Connubio tra scienza e natura Ispirati dalla Natura, potenziati dalla ricerca
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Ognuno di noi ha l’età delle proprie arterie
Uno stile di vita che minimizzi lo stress, un’alimentazione povera di grassi animali, la pratica regolare di attività motoria, il controllo della pressione arteriosa e dei grassi nel sangue, preservano l’integrità e la piena efficienza dell’apparato cardiocircolatorio. In particolare, alcuni complementi nutrizionali possono contribuire a normalizzare i grassi del sangue, riducendo in tal modo il rischio di incidenti cardiaci e cerebrali. Una disfunzione nella funzione circolatoria avrà un riflesso diretto sull’organismo intero, interessando l’apporto di ossigeno e nutrientialle cellule, la rimozione di sostanze indesiderate, la circolazione di messaggi ormonali
Quando la concentrazione del colesterolo-LDL nel sangue è elevata, esso si deposita sulla parete delle arterie dove forma delle placche che ostruiscono lentamente i vasi, riducendo il flusso di sangue ai tessuti. Al contrario le HDL formano la frazione di colesterolo che favorisce la rimozione e la pulizia di grassi dalla parete vascolare. Una volta innescato il meccanismo della placca aterosclerotica, l’ossidazione dei grassi provocata dai radicali liberi, altera la superficie interna dei vasi, innescando una reazione infiammatoria con l’arrivo di piastrine che porta alla formazione di piccoli trombi. Il flusso di sangue viene ulteriormente ridotto e nelle forme più gravi addirittura impedito.
Colesterolo totale Il colesterolo, componente chiave della membrana cellulare e substrato fondamentale per la produzione di ormoni essenziali, viene sintetizzato nel fegato per l’80% e solo per il 20% viene introdotto con gli alimenti. Colesterolo HDL Le HDL (High Density Lipoproteins) sono lipoproteine ad alta densità che svolgono un’azione di protezione nei confronti dei vasi arteriosi e preventiva nei confronti dell’infarto miocardico, in quanto favoriscono la rimozione di colesterolo dalla parete vascolare. Colesterolo LDL Le LDL sono proteine a bassa densità (Low Density Lipoproteins) che servono al trasporto dei grassi nel sangue. Sono molecole grandi, in cui prevale la componente lipidica su quella proteica. Hanno tendenza a depositarsi sulla parete dei vasi innescando il fenomeno dell’aterosclerosi. Trigliceridi I trigliceridi costituiscono un tipo di grassi formati da 3 molecole di acidi grassi e da glicerolo. L’organismo provvede ad accumulare, sotto forma di trigliceridi, gli zuccheri consumati in eccesso (dolci, alcolici). Omocisteina Si tratta di un aminoacido contenente zolfo che deriva dal metabolismo della metionina. Attualmente è ritenuto uno dei fattori di rischio cardiovascolare. Alte concentrazioni di omocisteina sono associate a una elevata incidenza di incidenti cardiovascolari. Componenti nutrizionali per il controllo dei grassi L’assunzione di nutraceutici (riso rosso fermentato, bergamotto) può contribuire al controllo dell’assetto lipidico e dell’omocisteina, riducendo in tal modo il rischio cardiovascolare. Bergamotto I risultati ottenuti da studi condotti sul bergamotto (Citrus x bergamia Risso & Poit) evidenziano una riduzione dei livelli ematici di colesterolo, trigliceridi e LDL, e un aumento significativo dei livelli di HDL, esercitando inoltre una protezione all’insorgenza dell’ipercolesterolemia. Riso rosso fermentato Nel riso rosso fermentato sono state identificate 9 monacoline diverse, tra cui la monacolina K, nota come prima statina, capace di inibire l’enzima HMG CoA reduttasi, utilizzata nell’ipercolesterolemia. Aglio – Iperlipidemia Secondo una recente metanalisi il consumo di aglio può provocare una diminuzione del colesterolo totale (Kheirmandpariziet al. 2021). Questi risultati concordano con quelli precedenti che mostravano una correlazione inversa tra consumo di aglio e progressione delle malattie cardiovascolari, e che l’estratto rallenta la riduzione in elasticità aortica legata all’età e rallenta lo sviluppo delle placche aterosclerotiche. Uno recente ha però mostrato che l’estratto di aglio riduce del 2,6% il volume della placca arteriosclerotica Meccanismi d’azione L’attività dell’aglio deriva dai suoi composti solforati.
