosciuti come inibitori dell’entrata del virus dell’Ebola (un filovirus) nelle cellule tramite il blocco del processo di fusione virale, ad EC50s di, rispettivamente, 2.4 μmol/ L e 8.0 μmol/L. Entrambi i composti si sono dimostrati attivi, in vitro, su tutti gli altri filovirus testati (Chen, Tang, Guo 2019). |
liquirizia
attività biologiche: mucolitica e sedativa della tosse, antinfiammatoria sistemica e al contempo antivirale. Potrebbe diventare importante per ridurre la flogosi cronica che si instaura dopo la tempesta citochimica del COVID, che può esitare in insufficienza respiratoria acuta o in postumi cronici di stampo fibrotico. Ridurre questa componente evolutiva, in particolare nei soggetti che hanno superato la fase acuta, significherebbe ridurre il rischio di fibrosi polmonare. Il meccanismo d’azione è stato dimostrato da numerosi modelli sperimentali in vivo e in vitro: la glicirrizzina, per idrolisi, libera l’acido glicirretico che inibisce la reduttasi epatica dei corticosteroidi e stimola direttamente la produzione di ormoni surrenalici. Questo porta al rallentamento del catabolismo dei corticosteroidi endogeni e all’aumento della concentrazione plasmatica di cortisolo e aldosterone. A tutto ciò si aggiunga l’altra attività farmacologica che emerge da studi in vitro e riguarda la sua azione contro numerosi virus, e non solo il virus delle epatiti di tipo B e C (per probabile stimolazione di produzione di Interferone) con effetto epatoprotettore; agisce inibendo l’attività citotossica delle cellule T nei confronti degli epatociti, riducendo il rischio di cancerizzazione in caso di virus C. Ci sono testi storici e letteratura scientifica recente sull’impiego di piante tradizionali cinesi, tra le quali primeggia la Liquirizia, nella prevenzione e trattamento della SARS e dell’influenza H1N1, e programmi di prevenzione dall’epidemia di COVID-19 con erbe tradizionali cinesi, attivati nel 2020 dalle autorità sanitarie in più regioni della Cina. Le prove della ricerca includono dati provenienti da studi clinici, di coorte e sulla popolazione con erbe cinesi per prevenire malattie respiratorie virali, comprese recenti metanalisi. Soumya Swaminathan, responsabile scientifico dell’OMS, afferma che i suoi team stanno facendo il punto sulle numerose evidenze della Cina, oltre a elaborare un piano per un protocollo di sperimentazione clinica in tutto il mondo. La Cina ha avviato le ricerche sui farmaci da includere nel piano generale dell’OMS e il Chinese Clinical Trial Registry, database di studi biomedici in Cina, elenca queste ricerche tra decine di altri studi controllati su terapie esistenti, procedure sperimentali e medicine tradizionali. Questi trattamenti hanno diverse prove a sostegno della loro efficacia. La Cina ha avviato studi per testare la clorochina, farmaco antimalarico che ha ucciso il nuovo coronavirus in colture cellulari. Quindici studi su formule tradizionali cinesi prevedono di arruolare oltre 2.000 persone e l’OMS sta lavorando con gli scienziati cinesi per standardizzare la progettazione di tutti gli studi. Già con l’esplodere della SARS si sviluppò la ricerca di composti antivirali e fu esaminata anche la glicirizzina su ceppi di coronavirus da pazienti. I positivi risultati in vitro dimostrarono che era tra le sostanze più attive nell’inibire la replicazione di virus quali HCV, HBV, HIV, EBV, influenza A, Dengue. Da febbraio 2020 la radice di Liquirizia entra, con altre erbe, in alcune preparazioni tradizionali inserite in programmi di prevenzione di COVID-19. |
niaouli
