n 10

La nutrizione gioca un ruolo fondamentale nel sostenere l’efficienza del sistema immunitario grazie soprattutto agli alimenti di origine vegetale tra cui cereali integrali, frutta, ortaggi, legumi, erbe aromatiche, frutta secca oleosa, oli vegetali e olio extra vergine d’oliva, che assicurano l’apporto adeguato di sostanze nutritive e protettive le quali (direttamente o indirettamente) sono coinvolte nella difesa immunitaria contro le malattie. Gli effetti salutistici sono principalmente dovuti a composti bioattivi di origine vegetale: carotenoidi (s-carotene, licopene, luteina), polifenoli (flavonoidi e sostanze non flavonoidi) e glucosinolati. Tali sostanze, oltre a manifestare attività antiossidante e antiradicalica, possono modulare: l’attività degli enzimi detossificanti, stimolare il sistema immunitario, esercitare azione antibatterica, antivirale, antinfiammatoria, vasoprotettiva, antiproliferativa e proapoptotica. In caso di frequenti recidive o di persistenza della sintomatologia si possono manifestare otiti, sinusiti, tracheobronchiti e asma (in soggetti predisposti). Una buona prevenzione risulta basilare per evitare le complicanze e diminuire il tempo di malattia: può essere effettuata da settembre a marzo ed è particolarmente indicata in età pediatrica, nell’anziano e nei soggetti a rischio (bronchitici cronici, enfisematosi, fumatori, ecc.).

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apparato respiratorio
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eucalipto

La Commissione E del BfArM riconosce alle foglie di Eucalipto un’azione secretolitica che facilita l’espettorazione e una interessante azione antibatterica. Le foglie di eucalipto presentano infatti un’importante azione espettorante, mucolitica, antisettica ed antinfiammatoria: tali proprietà rendono l’impiego della pianta particolarmente efficace nelle patologie bronco-polmonari e delle alte vie respiratorie (faringiti, sinusiti). Il ricco fitocomplesso rende ragione dell’efficacia terapeutica dell’eucalipto: l’olio essenziale stimola l’epitelio bronchiale ed agisce come antinfiammatorio grazie all’inibizione delle citochine e dell’acido arachidonico (eucaliptolo) e delle prostaglandine proflogogene. Presenta inoltre azione antibatterica, dimostrata in vitro. Dalle foglie dei rami adulti si ottiene per distillazione in corrente di vapore l’olio essenziale di Eucalipto (presente nella nostra Farmacopea) il cui uso per via interna è sconsigliato. Le foglie invece possono essere impiegate sotto forma di tisana o sciroppi.
L’olio essenziale di Eucalipto in caso di sinusiti e di raffreddore riduce l’infiammazione e la congestione. Sempre per inalazione viene consigliato nelle affezioni bronchiali acute e benigne (azione bechica e balsamica).
L’efficacia dell’essenza si rivela utile contro E. coli
Gram-negativi e S. aureus e S. intermedius Grampositivi,
ma anche contro il virus influenzale: un recente
studio conclude che può essere promettente per
prevenire la trasmissione del virus dell’influenza attraverso
il contatto diretto.
Un recentissimo studio avvalora l’effetto analgesico
contro il dolore viscerale causato dall’acido acetico;
Inoltre, è stato
osservato un effetto antinfiammatorio. Nei confronti
dei recettori oppiacei ì l’olio essenziale ha mostrato
potenziali effetti contro il dolore somatico, infiammatorio
e viscerale e, conclude lo studio, potrebbe essere
un potenziale agente terapeutico per il dolore.
È stata dimostrata l’attività antimicrobica contro diversi
microrganismi tra cui S. aureus, E. coli e B. subtilis.
Poiché l’olio essenziale ha una forte tossicità sotto forma
di vapore contro una vasta gamma di microbi e insetti. Certo è
che l’essenza causa l’inibizione della crescita di alcune
specie fungine come C. albicans. Secondo
uno studio di Vratnica e colleghi l’olio essenziale
è due volte più efficace
della nistatina, un farmaco usato
per trattare le infezioni fungine
di cute, cavo orale, vagina
e tratto intestinale. Gli autori rivelano,
inoltre, che non è ancora stata
sufficientemente approfondita
la correlazione tra il contenuto
di eucaliptolo e l’attività antifungina.
L’attività insetticida è stata
determinata durante le fasi di
crescita delle larve e delle pupe della mosca
domestica. Gli effetti sono stati valutati mediante
fumigazione e biotest di contatto con un discreto
successo. È stato dimostrato che alcuni componenti
dell’essenza sono letali per gli insetti in ragione
dell’inibizione dell’acetilcolinesterasi.
Sull’effetto antidiabetico sono ancora necessari studi clinici,
ma gli estratti acquosi introdotti nella dieta hanno
ridotto l’iperglicemia e la perdita di peso in topi trattati
con streptozotocina, peraltro sembrano agire modulando
la secrezione o l’azione dell’insulina; sembra che l’estratto abbia provocato la secrezione di insulina.
Tuttavia, la natura del costituente attivo
non è nota. Uno studio ha mostrato inoltre che
l’estratto etanolico di foglie di E.
camaldulensis può ridurre in modo
statisticamente significativo l’iperglicemia
postprandiale in modelli
di ratto diabetico di tipo 2.
L’effetto balsamico e sedativo della
tosse è approfondito in uno studio in cui l’olio
essenziale mostra l’effetto antinfiammatorio sulla
bronchite cronica nei ratti e l’effetto inibitorio sull’ipersecrezione
delle vie aeree. Oltretutto, la terapia
concomitante con cineolo può condurre a un notevole
miglioramento della funzionalità polmonare,
nonché a ridurre la dispnea
nei pazienti con asma.
L’effetto antimicrobico trova
conferma in molti studi, uno in
particolare dimostra che gli oli essenziali
di eucalipti australiani inibiscono
energicamente la crescita di
agenti patogeni importanti dal punto di
vista medicinale. Due studi mostrano che
l’estratto di eucalipto può ridurre l’alitosi.
Anche il trattamento sulle affezioni vaginali trova un
razionale d’uso: secondo uno studio, l’estratto di Eucalyptus
comaldensis causa la morte di T. vaginalis
dopo 24 ore.
Una revisione sistematica scrive che molti OE, tra cui
quello di eucalipto, sono utili nelle ferite croniche dove
prevalgono infezione e infiammazione, come nel piede
diabetico. L’eucalipto dunque ha un utilizzo versatile
e non soltanto medicinale. Oggi sappiamo che l’olio di
eucalipto, convertito per trans-esterificazione in biodiesel,
determina significativi miglioramenti nelle emissioni
di CO e particolato, specialmente a carichi elevati, peraltro
con prestazioni equivalenti a quelle del gasolio.
L’olio essenziale possiede un forte potenziale inibitorio
contro le erbacce (Amaranthus blitoides e Cynodon
dactylon) che potrebbe essere sfruttato per la gestione
delle infestanti.

melograno

Il melograno,contiene polifenoli con azione antiossidante  è utile nella prevenzione
dei rischi e dei disturbi del sistema vascolare favorire la funzionalità dell’apparato cardiovascolare,
Il melograno, grazie all’acido ellagico, ha dimostrato ad esempio di inibire direttamente la crescita cellulare e di indurre l’apoptosi in
linee cellulari di cancro prostatico umano sensibili agli androgeni.
L’estratto di melagrana può ridurre i livelli sierici (medie) di glucosio, insulina, colesterolo totale, colesterolo LDL e plasmatici di MDA, IL-6 e hs-CRP ed aumentare i livelli di colesterolo HDL.  Il melograno la capacità di preservare l’ossidazione dei lipidi e quindi sarebbero in grado di manifestare proprietà antiossidanti.