effetto ipolipemizzante mediante azione suglienzimi, sull’eliminazione biliare del colesterolo e sulla mobilizzazione dei lipidi tessutali;
effetto antiaterogenico attraverso azione antiproliferativa,ipolipemizzante e antilipoperossidante;
effetto antiaggregante piastrinico;
effetto fibrinolitico;
effetto ipotensivo mediato da vasodilatazione. Biancospino L’estratto di biancospino è comunemente usato per il trattamento di angina, insufficienza cardiaca, bradiaritmia e insufficienza cerebrale. Si presume che abbia effetti inotropi e vasodilatatori positivie riduca il post-carico cardiaco. Meccanismo d’azione
effetto inotropico positivo, mediato da aumentatapermeabilità al calcio delle membrane, e dalla inibizione della fosfodiesterasi (che aumenta i livellidi cAMP intracellulare).
Vasodilatazione periferica e coronarica.
Protezione dalle aritmie ventricolari indottedall’ischemia, mediante prolungamento delperiodo refrattario del potenziale d’azione.
Proprietà antiossidanti.
Effetto vasculoprotettivo mediato dal contenutoin PCO.
Effetti antinfiammatori.
Effetto ipolipidemico. Carciofo – Cynara cardunculus Ipertensione Una recente metanalisi mostra che l‘integrazione diestratto di foglie di carciofo può ridurre la pressione arteriosa sistolica e diastolica in soggetti ipertesi (Moradi et al. 2021). Meccanismi d’azione I sesquiterpeni amari come la cinaropicrina hanno effetto digestivo perché si legano ai recettori amari della cavità orale, dell’esofago e dello stomaco, coneffetti secretagoghi e di stimolazione della motilità gastrica, oltre a effetti sulle secrezioni biliari e pancreatiche.Vari composti dell’estratto di carciofo, come cinaroside e luteolina, causano una inibizionedella HMG-CoA riduttasi, inibendo la cascata metabolica che porta alla sintesi di colesterolo endogeno,con effetto finale ipocolesterolemizzante. Gli acidi fenolici e in particolare gli acidi mono- e dicaffeoilchinicicome acido clorogenico e cinarina mostrano un effetto coleretico, aumentando flusso biliare e residuobiliare. L’acido clorogenico e la cinarina hanno anche effetto di stimolo della peristalsi. Diversi polifenolidel carciofo foglie (luteolina, acido caffeico, acido clorogenico, cinarina e luteolina-7-glucoside)hanno ridotto la produzione di malondialdeide indotta da idroperossido di t-butile (t-BHP).
ω-6/ω3/ I grassi ω-6 sono essenziali e importanti per regolare il metabolismo, la salute di ossa, pelle e capelli; sono presenti in molti alimenti, in particolare gli oli vegetali e le noci. I grassi ω-6 includono l’acido linoleico (LA), l’acido gamma-linolenico (GLA), l’acido di omo-gamma-linolenico (DGLA) e l’acido arachidonico (AA). L’aumento dei grassi ω-6 riduce il colesterolo totale nel siero (Hooper et al. 2018). Il consumo nella dieta riduce la mortalità da infarto del miocardio fino al 10%, per azione antiaggregante, antiaritmica, antilipidemizzante. Nel 2007 una review sistematica ha notato una correlazione inversa tra consumo e rischio di ictus ischemico. Gli effetti cardioprotettivi di EPA/DHA sono dovuti a effetti antiaritmici e antinfiammatori in pazienti con insufficienza cardiaca cronica (e non solo post infarto). Meccanismi d’azione Abbassano la pressione arteriosa e aumentano i livelli di omocisteina se i livelli di colesterolo sono normali. Riducono la reattività piastrinica e il fattore di von Willebrand, e aumentano la fibrinolisi, abbassando di conseguenza il rischio di trombosi. Migliorano la reologia (abbassando la viscosità del sangue) e l’elasticità dei vasi. Stabilizzano le placche aterosclerotiche e riducono l’infiammazione e lo stress ossidativo. Infine inibiscono l’attività dei canali ionici cardiaci, con effetto antiaritmico e antifibrillazione.