La parte officinale è rappresentata dalla foglia dalla quale si ricava per idrodistillazione l’essenza (Oleum Niaouli) ad attività germicida e balsamica. Questo olio, quando è purificato tramite trattamento all’ossido di piombo, è conosciuto anche con il nome di Gomenolo. L’olio essenziale di Niaouli rientra nella composizione di preparazioni oleose per via nasale, di linimenti e pomate utilizzate nel trattamento delle forme bronchiali. La monografia della Commissione E ne indica l’uso in caso di congestione delle vie respiratorie. I suoi principi assorbiti attraverso la pelle, ma anche inalati per evaporazione, esercitano, infatti, un’azione espettorante e antisettica. Nell’uso esterno, non si conoscono effetti secondari tossici. È opportuno, tuttavia, in bambini piccoli non prescrivere l’essenza per evitare fenomeni irritativi. Si ricorda che l’ olio essenziale di Cajeput, ottenuto per idrodistillazione dalle foglie di Melaleuca leucadendron L. viene impiegato, come antisettico dal buon potere germicida, nella formulazione di balsami e gocce nasali (non utilizzare prima dei tre anni). |
menta
Il mentolo, se applicato alla pelle e alle mucose, è rinfrescante e anestetico. Causa un’iniziale vasocostrizione seguita da una vasodilatazione pronunciata con effetto rubefacente, e causa un’anestesia locale leggera, in parte dovuta all’azione sui recettori del freddo. Le azioni anestetica e rubefacente dell’OE possono essere sfruttate per dolori muscolari o dolori in genere, fino alle cefalee muscolo-tensive. Clinica Uno studio in doppio cieco, randomizzato e in cross-over del 1995 ha indagato gli effetti dell’applicazione locale d’OE di menta piperita e d’eucalipto su mal di testa indotti artificialmente in 32 volontari sani. La conclusione è stata che l’olio essenziale di menta piperita causa il rilassamento del muscolo temporale durante il mal di testa, una riduzione dell’irritabilità emotiva, e riduzione del dolore valutata dal paziente, superiore al placebo e all’olio essenziale di eucalipto |
salvia e rosmarino
L’acido rosmarinico, un estere dell’acido caffeico, è comune nelle Labiate (rosmarino, salvia, timo, menta, melissa, origano). Per le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antibatteriche è indicato nelle infezioni dell’epidermide; presenta inoltre un buon assorbimento percutaneo, una buona distribuzione nei tessuti e una buona biodisponibilità, che lo rendono adatto alla somministrazione transdermica. È efficace anche nelle infiammazioni della mucosa orale e nel ridurre l’accumulo della placca. I più abbondanti antiossidanti del rosmarino, ma anche della salvia, sono l’acido carnosico e il suo derivato ossigenato carnosolo. Nello specifico carnosolo e acido carnosico svolgono un’azione antiossidante e antinfiammatoria cortisonesimile, soprattutto riguardo all’eritema solare. In tal caso l’azione antiossidante dimostrata dal carnosolo è superiore a quella della vit. E , mentre l’attività antiossidante dell’estratto di rosmarino è risultata inferiore a quella della vit. C, ma superiore a quella della vit. A . L’acido ursolico e i suoi sali alcalini (ursolati di potassio e di sodio) erano usati in passato come agenti emulsionanti nell’industria farmaceutica, cosmetica e nelle preparazioni alimentari. Recentemente l’acido ursolico è stato confermato quale attivo, sia per uso topico che interno, con proprietà antinfiammatorie (topiche e orali) e antimicrobiche, che lo rendono utile in applicazioni cosmetiche. Le proprietà antisettiche di rosmarino e salvia sono dovute alla presenza di un elevato contenuto in polifenoli, oltre che di terpeni e oli essenziali, i quali nel complesso sono responsabili della funzione dermopurificante. La presenza di fitosteroli ad azione simil-estrogenica conferisce alla salvia proprietà anti-idrotiche o antidiaforetiche (inibizione della traspirazione). Grazie alla presenza di flavonoidi sia il rosmarino che la salvia possiedono proprietà antinfiammatorie e antiossidanti utili per contrastare l’invecchiamento causato dai radicali liberi. In altre parole la presenza di tannini, acidi fenolici, flavonoidi permette di svolgere un’attività scavenger dei radicali liberi (funzione antiossidante) utile per prevenire i danni del cronoaging e del photoaging |
reishi