echinacea

Le preparazioni a base di Echinacea spp. presentano proprietà immunobiologiche caratterizzate da aumento delle difese organiche. Si ritiene, in effetti, che lo spettro d’azione della pianta sia determinato da un aumento delle difese endogene, tramite stimolazione aspecifica del sistema immunitario, in particolare mediante l’attivazione della fagocitosi e la liberazione di citochine e altri fattori. Può essere impiegata sia in modo preventivo che nella malattia in atto, e in questo caso va assunta ai primissimi sintomi. Se ne indica l’uso, infatti, nella profilassi e nel trattamento coadiuvante delle infezioni recidivanti delle vie respiratorie in quanto la pianta è in grado di rafforzare le difese dell’ organismo nei confronti delle malattie da raffreddamento, delle sindromi influenzali, e delle affezioni che interessano delle vie respiratorie superiori. I suoi costituenti più attivi sono rappresentati
da glicosidi flavonoidici, un olio
essenziale (ricco in terpeni), polisaccaridi
(arabinogalattani/xilani)
e polifenoli derivati dell’acido caffeico
(echinacoside, verbascosidie, acido
cicorico, acido clorogenico), glicoproteine,
alchilamidi e polieni. I costituenti
attivi ritenuti attualmente
responsabili delle proprietà antivirali
e immunostimolanti sono soprattutto
i polisaccaridi e le alchilamidi, mentre
delle proprietà antibatteriche è responsabile
l’olio essenziale, presente
tuttavia in scarsa quantità. Nelle radici di E. purpurea
sono stati isolati tussilagina e
isotussilagina, due alcaloidi pirrolizidinici,
a nucleo saturo, strutturalmente
diversi da quelli epatotossici
(a nucleo insaturo). Lavori sperimentali
in vitro e in vivo, anche con studi clinici controllati hanno dimostrato
le seguenti proprietà farmacologiche:
• aumento delle difese immunitarie
in corso di raffreddore e influenza;
• stimolazione della fagocitosi e aumento
della chemiotassi dei leucociti;
• aumento della produzione di a-interferone,
TNF-a e citochine (IL-1,
IL-6, IL-10);
• aumento del numero delle cellule
natural killer (NK) con aumento della
loro funzione citolitica;
• effetto antinfiammatorio (viene inibita
la ialuronidasi batterica);
• attività antiradicali liberi (polifenoli);
• attività antivirale (per herpes e influenza
è stata dimostrata anche sperimentalmente);
• attività antibatterica (olio essenziale).
I polisaccaridi sono i costituenti maggiormente
responsabili dell’attività
immunostimolante, mentre i polifenoli
di quella antinfiammatoria. L’echinacoside,
da sempre ritenuto il costituente
più importante dell’Echinacea,
in realtà si è dimostrato addirittura
incapace di stimolare la fagocitosi.
In Europa la pianta è raccomandata
dalla Commissione E tedesca proprio
per l’influenza, e la stessa EMA,
l’Agenzia europea del farmaco, l’ha
classificata come medicinale da banco,
immunostimolante, da assumere
ai primi sintomi del raffreddore.
Una revisione sistematica della letteratura
sull’efficacia della prevenzione
e dei trattamenti dell’influenza
con Echinacea è stata effettuata
dal gruppo di lavoro di Melchart di Monaco di Baviera e pubblicata nel
Cochrane database (2000). Sono stati
controllati 16 trial per un totale di
3396 pazienti, per giungere alla conclusione
che vi sono molti risultati positivi.
In letteratura è anche comparsa
una metanalisi di 14 studi clinici
controllati, recentemente pubblicata
su The Lancet infectious diseases
(2007), che ne dimostra l’efficacia
nella terapia del raffreddore, mentre
un RCT condotto su bambini anche
molti piccoli pubblicato su Archives
of pediatrics & adolescent medicine
(Cohen, 2004) dimostra, in particolare,
l’efficacia dell’Echinacea utilizzata
con propoli e vitamina C nella
prevenzione delle infezioni respiratorie
in bambini di età compresa tra
1 e 5 anni, con una riduzione del 55%
dell’incidenza di infezioni.
È stata dimostrata l’utilità di un trattamento
con Echinacea nel ridurre i medisintomi
del raffreddore in uno studio
in doppio cieco contro placebo,
condotto su 80 pazienti adulti trattati
ai primi sintomi. Nel gruppo verum
il tempo medio di malattia fu
di 6 giorni contro i 9 giorni del gruppo
placebo (p = 0,0112).
Consigliamo di evitarla
in soggetti con patologie autoimmuni
attive o in terapia con immunosoppressori.
Possibili reazioni allergiche.
La pianta è sicura, non vi sono
evidenze cliniche di interazioni
farmacologiche, anche se complesso
appare l’impianto teorico o preclinico
che riguarda invece le interazioni
con il sistema dei citocromi:
ad esempio sappiamo che inibisce alcune
isoforme del citocromo P450 e
in particolare di CYP3A4, CYP1A2,
CYP2D6, CYP2C9 che inibisce la Pglicoproteina;
aumenta la disponibilità
orale del midazolam del 34%,
riduce la clearance della caffeina e della tolbutamide. A titolo precauzionale
dovrebbe essere evitata anche
nei pazienti oncologici in terapia con
camptotechina, inibitori dell’EGFRTK,
epipodofillotossina, taxani e alcaloidi
della vinca così come nei pazienti
che stiano assumendo altri farmaci
salvavita come la ciclosporina
nei trapiantati o anticoagulanti orali. In una revisione sistematica del 2015, condotta da
Sharpowal e coll. i revisori indipendenti hanno selezionato
studi randomizzati, controllati con placebo
di elevata qualità metodologica. Sei studi clinici con
un totale di 2458 partecipanti sono stati inclusi nella
meta-analisi. L’uso di estratti di Echinacea era associato
a un ridotto rischio di infezioni respiratorie
ricorrenti (P<0,0001). Gli estratti etanolici di Echinacea
sembravano fornire effetti superiori sui succhi
pressati e un aumento del dosaggio durante gli episodi
acuti ha ulteriormente migliorato questi effetti.
Tre studi indipendenti hanno rilevato che negli individui
con maggiore suscettibilità, stress o stato di
debolezza immunologica, l’Echinacea dimezzava il rischio
di infezioni respiratorie ricorrenti (RR 0,501, IC
95% 0,380-0,661; P <0,0001). Effetti preventivi simili
sono stati osservati con infezioni recidivanti confermate
dal punto di vista di laboratorio (P = 0,005).
Complicazioni quali polmonite, otite media/esterna e
tonsillite/faringite erano anche meno frequenti con
il trattamento con Echinacea (P<0,0001). Gli Autori
concludono che l’Echinacea riduce in modo significativo
il rischio di infezioni respiratorie ricorrenti e
delle relative complicanze. Gli effetti immunomodulatori,
antivirali e antinfiammatori possono contribuire
ai benefici clinici osservati, che appaiono più forti
negli individui suscettibili. Sempre nel 2015 Wagner
e coll. hanno condotto una ulteriore revisione sistematica
della letteratura con metanalisi che ha esaminato studi di elevata qualità metodologica, e che consente
loro di affermare che ha diminuito gli altri comuni
sintomi del raffreddore, riducendone la durata. E infine arriva la Monografia dell’EMA,
l’Agenzia Europea dei medicinali, sempre del 2015,
nella quale si afferma che l’Echinacea ha un riconoscimento
come medicinale vegetale di uso consolidato
per prevenzione e trattamento del raffreddore.
A differenza delle infezioni a carico di denti e gengive,
riconducibili all’azione di batteri patogeni, quelle
che interessano la mucosa del cavo orale sono da
attribuire in genere a virus e funghi. In particolare,
tra le varie forme di stomatiti, quella erpetica rappresenta
un’infezione molto diffusa e contagiosa, scatenata
dal virus Herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), un
virus neurotropo che si replica nei gangli nervosi dove
rimane silente fintanto che le difese immunitarie
non mostrano un cedimento. Le vescicole e le lesioni
si localizzano dalla parte interna delle guance e le
gengive fino al palato duro, la lingua e le labbra con
una sintomatologia in genere piuttosto dolorosa, specie
nei bambini.
Per contrastarla si può ricorrere a una pianta ad azione immunostimolante come l’echinacea, utile per
stimolare la produzione e l’attività di linfociti e macrofagi,
oltre che di aumentare i livelli di Interleuchina-
1 e di Interferone alfa e beta.
La presenza di flavonoidi, fenilpropanoidi, polisaccaridi
e isobutilammidi conferisce alla pianta e ai suoi
derivati una particolare specificità nel prevenire e
curare le infezioni erpetiche labiali e del cavo orale,
un’efficacia garantita dagli acidi caffeico, ferulico e
cicorico capaci di ostacolare la penetrazione di questo
virus nelle cellule sane.