Cacao – Theobroma cacao L Disturbi cardiovascolari Uno studio di popolazione suggerisce che anziani maschi in salute che consumano dosi elevate di cacao hanno un rischio minore di ipertensione e di decesso per cause generali e cardiovascolari rispetto agli anziani che ne consumano di meno (Valussi, Minto 2016) Ipertensione Due metanalisi del 2010 analizzano gli effetti della cioccolata sulla pressione arteriosa in 13 RCT, concludendo che la cioccolata fondente (ad elevato tasso di flavonoidi) assunta per 2-18 settimane, è superiore al placebo nel ridurre l’ipertensione sistolica o la pre ipertensione diastolica. Gli studi presentavano elevata eterogeneità. Una metanalisi del 2007 aveva concluso, sulla base di 5 RCT, che il consumo di cacao nella dieta per 2 settimane riduce la pressione arteriosa. Cardiopatie Una metanalisi del 2011 sugli effetti del cacao ricco in flavonoidi (FRC) sui fattori di rischio cardiovascolare a breve termine mostra che riduce la pressione arteriosa, la resistenza insulinica e il colesterolo LDL, aumentando il colesterolo HDL e la dilatazione vascolare. Una seconda metanalisi dello stesso anno analizza studi clinici non randomizzati su cacao e disturbi cardiometabolici (ictus, coronopatie, diabete, sindrome metabolica) evidenziando effetti positivi di riduzione del rischio cardiovascolare (37%) e di ictus (29%) a dosi elevate di cacao (Valussi, Minto 2016). Dislipidemie Una metanalisi del 2011 sull’effetto di cacao e cioccolato fondente sulla lipidemia (10 studi clinici) ha evidenziato che (nel breve termine) una dieta ricca in cacao/cioccolato fondente ha ridotto il livello di colesterolo LDL e totale. Una metanalisi dell’anno precedente (8 RCT) aveva evidenziato una riduzione del colesterolo LDL nei soggetti che consumavano poco cacao e che avevano già fattori di rischio cardiovascolare, ma non negli altri.(Valussi, Minto 2016). Meccanismi d’azione e posologia Teobromina e caffeina sono responsabili degli effetti di stimolazione del SNC e del miocardio nonché diuretici. I flavanoli sembrano responsabili dell’effetto cardioprotettivo, mediato da attività antiossidanti e di aumento della sintesi di acido nitrico (NO) con riduzione della disfunzione endoteliale. Ai flavonoidi si riconduce anche l’attività antiaggregante e l’epicatechina è collegata a effetti vadosilatatori coronarici e di inibizione dell’adesione piastrinica.
Una disfunzione nella funzione circolatoria avrà un riflesso diretto sull’organismo intero, interessando l’apporto di ossigeno e nutrienti alle cellule, la rimozione di sostanze indesiderate, la circolazione di messaggi ormonali, ecc. È dunque interessante analizzare le potenzialità di un approccio solitamente a minor rischio di effetti collaterali e tossicità come la fitoterapia. Inoltre, la pleiotropia di molti rimedi vegetali è particolarmente apprezzata in situazioni dove i fattori eziopatogenici in gioco sono diversi e dove poter colpire più target è una caratteristica positiva. Vi sono condizioni per le quali questo approccio è più promettente (cattiva circolazione, ipertensione moderata, palpitazioni/aritmie e dislipidemie), Aumentare frutta e verdura ha effetti favorevoli sui fattori di rischio MCV, (Hartley, Igbinedion, Holmes et al. 2013). Riduzioni del colesterolo totale e del colesterolo LDL con una maggiore assunzione di fibre, e riduzioni della pressione sanguigna diastolica (Hartley, May, Loveman et al. 2016).