un rimedio in grado di ripristinare l’equilibrio dell’organismo migliorando la resistenza alle malattie: oltre a possedere proprietà antinfiammatorie, aiuta a regolarizzare e a modulare il sistema immunitario, inoltre agisce sul sistema nervoso e svolge una naturale azione calmante contribuendo a migliorare la capacità di gestire lo stress psicofisico, agisce sul sistema nervoso e sul rilascio di endorfine endogene. Il fungo è in grado di inibire l’azione dell’enzima di conversione dell’angiotensina, suggerendone un alto potenziale nel ridurre la pressione sanguigna. Il reishi ha proprietà antinfiammatorie, indispensabile in caso di obesità,modulando l’azione del sistema immunitario, l’aggregazione piastrinica, favorendo la circolazione sanguigna e riducendo il livello di trigliceridi nel sangue. combattere l’allergia da polline perché limita la produzione di istamina, ottimizzando la respirazione cellulare e favorendo la funzionalità epatica. diversi componenti del fungo sono in grado di migliorare la proliferazione e la maturazione dei linfociti T e B, cellule mononucleate della milza, cellule NK e cellule dendritiche in coltura in vitro e in studi su animali in vivo. Inoltre, è un adattogeno in grado di direzionare la risposta del sistema immunitario in base alle esigenze. I beta-glucani presenti nel fungo sono dei “modificatori della risposta biologica” che mantengono vigile il sistema immunitario e pronto a rispondere all’aggressione di agenti esterni. Il fungo ha mostrato attività estrogeno-simile, utile nel regolare gli squilibri ormonali che si possono verificare in menopausa, ed è utile in caso di insonnia in quanto è in grado di aumentare significativamente il tempo totale di sonno, in particolare il sonno non- REM, attraverso un meccanismo riconducibile alla modulazione della citochina TNF. è un fungo reputato dalla tradizione cinese come tonico dell’essenza vitale (Qi) che promuove la longevità. Nutre il Cuore che, a differenza del nostro muscolo cardiaco, svolge per la MTC funzioni psichiche: allevia inquietudine, insonnia, somatizzazioni da ansia, smemoratezza e apatia; libera inoltre i polmoni dal muco e regola il ritmo del respiro (tosse, dispnea e asma cronica). Le indagini moderne ne sottolineano l’azione antiossidante e immunomodulante, batteriostatica, antinfiammatoria e antial- l’irrilergica, cui si aggiungono effetti ipocolesterolemizzanti e ipoglicemizzanti. È un adattogeno utile a chi accusa una fatica psicofisica che il sonno non allevia; stremano questi soggetti anche le infiammazioni sistemiche articolari, intestinali, epatiche, broncopolmonari, in un quadro alimentato da disordini immunitari (ridotta efficienza dei sistemi di difesa, allergie, asma, bronchite cronica) e squilibri metabolici lipidici e glicemici. |
sambuco
Interessanti studi farmacologici e clinici ne hanno evidenziato l’azione antivirale: in vitro un’azione d’inibizione sullo sviluppo del virus dell’influenza anche di origine umana (Krawitz, 2011; Krawitz, 2017). I frutti maturi sono ricchi di antociani, procianidine e di microelementi (potassio, magnesio, zinco, sodio e calcio) e, preparati in forma di tisana o decotto succo, sono utilizzati contro la stitichezza. La monografia dell’Agenzia Europea dei medicinali evidenzia l’uso tradizionale delle infiorescenze di Sambuco per trattare i comuni sintomi di raffreddamento, anche in forma di estratti idroalcolici e tisane. |
cisto
utilizzato in medicina popolare come antidiarroico e antinfiammatorio in caso di disturbi del tubo digerente. pianta ad attività antinfiammatoria e antivirale per le manifestazioni da raffreddamento delle vie respiratorie e non solo. La pandemia da COVID-19 sta favorendo la riscoperta di preziosi rimedi naturali, trascurati perché considerati marginali se non obsoleti e uno di questi è il Cisto. Oltre alla presenza di sostanze come proantocianidine ad attività antinfiammatoria per inibizione della COX, numerosi lavori pre-clinici, in vitro e in vivo, dimostrano l’attività antivirale dei suoi polifenoli, in particolare