aloe

Parlando di stomatiti, gonfiore, arrossamento, perdite di sangue e
ulcerazioni (afte) sono tra i maggiori sintomi, associabili
a varie cause e fattori scatenanti (tra cui carenze
nutrizionali in particolare di vitamine e sali minerali,
stress). A seconda dei distretti che vengono coinvolti
si possono evidenziare disturbi secondari, gengiviti
(gengive), parodontiti (parodonto), glossiti (lingua)
e cheiliti (labbra), che rendono piuttosto doloroso
persino assumere bevande e cibo con conseguente
rischio di malnutrizione e disidratazione, specie nei
soggetti più anziani e più fragili (per es. i pazienti oncologici
sottoposti a radio, e chemioterapia).
Dalle foglie di Aloe vera o di Aloe arborescens si ricava
un gel ricco di mucillagini, in grado di formare
un film protettivo sulle mucose esplicando un’azione
antidolorifica, antinfiammatoria e cicatrizzante. Utile
in purezza sotto forma di impacchi e in prodotti
quali spray, pomate, dischetti adesivi e collutori, l’aloe
si rivela un potente lenitivo e curativo, riducendo
il sanguinamento e le ulcerazioni. Tra i suoi componenti
vi sono saccaridi, antrachinoni, acidi grassi e
prostaglandine, enzimi, aminoacidi, gibberellina, acido urico, lignine, trigliceridi, steroidi, acido salicilico
e beta-sitosterolo. Una composizione chimica che
rende questa pianta capace di inibire la produzione
a livello dei tessuti danneggiati dei neurotrasmettitori
scatenanti dolore e arrossamento, trasformandola
in una valida alternativa alla terapia cortisonica
topica. Analgesica e antinfiammatoria ma anche
antibatterica, antivirale, antimicotica, antisettica e
immunomodulante: ideale pertanto, oltre che
per il trattamento delle ulcere aftose e delle
lesioni locali, sui siti di intervento nella
post-chirurgia parodontale

tea tree oil

Fondamentale è la tempestività con
cui si interviene nelle terapie locali
mediante toccature, impacchi
o lavaggi leggeri: tanto prima
si blocca la proliferazione
virale, tanto più efficacemente
si attenua il bruciore e il dolore,
limitando lo sfogo e favorendo la
guarigione.
Va, infine, menzionato un altro temibile
agente infettivo, ovvero la Candida
albicans. Questo micete che risiede come
saprofita in molte delle mucose dell’organismo
umano, in particolari condizioni (come
deficit immunitario, terapie cortisoniche e
antibiotiche, stress fisico, diabete mellito) può
passare alla fase patogena scatenando a livello
stomatologico una candidosi, nota in pediatria
come mughetto. L’infezione si manifesta con chiazze
bianche e una patina lattiginosa (che si possono
estendere tra la parete interna delle guance, il palato
e la lingua), talvolta con noduli biancastri e delle
porzioni edematose (spesso urenti).
In questo caso si può intervenire con un antimicotico
naturale quale il tea tree oil (ricavato da Melaleuca
alternifolia): alle proprietà spiccatamente antivirali
e antinfettive (germicida, battericida e fungicida) si
associa quella di buon analgesico, tanto da farne uno
dei componenti più valiti per collutori medicali. Un
clinical trial molto interessante, già nel 2002, aveva
messo a confronto l’efficacia di una sospensione orale
di olio di Melaleuca alternifolia nel trattamento
delle candidosi orali resistenti a un antimicotico di
ampio impiego quale il fluconazolo, in pazienti fortemente
immunodepressi in quanto affetti da HIV/AIDS:
il 60% dei soggetti ha mostrato un miglioramento clinicamente
rilevabile già a partire da 4 settimane di
trattamento.

salvia e rosmarino

L’acido rosmarinico, un estere dell’acido caffeico, è comune
nelle Labiate (rosmarino, salvia, timo, menta,
melissa, origano). Per le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie
e antibatteriche è indicato nelle infezioni
dell’epidermide; presenta inoltre un buon assorbimento
percutaneo, una buona distribuzione nei tessuti e
una buona biodisponibilità, che lo rendono adatto alla
somministrazione transdermica. È efficace anche
nelle infiammazioni della mucosa orale e nel ridurre
l’accumulo della placca. I più abbondanti antiossidanti
del rosmarino, ma anche della salvia, sono l’acido
carnosico e il suo derivato ossigenato carnosolo.
Nello specifico carnosolo e acido carnosico svolgono
un’azione antiossidante e antinfiammatoria cortisonesimile,
soprattutto riguardo all’eritema solare. In
tal caso l’azione antiossidante dimostrata dal carnosolo
è superiore a quella della vit. E, mentre l’attività
antiossidante dell’estratto di rosmarino è risultata inferiore
a quella della vit. C, ma superiore a quella della
vit. A. L’acido ursolico e i suoi sali alcalini (ursolati
di potassio e di sodio) erano usati in passato come
agenti emulsionanti nell’industria farmaceutica, cosmetica
e nelle preparazioni alimentari. Recentemente l’acido
ursolico è stato confermato quale attivo, sia per
uso topico che interno, con proprietà antinfiammatorie
(topiche e orali) e antimicrobiche, che lo rendono
utile in applicazioni cosmetiche. Le proprietà antisettiche
di rosmarino e salvia sono dovute alla presenza
di un elevato contenuto in polifenoli, oltre che di terpeni
e oli essenziali, i quali nel complesso sono responsabili
della funzione dermopurificante. La presenza di fitosteroli ad azione simil-estrogenica conferisce alla
salvia proprietà anti-idrotiche o antidiaforetiche (inibizione
della traspirazione). Grazie alla presenza di flavonoidi
sia il rosmarino che la salvia possiedono proprietà
antinfiammatorie e antiossidanti utili per contrastare
l’invecchiamento causato dai radicali liberi. In altre parole
la presenza di tannini, acidi fenolici, flavonoidi permette
di svolgere un’attività scavenger dei radicali liberi
(funzione antiossidante) utile per prevenire i danni del
cronoaging e del photoaging