Dal blog
Perché dovresti assumere la vitamina D con una fonte di grassi sani? La vitamina D è una vitamina liposolubile, il che significa che richiede una fonte di grasso sano per migliorarne l’assorbimento. In un certo senso, questi grassi sani agiscono come un involucro per la vitamina D, assicurando che arrivi a sua destinazione. Gli oli vegetali di Borragine, Enotera, Cumino e Lino sono buone fonti di grassi insaturi, chiamati acidi grassi omega-3, omega-6 e omega-9.Quindi, assumere vitamina D insieme a questa tipologia di grassi vegetali, non solo aiuta a trasportarla in modo che sia assorbita al meglio dal corpo, ma in piùhanno un forte potere antiossidante e ottime proprietà antinfiammatorie che possono aiutare a sostenere la salute metabolica.Diversi lavori scientifici confermano che, la vitamina D, un nutriente liposolubile essenziale, dovrebbe essere associata ai grassi insaturi di origine vegetale per essere assorbita al meglio dall’organismo.Dietary Fat Increases Vitamin D-3 Absorption, Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics. February 2015, 115;2 , 225-230.Effect of high- versus low-fat meal on serum 25-hydroxyvitamin D levels after a single oral dose of vitamin D: A single-blind, parallel, randomized trial. Int J Endocrinol. 2011; 2011: 809069; Meal conditions affect the absorption of supplemental vitamin D3 but not the plasma 25-hydroxyvitamin D response to supplementation.J Bone Miner Res. 2013; 28: 1778-1783; Type of dietary fat is associated with the 25-hydroxyvitamin D3 increment in response to vitamin D supplementation.J Clin Endocrinol Metab. 2011; 96: 3170-3174
Da una vitamina, un’infinità di qualità La Vitamina D contribuisce al corretto assorbimento e utilizzo di calcio e fosforo e al mantenimento di ossa e denti normali. Non deve mancare per conservare una corretta funzione muscolare e coadiuvare quella del sistema immunitario. Scelte alimentari che escludono fonti ricche di Vitamina D, impegni quotidiani, che ci costringono a rimanere per la maggior parte della settimana chiusi in casa o in ufficio, condizioni climatiche sfavorevoli, soprattutto durante la stagione invernale, che ci obbligano a uscire poco e coprirci bene, e anche l’età che avanza, possono talvolta rendere utile un’integrazione di questa Vitamina. Allora affiancare a una dieta varia ed equilibrata e a un sano stile di vita un integratore di Vitamina D naturale.Sinergia per la salute delle ossa e dell’apparato cardiovascolare Sinergia per offrire il massimo dell’efficacia con la sinergia di vitamina D naturale e K2. La vitamina D promuove un corretto assorbimento del Calcio e favorisce la produzione di proteine che richiedono vitamina K2 per poter veicolare correttamente il Calcio nell’osso. Un eccessivo consumo di grassi saturi e di zuccheri semplici abbinato a una carenza di fibre e di sostanze ad azione antiossidante possono indurre un elevato livello infiammatorio sistemico con accumulo di colesterolo a livello cardiovascolare, con ossidazione delle LDL e deposito di Calcio in eccesso nelle sedi extra ossee, primo step per la formazione della placca ateromasica. Agisce favorevolmente sia sull’apparato osteoarticolare sia sul sistema cardiovascolare, migliorando densità e livello di mineralizzazione ossea in condizioni come osteopenia-osteoporosi, riducendo il rischio di fratture e la formazione di calcificazioni extra ossee, ad esempio, in persone con predisposizione alla formazione di placche aterosclerotiche.Vitamina D e cancro della mammella e colorettale. In Corea, su 310 pazienti, età media 48,7 anni, le donne deficitarie di vitamina D si esponevano a un aumentato rischio di ricaduta