nei confronti di virus influenzali per azione diretta sui compartimenti esterni del virus e di rinovirus, oltre che di HIV e filovirus. La parte più interessante riguarda i dati sperimentali circa l’efficacia di una terapia con estratti di Cisto in pazienti con infezioni respiratorie. Inizialmente, in un trial clinico in doppio cieco contro placebo, è stata studiata l’efficacia clinica e di laboratorio (proteina C reattiva) di un estratto di cisto nel trattamento del raffreddore (Kalus e coll., 2009), confermandone la superiorità rispetto al placebo. Successivamente (Kalus e coll., 2010), in uno studio clinico il Cisto è stato invece confrontato con un estratto di tè verde e si è verificata su 300 pazienti la superiorità di un estratto di Cisto rispetto a un estratto di tè verde nel ridurre la sintomatologia da infezioni delle alte vie respiratorie. |
pino
l’essenza ha diretto effetto sulle mucose delle vie respiratorie. L’effetto sulle secrezioni catarrali di vie respiratorie e cavità paranasali annesse si ottiene perché i terpeni, rapidamente assorbiti, arrivano all’epitelio respiratorio dove fluidificano le secrezioni e sedano la tosse. La ricerca recente ha, inoltre, messo in evidenza alcune proprietà dei monoterpeni finora mai approfondite, in particolare quelle antivirali. Il virus della bronchite infettiva (IBV), della famiglia dei Coronavirus, è uno dei patogeni con più importanti risvolti economici a causa della sua elevata contagiosità. Di conseguenza, lo studio di composti sempre più efficaci dalle proprietà antivirali anti-IBV rappresenta una sfida significativa e ampia per la ricerca medico scientifica. I pineni (α- e β-) sono i principali componenti dell’OE delle varie specie di Pino e recenti ricerche cliniche ne hanno dimostrato importanti attività antimicrobiche. Ricercatori cinesi (Zhiwei, 2011) hanno confrontato, infatti, l’attività antivirale di IBV in cellule pretrattate con ribavirina o terpeni prima dell’infezione, e in cellule trattate con il farmaco sintetico solo durante o dopo l’avvenuta replicazione virale. A differenza della ribavirina, l’ α-pinene ha mostrato attività antivirale sia se aggiunto durante il periodo di replicazione (senza conseguenti effetti citotossici) con un effetto inibente dell’86,98%, sia in pretrattamento, determinando una inibizione del 67,64 Å} 2,31%. Risultati simili sono stati raggiunti dal β-pinene, mostrando una significativa inibizione anti-IBV durante il periodo di replicazione e durante il pretrattamento. Ulteriori studi hanno indicato la proteina N (gruppo delle transferasi) come principale bersaglio dell’inibizione della replicazione del virus IBV. |
angelica
ricche di composti antivirali, sono infatti
numerosi gli studi incentrati sull’effetto antivirale
degli estratti o di composti naturali contro il virus
dell’herpes simplex (HSV-1). Dal 1990 sono state
svolte numerose ricerche sull’attività antivirale delle
cumarine. Da un estratto diclorometanolico dei frutti
sono stati isolati 5 composti: xantotoxina, bergaptene,
imperatorina, fellopterina e isoimperatorina, il cui
potenziale antivirale è stato analizzato contro HSV-1
e coxsackievirus B3. L’influenza dei composti isolati
sulla replicazione di quest’ultimo non è stata significativa.
I risultati indicano, invece, un’elevata attività
dell’estratto, di imperatonina, di fellopterina e di
un mix di queste ultime due sostanze nella riduzione
della replicazione del HSV-1, dove il più potente sembra
essere stato l’estratto, a dimostrazione che l’intero
fitocomplesso possiede spesso una marcia in più
nei confronti di sostanze singole. I risultati mostrano,
dunque, che i derivati cumarinici potrebbero essere
potenziali candidati per lo sviluppo di sostanze
naturali per contrastare l’HSV-1. Inoltre, è stato evidenziato
come la presenza di una porzione isopentenilossi
in posizione C-8 possa migliorare significativamente
l’attività.
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