menta

Il mentolo, se applicato alla pelle e alle mucose, è rinfrescante e anestetico. Causa
un’iniziale vasocostrizione seguita da una vasodilatazione pronunciata con effetto
rubefacente, e causa un’anestesia locale
leggera, in parte dovuta all’azione sui recettori
del freddo. Le azioni anestetica e
rubefacente dell’OE possono essere sfruttate
per dolori muscolari o dolori in genere,
fino alle cefalee muscolo-tensive.
Uno studio in doppio cieco, randomizzato
e in cross-over del 1995 ha indagato
gli effetti dell’applicazione locale d’OE
di menta piperita e d’eucalipto su mal
di testa indotti artificialmente in 32 volontari
sani. La conclusione è stata che
l’olio essenziale di menta piperita causa
il rilassamento del muscolo temporale
durante il mal di testa, una riduzione
dell’irritabilità emotiva, e riduzione del dolore valutata dal paziente, superiore al
placebo e all’olio essenziale di eucalipto. parlando di alitosi
(riflesso di una possibile scarsa igiene o di
un’alimentazione scorretta, ma anche di varie
problematiche respiratorie, epatiche, digestive
e sistemiche), gli oli essenziali si rivelano molto
preziosi per contrastare i microorganismi che
causano il cattivo odore e si possono aggiungere
a dentifrici e collutori: l’OE di menta (Mentha
piperita) come disinfettante e deodorante, l’OE
di mirra (Commiphora myrrha) come antisettico
e antimicrobico e l’OE di salvia (Salvia officinalis)
valido depurativo e disintossicante degli organi
emuntori. Da soli o in miscela, 5-7 gocce per tipo,
si possono diluire in mezzo bicchiere d’acqua per
sciacqui e gargarismi da ripetere due o tre volte al
giorno.

timo

Le sommità fiorite di Timo, contenenti olio essenziale, tannino, sostanze amare (serpillina) glicosidi flavonici, saponine, triterpeni, ecc. sono da sempre impiegate per la loro attività antisettica, espettorante e mucolitica nelle affezioni dell’apparato respiratorio. l Timo è una pianta preziosa
per la sua azione benefica sull’apparato
respiratorio: grazie alle molteplici sostanze
funzionali presenti e al suo olio essenziale
esercita un‘attività espettorante, fluidifica
il muco e rilassa la muscolatura liscia dei bronchi, favorendo
l’ampiezza del respiro e calmando la tosse. L’olio essenziale è peraltro
caratterizzato da attività batteriostatica utile per inibire l’attività dei
germi patogeni responsabili di eventuali infezioni. A queste attività affiancano una non trascurabile azione antitussiva e spasmolitica: la prescrizione di preparati a base di Timo risulta utile nelle bronchiti acute e croniche, nella tosse convulsa, nella tosse asmatica e, in genere, nelle forme catarrali. In particolare, oltre ad alleviare la tosse causata dalla bronchite e dall’infiammazione delle vie respiratorie superiori, migliorano le turbe digestive e gastrointestinali minori eventualmente presenti, stimolano la digestione e migliora il tono generale.
Queste indicazioni sono riconosciute dalla Commissione E del BfArM, dall’ OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) e dall’ESCOP (European Scientific Cooperative on Phytotherapie).
Preparati a base di timo sono da sempre impiegati
per la loro attività antisettica, espettorante
e mucolitica nelle affezioni dell’apparato respiratorio.
il timolo, ad azione espettorante e “fortemente”
antisettica. A seguire vi sono carvacrolo, 1,8-cineolo, borneolo,
timolo metil-etere e -pinene. Timolo e carvacrolo manifestano anche
proprietà spasmolitiche. Sono presenti, inoltre, flavonoidi (apigenina,
luteolina, timonina ecc.), acidi polifenolici (labiatico, rosmarinico,
caffeico), che contribuiscono all’azione antinfiammatoria,
antimicrobica, spasmolitica e antiossidante della pianta (Heinrich,
2015). La prescrizione di preparati a base di timo risulta utile nelle
forme catarrali accompagnate da tosse, nelle bronchiti acute e croniche,
nella tosse convulsa, nella tosse asmatica. Oltre ad alleviare
la tosse causata dall’infiammazione delle vie respiratorie contribuisce,
inoltre, a migliorare le turbe digestive e gastrointestinali minori
eventualmente presenti, stimola i processi digestivi e migliora
il tono generale (azione corroborante). Le
preparazioni contenenti timo serpillo risultano più blande grazie
al minor contenuto in olio essenziale. Le indicazioni terapeutiche
sono comunque analoghe a quelle del timo comune.
Non sono segnalati effetti secondari e tossici alle dosi
terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale.
Gli effetti collaterali sono legati a un utilizzo improprio
dell’olio essenziale puro. Il timolo è irritante e tossico se assunto a
dosi elevate e deve essere usato con cautela (Heinrich, 2015). Non
sono disponibili dati sull’interazione con altri farmaci e «nonostante
il diffuso uso che ne viene fatto, Herba Thymi non ha mai suscitato
preoccupazioni per la salute».

astragalo

una pianta
tipicamente utilizzata nella cura
del raffreddore comune, energetica
secondo i canoni tradizionali, e molto
promettente non solo nella cura e
prevenzione delle malattie infettive,
soprattutto virali, raffreddore e sindromi
influenzali in particolare, ma
anche di quelle neoplastiche, utilizzabile
anche per l’effetto protettore
nei confronti dei danni parenchimali
da chemioterapia. Esistono già interessanti
studi clinici controllati in
pazienti con carcinoma polmonare.
È stato prospettato il suo impiego
anche in pazienti sieropositivi per
HIV con estratti standard di Astragalo.
Si utilizzano le radici ricche in
saponine (astragalosidi), flavonoidi e
polisaccaridi (astragaloglucani), che
costituiscono la frazione responsabile
dell’attività immunostimolante.
Sono oggi disponibili estratti di
Astragalus membranaceus titolati
e standardizzati al 70% in polisaccaridi. (Astragalo, nome
pinyin Huang Qi) appartiene alla famiglia delle leguminose.
Ha una forte azione tonificante e antiastenica
(senza comunque interferire con il sonno),
aumenta la funzionalità adreno-corticalica innalzando
la soglia della resistenza ai fattori di stress
e rialzando in particolare i livelli energetici (il Qi)
di milza, timo e polmone. Dal punto di vista chimico
si individuano polisaccaridi (astragaloglucani e
astragalani), saponine triterpeniche (astragalosidi),
isoflavoni (calicosina e formonoletina), flavonoidi e
amine biogene (colina, betaina).
possiede proprietà adattogene, antiossidanti, toniche e antiinfiammatorie. È utile per sostenere il soggetto durante la convalescenza.
azione immunomodulante agisce sul  Sistema Immunitario aumentando il numero
e la funzionalità dei macrofagi e la loro attività fagocitaria
e chemiotattica, e la citotossicità delle cellule NK
e delle cellule LAK. Stimola la secrezione di IL-1, IL-2
e TNF, la risposta dell’interferone alle infezioni virali.
In alcuni studi si lega ai recettori dei linfociti B, o
migliora la risposta anticorpale a un antigene presentato
da Th, e aumenta la produzione di anticorpi IgA e
IgG. Ha stimolato la produzione di linfociti e ripristinato
la funzionalità compromessa di linfociti Th. aumenta la concentrazione di IgM,
IgE e cAMP e l’induzione di interferone (INF) da parte
dei leucociti periferici. In soggetti predisposti al raffreddore
aumenta la concentrazione di IgA e IgG dopo
60 giorni.