rispetto alle donne con livelli sufficienti. Le concentrazioni di tale vitamina erano inoltre inversamente associate con la prognosi in pazienti con cancro luminale. Uno studio belga su 1800 pazienti con cancro al seno in fase iniziale correla significativamente bassi livelli di vitamina D con la larghezza del tumore alla diagnosi. Valori maggiori di 30 ng/ml sono indicatori di maggiore sopravvivenza. I risultati maggiori sono stati osservati nelle patologie di donne in post-menopausa. Una recente meta-analisi basata sui rapporti tra livelli di vitamina D e cancro al seno mostra come le pazienti nel quartile più alto (concentrazioni plasmatiche di vitamina D) hanno la metà dei casi di mortalità rispetto alle pazienti del quartile più basso. I livelli consigliati di 25(OH)D si situano trai 30 e gli 80 ng/ml. Per il cancro colorettale, una review sistematica cinese ha preso in esame gli studi che comprendevano livelli di assunzione di vitamina D o suoi livelli plasmatici e rischio di tale cancro, per un totale di circa un milione di partecipanti. La valutazione del rischio relativo ha mostrato come vi sia una correlazione significativamente statistica tra questi due elementi, e un incremento plasmatico di vitamina D diminuisce il rischio. Da notare come in pazienti con malattie infiammatorie dell’intestino (IBD), come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa, vi sia la tendenza a sviluppare cancro colorettale se i livelli di vitamina D sono insufficienti. Lo dimostra una review americana che ha esaminato un totale di 2809 pazienti con IBD. I livelli plasmatici medi erano di 26 ng/ml, con un terzodei pazienti con valori deficitari di 25(OH)D (< 20 ng/ml). Durante un periodo medio di follow-up di 11 anni,196 pazienti hanno sviluppato un cancro colorettale. I pazienti che avevano valori più bassi di vitamina D hanno mostrato un maggior rischio per tale patologia. Già un semplice aumento di 1ng/ml di tale vitamina riduce dell’8% questo rischio.Vitamina D e Parkinson Grazie alla sua accertata azione sul SNC (presenza di recettori specifici nel cervello, up-regolazione di fattori neurotropici, stabilizzazione delle membrane mitocondriali, azione antiossidante), si sta cercando di capire sevi sia una correlazione tra carenza di vitamina D e Parkinson. Secondo uno studio americano tale correlazione esiste: 286 pazienti con Parkinson sono stati esaminati per quanto riguarda diverse funzioni (cognitive, memoria verbale, fluidità di linguaggio, funzioni spaziali, funzioni esecutive, severità della malattia e depressione).Usando modelli statistici di regressione lineare multivariata, maggiori concentrazioni di vitamina D sono risultate associate a migliori prestazioni globali, specialmente nella fluidità e memoria verbale e nella depressione. Una più recente meta-analisi cinese ha ricercato la stessa eventuale associazione tra vitamina e malattia. Il totale dei pazienti esaminati è stato di poco superiore a 1000, comparati con circa 4mila controlli in buona salute. I pazienti con insufficienti livelli di vitamina D (<75 nmol/L) hanno mostrato un maggiore rischio di Parkinson; pazienti con deficit di vitamina D(<50 nmol/L) hanno evidenziato un rischio raddoppiato. La conclusione è che esista un collegamento tra livelli di vitamina D e aumentato rischio di Parkinson. Per quanto riguarda la depressione, in una meta-analisi recenti, i livelli di vitamina D sono risultati inversamente proporzionali, in maniera significativa, alla gravità della depressione in circa il 50% degli studi esaminati. Negli oltre 12mila pazienti inclusi nella metaanalisi, ogni aumento di 10 nmol/L di vitamina D portava a un