zenzero

La radice di zenzero è conosciuta da sempre per le proprietà
stomachiche che la rendono particolarmente utile
in caso di inappetenza, dispepsia, nausea ecc. La pianta, oltre che nel trattamento delle turbe dispeptiche, risulta utile nella prevenzione
delle chinetosi grazie alla riconosciuta attività antinausea
La radice di Zenzero è in grado di alleviare la nausea e il vomito da cause diverse.
La ricerca farmacologica ha evidenziato che gingeroli e shoagoli, presenti nel fitocomplesso,
sono in grado di manifestare azioni analgesica e sedativa nei confronti del sistema
nervoso centrale
Oltre alle note proprietà stimolanti-aromatiche, stomachiche e antinausea è stata evidenziata
un’azione protettiva nei confronti della proteina beta-amiloide, il maggior costituente
delle placche amiloidi (o senili) e causa di molte malattie neuro
Commisione E, OMS, American College of Obstetricians and Gynecologists e Association
of American Family Physicians ritengono lo Zenzero un trattamento efficace per
contrastare la nausea e il vomito gravidico
Oltre alla note azioni antinausea e antidispeptica, manifesta proprietà antiossidanti, antinfiammatorie
e antivirali. Uno studio
clinico pubblicato ha segnalato come un preparato a base
di zenzero somministrato
per 4 settimane a pazienti con osteoartrite (OA) è
risultato efficace quanto il diclofenac  nel miglioramento
del dolore e non abbia dato luogo a effetti collaterali
a livello della mucosa gastrica grazie anche a un aumento
della sintesi di prostaglandine a effetto citoprotettivo concorrendo
così al mantenimento dell’integrità della mucosa
gastrica. Uno studio successivo ha evidenziato come un
estratto di zenzero sia in grado di determinare lo stesso
grado di miglioramento ottenuto con ibuprofene e indometacina
nel punteggio relativo al dolore percepito. È stato
pubblicato uno studio, condotto in doppio cieco, controllato
verso placebo e randomizzato, che ha coinvolto per tre mesi
120 pazienti ambulatoriali affetti da gonartrosi moderatamente
algica. Prima di iniziare il trattamento
non erano emerse differenze significative fra i due
gruppi per quanto riguarda i valori sierici dei marcatori infiammatori (ossido nitrico/NO, proteina C reattiva a elevata
sensibilità/hs-CRP), mentre dopo i tre mesi di terapia
con zenzero le concentrazioni sieriche di NO e hs-CRP sono
risultate inferiori rispetto al gruppo placebo. Lo zenzero contiene olio essenziale
(caratterizzato da zingibereni, curcumeni,
zingiberolo, e molti altri composti)
e da composti fenolici pungenti
come gingeroli, gingerdioli, gingerdioni
e i loro prodotti di disidratazione
conosciuti come shogaoli.
Una pianta dalle note attività antinfiammatorie
comparabile a quella
dell’acido acetilsalicilico, lo zenzero
è forse un inibitore duale di LOX e
COX bloccando così la sintesi e il rilascio
di prostaglandine e trombossano
(PGE2 e TXB2) e TNF-alfa.
uno studio clinico ha paragonato estratto di zenzero al giorno
a ibuprofen. Entrambi i
trattamenti sono stati superiori al
placebo in efficacia, ma la differenza
tra i due non è risultata statisticamente
significativa.
Due studi hanno analizzato l’efficacia
dello zenzero in combinazione. Il
primo ha testato lo zenzero in combinazione
con la radice di Alpinia
galanga; la combinazione è stata efficace nel
ridurre il dolore post-movimento e la
rigidità articolare in pazienti sofferenti
di osteoartrite al ginocchio.
Nel secondo studio un estratto di
zenzero abbinato a glucosamina solfato
è stato comparato a diclofenac
più glucosamina solfato, con risultati
paragonabili tra i due trattamenti.
Alcuni casi di studio suggeriscono
che lo zenzero potrebbe alleviare dolore
e infiammazione dei pazienti sofferenti
di artrite reumatoide.
Uno studio clinico statunitense ha segnalato
come preparati a base di radice di zenzero siano in grado
di alleviare i dolori muscolari causati da attività fisica.
La loro azione può essere paragonata a quella dei farmaci
antinfiammatori quali aspirina, ibuprofene, paracetamolo
ecc. Secondo i risultati della ricerca tali preparati hanno
contribuito a ridurre il dolore infiammatorio di circa il 25%
rispetto al placebo. Sarebbero i gingeroli e in particolare i
shogaoli, i principi responsabili di tale attività.
La xerostomia si manifesta con
una estrema secchezza delle
fauci, a causa di una ridotta
secrezione salivare provocata in
genere da farmaci (anticolinergici,
antiparkinsoniani, chemioterapici)
o da terapia radiante nei tumori
testa-collo, più raramente da
malattie sistemiche come il diabete
o la Sindrome di Sjögren. Non
si tratta di un disturbo di poco
conto, visto che può interferire
con la deglutizione e il linguaggio,
arrivando a compromettere
l’igiene orale con conseguenze
quali incremento della crescita
batterica (alitosi, carie, candidosi)
e generando un profondo disagio
nel paziente. Tra i fitoterapici
trova un razionale applicativo
lo zenzero (Zingiber officinale),
noto per l’azione antinausea e
digestiva ma apprezzato anche
per la capacità di stimolare la
salivazione. Porta in parallelo a
una maggiore concentrazione
di ptialina (amilasi) e di mucina
(mucopolisaccaride) grazie
all’azione esplicata dal gingerolo.
Nel corso di uno studio per testare
l’effetto di uno spray orale a base
di zenzero sulla riduzione della
secchezza delle fauci nei pazienti
con diabete di tipo II, 20 soggetti
sono stati valutati in tre momenti
differenti (prima del trattamento,
dopo somministrazione del placebo
e dopo l’assunzione del farmaco):
il trattamento ha riscosso pieno
consenso con un notevole
incremento della quantità media di
saliva rispetto al placebo

chiodi di garofano

olio essenziale:
l’eugenolo, celebrato per le forti proprietà antisettiche
e analgesiche. Questo estratto viene largamente
impiegato nelle procedure odontoiatriche per ridurre
i dolori da carie, i disturbi periodontali e l’ipersensibilità
dentale. I chiodi di garofano possiedono
una non trascurabile azione antisettica e antibatterica
verso microorganismi Gram-positivi (tra cui ceppi
di Staphylococcus aureus meticillino-resistenti)
e Gram-negativi (compreso l’Escherichia coli). Nello
specifico, per il trattamento delle infiammazioni della
mucosa orofaringea (specie stomatiti aftose), l’olio essenziale
di chiodi di garofano può essere disperso in
soluzioni acquose utili
per eseguire sciacqui e gargarismi, oppure applicato
puro sulle gengive da trattare. Non trascurabile il fatto che dal suo
estratto si ricava anche l’acido oleanolico, un acido
carbossilico triterpenico taciclico dalle spiccate prorietà
analgesiche e antinfiammatorie