minore indice depressivo.Vitamina D Importante modulatore del sistema immunitario Ad oggi non sono ancora definiti in modo univoco e universale quali siano i livelli sierici normali di vitamina D e quali quelli di carenza o insufficienza. Diverse società scientifiche considerano sufficienti valori uguali o superiori a 75 nmol/L (30 ng/mL), misurati alla fine dell’inverno o inizio primavera. L’insufficienza viene classificata tale quando i livelli scendono tra 50 e 74 nmol/L (20-29 ng/mL), mentre la carenza è definita da valori inferiori a 50 nmol/L. Dal punto di vista genomico, vi è una notevole differenza tra individui, con una risposta personalizzata alla vitamina D, come dimostrato da due importanti studi. È nei reni che avviene la trasformazione finale in 1,25(OH)D3 (a partire dalla irradiazione della pelle o dal cibo), forma nella quale la vitamina D esercita la sua azione endocrina. Una delle ipotetiche spiegazioni degli effetti della vitamina D sulle malattie autoimmuni è la una soppressione immunitaria e la sua azione sui linfociti B. La vitamina D inibisce, infatti, la formazione delle cellule plasmatiche e induce apoptosi, sia in queste cellule sia nei linfociti B attivati, aumentando, inoltre, la produzione di IL-10, che ha un’attività antinfiammatoria. Controllando l’azione delle citochine mediate dalle cellule B e la loro trasformazione in cellule plasmatiche, la vitamina D riduce la produzione di autoanticorpi, riducendo così il rischio di disordini autoimmuni. Dal punto di vista genomico, vi è una notevole differenza tra individui, con una risposta personalizzata alla vitamina D, come dimostrato da due importanti studi Trial clinici randomizzati. LA VITAMINA D PROMUOVE LA DIFFERENZIAZIONEDEI MONOCITI IN MACROFAGI, STIMOLANDO COSÌLA FAGOCITOSI DEI PATOGENI Diversi studi supportano l’ipotesi che vi sia un’associazione indipendente tra bassi livelli sierici di vitamina D e alcune malattie respiratorie, come l’influenza e le infiammazioni acute del tratto respiratorio, sia nei bambini sia negli adulti. Uno studio ha mostrato una riduzione di due volte del rischio di sviluppare una malattia acuta del tratto respiratorio nei soggetti con livelli di vitamina D> di 38ng/mL (95nmol/L).I virus respiratori entrano nell’epitelio respiratorio attraverso specifici loci recettoriali, dove possono causare danni cellulari e tissutali e stimolare il sistema immunitario, portando a una risposta infiammatoria. La vitamina D agire contro questi virus e modulare la risposta infiammatoria. Una metanalisi del 2017 mostra come la supplementazione di vitamina D possa proteggere contro lo sviluppo di infezioni acute del tratto respiratorio. La vitamina D, infatti, agisce anche come modulatore della via renina-angiotensina e l’espressione dell’ACE2, che funge da recettore cellulare della cellula ospite che media l’infezione.La psoriasi ha una forte componente immunologica, con la proliferazione cheratinocitica associata a una risposta infiammatoria. La Vitamina D esercita azione inibitoria verso questa componente infiammatoria, sopprimendo chemiotassi. È accertato che i cheratinociti esprimono il Vitamin D Receptor (VDR) e che la vitamina D sia efficace, a concentrazioni fisiologiche, nel inibire la proliferazione di culture di cheratinociti e nel indurne la differenziazione finale. Le culture di cheratinociti prelevati da pazienti con psoriasi hanno risposto bene alle attività antiproliferativa della Vitamina D. Dal punto di vista clinico, vari studi hanno mostrato notevoli miglioramenti nel indice PASI (Psoriasis Area and SeverityIndex) senza effetti collaterali dannosi.LA PELLE E IL SOLE L’estate è un momento