calendula

proprietà cicatrizzanti, lenitive e antibatteriche:
ricca in carotenoidi, stimola la produzione di fibrine
e la formazione del tessuto cicatriziale in caso di ferite
sanguinanti o purulente ed è molto utile nel contrastare
l’infiammazione gengivale. Per il contenuto
in flavonoidi le si attribuiscono proprietà emollienti,
lenitive e riepitelizzanti, grazie all’azione di normalizzazione
del microcircolo tissutale. In un trial
clinico randomizzato il collutorio a base di estratti
idroalcolici di zenzero, rosmarino e calendula è
risultato efficace nel trattamento della gengivite tanto
quello contenente la clorexidina

propoli

Nella terapia delle malattie parodontali si distingue
la propoli, un puro concentrato di oli
essenziali e composti fenolici, dalle spiccate proprietà
antimicrobiche e antiflogistiche e con una bassa tossicità.
In campo odontoiatrico si potrebbe ipotizzare un
suo impiego nell’irrigazione canalare, in considerazione
della sua azione di contrasto verso l’Enterococcus
faecalis, un batterio anaerobio facoltativo presente
nel canale radicolare e responsabile del fallimento dei
trattamenti endodontici. Le sue proprietà antimicrobiche
si possono attribuire a specifici componenti: flavonoidi
(quercetina, galangina e pinocembrina), acido
caffeico, acido benzoico, acido cinnamico. Sostanze
che probabilmente vanno a inibire la RNA-polimerasi
batterica e a danneggiare la parete cellulare microbica
causandone danni strutturali e funzionali.

niaouli

La parte officinale è rappresentata dalla foglia dalla quale si ricava per idrodistillazione l’essenza (Oleum Niaouli) ad attività germicida e balsamica. Questo olio, quando è purificato tramite trattamento all’ossido di piombo, è conosciuto anche con il nome di Gomenolo. L’olio essenziale di Niaouli rientra nella composizione di preparazioni oleose per via nasale, di linimenti e pomate utilizzate nel trattamento delle forme bronchiali.
La monografia della Commissione E ne indica l’uso in caso di congestione delle vie respiratorie. I suoi principi assorbiti attraverso la pelle, ma anche inalati per evaporazione, esercitano, infatti, un’azione espettorante e antisettica. Nell’uso esterno, non si conoscono effetti secondari tossici. È opportuno, tuttavia, in bambini piccoli non prescrivere l’essenza per evitare fenomeni irritativi.
l’ olio essenziale di Cajeput, ottenuto per idrodistillazione dalle foglie di Melaleuca leucadendron L. viene impiegato, come antisettico dal buon potere germicida, nella formulazione di balsami e gocce nasali (non utilizzare prima dei tre anni).

uncaria

Una pianta entrata nell’uso comune,
di cui si utilizzano foglie,
radici e corteccia per la cura di
malattie infiammatorie croniche e di neoplasie. Sono stati isolati numerosi
costituenti chimici per i quali è stata
confermata un’importante attività antinfiammatoria
e immunostimolante.
In particolare è stata evidenziata la
presenza di glicosidi triterpenici, tannini
e alcaloidi ossindolici pentaciclici
e tetraciclici: mitrafillina, isomitrafillina,
irsutina, irsuteina, diidrorinateina,
pteropodina, isopteropodina, rincofillina,
isorincofillina, speciofillina.
È stata tra l’altro ampiamente dimostrata
anche l’assenza di tossicità e di
attività mutagena della pianta. L’attività
antinfiammatoria dose-dipendente
era stata dimostrata mediante il modello
sperimentale dell’edema da carragenina,
così come in un recente studio
clinico condotto su pazienti affetti
da osteoartrite: gli estratti di Uncaria
presentano un’attività anti radicali liberi
e di inibizione del TNF-a e della
PGE2 (Okuhama, 2001).
Due problemi sono posti dall’Uncaria:
l’estrema variabilità quantitativa
degli alcaloidi e la presenza di almeno
due chemiotipi. Il primo problema
comporta la presenza sul mercato di
preparazioni a base di Uncaria che
contengono minime quantità dei costituenti
attivi e che quindi risultano
prive di effetto terapeutico. A questo
si può ovviare con il ricorso a estratti
standardizzati in alcaloidi. Esistono
poi due chemiotipi di Uncaria tomentosa,
uno che produce prevalentemente
alcaloidi ossindolici pentaciclici
e uno che produce prevalentemente
alcaloidi ossindolici tetraciclici,
con evidente differenza di carattere
farmacologico e conseguenti implicazioni
cliniche: Uncaria tomentosa può considerarsi
un importante rimedio fitoterapico
ad attività immunostimolante, antinfiammatoria
e antiossidante, indicata
nella patologia infiammatoria cronica,
su base infettiva o degenerativa, degli
apparati respiratorio, urinario, cutaneo
e gastrointestinale. Deve essere
utilizzata e prescritta sotto forma
di estratto titolato e standardizzato al
3% in alcaloidi ossindolici pentociclici
e al 6% in glicosidi dell’acido quinovico.
Recentemente è stata
pure utilizzata come terapia di sostegno
in pazienti affette da carcinoma
della mammella, la neoplasia più
diffusa tra le donne di tutto il mondo,
per le quali alcuni dei trattamenti
raccomandati come la chemioterapia
comportano spesso effetti tossici che
includono la leucopenia con abbassamento
delle difese immunitarie, talvolta
anche pericoloso di per sé. Ebbene
uno studio di ricercatori brasiliani
ha valutato l’efficacia di Uncaria tomentosa
nel ridurre gli effetti negativi
della chemioterapia in donne con
Carcinoma duttale invasivo-Stadio II,
trattate con fluorouracile, doxorubicina
e ciclofosfamide. Le donne trattate
con la chemioterapia
di estratto secco di Uncaria hanno visto
ridotta la neutropenia causata dalla
chemioterapia, concludendo che si
tratta di un efficace trattamento adiuvante
per il cancro al seno. La pianta
è sicuramente promettente.

tè di giava

viene impiegato per incrementare la diuresi nelle malattie di natura batterica ed infiammatoria a carico delle vie urinarie escretrici (CommissioneE). Costituenti principali sono sali di potassio (3%), olio essenziale, flavoni lipofili, di e triterpeni, acido rosmarinico, ecc.
La tisana assunta giornalmente, ristabilisce la diuresi, facilita l’eliminazione delle scorie azotate, uratiche e fosfatiche, e nello stesso tempo placa il tenesmo e la cistalgia. Il suo impiego risulta valido pertanto anche in caso di renella o calcolosi renale.