che tutti aspettiamo con gioia. Il nostro corpo è infatti felice di esporsi alla luce solare dopo mesi di buio. Il sole è fondamentale per il nostro organismo, stimola infatti la produzione di vitamina D, importante per la salute di ossa, denti, e sistema immunitario, oltre a essere un toccasana per l’umore •esporsi al sole gradatamente evitando le ore centrali della giornata (tra le 12 e le 15). In questi orari i raggi servono solo a scottarsi e a far invecchiare la pelle. •è fondamentale prevenire la disidratazione con l’assunzione frequente di liquidi, più abbondantemente fuori pasto, alternando acqua, tisane e centrifugati di frutta e verdura. L’idratazione profonda della pelle dipende in larga misura dall’acqua assunta con la dieta, anche attraverso gli alimenti per questo, oltre ad applicare creme idratanti, è bene introdurre nell’organismo la giusta quantità di cibi vegetali. •è utile seguire un’alimentazione ricca di alimenti vegetali (frutta e verdura di stagione) ricchi di vitamine e minerali idonei sia a stimolare la produzione di melanina (che previene scottature e macchie solari), sia di collagene, proteina preziosa per dare tono ed elasticità alla pelle e per prevenire le rughe.Proprio per la sua azione protettiva sulla pelle e la sua capacita di migliorarne l’elasticità, stimolando la formazione di collagene, la Vitamina A rappresenta un buon rimedio per contrastare la formazione delle smagliature. Presente in natura in forma di β-carotene, poi trasformato dal nostro organismo nella preziosa vitamina, per garantirne il giusto apporto all’organismo e possibile ricorrere all’estratto di Carota (Daucuscarota L.), la cui radice arancione e notoriamente ricchissima di carotenoidi e vitamine, prime fra tutte la vitamina B1 e la C. Grazie alle innegabili proprietà antiossidanti, gli estratti di carota possono incrementare la capacita di protezione naturale della pelle, ma anche favorire i processi di sviluppo e riparazione dei tessuti.
•scelta della crema solare. Una delle fonti di intossicazione per la nostra pelle è sicuramente l’uso di cosmetici (tra cui anche i solari) con alte concentrazioni di sostanze di sintesi intossicanti come conservanti, stabilizzanti, tensioattivi, profumi, emulsionanti e filtri solari chimici di sintesi, che vengono assorbite dall’epidermide. Queste sostanze possono essere molto nocive, soprattutto per la pelle delicata dei nostri bambini.
Le Proprietà antiossidanti dei cibi contribuiscono ad accelerare il naturale processo di rinnovamento attenuando la formazione delle macchie cutanee legate all’età e allo stress ossidativo. Tè verde, curcuma, frutti rossi, frutta secca, semi (in particolare di lino), cereali integrali e cioccolato fondente possono contribuire a fare bella la pelle, mantenendola anche più giovane grazie ad effetti antiossidanti.
In generale, alla pelle fa bene un’alimentazione ricca di vitamine e antiossidanti, e più povera di carboidrati raffinati, latticini e insaccati. La pelle inoltre ha bisogno di cure diverse in base all’età. Nei giovani meglio evitare carboidrati raffinati, ridurre i latticini ed eliminare gli energy drink. In età adulta, l’ideale è una dieta ricca di vitamina E. Anche la vitamina C serve, e la si trova in kiwi, fragole, pomodori, peperoni. Ottimi anche gli Omega 3 del pesce azzurro e i carotenoidi, come carote, zucca, albicocche, e il licopene del pomodoro, che hanno un effetto di stimolo sul collagene. Per la pelle matura luteina e reaxantina proteggono la pelle esposta al sole e aiutano a prevenire le macchie: si trovano in kiwi, uva, cavoli, spinaci, zucchine.
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