lichene islandico

Il tallo di C.islandica viene impiegato per sedare l’irritazione nei catarri delle vie aeree superiori. La Commissione E tedesca ne consiglia l’impiego nel trattamento della tosse, negli stati infiammatori del cavo orale e della faringe..
Il lichene islandico è conosciuto principalmente come bechico ed emolliente: le mucillagini esplicano, infatti, proprietà protettive a livello di mucose infiammate o irritate. La presenza di acido usnico e di acidi lichenici (principi amari) conferisce al lichene proprietà antibiotiche e batteriostatiche. Esplicherebbe, inoltre, un’azione immunostimolante. Risulta particolarmente utile nel trattamento della bronchite acuta.
In seguito a bollitura la droga (decotto) perde i suoi principi amari e in questo caso l’azione terapeutica è determinata solo dalle mucillagini ma si perde quella degli acidi lichenici ad azione antibiotica. Viene utilizzato sottoforma di decotti come espettorante e sedativo della tosse.
L’azione sfiammante delle mucillagini si esplica anche a livello delle mucose dell’apparato digerente. Viene infatti impiegato come amaro tonico mucillaginoso: tali proprietà ne fanno uno stimolante delle funzioni digestive, in particolare nelle gastroenteriti e nelle disappetenze. L’acido cetrarico avrebbe inoltre un’azione benefica sull’ematopoiesi, da cui l’utilizzo nell’anemia.

issoppo

sono attribuiti all’issopo
i seguenti effetti fisiologici:
• fluidità delle secrezioni bronchiali.
• Funzionalità delle prime vie respiratorie.
• Funzione digestiva.
• Eliminazione dei gas intestinali.
Tutte queste funzioni sono coerentemente sostenute
dai suoi costituenti principali:
* olio essenziale: canfora, pinocanfone, tujone, isopinocanfone,
con alfa- e beta-pinene, alfa-terpinene, linalolo,
acetato di bornile ecc.
* Terpenoidi: marrubina, acidi oleanolico e ursolico.
* Flavonoidi: glicosidi di diosmina e esperidina.
* Varie: issopina, tannini, resina ecc.
La frazione aromatica è responsabile delle attività antibatteriche,
antivirali e antielmintiche; le proprietà
espettoranti sono dovute alla marrubina, mentre l’acido
ursolico conferisce un’azione antinfiammatoria
sostenuta anche dai flavonoidi. In realtà, negli ultimi
vent’anni, la ricerca si è interessata a svariati campi di
applicazione degli estratti di questa pianta, a parziale
conferma degli usi tradizionali, ma anche ad attività
concettualmente più “moderne” come quella antiossidante.
A livello sperimentale vari estratti hanno
mostrato attività antivirale contro herpes simplex e
inibente (in vitro) della replicazione dell’HIV, questo
risultato si è ottenuto perché negli ultimi anni molti
gruppi di ricerca si sono dedicati all’indagine dell’attività
antivirale delle piante aromatiche della famiglia
delle Labiateae. Oltre alle proprietà balsamiche ed
espettoranti, l’issopo presenta anche proprietà broncodilatatrici,
che lo rendono particolarmente indicato
in caso di asma cronica; uno studio sui ratti ha
approfondito questo aspetto concludendo che non solo
svolge un ruolo antinfiammatorio inibendo l’invasione
di EOS e diminuendo i livelli di IgE, ma influisce
anche sulla regolazione immunitaria; ha infatti dimostrato
di influenzare i livelli di un numero di citochine
nei topi asmatici, tra cui interleuchina-4, -6 e -17 e interferone-
γ. Uno studio particolarmente originale ha esaminato gli effetti inibitori dell’alfa-glucosidasi
degli estratti di issopo sull’assorbimento intestinale di
carboidrati nel sacco intestinale rovesciato di ratto; i
risultati ottenuti suggeriscono che questi estratti sono
in grado di inibire la digestione di carboidrati complessi,
ma non quella del monosaccaride assorbibile e potrebbero essere un utile alimento supplementare
per l’iperglicemia. Se adeguatamente utilizzato, l’issopo
non dovrebbe causare effetti avversi di alcun tipo.
Tuttavia, in alcuni rari casi, si sono verificate delle crisi
tonico-cloniche in soggetti adulti che avevano ingerito
per giorni dosi eccessive di olio essenziale, che
contiene dei chetoni neurotossici dotati di attività epilettogena
e convulsivante. È, inoltre, controindicato
in gravidanza in quanto ritenuto potenzialmente emmenagogo
e stimolante uterino, in passato infatti ha
avuto fama di abortivo.

salice

La presenza dei flavonoidi, oltre a determinare
proprietà antispasmodiche e antiossidanti, contribuisce a completare e a rinforzare l’effetto antiflogistico. Questo antico rimedio contiene precursori degli acidi salicilici, come sa licina, salicortina, 2’-O-acetil-salicortina e tremulacina, salireposide,
oltre a catechine, flavanoni, chalconi e tannini condensati. Potrebbe agire interferendo con la formazione di bradichinina e di citochine prodotte durante lesioni infiammatorie dei tessuti, che attivano la rete nervosa del dolore lento. L’estratto
che ha dato maggiori risultati e maggiore consistenza è standardizzato sia per la salicina sia per altri esteri della salicina come salicortina, 2’-O-acetilsalicortina, fragilina
e tremulacina, e altri composti ancellari. La sua attività antinfiammatoria
non si può ridurre alla salicina (troppo poca per dare quantità
significative di salicilato), e non mostra i tipici effetti gastrolesivi dei salicilati. Quest’ultima caratteristica
potrebbe essere dovuta al fatto che l’estratto agisce sul rilascio delle prostaglandine mediato dalla COX-2 e non dalla COX-1 (legata alla gastrolesività dei salicilati), oltre al fatto che la salicina come glucoside è un profarmaco. Una metanalisi del Cochrane Institute del 2007 ha evidenziato
due studi clinici di qualità sufficien- dote, che indicano come l’estratto secco possa ridurre la lombalgia in alcuni pazienti se assunto per almeno una settimana. Si utilizza la corteccia nella quale sono presenti glucosidi salicilici (salicina, salicortina, ecc.) ad azione antalgica ed antiflogistica. “L’idrolisi [di questi glucosidi] libera a
livello intestinale alcol salicilico. Quest’ultimo è successivamente ossidato in acido salicilico la cui attività è ben nota”. Studi in vitro e in vivo hanno evidenziato che “gli estratti ottenuti dalla corteccia di Salice inibiscono la cicloossigenasi-2 (COX2), la lipoossigenasi, il rilascio di
citochine, l’attivazione del NF-Kappa-B, l’edema indotto da carragenina nella zampa di cavia, l’adiuvante induttore di artrite, l’infiammazione indotta dal calore…”. La presenza dei flavonoidi, oltre a determinare proprietà antispasmodiche e antiossidanti, contribuisce a completare e a rinforzare l’effetto antiflogistico. Studi clinici randomizzati in doppio cieco versus placebo, hanno evidenziato
una significativa diminuzione della componente algica (al limite della significatività statistica) e miglioramento
dello stato generale con l’impiego di preparati a base di Salice Una successiva review sistematica
che ha riguardato l’efficacia di S.alba in caso di
lombalgia.

tè verde

Le catechine sono sostanze fitochimiche
contenute principalmente nel tè
verde (Camellia sinensis), che hanno
dimostrato in lavori di laboratorio di
esplicare un’attività antivirale contro vari
agenti responsabili di patologie infettive
acute. Le evidenze cliniche a sostegno
di questi effetti, tuttavia, non sono
ancora conclusive. Per approfondire
questo argomento è stato eseguito
uno studio randomizzato in singolo
cieco, controllato con placebo che ha
valutato l’efficacia clinica del consumo
di bevande contenenti catechine nella
prevenzione delle infezioni acute del
tratto respiratorio superiore (URTI).
Duecentosettanta operatori sanitari
sono stati assegnati in modo casuale
ad assumere una bevanda contenente
catechine ad alto, a basso dosaggio
oppure un placebo per 12 settimane.
L’endpoint primario dello studio era
l’incidenza di infezioni acute delle prime
vie aeree tra i vari gruppi.
Sono stati analizzati in totale 255
soggetti (gruppo placebo n = 86; gruppo
basso contenuto di catechine n = 85;
gruppo alto contenuto di catechine n
= 84). Il tasso di incidenza delle URTI
è stato del 26,7% nel gruppo placebo,
del 28,2% nel gruppo che ha assunto
catechine a basso dosaggio e del
13,1% nel gruppo che ne ha assunto un
dosaggio più elevato (p = 0,042). Questi
risultati suggeriscono che le catechine
esplicano un effetto protettivo e di
prevenzione dalle infezioni delle vie
aeree superiori.
A minacciare il cavo orale troviamo un esercito di piccoli
ma temibili nemici, i batteri parodontopatogeni
a cui si deve per lo più ricondurre la genesi di processi
infettivi con conseguenti stati infiammatori che
si traducono in malattie parodontali quali gengiviti e parodontiti. Tra i principali ceppi parodontopatogeni,
che in genere si annidano nella placca sovra e sottogengivale,
possiamo citarne alcuni: Porphyromonas
gingivalis, Streptococcus sanguinis, Streptococcus
mutans Aggregatibacter acti-nomycetemcomitans,
Prevotella intermedia, Treponema denticola e
Tannerella forsythia. Condizioni fisiopatologiche
sfavorevoli, insieme a fattori ambientali e comportamentali,
spesso contribuiscono a rafforzare
il dominio di questi microrganismi, per
cui si rivela utile una strategia preventiva
fitoterapica che può essere
condotta anche continuativamente
e senza rischi.
Di estremo interesse il tè
verde (Camellia sinensis)
che è ricco di fluoro (utile per
rinforzare lo smalto e proteggere
la dentina sottostante) ma più in particolare di
catechine e tannini che esplicano un’azione antiossidante, antinfiammatoria e antibatterica nella cavità
orale, contribuendo a indebolire e distruggere batteri
come Streptococcus mutans e Porphyromonas
gengivalis. L’epigallocatechina gallato (EGCG), suo
peculiare componente, non solo uccide i ceppi batterici,
ma arresta persino il progredire della patologia
in corso, coadiuvato in questo dall’alta concentrazione
di vitamina C (circa 280 mg di vitamina C per 100
grammi di foglie secche), un altrettanto efficace antibatterico
naturale oltre che valido cicatrizzante. Una
revisione sistematica con metanalisi di Mathur et
al. mette a confronto i collutori a base
di tè verde con i tanto diffusi contenenti
clorexedina, nel contrastare la gengivite
indotta da placca batterica: il
disinfettante di sintesi è di certo un
gold standard per l’igiene orale, ma
può causare pigmentazione e alterare
il gusto, pertanto l’avere evidenziato
nei collutori naturali una valida
e sicura alternativa attraverso sette
studi clinici randomizzati (per un totale di
292 pazienti coinvolti) offre un’importante opzione
preventiva.

camomilla

Per contenere la propagazione dell’Herpes simplex virus
e placare l’infiammazione a livello locale, si consiglia
l’olio essenziale di camomilla (Matricaria chamomilla)
per via dei suoi componenti: flavonoidi
(apigenina, quercetina), luteolina e vari sesquiterpeni.
Un mix di componenti che le
attribuiscono proprietà antibatterica e antivirale,
antispasmodica, antiossidante e antinfiammatoria.
Il plus valore della camomilla è da attribuire
al suo alto contenuto in α-bisabololo, molto selettivo
verso questo particolare agente virale e in grado di
agire persino in presenza di ceppi virali acyclovir-resistenti,
ancor più rispetto ad altri oli fitoterapici (come
olio di anice e olio di pino mugo, a cui si può
comunque abbinare)

altea

Preparati a base di altea sono indicati nel trattamento della tosse e delle affezioni broncopolmonari grazie all’azione emolliente, lenitiva
e antimicrobica svolta dai suoi costituenti. Tutte le parti (foglie
e radice) contengono mucillagini (polisaccaridi: L-ramnosio, D-galattosio,
acidi D-galatturonico e D-glucuronico ecc.) e flavonoidi
(kempferolo e quercetina), in grado di caratterizzare l’attività della pianta come emolliente e antinfiammatoria.
Studi in vitro hanno evidenziato
come le mucillagini siano in grado
di stimolare la fagocitosi
e di manifestare proprietà
antimicrobiche e antiflogistiche.
Diversi polisaccaridi
isolati dalle radici hanno mostrato attività antitussiva (Heinrich,
2015). È stata segnalata, inoltre, anche un’attività immunostimolante.
Tradizionalmente i fiori fanno parte delle Specie pettorali.

rosa canina

ROSA CANINA SORGENTE NATURALE DI VITAMINA C
 Oltre alla Vitamina C contiene preziosi elementi quali: flavonoidi e antociani; tannini; carotenoidi: beta-carotene, licopina vitamine A, E, K e PP; pectine; acidi organici: malico, citrico; La vitamina C di origine naturale, in sinergia con alcuni componenti della pianta come i flavonoidi, è maggiormente assimilabile dall’organismo.
1.     proprietà immunomodulante
regola la risposta immunitaria dell’organismo, un’efficace azione contro
tutte le forme di allergia
2.     proprietà antinfiammatoria
utile per: flogosi acute che comportano alterazioni delle mucose nasali, degli occhi e delle prime vie aeree con conseguente produzione di catarro. cura di rinite, congiuntivite e  asma dovute al contatto con pollini; ma è consigliato nelle affezioni infantili come le tonsilliti, le rinofaringiti, otiti,  tosse e  raffreddore di origine  infettiva
1.     azione antiossidante
aiuta a combattere i radicali liberi
L’azione vitaminizzante si lega a quella antiossidante dei bioflavonoidi, che agiscono sinergicamente alla Vitamina C, ottimizzando la  circolazione sanguigna. Questo benefico effetto sulla qualità del sangue è dovuto alla sua capacità di favorire l’assorbimento di calcio e del ferro nell’intestino, equilibrando il livello di colesterolo e contribuendo alla produzione di emoglobina; inoltre rende attiva la vitamina B9 (acido folico)
Indicata ai fumatori dato che 25 mg di vitamina C per ogni sigaretta aiuta a limitare i danni del fumo.
Tonico per fronteggiare l’esaurimento e la stanchezza, aiuta a sconfiggere lo  stress.
Aiuto per ritrovare il naturale equilibrio dopo un periodo debilitativo: ha azione ricostituente e di sostegno.
Antico rimedio naturale alle gengive sanguinanti.
Stimola l’eliminazione delle tossine (soprattutto gli acidi urici, che provocano gotta e reumatismi) attraverso la diuresi.
Utile in caso di ustioni dato che facilita la formazione del tessuto connettivo.
Azione astringente dovuta alla presenza di tannini, utile in caso di  diarrea e coliche intestinali.

rosa canina

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